Cura delle orchidee

Coltivazione amatoriale o luogo di sperimentazioni alchimistiche.

Un’e-mail inviatami da Riccardo, amico orchidofilo di Torino, mi dà il pretesto per riprendere una discussione fatta tempo fa a riguardo dei trattamenti da somministrare alle nostre orchidee.
Riccardo solleva giustamente il suo smarrimento con le infezioni batteriche e le malattie fungine. Abbiamo fatto una bella analisi e siccome l’argomento è sicuramente d’interesse generale, lo estendo in questo post.

Allora, le domande sul tappeto sono di quelle da 10.000 euro, eccole:

Esiste in commercio un formulato che copre la maggior parte delle malattie fungine delle orchidee e che sia non classificato o al più irritante?
Qual è l’uso corretto dell’Aliette (l’unico anticrittogamico che finora ho usato, non posso dire con successo)?
I formulati Rameici (idrossido) vanno bene?
Con quale formulato è possibile “disinfettare” le radici tagliate durante i rinvasi?

Anche ora ripeto il preambolo della risposta a Riccardo.
Con questo post riassumo brevemente la mia opinione derivata da anni d’esperienza sul “campo”, in merito ai trattamenti ed alle concimazioni; non sono medico, professore di chimica e nemmeno biologo, quindi mi raccomando non prendetela come oro colato perchè in questi campi è tutto molto relativo.

Il primo e importante parametro da rispettare è indubbiamente la qualità dell’ambiente in cui vivono le nostre orchidee: ambiente sano, ottima circolazione dell’aria, giusta umidità, temperature adeguate, né troppo alte, né eccessivamente basse e controllo della luminosità corretta.
Dico questo che può sembrare ovvio perchè se le piante non possono assimilare al massimo i nostri trattamenti, cibo, protezioni da insetti e da infezioni e/o funghi, possiamo usare anche i prodotti più miracolosi e blasonati ma i risultati saranno sempre deludenti.
La nostra colonia di orchidee deve vivere decorosamente…io dico spesso: soltanto un po’ male.
Di contro, non possiamo neanche trasformare il nostro hobby in centro di sperimentazioni chimiche con prodotti specifici per ogni evenienza; è utile trovare una via mediana in tutto: alimentazione e trattamenti antiparassitari e fungini.

Allora, escluse le virosi, per altro molto rare (purtroppo, qualche produttore e/o commerciante a volte vende anche piante virusate!!) per le quali non c’è nulla da fare e si deve buttare la pianta, per le infezioni da batteri e da funghi bisogna fare una scelta essenziale: individuare pochi prodotti poco costosi, poco nocivi ed efficaci.
Nel mio caso, dopo anni di sperimentazioni, Benlate e via dicendo, sono arrivato alla conclusione che i normali fungicidi a base rameica e/o con i principi attivi che comunemente sono usati in agricoltura per i trattamenti delle viti, possono essere sufficienti per agire sia preventivamente due o tre volte l’anno, che alla presenza d’infezioni in atto con due o tre trattamenti distanziati di 7/8 gg.
Quindi l’Aliette, fungicida sistemico, che dovrebbe avere come principio attivo il Fosetyl, può andar bene. Io userei anche la poltiglia brodolese da sola come prevenzione e anche il MANCOZEB che in certi casi può essere alternato all’Aliette.

Per proteggere le ferite da taglio sia della pianta che delle sue radici, disinfettare direttamente con la polvere va molto bene.
Si dirà, bella scoperta! Sono notizie talmente generiche da essere quasi insignificanti ai fini della lotta specifica caso per caso.
Ad esempio cosa fare alla presenza di un attacco di “Botrytis”

La Botrytis è un fungo altamente polifago ed attacca numerose piante ornamentali, fruttifere e orticole.
Sono colpiti quasi tutti gli organi della pianta, ma in particolare modo i boccioli da fiore che non si aprono ricoprendosi di una caratteristica muffa grigiastra.
Nelle coltivazioni agricole all’aperto si interviene con Procimidone, Iprodione, Clozolinate alla dose di 100-150 g/l o con prodotti ad azione antibiotica collaterale come Diclofuanide e Clortalonil.
In serra ve la sentite voi di fare gli apprendisti stregoni con tutta sta roba?
Penso proprio di no ed allora?
Sappiamo che questo fungo si propaga in ambienti troppo umidi e coltivazioni troppo intasate, con eccessivi sbalzi termici e basse temperature (sotto i 13 gradi) e quindi vale forse la pena di prevenire agendo preventivamente sulla corretta coltivazione e magari con qualche trattamento a base rameica, che in ogni modo agisce da disinfettante per le eventuali ferite e/o punture d’insetti attraverso i quali si propagano le infezioni.
Visto che ci siamo, e con il Pitium come la mettiamo?
Altro fungo che alla presenza d’eccessiva e prolungata umidità a bassa temperatura ambientale, attacca i substrati delle nostre orchidee.
Il Pitium si sviluppa ed aggredisce le radici formando una specie di sottile muffa filamentosa e grigiastra. Anche in questo caso, attenzione alle situazioni ambientale e in caso d’infezione in atto, il fungicida “Fosetyil” può risolvere il problema.

Per finire e passarvi la palla, direi: ambiente sano, pochi prodotti scarsamente nocivi e usati solamente in casi di bisogno….i trattamenti preventivi con fungicidi sistemici (azione per assorbimento dalla pianta trattata) vanno ripetuti al massimo una o due volte l’anno.

27 pensieri su “Cura delle orchidee

  1. Giulia

    buongiorno a tutti!mi sono state regalate 12 bellisime orchidee di vari colori,amo le piante ed i fiori ma so che non sono facili da curare e da mantenere nel loro splendore…potreste darmi qualche consiglio? grazie Giulia

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  2. Silvia

    Se si sospetta un fungo alla base dell’orchidea, cioè da dove si dipartono le foglie si può usare un fungicida? Si usa direttamente sulle parti interessate o è meglio scioglierlo in acqua e annaffiare le radici?
    Grazie per l’aiuto

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