CRONACA DI UN RINVASO

Come rinvasare i Paphiopedilum

La collezione e coltivazione dei Paphiopedilum, , conquista sempre più ‘simpatizzanti’.
I Paphiopedilum, fra i vari generi della famiglia delle orchidacee, è forse quello che si presta di più alla coltivazione ‘domestica’, in altre parole, senza bisogno di serra. Si sa che i Paphiopedilum, sono orchidee terricole e per questo forse si adattano più facilmente a situazioni non ottimali.
In questi giorni sto rinvasando tutta la mia famiglia di Paphiopedilum, per la verità ancora incompleta, e appunto per cercare di acquisire qualche specie mancante, ho lanciato l’informazione su orchids.it e molti appassionati si sono già messi in contatto per scambi e informazioni: è stata un’inaspettata sorpresa e conto di rispondere personalmente a tutti.

Oggi, mentre sistemavo i Paphiopedilum mi è venuto in mente di mostrarvi la tecnica di rinvaso: io rinvaso i Paphiopedilum in questa maniera, che ne dite?

Sequenza delle operazioni di rinvaso del: Paphiopedilum parishii:

Prima operazione:
Svasatura, analisi dell’apparato radicale e valutazione per un’eventuale divisione della pianta. La decisione risulta abbastanza facile perché nelle piante di Paphiopedilum, i ceppi si presentano già divisi, basta separare le radici dal composto e da eventuali marcescenze, il resto arriva da solo.

In questo caso la pianta si divide da sola in due unità.

Ho effettuato un controllo generale dello stato delle radici e le ho pulite senza danneggiarle.

Composto per il rinvaso:

35% di corteccia di pino di pezzatura medio piccola – 35% di torba di sfagno abbastanza filamentosa – 15% di terriccio a base di eolite, fertilizzante a lunga cessione, sabbia e d altri elementi – 15% di agriperlite.

Sul fondo dei vasi, quale strato drenante, un po’ di polistirolo economico ed inerte.

Sistemazione della pianta nel vaso e riempitura con il composto miscelato preventivamente.

Per farlo penetrare fra le radici ho agito ripetutamente nel composto con la punta dell’indice… più correttamente occorrerebbe un apposito bastoncino.
Fare attenzione a non comprimere troppo il substrato.
A questo punto delle operazioni controllare che il substarato sia distribuito uniformemente, battendo leggermente all’esterno del vaso con il palmo della mano, per agevolare l’assestamento del composto.
Per la definitiva sistemazione del composto fra le radici, si può immergere il vaso in un contenitore d’acqua (il piccolo ruscello Rio Parnasso nel mio caso) e bagnare la parte superiore del vaso, finchè il substrato è ben fradicio.
Questa operazione è utilissima anche per evitare lo stress secco da rinvaso, ma non è comunque consigliabile, se l’apparato radicale è stato manomesso e presenta ferite da taglio.In questi casi, dopo aver protetto le radici con funghicida è bene aspettare due giorni, prima di innaffiare la pianta rinvasata.

L’operazione di rinvaso del Paphiopedilum parishii, è ultimata, dalla pianta iniziale ho ottenuto due divisioni pronte per una promettente fioritura, o per essere scambiate con qualche specie che manca alla mia collezione.
I vantaggi di acquistare una divisione, piuttosto di una piantina piccola , magari da semina, sono indubbiamente notevoli: fioritura immediata e garanzia della qualità, avendone gia visti i fiori.
Altro aspetto importante che da valore alla pianta, è quello di poter avere divisioni di piante raccolte ex sito: le semine e le clonazioni, presentano sempre delle incognite.

2 pensieri su “CRONACA DI UN RINVASO

  1. Scatolina

    Davvero molto interessate!
    Lo terrò presente quando dovrò rinvasare di nuovo il mio paphio… Sperando che riprenda!!
    Infatti ha una brutta storia alle spalle e adesso lotta tra la vita e la morte… 🙁

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