Ancora sulla tassonomia

Ancora novità dal campo tassonomico che in alcuni casi manifesta segni di imbarazzo anche nella stessa classificazione tassonomica delle nostre maliarde. Questo è un articolo scritto dal professore di filosofia alla Harvard Univerity e tassonomo Robert L. Dressler, autore e co-autore di diversi libri, associato dell’erbario dell’Università della Florida e Curatore del Missouri Botanical Garden, apparso sulle pagina 812 e 813 dell’edizione di Novembre 2008 della rivista Orchids redatta dall’AOS (American Orchid Society) ed al solito da me liberamente tradotta:

Cattleye e sistematica molecolare

Per il primo paio di secoli dopo Linneo, le piante furono classificate in base al grado di somiglianza o differenza tra piante o gruppi di piante, basato principalmete su una visione antiquata. Non sorprende che i botanici si caratterizzassero come “aggregazionisti” o “scissionisti”, a seconda se preferissero generi ampliati o molte specie, o molti piccoli generi, ciascuno con poche specie.
Naturalmente i membri di ciascun gruppo consideravano se stessi i migliori e più scientifici. Ci sono stati, è vero, alcuni che preferivano scindere il loro gruppo favorito in gruppi, e chi (a volte conosciuti some aggregazionisti) ha ritenuto ragionevole accorpare in qualsiasi altro gruppo .
Con il tempo i microscopi divennero migliori e più importanti, e meglio gli addetti ai lavori tendevano a far confronto tra carattere e carattere delle piante in fase di studio.
Negli ultimi decenni abbiamo visto il sorgere delle analisi del DNA, o sitematica molecolare. Le molecole del DNA compongono la mappa genetica che determina la crescita e la struttura della pianta. Di certo, se possiamo leggerne la mappa, possiamo anche farne una migliore classificazione. Ora una prominente rivista botanica è chiaramente dominata dalla sistematica molecolare, anche se questo non ha messo fine alla dicotomia tra scissionisti e aggregazionisti.
In generale coloro che utilizzano la sistematica molecolare sono pittosto aggregazionisti, ma ci sono ancora alcuni autori che preferiscono piccoli generi con poche specie. Uno di essi sostiene che non si può basare la classificazione delle piante in base al DNA, fino a quando non sia stato analizzato l’intero genoma della pianta.
Considerando il costo complessivo dell’analisi del genoma dell’Homo sapiens, non mi aspetto davvero la completa analisi del genoma di molte piante nei prossimi decenni.
Infatti, la domanda che il genoma di ogni pianta sia conosciuto prima che si possa basare la classificazione delle piante sul DNA, può essere solo un pretesto per una sciatta classificazione.
In pratica, la sistematica molecolare usa enzimi per separare certe regioni (a volte chiamate geni, siano essi o meno) o del nucleo o di cloroplasti, che possono poi essere analizzate e replicate.
Idealmente, diverse regioni vengono campionate dalla vasta selezione del gruppo che dev’essere studiato.Generalmente, al pari di tali tassonomisti “antiquati” posso vedere che i risultati delle analisi molecolari virtualmente sono sempre un miglioramento della classificazione vecchio stile basata sulla comparazione visiva.
E ancora, quasi ogni studio suggerisce cambiamenti nella classificazione e questi possono essere un po’ inquietanti.
La sottotribù delle Laeliinae è uno dei maggiori gruppi dell’America tropicale, ed è inusuale che si possano incrociare piante di quasi uno ogni due generi e quasi sempre ottenere un ibrido intergenerico. Dal momento che la classificazione è cambiata con il tempo, così lo sono stati i nomi di alcuni generi e loro ibridi (sia naturali che artificiali). Le Laelia sono state descritte provenienti dal Messico e la presenza di otto pollinia per ciascun fiore sono stati ritenuti elemento importante. Sicuramente il nome Laelia una volta veniva applicato alle specie vere di Laelia del Messico e dell’America centrale, ma anche i gruppi del Sudamerica che somigliavano principalmente alle Laelia con otto pollinia (non importa che la Cattleya dormaniana abbia quattro pollinia più grandi e quattro più piccoli).
Il nome Laelia veniva applicato a diverse piante del Sudamerica con otto pollinia, includendone alcune che somigliavano alle Cattleya. Sicuramente l’ibrididazione naturale tra Cattleya e la “Laelia” purpurata ed i loro vicini alleati e piuttosto frequente.
Il primo serio studio del DNA sulla sottotribù delle Laeliinae fu pubblicato da Van Den Berg e assistenti nel 2000. Alcune delle specie di “Laelia” brasiliane che ha dato luogo alla maggior parte degli ibridi “Laeliocattleya” in definitiva non erano Laelia e la stretta relazione di queste Laelia brasiliane sembrava essere con le Sophronitis.
Così, Van Den Berg e Chase, trasferirono la “Laelia” purpurata ed i suoi vicini alleati nelle Sophronitis. Questo causò alcune costernazioni nel mondo orchidofilo per il fatto che la maggior parte delle Laeliocattleya sarebbe diventata Sophrocattleta.
Van Den Berg ha presentato un documento alla 19ª Orchid World Conference del gennaio 2008, il quale, credo, sia ora in stampa; vi è un altro interessante documento di Van Den Berg in Neodiversity (che è essenzialmente una pubblicazione web. Ne sono stati stampati e spediti alcuni numeri a importanti centri biologici, per far si che i nomi pubblicati fossero legali. Possono essere consultati su www.neodiversity.org).In questo documento Van Den Berg presenta un sistema molto più semplice e scientificamente valido. Lui trasferisce tutte le Laelia brasiliane e le Sophronitis nel genere Cattleya.
La morale di questa storia è ovvia. Se qualcuno “scinde” il vostro genere preferito in 17 nuovi generi, non buttate via e cambiate tutte i cartellini. Attendete alcuni anni. Potrebbe arrivare una classificazione molto più semplice che richiederà un minor numero di nuovi cartellini.
Naturalemente ci sono ancora alcuni ibridi (artificiali) tra Cattleya e Brassavola, Caulathron, Domingoa, Encyclia, Epidendrum, Guarianthe, vere Laelia, Prosthechea, Rhyncholaelia e probabilmente parecchie altre.
Ho il sospetto che si potrebbe ottenere un ibrido vitale tra Meirachyllium e Scaphyglottis, ma perchè preoccuparsene?
Rimangono alcune tessere sulle Guarianthe, il cui nome è stato ben accolto in Costa Rica, dove la “Guaria Morada” è il fiore nazionale. Alcune delle Guarianthe sono dello stesso ramo cladistico delle Rhyncholaelia (nota: La cladistica, o tassonomia cladistica, (dal greco klados = ramo), è un metodo di classificazione dei viventi, messo a punto da Willi Hennig (1913-1976), che si basa sul grado di parentela ovvero sulla distanza nel tempo dell’ultimo progenitore comune.È nota anche come sistematica filogenetica. Nota dello scrivente. Fonte Wikipedia) ed alcuni hanno suggerito di combinare le Guarianthe con le Rhyncholaelia.
Wes Higgins, Professore di filosofia, ed io ci siamo sentiti a disagio su tale combinazione ed abbiamo proposto il nuovo nome di Guarianthe.
Più tardi è stato detto che la Guarianthe (sin. Cattleya) bowringiana del sud del Messico ha foglie grigiastre un po’ come quelle delle Rhyncholaelia. Ho quindi chiesto se potessimo aver commesso un errore. Cioè, forse le Rhyncholaelia sono piante impollinate da falene discendenti da un antenato come le Guarianthe.
La cosa strana è che la Guarianthe bowringiana non è ancora sullo stesso ramo cladistico della Guariante (sin. Cattleya) aurantiaca e Guariante (sin. Cattleya) skinneri, che condividono un ramo con le Rhyncholaelia e due “Cattleye” Sudamericane, la “C.” araguaiensis e la “C.” maxima.
Chissà come gli studi futuri potranno cambiare la classificazione?

4 pensieri su “Ancora sulla tassonomia

  1. Pingback: Il genere Cattleya, aria di rinnovo? | Orchids.it

  2. Francesco

    Per fortuna non sono molto interessato a questi generi altrimenti che confusione!!!
    Secondo me restano sempre le prime suddivisioni!

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