Luci ed ombre

Qualche consiglio ai neofiti coltivatori di orchidee per non cadere nella trappola degli “incauti acquisti”
Le luci e le ombre della passione per le orchidee trovano simbolismo in questa foto; lo splendore rappresentato dall’oggetto del desiderio e le ombre all’orizzonte a testimonianza delle mille incognite che incontra il principiante.
Scrivo questo, sollecitato dalle tante e-mail inviate al blog da neofiti in cerca d’aiuto dopo aver acquistato orchidee non proprio adatte alle prime esperienze di coltivazione. Sì certo, ammaliati dal fascino delle orchidee e sollecitati da mille occasioni, non ultima la possibilità di poterle facilmente acquistare anche on-line è fin troppo facile lasciarsi conquistare da quei colori da quelle forme e da quei nomi così intriganti. Capita sovente che, dopo aver goduto a lungo la prima Phalaenopsis, magari ricevuta in regalo, il neofita stregato da questa pianta così diversa, dopo aver navigato in rete alla ricerca di notizie sulla coltivazione delle orchidee, pensi bene di potersi “buttare” in altri acquisti guidati principalmente dall’emotività.

Ad esempio, un appassionato di Padova scrive fra l’altro…ieri mi sono arrivate dalla riviera di ponente una lc. e sei blc. Sono le mie prime piante di orchidee, ad eccezione di una phalaenopsis che ho acquistato in fiore in giugno e che ha perso l’ultimo fiore due settimane fa.
Ora mi sto preoccupando di evitare una strage di piante innocenti, già all’inizio della coltivazione…

Che dire? L’approccio al mondo magico delle orchidee, in questo caso – purtroppo molto frequente – non è dei migliori. Non è dei migliori perché è stata scelta troppo precocemente la coltivazione di orchidee con particolari esigenze climatiche – leggi serra organizzata – e di dimensioni tali da non consentire la creazione di piccoli spazi – leggi terrario.
Trattando il tema dell’incauto acquisto, non posso non tirare in ballo il mio vecchio cruccio sull’etica del venditore di orchidee da collezione: a mio avviso il venditore di orchidee da collezione dovrebbe assumere un ruolo attivo nella guida ai primi acquisti del neofita. Non sempre questo avviene, e l’era degli acquisti on-line inibisce ulteriormente la mia utopia.
Orchidee facili, orchidee difficili?
In linea generale non esistono orchidee facili e/o orchidee difficili, il buon risultato della coltivazione sta tutto nella disponibilità di ambienti adatti alle specifiche esigenze. In assenza di spazi nei quali si può controllare la famosa triade di parametri (temperatura, umidità, luminosità), conviene iniziare con qualche varietà commerciale, storicamente abituate alla vita “casalinga” ad esempio (Paphiopedilum, phalaenopsis, Cymbidium, Zygopetalum).
Il salto di qualità potrà avvenire soltanto con la creazione di una casa per le orchidee, sia questa una serra, una veranda piuttosto che un piccolo orchidario.
A conferma di quanto scritto sopra, date un’occhiata a questa foto. Questa foto mostra dove vive la Cattleya maxima, specie che fa da filo conduttore al tema di questo post.
La storia: terminato il primo rinvaso della mia unica Cattleya maxima var. equadoregna, rimasero inutilizzati gli ultimi due pseudobulbi vecchi e raggrinziti, per capirci, da buttare nella spazzatura.
Non trovai il coraggio di buttarli e non sapendo dove collocarli li legai con del filo al montante di ferro zincato della mia serra, ecco i risultati raggiunti quasi esclusivamente dall’ambiente adatto.

Scheda
Cattleya maxima Lindley 1831
Sinonimi: Cattleya malouana L. Linden & Rodigas 1986 – Epidendrum maximum (Lindl.)Rchb.f 1861.

Origine del nome di specie
Nel 1831 quando Lindley studiò e descrisse questa orchidea, le specie del genere Cattleya già conosciute erano solamente 5 e tutte con i fiori più piccoli di questa pianta inviatagli dai raccoglitori e per questo pensò di assegnarle il nome “maxima”.
Cattleya maxima è un’orchidea epifita e litofita di medie dimensioni, appartiene al gruppo delle labiate unifoliate. I suoi pseudobulbi robusti, producono (8-10( fiori di (10-15) centimetri di diametro color rosa pallido. E’ endemica in Colombia, Ecuador e nel Perù litoraneo in cui è il fiore nazionale.
Questa specie può essere trovata nelle foreste del litorale asciutto, a basse quote fino a 1500 metri d’altitudine. In coltivazione richiede ambiente caldo da serra intermedia e nella fase di sviluppo vegetativo deve essere fertilizzata ed innaffiata abbondantemente. E’ utile rallentare le bagnature nel periodo di riposo vegetativo. Il periodo di fioritura varia da ottobre a dicembre. La morfologia di questa specie varia a seconda del luogo di endemicità: le piante di origine ecuadoregna sono più robuste, con pseudobulbi lunghi e slanciati con molti più fiori rispetto a quelle peruviane. La forma peruviana, seppur più piccola e con meno fiori è interessante, sia per la consistenza della pianta, che per la sua compattezza ed anche per l’intensità del colore dei fiori stessi. Entrambe le forme hanno un labello molto bello, increspato, con venature rosso-ciliegia e caratterizzato da una linea centrale gialla che le rende inconfondibili.

8 pensieri su “Luci ed ombre

  1. Adelaide

    Ciao!!!
    E’ un anno che ho iniziato con le orchidee,ho iniziato con gli esemplari più adatti al mio appartamento.
    Ho tre Phalaenopsis,tre oncidium e un solo cymbidium perchè fuori in balcone ho pochissimo spazio quindi cerco di concentrare la mia passione su orchidee che posso tenere dentro.Anche se cerco di leggere tutto il possibile ho comunque varie domande:
    1.i tre oncidium li ho salvati a settembre da un fioraio che non capisce niente di orchidee e volevo chiederti come curarli perchè ne so poco.Due sono in buone condizioni anche se non ci sono fiori mentre l’altro sta diventando giallo e secco…
    Per ora l’unica cosa che ho fatto è stato rinvasarli perchè ne avevano davvero bisogno.
    Non riesco a capire se gli oncidium vanno tenuti dentro o fuori e se hanno un periodo di riposo o no.Sono0 quasi certa che siano degli oncidium varicosum…se non erro.

    2.Una delle mie phalaenopsis,anche questa salvata sempre davvero all’ultimo minuto perchè stava completamente morendo con tutte le radici che erano ormai andate ed erano cadute anche le foglie,io l’anno scorso appena salvata l’ho rinvasata e piano piano ha ripreso.Adesso dopo un anno di cure sta una meraviglia,ha tante radici e sta mettendo ben 4 steli e ha delle foglie belle forti finalmente!!!!
    Però ho un dubbio atroce….il composto nel vaso è un bel pò deteriorato e quando la bagno rimane bagnato troppo a lungo,( l’ho innaffiata 15 giorni fa ed è ancora bagnato!! aiutooo)in teoria so che dovrei rinvasarla per evitare che marciscano le radici ma ho paura di farlo sia perchè non è periodo e sopratutto ho paura di bloccare questo bellissimo processo di crescita.
    Cosa faccio?? Rinvaso o no?? Non so cosa fare!!!

    Volevo dirti che questo tuo sito è davvero utile,grazie mille!!!

    Aspetto con ansia una tua risposta.
    Grazie in anticipo!

    Rispondi
  2. Marina

    Coltivo in casa da circa un anno, da quando ,come mi ha detto Guido, galeotto mi fu un viaggio in Birmania, e sono già a una cinquantina di esemplari.Sinceramente sono abbastanza soddisfatta dei risultati, mi stanno rifiorendo quasi tutte, ma certo il lato economico non è indifferente. Sabato sono stata al week end aperto al Sughereto (finalmente qualcosa vicino a Firenze!) e sono tornata con 5 nuove piante, che peraltro già volevo e delle quali mi ero preventivamente informata riguardo la possibilità di coltivare nelle mie condizioni.60 euro.
    A questo riguardo, siccome sono abbastanza brava a costruire i cestelli in legno,(li ho fatti x le mie vande e le BLC), non è che qualcuno sarebbe interessato a scambiare cestelli, su misura richiesta, con divisioni di cattleya? (Forse mi dovevo inserire su Portobello, ma non mi sembra molto attivo).Il mio budget è quasi a 0 ormai!
    Cari saluti

    Rispondi

Ciao! Che ne pensi?