Phragmipedium kovachii…chi l’ha visto?

Son trascorsi 8 anni dalla scoperta di un nuova spece peruviana di Phragmipedium che porta il nome del suo scopritore, o meglio, il nome di chi lo importò (illegalmente) negli USA.

La specie protagonista di questo racconto è: Phragmipedium kovachii

Phrag. kovachii è stato scoperto da Faustina Medina Bautista nel mese di ottobre del 2001, nei pressi della sua fattoria vicino a Moyobamba Chachapoyas nel nord del Perù.
Phrag. kovachii appare per la prima volta in pubblico (illegalmente) il 17-19 Maggio 2002 nella Mostra Internazionale Redland Orchid a Miami, in Florida, in uno stand di un espositore peruviano non specificato, che lo pone in vendita a $ 10.000 per pianta.
Pochi giorni dopo, il 26 maggio 2002, l’americano J. Michael Kovach (Virginia), fiutando l’affare, si reca in Perù e, fra le altre, acquista 3 piante di questa nuova specie di Phragmipedium da Bautista al suo chiosco sistemato lungo la strada in località chiamata ” El Progresso”.
Al suo ritorno negli Stati Uniti, Kovach, porta una delle piante a Marie Selby Botanical Gardens a Sarasota in Florida, era 5 giugno 2002.
Immediatamente, due membri dello staff di Selby ‘Orchid Identification Center, JT Atwood & S. Dalstron, e un critico peruviano, R. Fernandez, procedono alla descrizione formale che uscirà di lì a poco – il 12 giugno 2002 come supplemento alla pubblicazione scientifica ‘Selbyana Gardens.
Anche Eric Christenson era in corsa per pubblicare la descrizione di questa specie, ma arrivò cinque giorni dopo, il 17 Giugno 2002.

La scoperta di questa orchidea, una storia intrisa di ego e corruzione
Sì perché sono loro, le maliarde, la possibilità di averle per se, di dar loro il proprio nome e di entrare nella storia del loro mondo stregato, a catturare totalmente collezionisti e scienziati.
Il collezionista vuole possederle, domarle e per ottenere ciò è disposto a compiere qualsiasi azione. Il suo portafoglio si dilata ed il valore delle orchidee tanto desiderate diventa accessorio ininfluente.
Lo studioso invece le cerca, le descrive, le battezza con il proprio nome e per raggiungere questi obiettivi compie azioni al limite e qualche volta anche oltre la legalità.
E’ in questo mondo fatto di tanti milioni di Euro, che “navigano” cercatori di orchidee, raccoglitori e commercianti.
Molti scrittori hanno speso fiumi di parole per dare una ragione al fatto che, persone altrimenti razionali, siano portate a tali estremi dalle orchidee.
“Quando un uomo si innamora delle orchidee, lui farà di tutto per possedere quello che vuole ‘”, nel 1939 Norman McDonald ha scritto nel suo libro I cacciatori di orchidee “E ‘come inseguire una donna dagli occhi verdi o prendere la cocaina, è una sorta di follia”.
Le orchidee non sono solamente un ossessione botanica. Sono anche un’industria di oltre 2 miliardi di euro l’anno, cioè, il business dei fiori più redditizio in tutto il mondo. Questo è solo l’aspetto legale del business. Nessuno sa quanti soldi vanno nel commercio illegale.

Il commercio illegale
Da sempre, le figure, che ruotano attorno a quella sottile linea che divide la legalità dall’illegalità, danno vita a storie fantastiche e misteriose, qualche volta anche delle vere e proprie saghe.
Questi misteri sono ben descritti nel libro di Eric Hansen “ orchid fever”, un racconto ben strutturato, d’amore, lussuria e follia, il cui filo conduttore è appunto la corsa spasmodica alla caccia di orchidee rare.

In ogni epoca la scoperta di nuove orchidee ha scatenato passioni e rancori.
Sono state devastate foreste e sterminate piante nel loro ambiente naturale. Immutabilmente gli uomini hanno fatto follie per possedere un’orchidea e gli scienziati si sono scontrati per darle un nome.
Ancor oggi accadono storie fatte di rancore e di lotta per il potere fra personaggi del mondo orchidofilo.
Voglio raccontarvi gli effetti di una battaglia contemporanea maturata all’insegna dell’ego e della corruzione, una storia degna di essere menzionata in un eventuale tomo 2 del libro ”orchid fever” di Eric Hansen.


La saga del Phragmipedium kovachii.
La storia purtroppo comincia, quando questa nuova orchidea è già seriamente in pericolo di estinzione in sito.
Particolare ricavato da una foto di EricaMoron
La saga che vede involontario protagonista il Phragmipedium kovachii, ha inizio nel maggio 2002. E’ in quel tempo che Faustino Medina, forse preoccupato dai clamori che la mostra di Miami ha suscitato con la sua orchidea dai magnifici fiori color violetto, si precipita a comunicare la scoperta a dei botanici peruviani che visibilmente entusiasti, convinti di trovarsi davanti alla più grande scoperta botanica degli ultimi 100 anni, la dichiarano nuova specie di Phragmipedium peruviana.

Foto gentilmente concessa a orchids.it da Manolo Arias

I botanici Peruviani sanno però, che per ottenere risonanza (pubblicazione su giornali scientifici di livello internazionale) bisogna che la nuova pianta sia descritta da studiosi qualificati e riconosciuti dal mondo orchidofilo.
La pianta quindi deve essere descritta anche da specialisti stranieri. Vista la consolidata collaborazione, i Peruviani pensano di inviarla all’Americano Eric Christenson, che collabora con l’A.O.S. ma i Phragmipedium sono inclusi in prima appendice del CITES, e la loro esportazione è severamente regolamentata. Questa pianta però, non avendo ancora un nome non può essere legalmente esportata fuori del Perù in nessun modo.
Il famoso tassonomista Americano Eric Christenson, viene a conoscenza della scoperta.
I botanici Peruviani risolvono il problema inviando foto e descrizioni della pianta ad Eric Christenson negli Stati Uniti che prepara un articolo sul nuovo Phragmipedium peruviano per la rivista “Orchids” (mensile dell’American Orchid Society), la pubblicazione è prevista per il 27 giugno 2002.
…. E vissero felici e contenti, il Perù assegna il suo nome ad una magnifica nuova orchidea ed Eric acquisisce altra notorietà nel mondo scientifico internazionale, no! Come in tutte le storie c’è sempre il terzo incomodo che si mette di traverso.

Michael Kovach acquista 3 piante di Phragmipedium dai grandi fiori viola.
Moore, cacciatore veterano di orchidee – ha speso un quarto di secolo a camminare in giro per le giungle del Sud America -, raccogliendo di tutto, comprese nuove specie di orchidee, alcune delle quali sono ora a lui nominate. Lui e sua moglie peruviana, Chady, vivono nei paraggi di Miami (USA), ma sono spesso in Perù dove possiedono un un vivaio di grandi dimensioni, vicino alla città di Moyobamba. Arroccato sulle Ande, Moyobamba è conosciuta come “La Città delle Orchidee”, perché tante specie crescono spontaneamente nelle campagne circostanti.
Nel 1996, volando di nuovo a Miami, Moore ha incontrato Kovach. Hanno cominciato a parlare di orchidee e ed è sbocciata presto l’amicizia.
Del suo amico Kovach, Moore ricorda – “Mi ha detto una volta, ‘Lee, sei famoso, perché hai un sacco di piante che portano il tuo nome. Vorrei poter avere una nuova specie a me intitolata”.
Nel 2001, Kovach, in uno dei suoi viaggi in Perù fece una sosta fatale in uno stand lungo la strada, dove vide alcune orchidee in vendita che lo affascinavano. Ma non erano in fiore, così lui non le acquistò.
Un anno dopo, nella primavera del 2002, Moore e Kovach si accordarono per tornare in Perù. Sullo stesso aereo, oltre a Moore c’erano Kovach, la moglie, Barbara Ellison, ed un fotografo professionista. Pare che l’obiettivo comune fosse quello di avviare un grande vivaio in società, ma manca qualsiasi conferma.

Il 26 maggio 2002, Kovach è nuovamente in Perù e questa volta assume un un conducente per andare a caccia di orchidee.
Kovach percorre in taxi una strada di montagna alla ricerca di orchidee endemiche delle Ande, che gli abitanti della zona vendono ai bordi dei sentieri. Strada facendo, il suo autista Jose Mendela racconta di aver visto in certi luoghi, degli esemplari fuori del comune.
Kovach, che non è l’ultimo arrivato nel mondo delle orchidee, si fa accompagnare in quel posto già noto. Sono le 3:30 pm, quando giungono nel luogo della mappa chiamato El Progresso, sul ciglio della strada, scorge lo stesso stand visitato l’anno prima.
Kovach sceglie un un paio di orchidee sistemate sopra il tavolo gestito da due giovani locali (fratello e sorella). Ad un certo punto la donna va a prendere alcune piante particolari da dietro l’edificio. Torna rapidamente cullando tre vasi contenenti piante con grandi fiori rosa scuro..
Kovach rimane incantato – i fiori sembravano appartenere a qualche specie di Phragmipedium, ma non si era mai visto nulla di simile – troppo grandi e troppo colorati.
Il prezzo: 3,60 dollari a testa, più di sette volte quello delle normali piante esposte allo stand – prendere o lasciare. Kovach le acquistò tutte e tre a prezzo intero.
Al suo ritorno, Kovach andò subito a trovare il suo amico Moore. Quando mostrò la pianta, questi rimase stordito… il collezionista veterano si ricordò che Kovach bramava di avere un’orchidea con il suo nome e disse – “Questa è la tua occasione… hai trovato la tua grande pepita d’oro.
Si pone subito il problema dei permessi, ma Moore dice che in tutti i suoi anni di spedizione di orchidee a Selby per l’identificazione, “Nessuno ha mai detto nulla sui permessi”. Così, quando Kovach chiede cosa fare con la sua scoperta, Moore lo consiglia di recarsi da Selby.
Quali pensieri abbiano attraversato la mente di Kovach in quel momento, è facile immaginarlo: egli vede già il suo nome in bella mostra nei libri scientifici, vuole che la pianta porti il suo nome, a qualsiasi costo.
Decide di lasciare a Moore 2 delle 3 piante e la terza la nasconde per bene in un tubo e la infila nella sua valigia per portarla negli USA.

L’Istituzione Americana “Marie Selby” riceve la pianta da Kovach
Giunto nel suo paese Kovach, si reca ai giardini botanici di Marie Selby in Sarasota Florida. Selby è un’Istituzione americana senza scopo di lucro, potente e rispettata.
Questa Istituzione, pubblica anche una sua rivista scientifica (Selbyana), possiede inoltre una delle collezioni di orchidee più importanti del mondo e si avvale del maggior numero di tassonomisti certificati dall’AOS. Selby descrive e documenta una decina di nuove specie di orchidee l’anno.
Kovach consegna la pianta ai giardini botanici di Marie Selby e non chiede denaro in cambio, accorda solamente che il nuovo Phragmipedium venga battezzato con il suo nome.
Per descrivere la nuova orchidea portata da Kovach si riuniscono due esperti di Selby (John T. Atwood e Stig Dalstrom) con Ricardo Fernandez (responsabile delle orchidee al museo di storia naturale di Lima in Perù). La pianta è ufficialmente battezzata Phragmipedium kovachii. Il 12 giugno2002, Selby pubblica l’articolo in un’edizione speciale del suo giornale ed anticipa così di 2 settimane la pubblicazione dell’articolo di Erik Christenson su “Orchids”.
Questi i fatti, Kovach realizza il suo sogno e pur non conoscendo nulla di questa orchidea (habitat, coltivazione e agenti impollinatori) è ufficialmente lo scopritore di questa nuova orchidea. Costo della notorietà raggiunta, 7 dollari USA messi nelle mai callose di una povera ed ignara contadina Peruviana, che come tante altre di quel paese, raccoglie e vende orchidee endemiche lungo le strade, per arrotondare le sue magre risorse.
La storia non finisce qui, anzi siamo solamente agli inizi. Il clamore suscitato nell’ambiente orchidofilo da questa scoperta, amplificato negativamente dalla disputa fra i due giganti (Selby e Christenson) comincia a mietere le prime vittime, soprattutto da il via ad una spasmodica raccolta di tutte le specie presenti nel sito scoperto, che porta velocemente all’estinzione del nuovo Phragmipedium.
Selby corre ai ripari. La sua direzione pur declinando inizialmente qualsiasi responsabilità nella vicenda, rinvia immediatamente l’esemplare in Perù (purtroppo anche in quest’azione apparentemente riparatrice s’insinua il giallo, uno degli esperti, John Atwood, prima di consegnare la pianta, la divide e porta con se un ceppo nel Vermont).

E’ troppo tardi ormai: la guerra è dichiarata.
Le autorità Peruviane inoltrano formale accusa: esportazione illegale di orchidee protette dalla convenzione di Washington, contemporaneamente si attiva anche la polizia Americana con la mobilitazione delle sezioni abilitate alla difesa della flora e fauna in pericolo d’estinzione.
Kovach, Selby, ed altri importatori Americani di orchidee sono indagati.
La pianta trovata presso John Atwood è confiscata e Selby dichiara la sua responsabilità, dopo aver negato per mesi…..
Nel frattempo in Perù, migliaia di P. Kovachii sono raccolti illegalmente.
I primi due siti conosciuti che ospitavano il Phragmipedium dai grandi fiori viola, sono stati totalmente sterminati in breve tempo…addirittura distrutti per far aumentare la loro rarità.
Le piante raccolte sono intanto commercializzate illegalmente anche sul mercato Europeo a 1000 dollari USA l’una, e raccolte in Perù (per esempio presso Karol Villana che possiede”Vivero Agroriente”) nell’attesa di tempi migliori. Molte piante sono anche morte.

Il botanico Harold Koopowitz ispeziona i siti di Phragmipedium. kovachii
Intanto una spedizione di Harold Koopowitz scopre una terza colonia di P. kovachii e la scoperta è oggetto di un lungo articolo di denuncia nella rivista “Orchid Digest” (numero di Ottobre, Novembre e Dicembre 2003).
In quest’occasione le autorità peruviane accordano un permesso speciale ad un produttore locale (Alfredo Manrique Sipan), consentendogli di prelevare 5 piante da questa colonia al fine di riprodurre artificialmente il Phragmipedium. kovachii.
Ufficialmente, solo i figli di queste 5 piante di P. kovachii potranno essere commercializzati legalmente, ciò significa che passeranno molti anni prima di poter vedere Phragmipedium kovachii in Europa.
Tutto quel che appare nel frattempo è illegale.
La località del sito fotografato da Koopowitz è stata tenuta ufficialmente segreta….ciò nonostante, la razzia di potenti organizzazioni di trafficanti abusivi, con la benedizione delle autorità peruviane, ha già saccheggiato anche questo ed altri tre nuovi siti.
Di questo scempio, Josè Mendoza, Lee Moore e altri sono i veri mattatori. I Peruviani, in cambio di questo saccheggio che li vede primi artefici, ricavano ben poco.
Sembra che Kovach e Selby siano stati condannati a pagare somme abbastanza irrisorie più qualche condanna accessoria. Su questo versante sono in corso roventi polemiche sul potere che alla fine rimedia anche le grandi colpe, i forum e molti siti web sono pieni di commenti in tal senso. Purtroppo devo fare un’amara considerazione: checché se ne dica, il mercato è creato da noi, i collezionisti di orchidee dei paesi ricchi, noi che siamo pronti a pagare anche 1000 Euro per una pianta moribonda.
Questa storia di soldi legati al fiorentissimo commercio delle orchidee è per certi aspetti ancora aperta ed attuale, per il momento (ma le regole della tassonomia sono molto rigide ed irremovibili) questa nuova orchidea del Perù, si chiama Phragmipedium kovachii e non Phragmipedium peruviana.
In qualche testo, Phragmipedium peruvianumappare solamente come sinonimo.

Solamente una delle tante storie di egoistica follia
La storia del P. kovachii è solo l’ultimo esempio di ciò che è già successo con molte altre orchidee, come il P. vietnamense, hangianum, coccineum ed helenae.
Visti i risultati reali (intere colonie di specie rare sterminate nonostante la convenzione di Washington) della lotta al commercio abusivo di orchidee è forse il caso di rivedere le modalità applicative della convenzione stessa, che colpisce il pesce piccolo e non sfiora minimamente il grande contrabbando.
Anche nel caso del Phragmipedium kovachii , la linea di difesa di Kovach, il quale sostiene di aver acquistato le piante da un rivenditore autorizzato, forse non è emersa perché il rivenditore stesso non poteva permettersi un buon avvocato.

Racconto liberamente tratto da notizie raccolte su vari forum e siti di appassionati orchidofili.
Continua…appuntamento al prossimo articolo.

6 pensieri su “Phragmipedium kovachii…chi l’ha visto?

  1. Pingback: Dentro le incertezze delle Maxillaria | Orchids.it

  2. Pingback: Phragmipedium kovachii… la prima fioritura italiana. | Orchids.it

  3. Antonio C.

    Complimenti Guido, più che completa ed esaustiva l’avvenente e roccambolesca storia del P. kowachii.
    Sarei curioso di sapere che fine hanno fatto le piantine da semina in vitro che qualcuno ha avuto modo di acquistare, se non sbaglio, all’Eoc di Padova qualche anno fa.
    Sono sopravvissute?
    Si potrà sperare di godere anche noi della sua meravigliosa e insolita fioritura nei prossimi anni?
    Un caro saluto a tutti.
    Antonio C.

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  4. Redazione

    Comunicazione di servizio

    Causa problemi tecnologici, sostituzione computer, il blog riposerà fino a data da destinarsi… speriamo a breve.

    Un caro saluto a tutti gli affezionati lettori di questo giornale.

    La redazione di http://www.orchids.it

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