WEBLOG: INFORMAZIONE IN TEMPO REALE

CORSIVO DELLA DOMENICA

SPENNACCHIATURE: INSULTO O METAFORA DI UN MALESSERE

In questo fine giugno, si punta il dito, su una parola di qualche anno fa, apparsa in un notiziario locale, quale metafora per porre l’accento su dei fatti, a mio avviso, negativi: spennacchiare.

Mi sono riletto la bozza di quell’articolo, e ad onor del vero, il passaggio dal Personal del segretario ATAO al Macintosh della tipografia, senza una tranquilla correzione d’anteprima stampa, ha prodotto qualche errore grafico: ad esempio, “trae” e “spremere” diventano “trattengono”, e “spennacchiare”.

Ad ogni buon conto, anche con questa “errata corrige postuma”, la sostanza del ragionamento, rimane immutata, condivisibile ed attuale: spennacchiare, e/o spremere non sono insulto e in ogni modo, nessuno si senta offeso, perchè se vi può tranquillizzare, lo spennacchiato/spremuto, sono stato e sono soltanto io!
Sì, la prima penna, mi è stata tolta proprio con l’acquisto della mia prima pianta d’orchidea, un ibrido di Cyimbidium!
Questo fatto negativo iniziale ed altri in successione, mi fecero capire che bisognava organizzarsi, ed è stato fatto.
Detto questo, partiamo dalla frase galeotta, datata primavera 2001:

….Ora il male oscuro che impedisce un deciso radicamento dell’amatorialità anche da noi, è senza dubbio una somma di fattori, anche culturali, che “trae/trattengono” linfa dalla miope politica di quanti a più riprese, perdono ogni occasione per aiutare con azioni concrete la nascita di un mercato che ancora non c’è.
Se non si capisce ciò, si andrà verso una sicura “entropizzazione”, perchè i “mercanti” di turno non troveranno più nessuno da “spremere/spennacchiare” e torneranno a coltivare verdure di vario genere….

Sappiamo che le migliori occasioni di promozione, sono le esposizioni, le fiere e le mostre mercato;
i produttori e/o venditori, in altri Paesi, investono in questi eventi, e senza aspettare di essere invitati dagli hobbisti, dai Direttori artistici con incarico Comunale o dai garden, organizzano in prima persona, promuovono, sponsorizzano e magari riducono al minimo i loro margini di guadagno, nell’attesa di un futuro allargamento del mercato.
Non bastano, a mio avviso le occasionali porte aperte, e la gestione personale dell’appassionato e/o cliente.
Non mi pare che il panorama orchidofilo Italiano, mostri iniziative innovative, in tal senso.

La questione sta tutta qua, con qualche aggravante!
La povera Phalaenopsis, venduta in fiera o nelle mostre a 40 euro, che alla produzione ne costa 5, è il frutto di tentazioni speculative, che producono appunto, fenomeni di chiusura del mercato, a tutto sfavore del cliente e potenziale appassionato.

Il potenziale appassionato d’orchidee, uscendo dalla mostra mercato A piuttosto che B, con questa phalaenopsis da 40 euro, il cui valore effettivo è molto inferiore, ( non si senta insultato nessuno) lascia sul campo qualche ” penna”.

Qualche altro principiante appassionato, uscendo da una mostra o da un negozio, con una Phalaenopsis” trilabellata”, perde ancora” penne”.

L’appassionato, che ammaliato da qualche lettura, desidera acquistare, Phragmipedium besseae, Dendrobium aggregatum, var. tal dei tali oppure Masdevallia, ecc, come prime piante e non trova nessuno che lo invita a percorsi più facili, quante penne lascia per la strada?

Per finire, come la mettiamo con quei produttori d’orchidee che forniscono, specie botaniche o ibridi, infestati di cocciniglia, venduti poi, in seconda battuta, nei garden o nelle mostre: non sono spennacchiatori?

Questi fatti, succedevano 30 anni fa, quando mi affacciavo al mondo delle orchidee e purtroppo succedono ancor oggi, ma non preoccupatevi, capitava e capita soltanto a me!
In questi ultimi trent’anni, di mercanti né son passati tanti, molti, con correttezza e professionalità altri no, qualcuno ha già cambiato mestiere. Noi collezionisti Italiani, continuiamo ad essere pochi e disorientati ed i potenziali appassionati ancor di più.
Tutto qua, va tutto bene nell’Italia delle orchidee ?

9 pensieri su “WEBLOG: INFORMAZIONE IN TEMPO REALE

  1. Giulio Farinelli

    Scusa, continuo a non capire. Sono proposte o sono dei \’dictat\’? Se sono proposte ben vengano. Se ne può discutere. Ma non è obbligatorio che vengano accettate tout-court così come sono.
    Non credo che il signor De Vidi esprima dei dictat, altrimenti non parlerebbe di collaborazione.
    Comunque chiariamolo subito, se siamo qui per parlare, bene. Questo che ci viene messo a disposizione è uno spazio informale e mi fa piacere discutere di questi temi, sono sicuro che potrebbe venirne fuori qualcosa di buono. Ma se si pensa che le sole ragioni siano le proprie e si rifiuta di ascoltarne altre è inutile che continui a scrivere.
    Come dicevo, non credo che tutto vada male o che tutto vada bene, in quasi ogni argomento che tento di affrontare. Così come non credo che la creazione di un laboratorio unico nazionale sia la cosa migliore ed ho esposto i difetti che secondo me ha una simile proposta, facendone un\’altra. Ed invece di esaminare pregi e difetti dell\’una e dell\’altra o di farne di nuove cosa succede? Viene detto di chiudere baracca e burattini. Bel dialogo!
    Caro Pier, mi dispiace dirlo ma non è questo il modo di proporsi per collaborare. E d\’altra parte non credo proprio sia questo lo spirito con cui il nostro ospite iniziava l\’argomento.
    cordiali saluti
    Giulio Farinelli

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  2. Pier

    Giulio Farinelli ha scritto:
    \”Trovo un po\’ semplicistica la creazione di un laboratorio da parte AIO, se non altro perchè diventerebbe fin da subito un monopolio del gruppetto di appassionati più vicini , escludendo di fatto tutti quelli che vivono altrove.Però può essere interessante, molto interessante, la creazione di un gruppo di lavoro che si possa scambiare risultati, materiali, procedure e protocolli. … \” e poi scriveva \” … Forse perchè ho detto che ho detto che secondo me non sarebbe giusto attrezzare UN laboratorio nazionale? Poniamo per amor della discussione che l\’AIO si faccia carico di realizzarlo. Dove potrebbe essere fatto? Roma? Udine? Milano? Bologna? Firenze? Palermo? Bari? Come dicevo, secondo me, ovunque fosse realizzato sarebbe discriminante per gli altri. Chi ne usufruirebbe? Tutti i soci che ne fanno richiesta? E come farebbero ad usufruirne vivendo all\’altro capo d\’Italia? Rendiamoci conto che l\’AIO è un\’associazione nazionale ed i soci sono sparsi su tutto il territorio italiano, hanno pari dignità e devono avere pari opportunità. Non è un problema nè di costi ne di mezzi …\”
    Se l\’AIO non si fa carico di queste mansioni a che serve? La dislocazione geografica non è un problema altrimenti non capisco la proposta di creare un gruppo di lavoro di scambi ecc..
    L\’importante che ci sia un laboratorio sperimentale che diventi un punto di raccolta e divulgazione di esperienze a cui gli associati possono accedere; non credo che per un appassionato di Bolzano crei problemi accedere ad un laboratorio di Bari, anche perchè non è che debba andarci tutti i giorni. Naturalmente il laboratorio deve divulgare le proprie esperienze a tutti gli associati e non solo ad un gruppo ristretto. Questo è lo spirito, un centro a favore degli appassionati e non commerciale! Riporto \”Di fatto i laboratori specializzati forniscono si dei prodotti di qualità, ma si orientano invariabilmente a quelle piante più vendibili …\” Chi ha proposto un laboratorio per vendere? Si chiede di creare un laboratorio autofinanziato dagli associati per creare \”cultura\” e non \”commercio\”! Ma forse così mai sarà … rassegnati caro Guido i giovani, alcuni ma influenti, sono meno audaci dei vecchi!
    Saluti a tutti Pier

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  3. Giulio Farinelli

    Non capisco veramente il tono di questo \”sfogo\”. Forse perchè ho detto che ho detto che secondo me non sarebbe giusto attrezzare UN laboratorio nazionale?
    Poniamo per amor della discussione che l\’AIO si faccia carico di realizzarlo.
    Dove potrebbe essere fatto? Roma? Udine? Milano? Bologna? Firenze? Palermo? Bari?
    Come dicevo, secondo me, ovunque fosse realizzato sarebbe discriminante per gli altri. Chi ne usufruirebbe? Tutti i soci che ne fanno richiesta?
    E come farebbero ad usufruirne vivendo all\’altro capo d\’Italia?
    Rendiamoci conto che l\’AIO è un\’associazione nazionale ed i soci sono sparsi su tutto il territorio italiano, hanno pari dignità e devono avere pari opportunità. Non è un problema nè di costi ne di mezzi.
    No, sinceramente non lo capisco proprio questo \’sfogo\’.
    cordiali saluti
    Giulio Farinelli

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  4. Pier

    Da quanto scritto dal consigliere AIO noto con dispiacere, ma purtroppo lo ho sempre temuto, che ci troviamo di fronte all\’ennesima associazione-carrozzone; ossia tavole rotonde, cene, seminari, parole, parolone, libri e chi più ne ha più ne metta, e quando c\’è da produrre tutti si fermano, non ci sono soldi, mezzi, siti, serre …
    A questo punto non rimane che chiudere baracca e burattini, come si è fatto in altri settori, e andare tutti al mare!
    Mi scuso per lo sfogo. Saluti a tutti Pier.

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  5. Giulio Farinelli

    Mah, tra l\’andare tutto bene e l\’andare tutto male, c\’è di mezzo il proverbiale mare. Intanto bisognerebbe capire chi sono gli \”spennatori\” e chi sono i \”polli\”. A me sembra che con l\’arrivo dell\’euro sono stati molti i prodotti che hanno fatto il gioco del raddoppio. Fortunatamente devo dire che i prezzi delle orchidee botaniche sono rimasti abbastanza fermi. Ho proprio davanti dei cataloghi, di produttori italiani, pre-euro e devo dare atto, confrontando con i cataloghi nuovi, che si sono comportati in maniera più che onesta, con i prezzi che sono aumentati, in tre anni, in percentuali più che ragionevoli, con molti e svariati prodotti che non sono aumentati affatto.
    Di contro ha perfettamente ragione sugli ibridi \”commerciali\”, quelli che si possono comprare dai fiorai o nei garden center. In questi ultimi casi gli aumenti sono del 100% o più, con phalaenopsis, dendrobium e miltonia che partono dai 20-25 euro fino ad arrivare ai 40 e passa, quando non più indietro del 2001 i prezzi correnti erano sulle 20-30.000 lire. C\’è da dire che questo genere di aumenti ha colpito un po\’ tutte le categorie di piante ornamentali da \’garden\’, dalle stelle di natale ai ciclamini. Mi pare quindi di poter escludere dai colpevoli i vivai specializzati italioti e si dovrebbe cercare la causa altrove lungo la catena di distribuzione delle piante ornamentali in genere.
    Questo fatto ha però avuto una conseguenza notevole, ossia le specie botaniche e gli ibridi di valore sono diventate più \”competitive\” come prezzo rispetto agli ibridi commerciali ed i risvolti potrebbero essere assai interessanti.
    Mi dispiace che l\’anonimo pollo si senta spennato dai vivaisti nostrani
    (non me ne abbia per la definizione, adesso come adesso, in Italia, siamo tutti polli da spennare, basta andare a fare la spesa o a comprarsi un gelato per rendersene conto).
    Con i mezzi informatici odierni e con il mercato comune a portata di mano, può comunque scegliere dove meglio crede in una ventina di stati europei. Ma temo che la situazione \’tariffaria\’ non sia altrove più economica che dai noi (se non in pochissimi casi), anzi.
    Inoltre, in occasione di varie mostre, ho trovato che i nostri vivaisti abbiano un comportamento estremamente corretto nei confronti dei nuovi appassionati, sconsigliando dove c\’è da sconsigliare e senza pensare \”all\’affare\”.
    Nonostante questo, penso che arrivare ad una mostra e trovare degli \’sconti fiera\’ generalizzati potrebbe essere estremamente piacevole per noi polli, ma non credo che queste definizioni per i nostri vivaisti li dispongano al meglio.
    Ah, approfitto di questo messaggio per commentare brevemente un\’articolo precedente e precisamente quello sulle semine. Trovo un po\’ semplicistica la creazione di un laboratorio da parte AIO, se non altro perchè diventerebbe fin da subito un monopolio del gruppetto di appassionati più vicini , escludendo di fatto tutti quelli che vivono altrove. Però può essere interessante, molto interessante, la creazione di un gruppo di lavoro che si possa scambiare risultati, materiali, procedure e protocolli. Inoltre non sono daccordo su ciò che dice riguardo alle semine amatoriali. Di fatto i laboratori specializzati forniscono si dei prodotti di qualità, ma si orientano invariabilmente a quelle piante più vendibili, tagliando di fatto la possibilità di riproduzione per seme alle specie meno interessanti dal punto di vista commerciale ma molto interessanti dal punto di vista biologico. Queste specie \’minori\’ sono e devono essere il punto di forza delle semine amatoriali che andrebbe diffusa ed aiutata, non osteggiata. Certamente i primi tentativi di ogni appassionato saranno \’goffi\’ e i risultati mediocri, fatti con piante già molto diffuse e/o con ibridi .. ehm .. stravaganti. Ma con il tempo e la perseveranza credo che ognuno possa ottenere risultati più che apprezzabili.
    cordiali saluti
    Giulio Farinelli

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