Coelogyne, un genere poco noto.

Foto di copertina: Coelogyne ovalis – collezione rio Parnasso.

Coelogyne, poco meno di 200 specie, pochissimi ibridi, eppure il genere conta piante adattabili a tutti i climi.                                                                                                          E’ proprio vero, questo genere non tiene quasi mai banco fra gli appassionati. Proviamo a conoscere un po’ da vicino questo affascinante genere di orchidee.
Chi segue questo blog si sarà gia accorto, che gli argomenti, anche di carattere scientifico, vengono presentati in modo discorsivo, semplice e qualche volta perfino romanzato.
E’ una nostra scelta editoriale per rendere godibile il vostro viaggio in un mondo fantastico e per non rubare il mestiere agli studiosi, che affrontano scientificamente la botanica la biologia e la tasonomia della grande famiglia delle Orchidaceae.

Introduciamo velocemente in modo canonico il genere:

Coelogyne Lindley 1821
Sottofamiglia Epidendroideae Lindl., Tribù Coelogyneae Pfitzer, Sottotribù Coelogyninae Bentham
Derivazione del nome: composizione delle parole greche koilos (cavità) e gyne (femmina).
Distribuzione:
Tibet, Nepal, Bhutan, India del nord, Cina del sud, India del sud, Sri Lanka, Myanmar, Tailandia ed Indocina, Malesia, Indonesia, Borneo, Filippine, Sulawesi, Maluku, Nuova Guinea, Mariana, Caroline e di Solomon, Vanuatu, nuova Caledonia, Fiji, Tonga.
Vista la lunga carrellata dei siti in cui vivono le Coelogyne, possiamo affermare che le varie specie appartenenti al genere si sono adattate a climi diversi, che vanno dalle temperature calde, a quelle intermedie ed anche fredde con periodi secchi.
La grande scommessa per coltivare bene le Coelogyne è quindi approfondire la conoscenza delle loro esigenze climatiche.
Il nostro cammino fra le Coelogyne inizierà con il prossimo post, proprio dai loro habitat e magari dalle vostre domande.

L’altro ieri, ad attirare la mia attenzione è stata la luminosità dei fiori della Coelogine barbata, desidero quindi introdurre il tema del post presentandovi questa splendida ed inusuale specie botanica.

Coelogyne barbata Lindl. ex Griff. 1848
Il nome di questa specie trae origine dalla estesa peluria del labello.

Da diversi anni coltivo con successo alcune piante di questa specie. Non è molto presente nelle collezioni, ma non è di difficile coltivazione.
E’ originaria dell’India e del Sikkim, produce un’infiorescenza inizialmente eretta, ma tendente ad assumere una posizione pendula a causa del peso dei fiori.
Lo stelo fiorale porta più di 10 grandi fiori bianchi che si aprono in progressione; il labello è bruno vistosamente fimbriato (da cui il nome barbata), con i lobi laterali color bianco esternamente e bruno chiaro all’interno.
Gli pseudobulbi sono ovoidi e portano due foglie lanceolate, rigide e lunghe quanto le infiorescenze.
Fiorisce in autunno inverno e va coltivata in vaso con substrato di bark e torba di sfagno a temperatura intermedia.
Non ama molta luce, anche una breve esposizione eccessiva scotta irrimediabilmente le foglie che assumono un colore brunastro e diventano mollicce per poi seccarsi parzialmente (quest’esperienza l’ho fatta la scorsa estate con la sostituzione della copertura in nylon, molto più trasparente di quello vecchio opacizzato dallo smog.
Il giusto rapporto ambiente di coltivazione – piante è molto importante.
Sostengo sempre, che i risultati di una coltivazione dipendono per buona parte dalla bontà dell’insieme ambiente (temperatura – luce – umidità).
Questo argomentare trova verifica ogni qualvolta uno di questi valori scende o supera la soglia di accettabilità complessiva delle piante in coltivazione ed ecco che la troppa luce è segnalata dalle piante più sensibili alla luce, mentre un inopportuno abbassamento della temperatura mette in crisi le piante da clima caldo.
Questi sono segnali che il bravo coltivatore deve saper cogliere….le piante sapranno ringraziare.

Dove vivono e come si coltivano le Coelogyne, solamente qualche nota ed un piccolo aiuto.

Le quasi 200 specie del genere Coelogyne sono facili da coltivare e quindi appare veramente inspiegabile la sua scarsa popolarità fra i collezionisti.
Alcuni scrittori lo definiscono il genere dimenticato ed altri sottolineano addirittura, che è un genere ignorato. Solitamente la popolarità di un genere di orchidee si misura anche dal numero di ibridi derivati da incroci con specie di appartenenza.
Nel corso degli anni, l’intero genere è stato abbondantemente mortificato e fatto salvo l’inizio del secolo scorso (anni 20) quando sono stati registrati 7 ibridi, da quei tempi possiamo rilevare solamente altre 2 o 3 registrazioni. Nel 1950, è stato registrato un ibrido dal nome Coelogyne Mem. W. Micholitz, derivato dall’incrocio fra (Coelogyne mooreana x lawrenceana) pianta da serra intermedia con fiori grandi di colore bruno e bianco.
Bisogna arrivare agli anni 70 per trovare la Coelogyne Linda Buckley (Coelogyne mooreana x cristata). È difficile da credere, ma questi sono gli unici ibridi di Coelogyne attualmente registrati. Per la verità, con l’aiuto di Elettra (vedi commento) abbiamo scoperto, che recentemente sono stati registrati anche altri ibridi: Coelogyne ‘Green Dragon Chelsea AM/RHS’ (lawrenceanna x ochracea) – Coelogyne ‘William Micholitz Burnham AM/RHS’ (mooreana x lawrenceana) – Coelogyne Mem. Louis Forget (mooreana x speciosa) – Coelogyne Hybrid 1035 (mooreana `Brockhurst’ X virescens). Ad ogni buon conto sempre pochi sono e tutti primari, nello stesso lasso di tempo il genere Cattleya ha già un albero genealogico di tutto rispetto. Questa strana situazione è ancor più incomprensibile se sì tien conto delle meravigliose opportunità possibili con questo genere ancora totalmente da sperimentare a livello di ibridazioni generiche e soprattutto intergeneriche con i vari alleati quali: Pleione, Pholidota e Dendrochilum.

Le Coelogyne sono presenti a partire dall’India, attraverso l’Asia sud orientale, il sud-ovest della Cina, le Filippine e le isole dell’Indonesia per arrivare in Estremo – Oriente, Nuova Guinea e le isole del Pacifico sud orientale. In questa vasta area vegetativa le specie del genere Coelogyne hanno colto due aspetti climatici fondamentali: situazione climatica mediamente calda senza grossi cambiamenti durante le stagioni e ambiente marcatamente monsonico caratterizzato da periodi secchi e freschi. In questo contesto va tenuta presente anche la variante “altitudine”.

Fatte queste osservazioni, si può ben capire l’importanza di informazioni dettagliate sull’habitat delle singole specie da coltivare.
Ad esempio è molto utile conoscere l’altitudine dei siti dove vivono le varie specie, con questi dati possiamo agire per comparazione con altre già conosciute e coltivate.
La catena dell’Himalaya (dall’India all’Asia sud orientale) comprende un gran numero di specie, che possiamo definire da climi freddi. Le specie da clima freddo si prestano molto alla coltivazione fuori serra (casalinga) in quanto non richiedono temperature calde e nella fase invernale possono essere tranquillamente trascurate e dimenticate per parecchie settimane….questa opportunità è una manna per quei coltivatori che desiderano assentarsi durante le vacanze invernali.
Con riferimento a quanto detto sopra, le specie regine sono senza dubbio la Coelogyne cristata, la Coelogyne mooreana e la Coelogyne mossiae.
I requisiti colturali comuni per queste specie possono essere riassunti così: umidità 80 – 85% in estate e primo autunno, leggermente ridotta a fine autunno inizio inverno e periodo freddo secco nella seconda parte dell’inverno e inizio primavera. Stesso discorso per le bagnature (simulare i monsoni), che devono essere veramente abbondanti nella fase estiva/ autunnale e quasi inesistenti nella parentesi fredda e secca.
Fertilizzare sempre con valori equilibrati escluse una o due somministrazioni estive /autunnali più cariche di fosforo per favorire una copiosa fioritura.

Coelogyne flaccida
Collezione Guido De Vidi
Coelogyne flaccida Lindl.
Le specie originarie dei climi caldi sono più indicate per le coltivazioni in serra dove è più facile tenere sotto controllo, temperatura – luce ed umidità, queste specie non richiedono freddo e secco, anche se va tenuto sempre in evidenza l’utilità del leggero relax durante la stagione fredda.
Come sta capitando a tutti i generi della famiglia delle Orchidaceae, anche il genere Coelogyne è sottoposto a consistenti revisioni tassonomiche, chi desidera approfondire l’attuale situazione tassonomica del genere Coelogyne, può acquistare:
Orchid Monographs – Volume 6 – Revisions in Coelogyninae (Orchidaceae) IV Coelogyne Section Tomentosae. II A Revision of the orchid genera Ania, Hancockia, Mischobulbum and Tainia by de VOGEL, E.F. (ed.)
Questo libro contiene una revisione tassonomica delle Coelogyne – sezione Tomentosae ( 24 specie). Sono descritte cinque specie recenti ( C. acutilabium, C. bruneiensis, C. echinolabium, C. latiloba, C. velutina ); altre tre specie sono assegnate per la prima volta a questa sezione (C. buennemeyeri, C. distans, C. rupicola.). Sei specie sono ridotte a sinonimi. Inoltre il libro contiene buone descrizioni sui sinonimi, distribuzione delle specie, habitat ed illustrazioni dettagliate.

23 pensieri su “Coelogyne, un genere poco noto.

  1. Guido

    Luciano, grazie per la pianta promessa, faremo uno scambio.
    la Coelogyne fimbriata vive a oltre 1600 metri di altitudine e magari il fresco dei paesi tropicali a queste altezze sta al tuo “ponentino” ad ogno buon conto secondo le mie valutazioni 12 – 15 gradi minimi, sotto i 30 massimi e quel famoso periodo di semi riposo con diradatura delle bagnature in inverno, dovrebbe farla crescere bene: umidit? e luminosit? ovviamente adeguate.
    cercheremo di individuare insieme quali miniature tenere nel tuo orchidario. Ciao guido

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  2. Luciano

    Ciao Guido, Coleogyne Fimbriata, ha bisogno di fesco ??? e dove lo trovo il fresco, mica la posso togliere dall’orchidario e schiaffarla in balcone, anche se a Roma le temperature non sono proprio bassissime (di notte boh arriveranno a 6-7 °C). E pensare che mi è stata venduta come pianta da serra calda…………. sti venditori !!!!
    Aspetto notizie sulle Phal, credo proprio che andro su queste orchi, sono piu facili da tenere in un ambiente tipo il mio, sono spesso rifiorenti, e piu facili da coltivare, e poi tra il tenere solo verdura e vedere qualche fiore, beh preferisco “la seconda che ho detto!” (ve lo ricordate QUELO).
    Ciao a tutti
    Luciano
    PS Visto che non hai una fimbriata, allora cercherò di farla sopravvivere almeno fino a Febbraio, poi in occasione dell’EOC, magari te la porto, vai a vedere che riesco a fare anche uno scambio !!!! HE HE HE !!!

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  3. Salvo

    Grazie Guido
    Ad ogni nuovo post imparo qualcosa di nuovo, ormai sono irrimediabilmente contagiato dal virus “orchidofilo.
    Con i miei poveri mezzi”spero poveri ancora per poco”mi stò dando da fare..
    buona coltivazione a tutti
    Salvatore

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  4. Guido Autore articolo

    Elettra, ho integrato il post, grazie.

    Ciao Marco, Eureka alla tua coltivazione e grazie per i tuoi complimenti che apprezzo moltissimo.

    Allora, per quanto riguarda il tuo Epidendrum (foto a sinistra, bellissimi i fiori ed anche la pianta), purtroppo dobbiamo aiutarci a vicenda: il cartellino scrive Epidendrum floribundum ma ho gi? appurato che non risponde al vero. Quindi non ci resta che chiedere aiuto agli esperti in rete, se qualche appassionata/o conoscono il suo nome ci faccia la cortesia di comunicarcelo nei commenti di questo post.

    L’ Enciclia nella foto a destra è proprio la cocleata ed aggiungo coltivata molto bene.
    Ciao Marco, a breve ti invio una mail con l’indirizzo per gli iscritti al Club.

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  5. Elettra

    Riprendendo il discorso ibridi poco “sfruttati” nei libri americani di recente acquisto ho trovato molte immagini della Coelogyne ‘Green Dragon Chelsea AM/RHS’ (MASSANGEANA X PANDURATA) ibrido bellissimo e registrato credo da poco…

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  6. marco

    Ciao Guido,
    ho qualche difficolt? a raggiungerti via mail e quindi ecco i link a 2 immagini su cui vorrei un tuo parere.

    http://img219.imageshack.us/my.php?image=epidendruma0pq.jpg
    questo è l’epidendrum che mi hai dato a Pordenone sulla cui specie eri in dubbio e anch’io: mi puoi dare una mano?

    http://img226.imageshack.us/my.php?image=encycliacochleata0kg.jpg
    questa è l’encyclia che tu sospettavi essere la cochleata: è lei?

    Grazie tante e complimenti per il lavoro sul sito: credo di non parlare solo a nome mio dicendo che è un vero punto di riferimento per un orchidiofilo.

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