Archivio mensile:Dicembre 2012

Aspettando il 2013

Bulbophillum dentiferum

… per il nuovo anno che verrà mi piacerebbe vedere insieme tutti gli orchidofili italiani… il professore e l’operaio, il poeta e la massaia, il giovane, e quello che ormai l’età e le orchidee son tanta cosa, il fotografo, il disegnatore, e chi le orchidee semplicemente le studia, chi le sogna e chi è già irrimediabilmente sognatore, chi un’orchidea l’ha fatto innamorare e chi forse con un’orchidea si innamorerà… per il prossimo anno che verrà desidererei farmi perdonare tutto quello che non vi è piaciuto di me.
Forse tutto questo non succederà, tanti auguri comunque a chi passerà di qua.
Guido

Phalaenopsis… regalo di Babbo Natale? Qualche notizia per conoscerle meglio


Fenomeno di massa
Fiorerie, Garden, IKEA, ed ogni altro tipo di Centro Commerciale, pullulano di orchidee imprigionate da nastri, vasi di ceramica e cellophane, pronte per l’invasione Natalizia delle nostre case.
Generalmente sono ibridi opportunamente selezionati e coltivati per uso “commerciale”. L’accezione del termine “commerciale” va inteso come consumo di massa, oppure usa e getta.
Certo, è difficile tracciare un solco fra collezionismo orchidofilo ed uso commerciale, a volte la scintilla scatta proprio con l’acquisto di un’orchidea commerciale. Non sempre è così. Ogni anno, milioni di orchidee vanno a finire nei cassonetti dei rifiuti… per fortuna, diranno, produttori e commercianti!
In Italia la vendita di piante fiorite di orchidee diventa fenomeno di massa verso gli anni 70, ed allora a farla da padrone era il Cymbidium, facile da coltivare anche senza serra, ma ingombrante. Insieme ai Cymbidium, ibridi ovviamente, si potevano trovare Zygopetalum, qualche varietà di Paphiopedilum. Nel periodo delle feste Natalizie anche bellissime piante fiorite di Paphiopedilum insigne.
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… “l’ho letto in un vecchio sito”…

Controllando le statistiche del blog, ho letto con curiosità le annotazioni al link effettuato ad un post di questo sito, a commento di una discussione in un forum italiano: “l’ho letto in un vecchio sito”…

… Sono rimasto sorpreso dall’aggettivo “vecchio”. Vecchio vuol significare tante cose. Significa che ha saputo resistere, ma può anche voler collocare orchids.it fra quei siti – blog, forum, pagine associative – che il tempo ha reso immobili e privi di interesse.
Oggi Facebook, il social network che divora tutto e che rende, gratuiti e tecnicamente facili tanti protagonismi sul web, per certi aspetti allontana i lettori dai social network tradizionali
Ed è così che su Facebook si assiste al continuo proliferare di gruppi, pagine, diari che fanno riferimento a singoli, piuttosto che associazioni. La confusione è immensa a discapito dell’informazione!
A dispetto di questo trend, Orchids.it resiste miracolosamente, compreso l’interesse per le notizie pubblicate; mediamente sono più di 500 le visite giornaliere.
Tanti auguri e lunga vita al blog! Possa tu restare per sempre giovane!

Aspettando Pordenoneorchidea 2013

La scorsa edizione si è caratterizzata per il ricordo di Padre Andreetta, appassionato orchidofilo italiano. Sono ancora disponibili copie del libro a lui dedicato che possono essere richieste a info@orchids.it
Come è ormai cosuetudine, ogni nuova edizione riserva qualche piacevole sorpresa per i veri appassionati del magico mondo delle orchidee, appuntamento a Marzo.
Nota: video pubblico girato dalla emittente televisiva Antenna Tre Veneto in occasione della scorsa edizione.

Cattleya bowringiana, storie, miti ed incroci

Cattleya bowringiana Veitch 1885

Sinonimi: Cattleya autumnalis Hort. 1885 – Cattleya skinneri Bateman var. bowringiana (Veitch) Kraenzl. 1892 – Guarianthe bowringiana (Veitch) Dressler & W.E. Higgins 2003

Storia
Nome della specie in onore di John C. Bowring (1821-1893), mercante inglese, primo figlio del plenipotenziario in Cina per conto della Regina Vittoria, Sir John Bowring. JC Bowring era anche socio nella ditta Jardine, Matheson e Co. che seguiva i commerci con la Cina. I suoi interessi per la storia naturale si concretizzarono con la raccolta di insetti e di piante a Hong Kong e nel resto della Cina.
Nella sua casa di Windsor Forest, JC Bowring ebbe a coltivare ed ibridare molte orchidee; cliente abituale dei vivai “Veitch and Son”, ebbe per l’appunto da questi, l’onore di vedersi nominare questa Cattleya. Però questa specie non ha sempre avuto il nome bowringiana.
In occasione della prima apparizione in un’esposizione a Londra (31 Ottobre 1885), il suo scopritore James Veitch la presentò con il nome di Cattleya autumnalis, solamente dopo aver ottenuto il First Class Certificate dalla Royal Horticultural Society, Veitch modificò il nome iniziale, dedicando quello nuovo al suo ottimo cliente John C. Bowring di Windsor. Veitch giocò volutamente d’astuzia. Una nuova specie di Cattleya con un prestigioso FCC già conquistato sarebbe stata una tentazione irresistibile per quel suo cliente e collezionista incallito, sempre alla ricerca di nuove orchidee da coltivare ed ibridare. Ironia della sorte, l’epitaffio e le pubblicazioni inglesi postume, citano John C. Bowring per le sue ibridazioni piuttosto che per la più importante onorificenza del suo nome assegnato ad una bellissima orchidea.

Onori e potere
Non sempre i meriti vanno distribuiti equamente. Nel caso di questa specie, la prima descrizione è apparsa in “The Gardeners’ Chronicle, il 28 Novembre 1885 (pagina 683)” a cura del suo recensore James O’Brien, ma il famoso “Manual of Orchidaceous Plants” non porta alcuna menzione in suo onore, tutto è accreditato a Veitch: scoperta della pianta, compresa anche la sua descrizione.

Provenienza della specie
Cattleya bowringiana è originaria dell’America Centrale (Belize e Guatemala), ed insieme alla Cattleya skinneri costituisce il gruppo di Cattleyacon habitat più a nord in natura.

Foto a sinistra: Cattleya bowringiana: particolare degli pseudobulbi e delle radici

Questa specie è l’unica nel suo genere ad avere gli pseudobulbi che crescono praticamente privi di rizoma orizzontale e con un rigonfiamento bulboso alla loro base dal quale si formano radici e nuovi getti.
Cattleya bowringiana è una pianta molto adattabile. Si può trovare come litofita fra gli anfratti rocciosi in pieno sole, come pianta terricola sulla sabbia di quarzo, ai bordi delle rapide di piccoli torrenti, oppure come epifita tipica, su grandi alberi tropicali.

Quando l’estate fa capolino e l’autunno si affaccia con i suoi profumi di frutta matura regalandoci le prime notti fresche, noi collezionisti di orchidee cominciamo a goderci le fioriture antunnali delle Cattleya, fra tutte primeggia in serra, lo spettaccolo dei numerosi mazzetti di piccoli fiori color viola splendente della Cattleya bowringiana.
Nessun collezionista, anche per la sua facilità di coltivazione, dovrebbe privarsi di questo spettacolo autunnale offerto dalla Cattleya bowringiana e nemmeno di quello primaverile, donato dalla splendida sorella, Cattleya skinneri, che molti confondono con la bowringiana.

Una Cattleya molto facile da coltivare.
La Cattleya bowringiana in natura vive fra 200 – 3500 metri di altitudine ed è molto adattabile a diversi ambienti. Per queste sue peculiarità, questa specie è stata molto presente nelle collezioni dove ha prosperato senza particolari problemi.
La sua grande popolarità è durata parecchio tempo (nel 1941 si è guadagnata anche la foto di copertina del bollettino AOS), ma è andata via via scemando, forse perché troppo facile da coltivare, oppure più semplicemente per il motivo che i coltivatori hanno deciso di non commercializzarla, sta di fatto che era quasi scomparsa dalle collezioni.
Viste le continue richieste, da qualche anno i produttori hanno iniziato a produrre incroci x self degli esemplari rimasti ed ora è possibile trovare nuove piante nel mercato delle orchidee.
Altra notorietà di questa orchidea in natura è quella di essere cibo prelibato per gli animali della foresta, ma pur essendo continuamente in balia di molti agenti esterni, sopravvive, si sviluppa e fiorisce senza problemi; sicuramente si è dovuta adattare anche a queste situazioni di precarietà.
Si è detto che la Cattleya bowringiana è l’ideale per principianti, ma ciò non vuol dire che non richieda anche abilità di coltivazione, il coltivatore esperto riuscirà ad ottenere risultati eccezionali, mentre il neofita si accontenterà di una piccola fioritura; in fondo, il collezionismo delle orchidee è affascinante proprio per questo.

In una coltivazione normale, gli pseudobulbi possono raggiungere 30 cm di altezza e produrre non più di 7 – 8 fiori, in condizioni ottimali gli pseudobulbi possono arrivare anche a 60 – 70 cm con 20 – 30 fiori per getto – l’esemplare della prima foto in alto, quest’anno ha prodotto 11 nuovi getti con circa 300 fiori totali).

Pregi e limiti
I collezionisti brasiliani, noti per le loro puntigliose collezioni mono specie con tutte le varietà possibili, non apprezzano molto Cattleya bowringiana perchè trovano in lei una gamma limitata di varietà, ma questo non è completamente vero, anzi, le varietà e/o forme di questa specie sono presenti, seppur limitatamente, ma risultano molto affascinanti ed anche assai utili per importanti ibridazioni.
Sir Jeremiah Coleman, precursore degli ibridi coerulei nelle Cattleye, ha ottenuto buoni risultati con cloni coerulei, lilacini e violacei di C. bowringiana.

Gli ibridi
Cattleya Portia Coerulea ‘Sir Jeremiah Colman’
Cattleya bowringiana è presente in ibridazioni famose e le sue caratteristiche hanno contribuito alla creazione di veri campioni. Famosi sonoCattleya Portia (C. bowringiana x C. labiata), registrato da James Veitch nel1897 e la Cattleya Porcia, incrocio fra C. bowringiana x C. Armstrongiae (Hardyana x loddigesii), registrato da H.G. Alexander nel 1927. Entrambi hanno ricevuto molti premi dalla RHS e dalla AOS.

Cattleya Porcia ‘Canizzaro’ FCC/AOS
Cattleya Porcia ‘Cannizaro’ ha ricevuto AM dalla RHS nel 1936 e dalla AOS nel 1951 ed un FCC/AOS postumo, nel 1988.
La Cattleya bowringiana ha contribuito egregiamente a tante altre ibridazioni, ad esempio: Cattleytonia Rosy Jewel (x Broughtonia sanguinea), Brassocattleya Maikai (x Brassavola nodosa), e Cattleya Barbara Kirch (x Cattleya aurantiaca).

Qualche nota colturale
Anche se la Cattleya bowringiana è assai facile da coltivare è bene conoscere le sue esigenze fondamentali onde evitare che l’eccesso di sicurezza faccia compiere errori fatali.
Il punto critico di questa specie è il rinvaso. La particolare conformazione degli pseudobulbi a base bulbosa, compattata e senza rizoma, l’assenza di rizoma crea problemi durante i rinvasi e le divisioni (è facile incidere la parte bulbosa), pertanto è utile porre molta attenzione nell’effettuare i tagli.
L’intervento di rinvaso e divisione va fatto all’inizio della fase vegetativa – primavera – appena si scorgono le radici alla base degli pseudobulbi.
Il rinvaso va fatto con bark grosso e vaporoso, mescolato con poca torba di sfagno, avendo cura di non coprire le basi bulbose che potrebbero marcire.

Per il resto va coltivata come le altre Cattleye: buona luce, ambiente umido e ventilato, composto umido ed un lieve rallentamento invernale delle annaffiature.