Associazionismo delle orchidee: l’anomalia Italiana
Collezione Guido De Vidi- foto 02.11.04-tutti i diritti sono riservati
Trichoglottis philippinensis Lindley var brachiata Ames
In Italia esistono varie associazioni che s’interessano d’orchidee. Queste sono supportate da statuti e regolamenti, stipulati con atti pubblici o scritture private.
In certi casi sono semplici gruppi locali spontanei, nati da precedenti scissioni con l’associazione d’origine.
L’Italia delle orchidee è caratterizzata da una situazione abbastanza anomala: il livello organizzativo a carattere nazionale che dovrebbe essere sintesi di coordinamento delle associazioni territoriali, è invece a tutti gli effetti, un doppione che si sovrappone a quest’ultime.
I risultati in termini d’attività sono abbastanza deludenti.
Le esposizioni, mostre ed altre attività per creare momenti d’incontro, non decollano e quel poco che avviene non soddisfa il crescente pubblico Italiano che si avvicina al mondo delle orchidee.
Viene spontaneo chiedersi: cosa possono fare gli appassionati Italiani delle orchidee in questa situazione di stallo?
Credo sia giunto il momento di ripensare il modello organizzativo e per far questo vanno rimesse insieme le tante energie che ora sono ai margini, con particolare attenzione alle giovani leve.
L’unione attorno al mondo delle orchidee va pensata in maniera aperta, non più a scatole chiuse, dove la mano destra non sa quel che fa la sinistra.
Ovviamente se c’è la volontà di dare qualche risposta ai tanti appassionati in cerca d’aiuto, non si può partire dal presupposto, “venite avanti, noi siamo qui”, bisogna altresì mettersi tutti in discussione ed iniziare insieme, un percorso nuovo.
Può anche essere che le cose vadano bene così…. si vedrà.
[…] Questa tribù racchiude, fra le altre, anche la sottotribù delle Sarcanthinae che raggruppa più di 20 generi: Abdominea, Acampe, Adenonchos, Aerides, Amesiella, Arachnis, Ascocentrum, Ascoglossum, Chiloschista, Cleisostoma , Doritis, Euanthe, Gastrochilus, Luisia, Neofinetia , Paraphalaenopsis, Phalaenopsis, Renanthera, Rhynchostylis , Robiquetia, Sarcochilus, Trichoglottis, Vanda, Vandopsis. Come si può notare, dal nutrito numero di generi di cui è composta la sottotribù Sarcanthinae e dal gran numero di specie comprese in ogni genere, gli ibridatori hanno avuto ed hanno buon gioco per sperimentare incroci, intergenerici (fra specie diverse dello stesso genere) e infragenererici (fra specie di generi diversi). Uno studio interessante sulle risultanze delle meiosi (processo caratteristico delle cellule eucarioti, durante il quale da una cellula si formano quattro cellule figlie, aventi la metà del patrimonio genetico di quella originaria, ovvero, la meiosi determina la ripartizione di ciascuna coppia di cromosomi omologhi – cromosomi su cui si trovano geni corrispondenti – presenti nelle cellule diploidi), rilevate su incroci intergenerici fra specie appartenenti all’alleanza delle Vanda, dal titolo “Meiotic Chromosome Behavior in Some Intergenderic Hybrids of the Vanda Alliance” di R. Tanaka, H. Kamemoto, è apparso su “American Journal of Botany, Vol. 48, No. 7 (Agosto 1961), pp. 573-582 doi:10.2307/2439369″. Gli obiettivi degli ibridatori sono quelli di migliorare la dimensione, la forma ed il colore dei discendenti, ma nello stesso tempo anche di ridurre le dimensioni delle piante, spesso molto grandi. Le regole tassonomiche sono rigide e consolidate, ad esempio un incrocio fra due specie dello stesso genere continuerà a portare lo stesso nome, mentre il figlio di due generi diversi (Ascocentrum x Vanda) assumerà il nome di Ascocenda, semplificato suonerà così: Ascenda. […]