Laelia superbiens ‘Lydia’ BM/AIO

Care amiche e cari amici del blog e di Orchids Club Italia, concedetemi un breve momento di autocelebrazione, concedetemelo soltanto per poter esternare la mia immensa felicità per due premi ricevuti dalle orchidee della mia collezione, nel giudizio AIO allo stand dell’esposizione “Pordenoneorchidea”.
Sono quasi 20 anni che le mie orchidee ricevono premi in vari eventi orchidofili, Nazionali ed Internazionali. Senza ombra di smentita sono l’orchidofilo italiano che ha ricevuto più premi a livello Nazionale ed Internazionale, e quindi dovrei essere avvezzo a certe soddisfazioni, ma queste due “medagliette” di bronzo mi hanno particolarmente commosso perchè ho potuto dedicarle ai miei nipotini che verranno: Lidia ed Alessandro.
Lidia verrà fra noi insieme ad Alessandro… sì avete capito bene, due gemelli, sul finire del prossimo mese di maggio.
Domani presenterò la medaglia di Alessandro, oggi la scena è tutta per Lidia.

Visto che siete in vena di concessioni, perdonatemi anche una piccola licenza tassonomica: ora la specie ha cambiato nome, ma a me piace chiamarla ancora “Laelia”
Laelia superbiens ‘Lydia’ BM/AIO
Descrizione della specie
Come ho già scritto poco sopra, questa specie, registrata inizialmente con il nome di Laelia superbiens da Lindley nel 1840, è ora inclusa nel genere Schomburgkia.

Schomburgkia superbiens (Lindl.) Rolfe 1917.
Sinonimi: Bletia superbiens (Lindl.) Rchb. f. 1862 – Cattleya superbiens (Lindl.) Beer 1854 – Laelia superbiens Lindl. 1840
Il suo nome di genere è stato dato in onore di Richard Schomburgk, botanico tedesco, cercatore di orchidee ed esploratore della Guiana Britannica.
In Guatemala è anche conosciuta con il nome popolare di: La Vera De Senor San Jose (Il bastone di San Giuseppe), probabilmente per il lungo stelo fiorale, solido e curvo all’apice.
Schomburgkia superbiens vive nelle ampie foreste umide e piovose del Messico, Guatemala, Honduras e Nicaragua. E’ una specie epifita/litofita e vive sui rami degli alberi oppure aggrappata su pareti rocciose a 800/2000 metri sul livello del mare.
Schomburgkia superbiens è un’orchidea di grandi dimensioni a sviluppo simpodiale. Lungo un solido rizoma si formano grossi gruppi di pseudobulbi oblunghi fusiformi, un po’ appiattiti, con una o due foglie lanceolate ed un esteso apparato radicale carico di lunghe e grosse radici.
All’apice degli pseudobulbi crescono gli steli fiorali (lunghi 100 – 130 centimetri) ai cui apici si formano molti boccioli avvolti da brattee acuminate, che aprendosi mostrano grandi fiori color rosa oppure bianchi nella forma alba. I fiori appaiono a Gennaio-Febbraio e sono profumati.

Laelia superbiens in sito
Questa foto è assai esemplificativa a riguardo della strutturazione morfologica della specie in rapporto alle condizioni ambientali in cui vive.
In coltivazione, nelle nostre regioni temperate, le condizioni climatiche sono diverse da quelle di endemicità e quindi torna utile confrontare le varianti delle caratteristiche vegetative della stessa specie. Vediamone alcune.

Laelia superbiens in coltivazione
Come si può notare nella foto a sinistra, gli pseudobulbi sono più allungati e le foglie sono più grandi e più scure rispetto a quelle della specie in sito. Quali elementi possono aver agito sulla pianta, per differenziare a tal punto la sua morfologia?

Condizioni di coltivazione nella mia collezione.
Fedele al principio della coltivazione empirica, in questo caso oserei dire – costretto dall’esiguità degli spazi – ad una coltivazione di fortuna; come si può notare nella foto, la pianta è da anni ancorata ad una colonna portante della serra nella parte più alta possibile, verso il cielo ed a radici nude.
Purtroppo le dimensioni di questa specie non lasciano scampo al collezionista perennemente in conflitto con gli spazi di coltivazione.
La sistemazione appena descritta, costringe la pianta a sviluppare a dismisura le sue radici. L’apparato radicale, non trovando alcun appiglio prossimo, si allunga (radici lunghe 70 – 80 centimetri) alla ricerca di ancoraggi.
L’allungamento degli pseudobulbi, penso sia causato da una somma di fattori ambientali:
– parametro “luce (quantità nel tempo) + alimentazione”, sicuramente diverso da quello rilevabile in sito.
– esteso apparato radicale, sicuro avamposto di alimentazione e di assorbimento d’acqua.
Queste diversità ambientali rendono meno decisiva la funzione di riserva degli pseudobulbi, che pertanto si ingrossano e si brachizzano di meno rispetto a quelli della sorella in sito.

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