Paphiopedilum coltivati in contenitori retinati “museruole”

Da un’idea del bravo orchidofilo Alessandro Valenza, il quale coltiva qualche specie di Paphiopedilum su cestini di plastica retinati a forma di rete incrociata, ho pensato di sperimentare la sistemazione di una pianta, autocostruendomi una museruola che normalmente si usa per le Stanopeinae, che neccessitano di supporti con grandi fori.
Pertanto, per sistemare un ceppo di Paphiopedilum del gruppo “Parvisepalum” cioè quel gruppo che produce lunghi rizoni dai quali si formano i nuovi germogli, ho costruito un cestino a maglie di rete, con filo di ferro plastificato.

Come costruire una museruola

Procurarsi filo di ferro plastificato di 2 sezioni, una abbastanza rigida ed un’altra più sottile, quel tanto da permattere la manipolazione e l’attorcigliatura.
1 – Costruire un anello di 2 cm di diametro, usando il filo di ferro più grosso (foto sopra a sinistra).
2 – Predisporre 8 – 9 spezzoni di filo più sottile di circa 60 cm. caduno (foto sopra in centro).
3 – Attorcigliare, uno alla volta, tutti gli spezzoni attorno all’anello (vedi foto sopra a destra e sotto a sinistra).

Ora possiamo iniziare ad attorcigliare i fili di ferro su se stessi – sempre due giri – andando a formare delle maglie – vedi quelle delle reti di recinzione. Nel primo giro di attorcigliature bisogna tenersi obbligatoriamente stretti, a partire dal secondo giro, per creare la curvatura del cestello bisogna aumentare la dimensione della maglia ad ogni giro.
Proseguire aumentando la dimensione fino a lasciare 5 cm per la legatura all’anello superiore.
Costruire un anello con filo grosso rigido, la cui circonferenza si svvrapponga a quella creata dall’ultimo giro della maglia costruita. Attorcigliare tutti i fili sottili attorno al filo grosso ed eliminare eventuali abbondanze vedi le foto varie.

A questo punto il cestello “museruola” è ultimato.
Allo scopo di trattenere il composto della pianta da invasare, rivestire la parte interna della museruola con il reticolo formato dalle resistentissime guaine fogliari, che avvolgono i fusti delle palme – Trachycarpus fortunei – se reperibili da soggetti demoliti, o con altre retinature di varia natura, vedi foto sopra.
La pianta da rinvasare è stata estratta, mantenendo compatto il suo composto, che ho tolto rovesciandola sotto sopra e ripostandola nel cestino. Ho ripinguato il composto mancante ed ecco il risultato delle operazioni:

Con questa sistemaziuone i lunghi rizomi della pianta possono distribuirsi per far tranquillamente uscire i nuovi germogli anche dai lati. Il cestello va appeso con dei fili telefonici doppi, tenuti insieme da un un gancio di filo di ferro grosso.
Per verificare la bontà dell’operazione ci diamo appuntamento alla prossima stagione vegetativa e possibilmente con la vista di una buona fioritura.

6 pensieri su “Paphiopedilum coltivati in contenitori retinati “museruole”

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  2. Antonio C.

    Ottima idea Guido, proverò anch’io.
    Potresti cortesemente elencare a chi come me ha poca dimestichezza con i Paphio, quelli che appartengono al gruppi “Parvisepalum”?
    Grazie e tanti cari auguri per un prospero 2012 pieno di salute a Te, a tutti i soci ed amici del blog e loro famiglie, con tante smaglianti fioriture.
    Antonio C.

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  3. Alberto G.

    Ciao Guido, credo che proverò a costruirmene qualcuno per le mie stanhopee, anziché comprare i cestini di teak. Ti farò vedere i risultati! Grazie.
    Alberto

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    1. Guido Autore articolo

      con un po’ di prove sarà un gioco da ragazzi: giocando con la progressione dell’aumento della dimensione delle maglie e con il numero dei livelli, potrai determinare la grandezza del cestello, buon lavoro.
      Ciao
      Guido

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