Conoscere e coltivare imPaphiopedilum 4

La grande avventura della coltivazione dei Paphiopedilum.

Collezione Guido De Vidi- Tutti i diritti sono riservati
Paphiopedilum rothschildianum Ex (Reichb.f.) Stein

Finalmente cominciamo a scendere sul concreto.
La traccia che seguirà, tiene conto delle esperienze di molti collezionisti e vi propone le linee guida essenziali, sia per le coltivazioni in serre sia per quelle“domestiche”.
Entrando nei vari aspetti della coltivazione dei Phapiopedilum, mi preme ricordare che nessun parametro può assumere valore se non collocato nell’insieme delle necessità.

Luce per i Paphiopedilum.
Può sembrare strano iniziare con la luce, ma per i Phapiopedilum è assai importante tenerla sotto controllo sin da subito.
Si è detto che i Paphiopedilum e per la precisione quelli appartenenti al primo gruppo, (foglie verdi di piccola dimensione) si prestano con facilità ad essere coltivati in casa o comunque in ambienti all’aperto, direttamente a contatto con la luce del sole: angolo del giardino, loggia aperta, veranda ecc.
Mentre le coltivazioni in serra sono facilmente gestibili in termini di luminosità, all’aperto la giusta luce da dare ai Paphiopedilum è strettamente legata al loro stato di salute.
In altre parole, se le piante hanno il composto in ottime condizioni e un fiorente apparato radicale, possono sopportare con profitto la luce solare leggermente filtrata 30%, se invece le radici sono malconce, sono più soggette ad avvizzimento precoce e quindi bisogna moderare ulteriormente l’esposizione alla luce.

Stesso discorso vale anche per le piante sui davanzali e sulle finestre.
In linea generale i Phapiopedilum vanno inclusi nella fascia delle orchidee amanti della luce debole e quindi anche in serra bisogna trovar loro, zone più ombreggiate. Volendo essere dei puristi, bisogna anche tener conto delle diverse esigenze fra specie e specie ed ibridi conseguenti.
Propongo qualche dato numerico che potrà servire come indicazione di massima.
Preciso subito che questi parametri sono validi per la mia zona (Italia settentrionale), penso che verso il sud, dove si dispone più luce, si debbano aumentare le percentuali d’ombreggiatura.

Da Aprile ad Ottobre: 50 – 70% d’ombreggiatura. Rimanenti mesi luce diretta, massimo 20 – 30% d’ombreggiatura.
Questi dati dovranno essere interpretati dal coltivatore, anche in rapporto alla temperatura ambientale, per individuare quale sarà il posto ideale di coltivazione fermi restando i parametri sopra riportati.

Temperatura e umidità, c’è una linea comune?
La temperatura ideale per i Paphiopedilum, come si è visto nella tabella, varia da specie a specie, ad esempio quelle provenienti dall’Indonesia gradiscono temperature più alte, mentre le Cinesi preferiscono più fresco.
Detto questo però, molti collezionisti coltivano le varie specie alle stesse condizioni di temperatura ed ottengono ugualmente ottimi successi.

Per quanto riguarda le giuste temperature, ci sono tre scuole di pensiero
1-Coltivazione suddivisa in due gruppi: a foglie chiazzate clima caldo e fresco a foglie verdi.
2-Suddivisione in tre gruppi: fresco per le piante di piccola dimensione a foglie verdi, intermedio per le foglie chiazzate e caldo per le piante di grande dimensione, a foglie verdi.
3-Unico spazio di coltivazione e tenuto conto della buona duttilità delle varie specie ed ibridi dei Paphiopedilum, studiare un giusto equilibrio dei tre parametri, “luce, temperatura, umidità”, fra le varie piante in collezione.

La mia esperienza di coltivazione dei Paphiopedilum mi consiglia il terzo punto. Ovviamente, la coltivazione che possiamo definire a temperatura relativa, sarà intrapresa solamente con un buon ambiente e soprattutto quando lo si conosce e si controlla molto bene.

In verità, con i Paphiopedilum, i problemi colturali legati alla temperatura si manifestano in maniera più pesante in estate piuttosto che in inverno. In estate le specie d’alta quota e gli ibridi derivati, si stressano perché nelle nostre zone non c’è un grande sbalzo termico fra notte e giorno e quindi si consiglia di attrezzare gli spazi dove alloggiano le nostre piante, con dei ventilatori.
Vedremo più avanti che i ventilatori saranno utili anche per prevenire malattie alle piante.
I luoghi d’origine dei Paphiopedilum, sono molto umidi e quindi il fattore umidità ambientale nelle coltivazioni è altrettanto importante degli altri due, analizzati poc’anzi.

Umidità ambientale
Nelle coltivazioni in serra, il “cooling” ed il “fog” ci vengono in aiuto per creare umidità controllata, a grandi linee possiamo stabilire un valore minimo invalicabile del 70% relativo. Nelle coltivazioni domestiche, per aiutare le nostre piante è molto utile usare umidificatori ad ultrasuoni che ora si possono trovare a costi abbordabili.
La movimentazione dell’aria circostante le piante è indispensabile per garantire salute alle piante, un ambiente di coltivazione non ventilato non potrà mai essere sano e le piante saranno in balia di aggressioni patogene di vario tipo.

Sintesi finale:
a)– Luce moderata, all’aperto con piante in salute si può anche eccedere dalla norma.
b)– Temperature, trovata la via mediana si possono coltivare specie che in natura richiedono esigenze diverse in un unico microclima: cautela nelle notti estive.
c)– Umidità, fattore importante che va in ogni modo di pari passo con una sana movimentazione dell’aria.

4 pensieri su “Conoscere e coltivare imPaphiopedilum 4

  1. daniele

    ho un phapiopedilum mi presenta un marciume sulla foglia centrale.
    il sintomo si è presentato in pricipio nella zona apicale di tale foglia il marciume tendenza ad espandersi in tempi brevi.
    ho somministrato gia da tempo un fungicita con principio attivo fosetil alluminio puro all’80g su 100 g di prodotto, con scarsi risultati.

    se possibile rispondetemi direttamente sull’email
    saluti daniele

    Rispondi
  2. Veronica

    Carissimo approfitto dell\’argomento in questione per chiederti un aiutino. Mi madre tantissimi anni or sono ha avuto in regalo un paphio..(scarpetta o pantofola di venere) Bene, non ha mai avuto problemi fin quando la sua encomiabile domestica non l\’ha rinvasato con del terreno credo preso nel bosco. Da allora e ti parlo di almeno otto nove anni fa la pianta sopravvive, ma fiori niente più. Premetto che non ho ancora letto tutto il post, mi sono appena connessa ma potresti suggerimi che cure darle? Mi madre la tiene su un davanzale e d\’estare in un luogo più ombreggiato, non l\’ha mai concimata. T.V.B Very

    Rispondi
  3. alberto

    Ieri ho fatto visita alla serra dell\’ amico Guido, uno spettacolo. Guido ha una collezione di circa 4.000 orchidee. Appena entri un Angraecum eichlerianum di 2 metri d\’altezza stupendo, posizionato vicino al bochettone dell\’aria calda. Pare impossibile che si possano coltivare tante piante diverse in una serra. Il suo segreto consiste nell\’aver distribuito le varie piante in posizione graduale riaspetto alla dispersione della temperatura, nel mezzo della serra tutte le Cattleya, in alto le Vanda e una miriade di piccole piante esotiche attaccate a supporti aerei di qualsiasi tipo e forma, in fondo alla serra le Masdevallia e le Coleogine, veramente c\’è da rimare a bocca aperta. Alla fine mi da alcune importanti informazioni oltre che sulle esigenze culturali delle orchidee, sul come procedere per la costruzione di una serra a casa mia, a partire dalle incombenze burocratiche non facili da superare. Un\’esperienza unica che credo sia indispensabile per vedere di persona la coltivazione della collezione di orchidee più importante d\’Italia. Alla fine tra un ricordo e l\’altro dei nostri trascorsi ci congediamo non senza ritrovarmi con alcune capsule di semi per continuare questa mia avventura, un saluto a tutti alberto.

    Rispondi

Ciao! Che ne pensi?