Attenzione al CITES

Ricercatore inglese multato per contrabbando di orchidee – la notizia è datata Luglio 2007

Un importante scienziato è stato arrestato per contrabbando di oltre 100 piante di orchidee botaniche, dovrà pagare più di 100.000 sterline inglesi.
Si tratta del ricercatore farmaceutico Dr. Sian Lim, di 33 anni. Ha importato illegalmente in Inghilterra alcune orchidee rare, provenienti dalla Malesia sua patria di origine.
Questo comportamento si configura come fenomeno ricorrente fra gli orchidfili, ed è noto come ‘orchidelirium ‘, uno dei tanti aspetti del commercio illegale che minaccia l’estinzione in sito, di molte specie di orchidee.
Fra le piante sequestrate al Dr. Siam Lim è stata recuperata una specie che cresce solo in piccole quantità in una zona remota del parco nazionale di Sarawak – Malesia.
Altre sei piante – le più spettacolari del bottino – sono così rare che praticamente si stanno estinguendo in natura: la specie può essere trovata solo sulle pendici del monte Kinabalu sull’isola del Borneo.
Inoltre, due piante del gruppo sequestrato sono state scoperte solo nel 1997 nell’isola indonesiana di Sulawesi e sono già considerate estinte a causa della raccolta illegale. La loro rarità è tale che l’esperto del Kew Garden, incaricato alla classificazione ha ammesso di non averle mai viste prima.
Il Dr Lim è un collezionista di orchidee molto noto negli ambienti orchidofili internazionali, coltiva orchidee rare i due serre sistemate nel giardino della sua residenza di Putney, a sud ovest di Londra.
Era il 2 giugno 2004, quando gli ufficiali della dogana dell’aeroporto Heathrow, aprendo i bagagli del Dr Lim di ritorno da un viaggio in Malesia, hanno scoperto le orchidee, in quell’occasione egli dichiarava di aver raccolto 13 esemplari , ma non per scopi commerciali.
Il sequestro è avvenuto nell’aeroporto di Heathrow, il Dr. Lim in totale aveva con se 126 gli esemplari, tutti inclusi in “categoria A” del CITES, la cui commercializzazione è vietata.
Il Dr. Lim è stato arrestato nel 2006 ed ha scontato 4 mesi di carcere a “Isleworth Crown Courted”.
La sentenza del tribunale ha ordinato al Dr. Lim il pagamento di 110.331 sterline inglesi, quale ipotetico ricavo di un eventuale commercio delle piante sequestrate, oltre al pagamento 15.000 sterline per le spese sostenute dagli esperti del Kew Garden.
Qualora il Dr. Lim non intenda pagare dovrà scontare altri 3 anni di carcere.

Nota:
L’Italia ha aderito alla convenzione CITES , pertanto, dato per scontato che le importazioni e le esportazioni di orchidee sono regolate da apposite procedure doganali, la detenzione di specie incluse in appendice “A” del CITES (quasi tutte le specie di Paphiopedilum ad esempio) è soggetta a quanto previsto nel Decreto del Ministero dell’Ambiente 8 gennaio 2002 – che prevede la tenuta di un “Registro di detenzione” per – chiunque utilizzi, detenga o esponga esemplari a scopo di lucro o ponga in essere atti di disposizione finalizzati allo scambio, alla locazione, alla permuta o alla cessione a fini commerciali di qualsiasi natura e titolo…
Da ciò si può dedurre che la detenzione di specie incluse in appendice “A” per mero scopo amatoriale non preveda l’obbligo della tenuta del registro in oggetto.
Scritto questo, in casi di acquisto di specie incluse in appendice “A”, ritengo comunque utile farsi fare una dichiarazione dal venditore, che ne certifichi la provenienza (il venditore, una volta ceduta la pianta deve spuntarla dal suo registro) .

16 pensieri su “Attenzione al CITES

  1. Alberto_g

    Ho provato a rileggere il testo del CITES. In pratica se ho ben capito non si possono possedere orchidee (e così altre piante o animali) che siano state raccolte in natura e che sono nell’elenco dell’appendice I e II. In questi casi servono i certificati molto restrittivi, proibitivi ecc ecc ecc. Anche l’importazione (dal paese di origine) di piante ottenute artificialmente necessita dei vari permessi. Neppure i semi delle Orchidee in appendice I possono essere commercializzati.
    Diversa è la situazione quando compriamo piante non dal paese di origine, in questo caso chiaramente (?) riprodotte artificialmente. I vari Paphiopedilum insigne (appendice I) del supermercato possono essere venduti perché riprodotti e non presi in natura.
    Mi sorge ora la domanda: dopo qualche anno di buona coltivazione come si può riconoscere l’esemplare raccolto in natura da quello riprodotto in laboratorio?
    Piano alla volta chiariremo tutti i dubbi. Spero.
    Alberto

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  2. Massimo M.

    D´accordo Alberto, ma sempre nell´ottica di un ipotetico controllo chi lo spiega ai finanzieri che la pianta l´ho acquistata da Pinco Palla ma che non posso dimostrarlo? In fondo nel frattempo la pianta potrebbe essere stata rinvasata ed io potrei avere perso il cartellino originale…..e poi senza cartellino e non essendo la pianta in fiore come la possono riconoscere????
    Io credo che a meno che uno non sia un venditore con partita Iva nulla abbia da dimostrare altrimentri veramente il collezionismo diventerebbe una cosa impossibile.
    Con gli animali è facile …. lo vedi ed è abbastanza palese che appartenga ad una razza piuttosto che ad un´altra…ma con le piante è un´altra cosa…a volte è difficile persino ad un esperto riconoscere una pianta senza fiore, figuriamoci ad un amatore.

    Sempre più ardua la sentenza 😉
    Ciao

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  3. Alberto

    La risposta non potrà che essere: i certificati servono per importare in Europa e non per il mercato interno, altrimenti non vi sarebbe commercio alcuno, i certificati costano cari, ma servono per evitare commerci illegali. Ciao Alberto

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