Paphiopedilum nuove specie

Le pantofole dei sogni

Phapiopedilum micranthum, giochi di trasparenza
Collezione Guido De Vidi – diritti riservati

Paphiopedilum sognati, acquistati, importati, qualche volta anche sotto mentite spoglie per sottrarli ai controlli, queste orchidee con il labello a forma di “pantofola” sono tra le più discusse dai tassonomisti e più desiderate dagli amatori.
Il genere Paphiopedilum, seppur numeroso, trova il suo habitat naturale, solamente in un’area ben specifica del pianeta terra, che per comodità chiamiamo “sud est Asiatico”.
Questo elemento di contiguità vegetativa, lascia intendere una certa facilità di ibridazioni naturali tra le varie colonie di Paphiopedilum, al punto che ancor oggi si scoprono varietà e/o specie nuove.

Gli esperti di tassonomia, in questa situazione molto evanescente vanno a nozze e noi poveri collezionisti, che non necessariamente siamo obbligati a seguire le varie teorie, ci troviamo spesso a dover fare i conti con nuovi nomi di specie o presunte tali.
Negli ultimi 5 anni, sulle scene dell’orchidologia…e sui listini dei venditori Asiatici di orchidee, sono apparse nuove specie di Phapiopedilum: sono veramente specie?
E’ indubbiamente una domanda lecita, soprattutto per evitare di portarci in serra ibridi o varietà di specie già presenti nella collezione.
Si dirà: ora c’è la possibilità di analizzare il DNA delle piante e quindi non si può sbagliare.
Certo! Costi a parte, il problema sta a monte: qual è la base di raffronto? Quale soglia stabiliamo per discriminare le mutazioni di specie dalle varianti ininfluenti?
Nella natura e nella scienza, e quindi anche nello studio delle orchidee, l’unica teoria dimostrabile è quella di aver sbagliato… la verità assoluta non esiste.

Nuovi Phapiopedilum
Paphiopedilum powelii – platyphyllum – intaniae – vejvarutianum – multifolium (from Yunnan) –walterianum – tigrinum – aspersum – chanoi – rhizonatosum – vieteryanum

Prima di iniziare una sintetica discussione su questi nuovi Paphiopedilum è utile fare una precisazione di rilevante importanza etica e legislativa: cerchiamo di non favorire con le nostre azioni, l’importazione illegale dei Phapiopedilum.

Tutti i Phapiopedilum sono inseriti nella prima appendice del CITES e pertanto il loro commercio internazionale è vietato nei Paesi che aderiscono al trattato di Washington… l’Italia è fra questi.
Più precisamente, l’importazione di piante (strappate in natura) è consentita solamente in determinate circostanze limitate: ricerca scientifica, esclusa la vendita commerciale.
Ulteriore precisazione: le piante di Phapiopedilum incluse in appendice I, prodotte artificialmente mediante semine, possono essere commercializzate.
Va da se capire quindi, che qualsiasi acquisto di specie botaniche e/o ibridi di Phapiopedilum, per essere legale, deve essere supportato da una precisa dichiarazione del Paese d’origine, debitamente fornita dal venditore all’atto dell’acquisto.
Può capitare che siano poste in vendita “fiasche seminate” di specie la cui esportazione non è mai stata consentita dai Paesi d’origine (Vietnam ad esempio). Queste fiasche sono ovviamente illegali.

Nuovi nomi
Paphiopedilum x powelii: è un ibrido primario (callosum x exul).

Paphiopedilum platiphyllum ex Paphiopedilum stonei var. latifolium, ora accettata la sua nuova registrazione: Supplemento Orchid Review vol. 110 (1248) – 112 (nov. 2002).
Motivazioni: l’isolamento geografico, le differenze morfologiche e la specificità del comportamento vegetativo hanno indotto il Dr. Yukawa e Phillip Cribb a riconoscere il rango di specie assestante a questo taxon.
Pensate alla confusione derivata solamente dal cambiamento del nome di tutti gli ibridi con genitore, l’ex Paphiopedilum stonei var. latifolium.

Paphiopedilum intaniae
Questa nuova specie è stata descritta dal Dr. William Cavestro in Rhone Alpes Orchidees (Rivista francese delle orchidee) N°25, pp. 2-8, Gennaio-Agosto 2000. Stampata: 15 Aprile 2000.
Anche in questo caso, l’indubbia diversificazione morfologica rispetto ad altre specie similari (ad esempio Paphiopedilum stonei) non convince tutto il mondo scientifico e le discussioni per accettare questa pianta come nuova specie, rimangono accese.

Paphiopedilum vejvarutianum
Descritta da Olaf Gruss e Lutz Rollke in Die Orchidee 54 (1), 56, 2003. Questa nuova specie appartiene al sottogenere Paphiopedilum della sezione di Paphiopedilum ed è collegata al Paphiopedilum gratrixianum.
Questa specie è stata scoperta dal sig. Vejarut in Tailandia, nella zona della diga di Khhao Laem nel Thong Pha Phum, Kanchanaburi, 500-750m.
Le piante di questa nuova specie sono già in commercio da oltre 20 anni con il nome di Paphiopedilum charlesworthii var. kanchanaburi.

Paphiopedilum multifolium (from Yiunnan)
Questa nuova specie è descritta da Z. Liu e J. Zhang nell’acta Botanica Yunnanica (2002), 24(2), 191-192. E’ esattamente simile al Paphiopedilum wardii, l’unica differenza sostanziale sta tutta nel numero delle foglie: il wardii ne ha 3-5 ed il multifolium invece 7-11 con colore verde pallido. Si possono rilevare altre piccole differenze, per altro utili all’identificazione: brattea più grande nella nuova specie e striolature scure sui petali.

Paphiopedilum angustifolium
Phaphiopedilum walterianum
Scoperto nel Vietnam del nord, è descritto da R. Guo e da Z. Liu ne.
L’acta Botanica Yunnanica (2002), 24(5), 554-556.
È molto simile al Phaphiopedilum walterianum e potrebbe essere anche un suo sinonimo.

Paphiopedilum tigrinum: ex Paph. Fowlie
Descritto da Koopowitz e da Hasegawa nel 1990. Proviene dallo Yunnan, provincia occidentale della Cina.

Paphiopedilum x aspersum
Il Dott. L. A. Averyanov ha descritto questa nuova specie, in Komarovia (2002) 2: 17-18O. E’ stata trovata nel Vietnam del nord a 1000-1100 m. E’ considerato un ibrido naturale fra Paphiopedilum barbigerum ?var. lockianum e Paphiopedilum henryanum.

Paphiopedilum chaoi H.S.Hua 1999 ex o sinonimo di Paphiopedilum henryanum Braem 1987.
Il nuovo nome è dato in onore del suo scopritore, Chao Mu-Hua, che recentemente ha scoperto anche altre nuove orchidee cinesi.

Paphiopedilum rhizomatosum
Questa nuova specie è stata descritta dal Dott. Chen Shing-Shing-Chi in Journal of Wuhan Botanical Research, 20 (1), 12 – 13, 2002. Il nome di specie deriva dal suo lungo rizoma radicale. Si dice però che sia uguale al Paphiopedilum areeanum che è stato scoperto dal sig. Aree Petchleung nella provincia Guangxi.??

Paphiopedilum x vietenryanum
Un ibrido naturale fra Paphiopedilum henryanum e gratrixianum elevato a rango di nuova specie in Die Orchidee, 53 (2), 2002 da Oraf Gruss e Are Petchleung.

Le poche note che ho scritto sono lo spaccato di una situazione molto complessa.
Come si può notare, la faccenda è abbastanza incerta…siamo ben lontani da una sistemazione condivisa, ma si sa: gli interessi e le ambizioni in gioco sono molteplici, e intanto le orchidee stanno a guardare.

9 pensieri su “Paphiopedilum nuove specie

  1. Ronin

    In effetti, da un punto di vista puramente teorico, la situazione è davvero rischiosa da un punto di vista giuridico, perchè chiunque sarebbe passibile di visita da parte della forestale (servizio CITES) che in teoria potrebbe facilmente contestare violazioni alla normativa riguardante il possesso di specie protette.
    In pratica ciò non accadr? mai, in quanto:
    1) come fa la fortestale a mettere in piedi un sistema di controlli che interessa migliaia di persone su tutto il territorio nazionale?;
    2) se la bomba scoppia si va a paralizzare tutto il mercato, non solo quello amatoriale, e questo non lo vuole nessuno!.
    Nei fatti, poi, non esistono esperti in grado di dire con assoluta certezza che la pianta in oggetto appartiene a quelle in appendice I CITES, la maggior parte sa a malapena riconoscere un’orchidea…
    In sostanza il problema si riduce a controlli piuttosto accurati in importazione, per le piante che arrivano a girare in Italia i problemi eventuali di fatto spariscono.
    Va anche detto che un commerciante di Varese, per evitare problemi, rilascia in duplice copia una dichiarazione di vendita, se non di tutti almeno di qualche Paphiopedilum (quelli che va a prendere in Germania).
    Ronin
    P.S.: ve l’immaginate un processo a migliaia di persone? Ma che dico, a decine di migliaia di persone, tutta Europa è nella stessa situazione!!!

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  2. matteo

    scusa ma cm fai a dimostrarlo? ad esempio se si compra un ibrido al supermercato? oppure se compri una pianta in appendice 1 e nn ti danno nessun documento?

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  3. Guido

    Anche questo versante è un bel rompicapo.
    Sta di fatto che ad un eventuale controllo della polizia preposta, bisogna essere in grado di dimostrare la provenienza e la storia dei Phaphiopedilum di cui sei in possesso.
    Allora come si fa a dimostrare che i tuoi Phapio sono ibridi o specie provenienti da semine o meristemi, oppure che sono in tuo possesso ante CITES?
    Bisogna esibire un documento comprovante, che può essere rilasciato solamente dal venditore il quale a sua volta deve avere le dovute autorizzazioni del suo paese.
    Nel caso di possesso ante (convenzione) bisognerebbe averlo dichiarato a suo tempo alla forestale…non solo i Paphio.
    Questa è una mia deduzione logica….quella di uno che si è trovato in tribunale a dover dimostrare che piante mai ordinate e mai ricevute non erano specie in via di estinzione: costo della ballata “7 milioni di lire e tante scuse dallo stato.
    Ciao Ronin

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  4. Ronin

    Vorrei fare una precisazione, visto che rileggendo il post di Guido la cosa mi è sembrata non essere del tutto chiara.
    I Paphiopedilum ad essere in appendice I del CITES sono solo quelli raccolti in natura, (nonchè, mi pare, i loro ibridi).
    Se le piante provengono da coltivazione passano automaticamente in appendice II, quindi sono tranquillamente commerciabili previa rilascio del certificato CITES da parte del paese di provenienza.
    E ora pare addirittura che in Italia (e in altri paesi europei) il certificato CITES non sia più necessario per le piante di coltivazione, tuttavia questa notizia dev’essere tutta verificata…
    Ronin

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  5. Guido Autore articolo

    Grazie della segnalazione, ho provveduto alla correzione….intendevo scrivere foglie e non fiori. Entrambi sono “unifiorali o monofiore che dir si voglia”.
    Ciao Guido

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  6. Ronin

    Oooh! Bene! Qui i commenti si sprecheranno sicuramente….intanto metto il mio.
    Secondo me lo status della classificazione dei Paphiopedium rispecchia un po’, fatte le dovute proporzioni, quello che accadde con le Laelia e Cattleya nei decenni a cavallo di met? ‘800 quando, ad ogni nuova introduzione in coltivazione (o all’esame di materiale preservato) qualche studioso riteneva di aver trovato elementi sufficienti per descrivere qualche nuova specie.
    In fondo oggi siamo ancora nelle stesse condizioni, la Cina (e in parte anche il Vietnam) ha riaperto le frontiere solo da poco più di un decennio, quindi è nei fatti un territorio ancora poco esplorato sotto l’aspetto naturalistico.
    Se si aggiunge poi il fatto che l’orografia della Cina sud occidentale è davvero incredibilmente tormentata, con una molteplicit? di valli molto isolate, separate le une dalle altre da catene montuose anche di oltre 5000 metri, è estremamente probabile che almeno in alcune di esse vi siano delle forme vegetali e animali non ancora note alla scienza; quindi, perchè non dovrebbero esserci Paphiopedilum nuovi, magari con una distribuzione (areale) di tipo puntiforme?
    Se notate, infatti, la stagrande maggioranza delle forme riportate nel post sono cinesi o nord vietnamite, regioni ancor oggi di difficile accesso per la scarsit? e/o lo stato delle strade, le difficolt? legate alle stagioni ecc.
    C’è poi un altro fattore da considerare: l’ambizione degli studiosi, che quando prendono in mano del materiale dubbio diventano quasi tutti speciazionisti, salvo poi ridurre le specie descritte da altri a semplici sinonimi di specie gi? esistenti!
    La mia opinione in generale è che bisogna prendere le nuove specie con una certa cautela, soprattutto se oltre alla descrizione non segue un’adeguato commento da parte dell’autore emagari di altri, ancor più se a corredo della descrizione/discussione non vi sono fotografie o disegni che illustrino la nuova specie, magari in raffronto con quella da cui è stata separata.
    Sulle analisi del DNA c’è (solo!) da mettersi d’accordo su metodi e interpretazione dei risultati, non c’è comunque dubbio che sar? il metodo di riferimento futuro per la tassonomia.
    Per concludere un paio di notizie su cui riflettere:
    1) nel 1999 è stata descritta una nuova specie di primula, non dalla lontana Cina, ma dal Veneto: Primula recobariensis, endemica della zona di confine tra le provincie di Vicenza, Verona (e Trento, essendo presente anche sul lato trentino della zona);
    2) uno degli ultimi grandi animali descritti scientificamente è un bovide, dal ragguardevole peso di alcune centinaia di chili, scoperto una ventina di anni fa. Dove? Nelle foreste del sudest asiatico…
    Ronin
    P.S.: x Guido: pur non essendo a conoscenza di questi ultimissimi sviluppi sulla tassonomia dei Paphiopedilum mi pare di rilevare un errore nel post nella descrizione di una forma, P. multifolium. Infatti la specie non può essere imparentata con P. wardii, per il semplice fatto che il wardii è una UNIFIORALE (per capirci, è parente stretto del sukakuhlii). Ci dev’essere stata un po’di confusione: la descrizione di P. multifolium come specie a sè stante, come correttamente scritto del 2002, non ha alcuna attinenza con quella (Liu & Zhang 2001) di un taxa cinese riferibile appunto a Paphiopedilum wardii (Summerhayes 1932).
    Dalla numero di fiori la forma P. multifolium (Liu & Zhang 2002) dovrebbe fare riferimento a Paphiopedilum dianthum Tang & Wang 1940 che, a quanto so, è l’unica specie cinese ad avere fino a 5 fiori.

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