Archivio mensile:Dicembre 2004

Conoscere i Cymbidium

Tanti ibridi in coltivazione e poca conoscenza delle varie specie di questo genere

Collezione Guido De Vidi. Foto 15.12.04
Tutti i diritti sono riservati.
Cymbidium tracyanum Rolfe 1890

Il nome comune è stato dato in onore del coltivatore di orchidee Inglese del 1800, Tracy’s.

Col pretesto di presentare questa specie di Cymbidium, desidero continuare la mia personale campagna a favore della conoscenza e coltivazione delle specie botaniche di questo genere.

In Italia i Cymbidium sono ampiamente coltivati, ma per la maggior parte sono ibridi.
E’ uno dei pochi generi del quale la maggior parte dei coltivatori ignora le specie (esclusa una o due) e si orienta quasi esclusivamente sugli ibridi.

Gli amatori Italiani delle orchidee vanno fieri della loro collezione di Paphiopedilum e fanno salti mortali (economici) per accaparrarsi la costosissima e rarissima specie mancante, altri mostrano con orgoglio la loro particolarissima collezione di miniature ed altri ancora impazziscono per completare la raccolta di specie di Phalaenopsis ecc. Non mi so spiegare perché i Cymbidium specie, che nulla hanno da invidiare a quelle più blasonate, non riescono a trovare un loro spazio nelle collezioni.

Si affermerà che coltivare e collezionare Cymbidium, crea problemi di spazio, sia nelle serre sempre piccole sia nelle abitazioni senza grandi disponibilità per queste piante voluminose.
Queste osservazioni sono motivate, ma penso che non siano sufficienti per relegare queste specie bellissime e profumatissime nel dimenticatoio e quindi faccio appello anche ai produttori e venditori Italiani d’orchidee, affinché creino le condizioni commerciali per un rilancio dei Cymbidium specie.

I vantaggi di collezionare Cymbidium sono molteplici, ad esempio richiedono basse temperature invernali, non creano particolari problemi con l’umidità e durante la stagione estiva possono rimanere tranquillamente all’esterno.

Ci sono molte specie, ad esempio tutta la serie Cinese che occupa poco posto e quindi può sicuramente trovare spazio in casa o in un angolo fresco della serra.
Provate a scoprire le varie specie dei Cymbidium e vi accorgerete presto quanto saranno interessanti anche nel loro significato simbolico e culturale.

Ora descrivo il Cymbidium tracyanum nella speranza che l’intensità del profumo dei suoi fiori faccia da apripista ad un ritrovato interesse.
Il Cymbidium tracyanum è una pianta di medie dimensioni, epifita o litofita, originaria della Cina (S Yunnan), Tailandia e Birmania, vive a 1200 – 1900 metri d’altitudine.
Richiede clima fresco soprattutto di notte, ambiente luminoso, substrato di coltura sempre umido e costantemente fertilizzato per tutto il periodo dell’anno.
Questa orchidea si sviluppa in maniera simpodiale, formando grossi pseudobulbi avvolti alla loro base da diverse foglie lineari – linguate.
In primo autunno quando arrivano le notti fresche, alla base degli pseudobulbi si formano i getti fiorali che all’inizio dell’inverno raggiungono i 90-100 cm. di lunghezza.
Gli steli fiorali portano da 10 a 20 fiori (10 – 12 cm) profumatissimi color giallo senape, con tigrature marrone ed ampio labello frangiato.

Effetti di luce

Cattleya gialla

Sorpresa

Questa Cattleya è un ibrido e purtroppo ho perso il suo nome. E’ un meristema prodotto dalla allora “GREEN ORCHIDS” di Thai Pei. Da bravi Cinesi, trovando difficcoltà a scrivere i nomi sui cartellini, si sono limitati a riportare il loro numero del meristema.
A dire il vero ho usato qusta pianta per fare degli esperimenti di coltivazione e per l’appunto, tre anni fa ho sistemato su di una zattera, gli ultimi tre retrobulbi della prima divisione e l’ho appesa alla rete verticale in una posizione molto luminosa.
Durante il mio giro con la digitale, del 9.12.04 mi sono accorto dei suoi fiori; era una stupenda giornata di sole che faceva filtrare i suoi raggi attraverso le vetrate della serra, incidentalmente ho sistemato la mia Cattleya per catturare la luce del sole ed ho ottenuto il risultato che vedete nella foto di sinistra.
Possiamo anche dare un nome a questa Cattleya, decidetelo voi.

Paphiopedilum miniatura

Questo Paphiopedilum presente nella mia collezione, lo considero come un figlio cagionevole di salute a cui bisogna prestare molte attenzioni. Cresce molto poco e non sempre riesce a fiorire, quest’anno, con il suo bel composto fresco di rinvaso è fiorito: eccolo.

Collezione Guido De Vidi – Foto 09.12.04 – Tutti i diritti sono riservati

Paphiopedilum barbigerum T. Tang & F.T. Wang 1940
Sinonimo: Paphiopedilum insigne var. barbigerum

Specie miniatura che vive nel Guizhou sud occidentale e nelle province nordiche di Guangxi (Cina). E’ stato trovato anche nella provincia di Yunnan e nel Vietnam.

Il Paphiopedilum barbigerum è una specie di piccole dimensioni e si sviluppa lentamente.
I fiori sono molto grandi e variabili nella loro colorazione: dalla forma alba, aurea, fino al marrone intenso.

La sua coltivazione non è difficile ma bisogna fare molta attenzione al composto del substrato che deve essere vaporoso, drenante e sempre umido.

Il corsivo

Collezionismo delle orchidee, facile o difficile?

In questi ultimi mesi, nuove amiche ed amici, sono venuti a visitare la mia serra.
La generale reazione di stupore che invade tutti appena entrati in serra, dovuta forse all’effetto giungla che avvolge i visitatori è motivo di gran soddisfazione per il mio impegno nella coltivazione delle orchidee.
Alcune persone, soprattutto i commercianti ed i produttori d’orchidee, ultimamente anche in veste di collezionisti, sostengono che sono facili da coltivare…. ovviamente loro le vendono ed è quindi una posizione comprensibile.
Purtroppo, almeno in Italia, mantenere in vita e far crescere il collezionismo delle orchidee è abbastanza difficile e costoso ed i momenti di crisi sono sempre dietro l’angolo.
Mantenere una serra riscaldata ed attrezzata per coltivare le molte specie d’orchidee provenienti da regioni lontane con esigenze colturali particolari, costa sia in termini economici sia di tempo ed è pertanto difficile veder crescere il numero dei collezionisti.
Da quando ho iniziato la mia avventura con la coltivazione, ho sempre rincorso il sogno di vederla crescere insieme a tante altre in Italia, ma con gli anni, il mio entusiasmo iniziale si è abbastanza smorzato.
Il mio entusiasmo si è smorzato perché non vedo decollare in Italia, un vero movimento del collezionismo come espressione pura e noto piuttosto che i vari amatori Italiani preferiscono rincorrere quel che mostra il mercato.
Nel panorama italiano delle ultime manifestazioni propedeutiche alla conoscenza del meraviglioso mondo delle orchidee, non si parte dall’esposizione amatoriale quale evento in cui ci può stare tutto il resto, compreso il mercato: succede l’opposto.
I garden generalisti ed i produttori d’orchidee italiani, capito che attivando manifestazioni mirate, s’impreziosisce l’evento stesso, da qualche tempo a questa parte propongono come mostre d’orchidee, semplici occasioni commerciali.
Le esposizioni dovrebbero altresì essere momenti di promozione del mondo amatoriale con le orchidee dei collezionisti, esposte e protagoniste. Il mio rammarico parte proprio dal fatto che non si riesce più a mostrare le nostre orchidee. Codroipo insegna: gli organizzatori chiamano quasi tutta l’Italia amatoriale ed arrivano poco più do 40 piante, c’erano però, quasi tutti i produttori d’orchidee italiani e c’era paradossalmente molta gente che comprava specie di varia rarità….. dove andranno a finire quelle orchidee? Mah!
Dette queste cose mi pongo un quesito: è proprio giusto pensare che il collezionista deve essere puro amatore ed il produttore soltanto commerciante?
La risposta non è semplice ed in ogni caso deve tener conto dei fatti e delle azioni degli uni e degli altri.
Iniziando questo corsivo volevo mostrarvi alcuni scorci della mia serra e mi premeva descrivervi e mostrarvi con le tre foto a sinistra, i vari livelli di coltivazione.
Nella prima foto in alto a sinistra, si parte dal livello del suolo e si arriva al livello dei bancali.I bordi sotto i bancali sono usati per coltivare varie orchidee, mentre al livello del suolo trovano dimora Paphiopedilum collocati in anfratti ricavati dai fori interni dei blocchi per l’edilizia.
La foto centrale a sinistra, mostra la parte mediana della serra con tutta la coltivazione sui bancali di rete a gradino.
L’ultima foto a sinistra, evidenzia la parte alta della serra con vasi e cestelli pensili.
Come potete notare l’effetto giungla e l’utilizzo quasi totale degli spazi utili sono due sensazioni veramente evidenti.