L’orchidea dedicata a Fulvio Tomizza

La seconda risposta è che l’Italia, sconfitta e persecutrice degli slavi durante la dittatura fascista, non intendeva perdere Trieste, per la cui conquista aveva sacrificato 600 mila uomini nel corso della Prima guerra mondiale e, oltre a bocciare regolarmente ogni proposta, anche la Zona B, così come Tito non rinunciava alla A e soprattutto al suo capoluogo, la «slovena Trst». Alleata delle potenze occidentali, quando la tensione tra le due zone era salita a livelli preoccupanti, si era fatta assicurare da queste la restituzione della Zona B, ma di fatto, con la cacciata dal Cominform, Tito, sconfessato a Est, aveva rafforzato la propria posizione proprio a ovest e quindi non lo si poteva scontentare del tutto. La promessa tripartita era stata poi fatta a De Gasperi, uomo che di confini se ne intendeva, al quale successe Pella che sposò la causa degli irredentisti giuliani usando la mano forte, e poi Scelba il quale si accontentò di assicurarsi Trieste tramutandone la riconsegna in un successo personale su Tito. Va aggiunta una terza risposta in parte deducibile da quanto ho esposto sopra e che cioè gli jugoslavi, anche attraverso i loro fratelli istriani sloveni e croati, conoscevano bene, angolo per angolo, direi zolla per zolla, ciò che intendevano ottenere fin dai tempi della lotta clandestina antifascista e dei vertici moscoviti dei segretari dei partiti comunisti, comprendenti Togliatti. Mentre l’Italia, l’Italia anche di Palmiro Togliatti, al suo possibilismo e alla sua faciloneria, alla disinvolta ignoranza e al sostanziale disinteresse per le proprie zone di frontiera, suppliva con una retorica magniloquente quanto fastidiosa e offensiva.
In virtù della loro determinazione, e della loro passione autentica benché talvolta sovreccitata, gli sloveni hanno infine ottenuto ciò a cui aspiravano secolarmente: l’autonomia e l’affacciarsi all’Adriatico. Tengono tutti i transiti del confine ex jugoslavo con l’Italia, compresa Skofije divenuta un articolato centro commerciale che, nella generale corsa per le compere a Trieste, tenta di attirare gli acquirenti triestini, i negozi di free-shop allestiti in casette e in scantinati perfino ai valichi minori a cui si accede con apposito lasciapassare rilasciato ai residenti nelle due aree.

Un pensiero su “L’orchidea dedicata a Fulvio Tomizza

Ciao! Che ne pensi?