Archivio mensile:Settembre 2010

Cochleanthes , un genere da scoprire

Nella grande e variegata tribù delle Maxillarieae, trova collocazione anche il genere Cochleanthes
Pur essendo di semplice coltivazione non è facile reperire le sue specie.

Il genere Cochleanthes è stato creato nel 1959 da Schultes & Garay, separandolo dal vecchio genere Warszewiczella. Il suo nome si riferisce alla forma del labello. Hanno basato la loro descrizione su Cochleanthes flabelliformis, che è la specie tipo.
Foto a sinistra: Cochleanthes flabelliformis (Sw.) R.E. Schult. & Garay 1959
Questo genere è composto da circa 17 specie ampiamente distribuite in tutta l’America tropicale, fino a 1800 metri di altitudine. Sono piante epifite senza pseudobulbi, con foglie distiche. Le specie di questo genere si distinguono dalle altre del gruppo Chondrorhyncha per il callo semicircolare esistente nella parte anteriore della base del labello.
Le spece del genere Cochleanthes, a causa delle reiterate riclassificazioni portano con loro diversi sinonimi, causa di facili confusioni e di doppi acquisti.
Chi desiderasse avventurarsi nella completa collezione di tutte le specie di questo genere, onde evitare doppioni, farebbe bene tenere sott’occhio questa leggenda.
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Quella Vanda coerulea tanto desiderata

Finalmente siamo riusciti ad organizzare qualche giorno di vacanza… pochi, molto pochi, e per questo, io e mia moglie, abbiamo pensato bene di tornare noi due soli in quelle isole meravigliose del Quarnaro che rispondono al nome di Cherso e Lussino.
Sono oltre 40 anni che queste strisce di terra in mezzo all’adriatico mi fanno sognare. Mi fanno respirare emozioni uniche. Il mio carattere estroverso e la mia continua voglia di stare con le genti dei posti che visito, hanno facilitato la simbiosi con le genti di quelle terre, tanto da sentirmi a casa mia.
La storia e la politica hanno tracciato solchi profondi in quei luoghi. Nei secoli, oserei dire nei millenni, molte culture si sono sovrapposte, si sono assimilate a vicenda, si sono plasmate a tal punto da renderle universali.
Anticamente chiamate isole Apsirtidi , … o Apsirtides, dal nome del fratello di Medea che la maga, per amore di Giasone, aveva attirato in un tranello mortale su queste acque; dal suo corpo gettato a pezzi in mare nacquero le isole. Gli Argonauti, in fuga dalla Colchide col Vello d’oro rubato, avevano risalito il Danubio, la Sava e altri fiumi, caricandosi la nave sulle spalle nei tragitti da uno all’altro, sino a raggiungere l’Adriatico nel golfo del Quarnero, dove li attendeva la flotta dei colchi mandata a inseguirli e guidata da Absirto, ucciso poi a tradimento a Ossero, Apsirtos, Apsaros” (Claudio Magris, Microcosmi, Garzanti, 1997, pag. 166; l’ovvio riferimento è alle Argonautiche di Apollonio Rodio…).
Robert Graves, del resto, collocava proprio a Lussino l’isola di Circe, seguendo una notazione dello Pseudo-Scilace, nel suo Periplo del IV a.C., raffigurante “Lussino come un’isola in cui le donne governavano gli uomini a piacere e si accoppiavano con gli schiavi, rendendo pure schiavo chi si accoppiava con loro” -Magris, op.cit., pag. 167; cfr.

Nei secoli successivi, queste isole videro il dominio di vari Paesi. Sicuramente, il lungo dominio della Repubblica Veneta ha lasciato la sua matrice di cultura, ancor oggi palpabile, nell’architettura (nella foto torre veneziana del 1400), nella lingua e nelle tradizioni delle sue genti, ora governate dalla Croazia.
Noi veneti, in quelle terre possiamo capirci parlando tranquillamente nel nostro dialetto – lingua sarebbe giusto dire – e nonostante gli attuali governanti di matrice slavo-balcanica non facciano nulla per favorire il suo mantenimento – essa rimane viva nella parlata delle isole.
Ecco, dopo questa lunga introduzione possiamo entrare nel vivo – si suol dire – del viaggio. Il richiamo alle orchidee è inevitabile, fondamentalmente è la vera ispirazione a scrivere questo post.
Il post lo dedico a tre meravigliose donne di Lussingrande, Maria, Carmen e Lidia.
Lidia (al centro della foto insieme a mia moglie Rosetta), laureata in letteratura della lingua italiana, figlia della signora Carmen, ufficialmente traduttrice giurata di italiano, ma con la grande passione per la natura ed il mondo vegetale, tale da indurla a creare un magico spazio nella parte alta della città (chiamato bonsai), dove semina e coltiva tutte le essenze autoctone dell’isola.
Non è cosa da poco, si sa che nelle isole, la flora locale è molto ricca e vasta di specie, in parte importate dall’arciduca Carlo Stefano d’Austria. Nel 1866 l’arciduca fece costruire il noto castello (Guardia marittima), e nel 1892 Lussingrande fu proclamata stazione climatica. Il proprietario del castello divenne famoso per aver piantato diverse essenze vegetali nel parco del castello stesso, e molti capitani seguirono il suo esempio, cercando di portare nell’isola di Lussino molte piante non ancora conosciute da queste parti.
Se avrete modo di visitare Lussingrande, fate una passeggiata fino alla nursery “Bonsai” curata da Lidia – è molto ben segnalata – camminando nelle viette riparate da muri di pietra viva, scoprirete un mondo affascinante, “bonsai” appunto.

La Signora Carmen
La signora Carmen – la mamma di Lidia – quest’anno ha vinto un premio cittadino per il miglior giardino di Lussingrande. Carmen e la sorella Maria si sono create un giardino – scrivere giardino è poco – oserei dire un mondo dolce ed armonioso che fa da cornice alle loro dimore, poste a ridosso della torre veneziana.
In questa cornice, i turisti possono anche affittare da loro, piccoli appartamentini per trascorrere le vacanze in questa città incantata.

A Lussingrande la temperatura non scende mai sotto lo zero termico e quindi possono esservi coltivate molte essenze arboree. Alla vista dei giardini lussuriosi di cui l’isola è abbondantemente dotata, possiamo pensare ad un ambiente quasi tropicale, ma – raccontavano Maria e Carmen durante le rilassanti conversazioni fatte sotto la pergola di uva dolcissima del loro giardino – qui sembra tutto facile e paradisiaco ed invece dobbiamo spesso combattere contro due nemici sempre in agguato: la bora e la salsedine trasportata dal mare.
Lei no la crederà – esordiva Maria in dialetto isolano, a metà fra fiumano e veneziano – quando riva la bora dovemo tirar su el sal co la paleta delle scovasse.
Ecco che quel dolce ambiente armonioso nel quale eravamo immersi, dopo i racconti di Maria, acquistava ancor più valore simbolico: l’uomo, con la sua tenacia e passione, domina la forza della natura ed in certo qual modo la modula alle sue esigenze di vita.
Mostrare tutti gli angoli del giardino con le foto è impresa ardua, anche perchè io sono molto ignorante con i nomi delle piante – purtroppo tutte le celle di memoria del mio cervello sono già occupate dai nomi delle orchidee – e pertanto mi limito a queste due foto che mostrano esemplari di Poinciana gilliesii e di Cycas che crescono rigogliose al riparo della torre veneziana.

La Signora Maria
La Signora Maria ha una grande passione per le orchidee che coltiva in una piccola veranda chiusa con vetri. Ho avuto modo di conoscerla qualche anno fa a “Pordenoneorchidea”.
In mostra era esposta una mia Vanda coerulea ed in quell’occasione lei si presentò e mi chiese se poteva acquistare la pianta esposta – la desidero da una vita – mi disse.
Signora, non è possibile, ma appena avrò una divisione la verrò a trovare a Lussino e gliela porterò. I suoi occhi si illuminarono. Lei mi aspettò, purtroppo le vicende della vita mi tennero lontano da quei luogi per molto tempo. All’inizio di quest’estate, i nostri ragazzi – figlio e nuora – decisero di trascorrere qualche giorno di vacanza a Lussino e finalmente si profilò l’occasione per inviare qualche orchidea alla Signora Maria… compresa ovviamente una divisione della tanto desiderata Vanda coerulea.
Vanda coerulea semi alba ‘Dottori’ – collezione Guido De Vidi
Vanda coerulea Griff. ex Lindl. 1847
Era in fiore, la Vanda, quando la recisi alla base, lasciandole tre bei ceppi di radici molto ben sviluppati e la inviai in omaggio alla Signora Maria.
Il desiderio di donare la pianta era grande, ma non potevo privarmi di una pianta che portava con se una storia di importante amicizia per me.
Quindi, da buon appassionato, dopo aver reciso il fusto, ho continuato a coltivare il ceppo basale, che, seppur senza foglie, dai nodi dormienti avrebbe sicuramente fatto spuntare una nuova piantina.
Tutto ha funzionato a dovere, e dal quel ceppo basale è già spuntata una nuova piantina.

La veranda delle orchidee della Signora Maria
Come si può vedere in questa foto a sinistra, scattata in occasione del mio viaggio a Lussino dei giorni scorsi, che mostra uno scorcio della veranda di Maria, la Vanda coerulea è rifiorita per una seconda volta – purtroppo i fiori stanno appassendo – anche perchè, aimè – la pianta è un po’ in sofferenza a causa di un rinvaso sbagliato.
E’ stato utile il mio viaggio anche perchè è servito ad effettuare un pronto intervento alla pianta. Si riprenderà sicuramente e la prossima primavera la vedremo ancora fiorita!
Fra le tante avventure e ricordi di vita, oggetto delle piacevoli conversazioni in giardino, la Signora Maria ci raccontò di quel viaggio avventuroso intrapreso tanti anni fa per visitare un FLORMART di primavera alla Fiera di Padova.
Adesso no me posso più movar – iniziò il racconto Maria – go el zucaro nel sangue “diabete” e no me fido più de far lunghi viaggi.

Jerimo ancora con la Jugoslavia quela volta. Son partida da qua con l’autobus che me ga portado fino a Fiume. Go dormido in albergo e la matina dopo go preso el treno per Trieste. Go dovudo cambiar altre due volte de treno per poder arivar a Padova.
Appena entrada in fiera go visto subito un signor che gaveva in vendita un bela e grande
Vanda coerulea lunga, forsi più de un metro più le radise, lunghe anche quele.
Non la costava neanche tanto, no me ricordo più… forsi a mi me pareva che la costassi poco, ma come podevo a portarmela drio per tuta la fiera. Lo go pregado de tegnermela che saria ritornada alla fine del giro, prima de tornar a casa.
Lei la me credi che non son più riusida a trovar el bancheto de quel signor!
Son rimasta tanto mal quela volta. Da alora la go sempre sognada questa pianta ed ora son tanto, tanto contenta de averla.
Grazie signor Guido.

Quando si sentono questi anneddoti così appassionati si capisce ancor di più il valore di una passione… la passione per le orchidee.
Insieme a quella Vanda coerulea… fortunata, che ora vive in quei posti stupendi, ho anche lasciato un po’ del mio cuore ed un po’ della mia anima di orchidofilo, ma sono tanto felice: grazie Maria, grazie Carmen, grazie Lidia.

Orchidee a radice nuda, come sistemarle?

Orchidee raccolte
In altri tempi erano eventi abbastanza normali – i viaggiatori cosiddetti “naturalistici” – tornavano spesso dai Paesi tropicali e sub tropicali, con trofei di orchidee più o meno voluminosi e purtroppo non sempre legali.
La convenzione di Washington – che risale agli inizi degli anni 90 – ha quantomeno stabilito delle restrizioni e regolamentazioni alla loro commercializzazione.
Si dirà: quali altri tempi! I viaggi dei desideri orchidofili con qualche “preda” non denunciata, sono sempre attuali!
Purtroppo! Dico io…basterebbe almeno, che le “prede” riuscissero a sopravvivere.
Oggi, importare e/o esportare orchidee è ovviamente sempre possibile nel rispetto delle normative previste dal CITES, che consiglio a tutti di leggere.
Le importazioni e le esportazioni di orchidee – specie esotiche -, extra Comunità Europea, oltre alla macchinosità burocratica presentano anche ingenti costi, che condizionano a prescindere, il collezionista amatoriale. Le documentazioni fitosanitarie, CITES e le operazioni di trasporto – effettuabili solamente da ditte autorizzate – sono troppo costose se attivate per piccole quantità.
Questa barriera burocratica fa il buon gioco di qualche venditore europeo, che provvede ad organizzare grosse importazioni, per se e funge anche di appoggio a vari venditori extraeuropei – sud americani ed asiatici – che da qualche anno presenziano i mercati “mostre mercato” italiani ed europei.
Il meccanismo funziona alla grande, sia per i venditori extraeuropei, che per i commercianti locali. Quel che rimane invenduto nei banchi degli extraeuropei è acquistato dai venditori europei presenti, per rivenderlo in occasioni successive.
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Schio: si torna a parlare di orchidee

… dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti a quando si organizzavano quei corsi didattici sulla coltivazione delle orchidee che piacevano tanto. Tanto da trovarci presto con un bel gruppo, tanto da farci venire l’idea di organizzare una bella mostra di orchidee a Schio. Quanto tempo è passato! Ora a Schio si torna a parlare di orchidee.

Sala didattica della Giardineria Drago
Sabato 18 e 25 Settembre-dalle 15 alle 17
Sabato 02 e 09 Ottobre-dalle 15 alle 17
Schio (VI) Strada Maranese
Via Cà Toalda 5
Per le iscrizioni ai corsi:
telefono 0445 670060
fax 0045 294574
e-mail info@giardineriadrago.com

La docenza è curata da appassionati orchidofili Scledensi, con la collaborazione di collezionisti e coltivatori di fama internazionale.
Programma di massima:
– Botanica generale e riconoscimento principali specie
– Tecniche di coltivazione
– Riproduzione e rinvasi
– Malattie e trattamenti
– Gran finale! Orchidee in mostra… impariamo ad allestire un’esposizione di orchidee
… le iscrizioni sono aperte… vi aspettiamo numerosi!!