Cymbidium, coltivazione e rinvaso

Parassiti sulle piante di Cymbidium

Cristina chiede aiuto

.…”buongiorno a tutti. avrei cortesemente bisogno del vostro consiglio per salvare il mio cymbidium. nelle ultime settimane mostra un ingiallimento di alcune foglie e puntini bianchi su quelle ancora verdi. è la prima volta che mi capita, per fortuna la pianta è ancora bella perchè la patologia è appena iniziata. cosa devo fare? grazie infinite”…

Ciao Cristina e benvenuta sul blog, sarebbe opportuna una foto, che puoi linkare direttamente sulla pagina dei commenti, se hai già un album su cui caricarla oppure inviandola via e-mail a info chiocciola orchids.it.

Da quanto dici la tua pianta potrebbe essere attaccata da cocciniglia (dovresti anche notare dei grumi cotonosi sotto le foglie), strofinando sopra i puntini bianchi, questi dovrebbero staccarsi dalle pareti delle foglie.
Se è così ecco cosa puoi fare.
Primo intervento: pulisci le foglie, sopra e sotto con un battufolo di cotone imbevuto d’alcool diluito con acqua.
Secondo intervento: cerca un prodotto a base di olio di paraffina emulsionato (in commercio sono comunemente chiamati olii bianchi)
Se è spry spruzzalo per bene su tutte le parti della pianta dove la cocciniglia è presente.
Terzo intervento: in primavera sarebbe opportuno rinvasare la pianta e nell’occasione dare una controllata generale se c’è ancora qiualche colonia di cocciniglia presente.
In commercio ci sono anche degli insetticidi specifici per combattere la cocciniglia, ma per una pianta solamente, conviene evitarli.
La tua pianta potrebbe anche aver subito un attacco fungino…ma per capirlo bisognerebbe vedere una foto.

….da un vecchio post del blog…
Qualche nota sui Cymbidium, coltivazione e rinvaso
Il genere Cymbidium ha un’area di diffusione grande, che si estende dal Giappone all’Australia e comprende la Cina, l’India, la Birmania, la Penisola Malese e anche le Filippine. Entro quest’area, le specie vivono in ristrette regioni geografiche; alcune crescono ad altitudini elevate, che sono fresche, altre in zone più calde. Alcune sono state venerate fin da tempi antichi, altre sono state scoperte solo di recente.

Collezione Guido De Vidi – diritti riservati
Cymbidium eburneum Lindl. 1847
I Cymbidium sono tra le orchidee più belle che la natura ci offre, e sono anche molto utili. I tipi più noti hanno alti steli fiorali arcuati, che portano fiori cerosi dalle tinte delicate, creando stupendi effetti nelle sfumature del giallo, del verde, del rosa e del bianco. I fiori possono essere di un solo colore e di colori combinati nel modo più affascinante. Le piante stesse sono belle per il loro fogliame sottile come fili d’erba.

I sepali e i petali sono quasi simili, ovali, appuntiti e praticamente dello stesso colore. Il sepalo dorsale sovente si piega leggermente in avanti sopra il labello che è carnoso, con lobi laterali eretti ai lati della colonna e il lobo frontale ricadente una lingua.
Il nome di questo genere trae origine dalla forma del labello, fatta un po’ come una barca, (dal greco Cymbid = barca).


Le specie producono da 1 a 30 fiori in ogni spiga fiorale. Molti dei Cymbidium coltivati oggi sono ibridi derivanti dalle specie a grandi fiori appariscenti, originarie delle alte montagne nella regione delle colline Khasi e nell’Himalaya, da coltivarsi nella serra fredda. Sono ibridi che fioriscono bene nelle zone dove si può dar loro notti estive ed autunnali fresche (12-15 gradi).

Oggi conosciamo anche deliziosi Cymbidium miniatura, originari della Cina e del Giappone, ed anche altri pochi tipi ricadenti, a fiori piccoli, prosperano bene in climi più caldi.
I Cymbidium sono piante sempreverdi, con un gran numero di radici carnose alla base di pseudobulbi la cui forma varia secondo le specie: possono essere cilindrici e più grandi di un pugno, o sottili e appena visibili. Sono avvolti da foglie, verdi per diversi anni, poi si separano dalla loro base che rimane invece attaccata allo pseudobulbo. Le piante sono compatte e coprono un’area circolare.
Le foglie sono strette, coriacee, non particolarmente carnose e variano in lunghezza da 35 centimetri nelle specie più piccole, a 1 metro nelle specie di maggiori dimensioni. Il numero delle foglie varia secondo le specie, normalmente da 9 a 15. I getti nuovi s’innalzano dalla base degli pseudobulbi maturi.

Le spighe fiorali appaiono da Settembre a Gennaio, secondo le piante. Spighe che si formano presto possono fiorire sul finire dell’autunno, quelle che si formano più tardi possono fiorire durante l’inverno o nella primavera successiva. Tuttavia, il tempo che intercorre tra la formazione della spiga e l’epoca di fioritura è assai variabile da pianta a pianta. In alcune forme lo sviluppo della spiga, l’ingrossarsi delle gemme e lo sbocciare dei fiori avviene in rapida successione; in altre, invece, benché le spighe compaiono nel medesimo tempo, lo sviluppo delle gemme durante autunno e inverno è lento, e i fiori quindi non saranno pronti che per la tarda primavera successiva.

La spiga, all’inizio, è simile ad un getto vegetativo, ma quando raggiunge gli 8-10 centimetri le sue caratteristiche diventano evidenti. Sono arrotondate e molto appuntite alla sommità. Gli steli sono avvolti come in guaine dalle foglie, che li fasciano ben stretti all’inizio del loro sviluppo. Mentre la spiga si allunga, la punta che tiene racchiusi i boccioli è più grossa della parte restante dello stelo.

Quando la spiga ha raggiunto circa la metà della sua intera altezza, i bocci emergono dall’ultima foglia avvolgente lo stelo. La porzione che porta ì boccioli si allunga, questi si distanziano e s’ingrossano sino a quando sono pronti a sbocciare. Solitamente si aprono prima i boccioli alla base e poi gli altri, in successione. Se si recide uno stelo con diversi fiori già sbocciati e lo si tiene in acqua, anche i boccioli rimanenti si apriranno, raggiungendo la pienezza del colore, della forma e della sostanza e solo gli ultimi possono non essere perfetti come i primi. I Cymbidium sono le sole orchidee che si comportano in questo modo e sono quindi preziosi per le composizioni. Se volete avere un risultato assolutamente perfetto, dovrete lasciare maturare le spighe sulla pianta.
Durante la fase di maturazione dei boccioli e fino alla loro completa apertura è importante che le temperature notturne non superino i 10-12 gradi, pena l’ingiallimento dei manici e la caduta dei fiori ancora chiusi.

COLTIVAZIONE
Temperatura. I Cymbidium fioriscono con grande regolarità nelle zone dove le notti d’estate sono fresche, 12 – 15 gardi e dove possono ricevere molto sole. Tollerano temperature diurne alte anche superiori ai 30 – 35 gradi, purché abbiano acqua abbondante e possano godere di una buona circolazione d’aria ben umida, e purché tali temperature non siano di lunga durata.

Luce. I Cymbidium, durante l’estate, dovrebbero ricevere molta luce, da un minimo di 40.000 lux ad un massimo di 80.000, nelle zone dove è possibile controllare la temperatura in modo che non arrivi ad estremi pericolosi. Se non si può dare loro questo quantitativo di luce nella serra, neppure facendo uso di sistemi per abbassare la temperatura, è opportuno portarli all’aria aperta. Se si verificano tracce di bruciatura, trasportateli in un luogo dove è possibile tenerli in ombra parziale durante la parte centrale della giornata. Anche durante l’inverno le piante devono ricevere una buona dose di luce.

Invasatura. La scelta del substrato di coltura per i Cymbidium è una scelta personale; il requisito fondamentale è che il composto tenga l’acqua e che vi sia un buon drenaggio. I tipi di substrati adoperati vanno dalla fibra d’osmunda pura (ormai introvabile), alla corteccia d’abete e a vari altri tipi di miscele: ad esempio torba di sfagno, foglie di faggio e corteccia d’abete.

I Cymbidium non amano essere disturbati troppo sovente, solo ogni due o tre anni. Le piante adulte vanno quindi collocate in vasi abbastanza grandi da poter contenere un buon numero di nuovi getti. Sovente, da un medesimo pseudobulbo si innalzano due germogli, e da questi, l’anno successivo, altri due. Le piante di Cymbidium prosperano meglio e fioriscono più generosamente se sono coltivate e tenute in vasi da 25-30 centimetri, anziché essere divise con troppa frequenza.

La pianta di Cyimbidium richiede la rinvasatura quando gli pseudobulbi sono troppo fitti e premono contro gli orli del contenitore. E’ consigliabile intervenire prima che il substrato sia esaurito e inadatto alla coltura. Se una pianta da segni di crisi, toglietela dal vaso, accertate le cause del deperimento e poi rinvasate in substrato fresco. Le piante vanno rinvasate immediatamente dopo la fioritura. Ciò significa che alcune saranno pronte per l’operazione già in marzo-aprile (poche prima di questa data), ed altre solo a maggio-giugno. Le prime non avranno ancora formato nuove radici e questo è ideale, ma le seconde, anche se le punte delle radici sono attive, dovrebbero essere comunque rinvasate qualora si dimostrasse necessario farlo.

Cercate di disturbare le radici nuove il meno possibile. Tuttavia, qualora l’apparato radicale si presenti in condizioni critiche (radici in marcescenze) oppure eccessivamente compattate, vanno recise a 10 centimetri dagli pseudobulbi.
Le piante che non hanno fiorito, vanno rinvasate assieme al gruppo di marzo-aprile.

Una pianta che non deve essere divisa può essere trasferita in un nuovo vaso senza essere disturbata. Preparate il vaso nuovo con un buon drenaggio, depositando sul fondo dei pezzetti di polistirolo; sopra il polistirolo disponete un po’ di substrato. Rimuovete quindi la pianta dal vaso vecchio, scuotete il composto e ripulite la pianta dalle eventuali radici morte. Sistemate le piante nel vaso in modo che il livello del nuovo substrato ricopra la base arrotondata degli pseudobulbi di l,5 centimetri e si trovi a 1,5 centimetri sotto l’orlo del vaso. Versate sufficiente substrato, inumidito in precedenza, in modo da riempire la metà del vaso. Fatelo penetrare tra le radici con le dita e picchiate il vaso sul bancale in modo da assestarlo. Aggiungete quindi altro substrato e pigiatelo in modo da riempire il vaso. Con i pollici o con un utensile, pressate bene la superficie del substrato attorno all’orlo del vaso.

Nel trasferire una pianta in un vaso più grande, ricordatevi di togliere tutti i retrobulbi che non hanno foglie e che possono essere rimossi senza recar danno alla parte verde della pianta.
Quando la pianta avrà prodotto i nuovi getti da un lato, si potranno rimuovere facilmente i retrobulbi rimasti dal lato opposto. Talvolta quando ad una pianta di grandi dimensioni si saranno tolti i retrobulbi da una parte, rimarrà una porzione verde lunga e stretta che non è facile da invasare. In questo caso è opportuno dividere questa in due o più tronchi e creare così due o più piante di forma migliore.

Dividere un Cymbidium è più difficoltoso che dividere una Cattleya. Gli pseudobulbi crescono così fitti che talvolta è difficile capire esattamente da dove cresce un getto. Il rizoma che li unisce è così stretto e corto che occorre separare bene gli pseudobulbi per scoprirlo. Una porzione divisa di un getto, dovrebbe consistere del bulbo principale e almeno del bulbo che lo precede. Dal punto di vista della fioritura, è più conveniente tenere uniti 5 o 6 pseudobulbi.

Le operazioni di divisione della pianta possono essere effettuate spezzandola con le mani, per evitare ogni possibile diffondersi d’infezione per mezzo degli utensili. Il rizoma, tuttavia, è legnoso e l’operazione eseguita con le sole mani può portare a strappare giovani germogli dalla base degli pseudobulbi. In caso si usino attrezzi è utile passarli sulla fiamma per la sterilizzazione. Trattate ogni divisione disinfettando il taglio in modo da impedire l’insediarsi di un’infezione batterica o fungina e tamponatela con una soluzione fungicida.

Cura delle piante appena invasate.
I coltivatori hanno a questo proposito opinioni diverse. Alcuni sottopongono le piantine appena invasate ad un regolare programma di innaffiature; altri preferiscono innaffiare con moderazione finché non vi siano segni evidenti della crescita di nuove radici e da questo momento somministrano regolari innaffiature.
Il nostro parere è di seguire il secondo metodo. Le radici che siano state tagliate si risanano più velocemente se tenute all’asciutto (cioè in un composto appena umido) e s’incoraggia così anche la formazione di radici laterali. Una nebulizzazione alle foglie nei giorni sereni aiuta a controbilanciare la perdita d’acqua e sostituisce l’attività delle radici, che è assai minore dopo un’invasatura. La necessità dì dare maggiore ombreggiatura durante il periodo di convalescenza dipende dalle temperature diurne. Le piante che sono state rinvasate all’inizio della stagione, possono non aver bisogno di un’ombreggiatura extra, mentre quelle che sono state rinvasate più tardi possono trarre beneficio da un’ombreggiatura più forte, per qualche settimana. Non somministrate fertilizzante sino alla ripresa dell’attività radicale.

Coltura dei retrobulbi.
Si può iniziare la coltivazione dei retrobulbi subito dopo la divisione oppure, come alcuni preferiscono, si possono lasciare asciugare per una decina di giorni. In questo caso, mettete i retrobulbi di ciascuna pianta in un sacchettino di carta separato e fornito di etichetta (o anche in scatole di cartone), lasciando aperto, in modo che circoli aria e sistemando i contenitori in un luogo asciutto.
Si comincia poi la coltura in sacchetti di polietilene, nei quali sia stato messo un po’ di substrato umido. I sacchetti vanno collocati sui bancali tra i vasi, dove ricevono ombra dalle foglie delle piante e vanno tenuti in posizione eretta. Se i bulbi si coricano, i nuovi getti formeranno, nel crescere, angoli poco eleganti. La coltura dei retrobulbi può essere cominciata anche in vasi o terrine, in una mistura di corteccia spezzettata finemente e torba, o di questi due elementi più sabbia. I nuovi getti daranno origine a loro proprie radici, quando avranno raggiunto un’altezza di circa 8 centimetri. I retrobulbi messi sin dall’inizio in vasi possono esservi lasciati, ma quelli coltivati in sacchetti di polietilene o in terrine devono invece essere invasati non appena le radici raggiungono una lunghezza dì 2,5 centimetri. I nuovi getti si svilupperanno più rapidamente, se i retrobulbi saranno tenuti ad una temperatura leggermente più alta del solito, con notti a circa 14-15 gradi. Basterebbe tenerli nella serra delle Cattleya, ad esempio. Ma se non possedete un luogo più caldo per coltivarli, produrranno ugualmente i nuovi getti. Un retrobulbo robusto formerà uno stelo che darà fiori al secondo o al terzo anno.

Innaffiature.
Ad eccezione del periodo dopo l’invasatura, i Cymbidium non devono essere mai lasciati all’asciutto.
Secondo il substrato utilizzato, date acqua in modo da tenerlo sempre umido. Nei periodi di calore e tempo sereno, con tutte quelle foglie lussureggianti che perdono l’acqua facilmente traspirando, potrebbe essere necessario innaffiare ogni giorno. Piante di grande dimensione, che riempiono il vaso, consumeranno l’acqua più rapidamente di piante appena rinvasate. Durante i freschi giorni d’inverno, non sarà necessario innaffiare con tanta frequenza.

Umidità e ventilazione.
I Cymbidium hanno bisogno di una buona ventilazione e di circolazione d’aria. L’umidità relativa deve essere mediamente oltre il 50 per cento.

Somministrazione di fertilizzanti.
Vi sono tante possibili combinazioni di fertilizzanti, per i Cymbidium, quante sono le possibili misture di substrati di coltura. Per le piante cresciute in un composto che contenga una buona percentuale di torba e corteccia è sufficiente la formula di fertilizzante N.P.K. 20-20-20, somministrata una innaffiatura sì e una no.

17 pensieri su “Cymbidium, coltivazione e rinvaso

  1. Guido Autore articolo

    Ciao Antonella, benvenuta fra le orchidee. Grazie per i complimenti e benvenuta anche nella grande famiglia di questo blog. Sei già in contatto, se vuoi far parte di Orchids Club Italia è sufficiente che tu ci autorizzi ad usare il tuo indirizzo di posta elettronica per inviarti le nostre informazioni su incontri e mostre. Se invece desideri frequentare solamente il blog, puoi intervenire, quando e dove vuoi, chiedendo qualsiasi informazione e magari portando anche le tue esperienze: ricorda che con le orchidee nessuno è maestro e nessuno è allievo.
    A presto
    Guido

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  2. antonella

    Ciao, mi chiamo antonella e devo dire che sono rimasta folgorata dalle orchidee, tanto che mi ritrovo con ben 3 piante di vanda e 5 di phalenopsis.
    Mi sono talmente appassionata che passo ore alla ricerca di tecniche e istruzioni per la coltivazione.
    Oggi naviganto su internet ho scoperto il vostro ho letto con attenzione i vostri post e tutti i consigli che date’ e trovo tutto estremamante interessante ed esaudiente, vorrei potermi mettere anchio in conttatto con Voi per esporvi i miei dubbi e per imparare a coltivare queste magnifiche bellezze della natura .

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  3. Guido Autore articolo

    Ciao Daniela, certo che ricordo la tua ansia per la Phal.
    Gli steli o i getti come tu li chiami, io consiglio di tagliarli solamente quando sono secchi oppure solamente se la pianta è stressatissima.
    Nel tuo caso penso che convenga non tagliarli e lasciar fare alla pianta… chissà che i vecchi steli non ti regalino nuove fioriture.
    Ciao Daniela, grazie per i complimenti che sono sempre graditi e…scrivi ogni tanto 😉
    Buona coltivazione, a presto
    Guido

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  4. Daniela

    CIAO GUIDO!
    Sono Daniela, l’ultima volta che ti ho scritto erano gli inizi dell’anno ed ero disperata perche’ mio marito mi aveva appena regalato una Phalaenopsis, e solo dopo pochi giorni aveva perso tutti i suoi boccioli!…Non so se ricordi, ma sono veramente un’adoratrice delle orchidee ma non ne avevo mai avuta una fino ad allora. Dopo aver cercato di curare al meglio la pianta ed i pochi (Tre), fiori rimasti li’ fino al mese di maggio, volevo comunicarti con grande gioi che nel frattempo è spuntato un getto che è cresciuto alla velocità della luce e con lui sono spuntati la bellezza di 7 boccioli, di cui uno si è già seccato ed è caduto. Però gli altri si stanno aprendo adesso e sono una meraviglia….e’ un miracolo…Tutto questo per farti l’ennesima domanda da perfetta inesperta in materia, giunta a questo bel risultato, i getti che a suo tempo hanno fiotito e che adesso sono rimasti sopgli, vanno potati? E possono eventualmente rifiorire?Grazie della tua attenzione e complimenti per il sito che e’ sempre piu’ bello ed interessante.Purtroppo il tempo per consultarlo bene non è mai abbastanza, ma molto spesso le foto parlano da sole. A presto.

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  5. Guido Autore articolo

    Ciao Teresa (Blobbina) è appena giunta la tua seconda mail con le foto: la situazione è più grave del previsto.
    Non si tratta di cocciniglia siamo in presenza di una estesa infezione di matrice fungina o peggio una virosi.
    Se è virosi siamo spacciati in partenza: non è guaribile e bisogna eliminare la pianta facendo anche attenzione di non trasmetterla ad altre piante (utensili sterili passandoli sulla fiamma del gas prima e dopo le operazioni che ho elencato nel precedente commento)
    Qualora fosse malattia fungina e conseguente batteriosi, mi pare che sia già in stadio avanzato.
    Pulisci tutto come ti ho consigliato di fare e poi immergi la pianta in una soluzione di “Previcur” alle dosi indicate, lasciandola per mezz’ora e poi lasciala ad asciugare per due giorni…sperando che si fermi l’infezione.
    Mai dire mai…auguri 😉
    Guido

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  6. Guido Autore articolo

    Blobbina, ciao e rilassati. Da quello che descrivi non ti rimane che rinvasare la pianta, anche se ormai è un po tardi (perderai la prossima fioritura)…poco male comunque, se non intervieni drasticamente perderai la pianta.
    Per le operazioni di rinvaso dai una letta a questo post.
    In sintesi devi pulire la pianta tirando via tutto quello che c’è di marcio: pseudobulbi, foglie e radici…soprattutto.
    Alla fine cospargi tutte le ferite con fungicida in polvere (agisce da disinfettante), lascia la pianta ad asciugare per due giorni e poi procedi con il rinvaso.
    In bocca al lupo.
    A presto.
    Guido

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