Archivio mensile:Novembre 2013

Chelonistele sulphurea

Il genere Chelonistele

Tribù: Arethuseae • Sottotribù: Coelogyninae • Genere: Chelonistele. Il genere è composto da circa 12 specie, epifite e litofite. E’ endemico nelle zone dell’ Himalaya, del Borneo, nel Myanmar, a Sumatra e Java.
Origine del nome di genere: dalla forma dell’antera del fiore, che richiama la struttura del guscio di tartaruga – dal greco “cheloni” = tartaruga e “stele” lastra di pietra.

Specie tipo:
022 Chelonistele sulphurea (Blume) Pfitzer in H.G.A.Engler (ed.), Pflanzenr., IV, 50 II B 7: 137 (1907).

Prima descrizione: Chelonistele sulphurea (Blume) Pfitzer : PFITZER, Ernst Hugo Heinrich; KRAENZLIN, F.W.L.: Orchidaceae-Monandrae-Coelogyninae (1907)

Sinonimi:
Chelonanthera sulphurea Blume, Bijdr.: 384 (1825).
Coelogyne sulphurea (Blume) Rchb.f., Bonplandia (Hannover) 5: 43 (1857).
Pleione sulfurea (Blume) Kuntze, Revis. Gen. Pl. 2: 681 (1891).

025 Questa specie è stata trovata nella penisola malese, Borneo, Sumatra, Giava e nelle zone collinari delle Filippine. L’habitat ideale è costituito dagli anfratti di muschio che si creano fra gli arbusti dei boschi di castagno ad altitudini di 600-2300 metri.
Pianta cespitosa di medie dimensioni con pseudobulbi che formano 1-2 foglie apicali tendenti al colore verde scuro con apici leggermente ramati/arancioni. L’infiorescenza si forma nella nuova vegetazione, e mostra 10-15 fiori leggermente profumati (aroma piccante), di colore giallo zolfo cremoso, grande labello bianco con una vistosa macchia arancione. Pianta da serra intermedia /fresca, semplice da coltivare, in condizioni ideali fiorisce due volte l’anno.
Secondo le varie zone di endemicità, questa specie si manifesta in varie forme: foglie più o meno coriacee, fiori con petali di colore bianco traslucido, oppure tendenti al colore dello zolfo, o ancora, leggermente verdi.

Nota: Vari siti internet riportano il nome di questa specie con un palese errore grammaticale: “sulfurea”

Coelogyne barbata

035Coelogyne barbata Lindl. ex Griff. 1848
Il nome di questa specie trae origine dalla estesa peluria del labello.

Da diversi anni coltivo con successo alcune piante di questa specie. Non è molto presente nelle collezioni, ma non è di difficile coltivazione.
E’ originaria dell’India e del Sikkim, produce infiorescenze inizialmente erette, ma tendenti ad assumere una posizione pendula a causa del peso dei fiori.
Lo stelo fiorale porta più di 10 grandi fiori bianchi che si aprono in progressione; il labello è bruno vistosamente fimbriato (da cui il nome barbata), con i lobi laterali color bianco esternamente e bruno chiaro all’interno.
Gli pseudobulbi sono ovoidi e portano due foglie lanceolate, rigide e lunghe quanto le infiorescenze.
Fiorisce in autunno/inverno e va coltivata in vaso con substrato di bark e torba di sfagno. Vegeta bene con temperature da serra intermedia.
Non ama molta luce, anche una breve esposizione eccessiva scotta irrimediabilmente le foglie che assumono un colore brunastro e diventano mollicce per poi seccarsi parzialmente. Il giusto rapporto dei valori (temperatura – luce – umidità) è molto importante per la sua buona coltivazione. Ogni qualvolta che uno di questi valori, scende o supera la soglia di accettabilità complessiva delle piante in coltivazione, si notano subito gli effetti negativi. Ad esempio la luce troppo forte, ingiallisce le foglie e bracchizza la pianta, mentre un inopportuno abbassamento della temperatura mette in crisi le piante da clima caldo; segnali che il bravo coltivatore deve saper cogliere….le piante sapranno ringraziare.

Paphiopedilum Little Alexander (Paph. gratrixianum x helenae)

038 Nella grande promiscuità in serra, del settore dedicato ai Paphiopedilum, da qualche giorno sono in bella mostra questi fiori delicati.
E’ la prima fioritura di una pianta, della quale non ricordo la provenienza, cartellinata con il nome dei suoi genitori:
1 – Paphiopedilum gratrixianum, specie strettamente legata al Paph. villosum – alcuni tassonomi lo considerano solamente una sua varietà – ha un’ampia distribuzione: nord della Tailandia, Laos, Vietnam e Cina meridionale.
Il colore dei fiori è variabile, ma non tutte le varietà sono state ancora descritte. L’ultima dovrebbe essere questa:
Paph. gratrixianum var guangdongensePaph. guangdongense
Inizialmente descritta da Chen, Liu Li nel 2011, come una nuova specie cinese, endemica nella zona dello Xinyi Südwestguangdong ad altitudini di 1300m. Successive analisi del DNA hanno dimostrato che è una specie molto vicina a Paph. gratrixianum, pertanto è da considerarsi come Paph. gratrixianum var. guangdongense (cfr. The Orchid Issue 1, 2013)

2 – Paphiopedilum helenae, quasta specie cresce ad altitudini 850-900 m. nel nord del Vietnam, in Cina nella provincia di Guangxi sud-ovest. Paphiopedilum helenae è stato descritto solo nel 1996 da Averyanov ed è una delle specie di piccole dimensioni.

040I fiori leggiadri e nello stesso tempo rigogliosi, hanno attirato la mia attenzione ed ho per questo, approfondito le ricerche.
La morfologia dei fiori è abbastanza dominata dal genitore P. helenae, ma le abitudini vegetali e della fioritura sono tutte dell’altro genitore, P. gratixianum. Normalmente, nelle ibridazioni primarie con P. helenae, le dimensioni dei figli sono molto ridotte, ma in questo (anche se evidenti) non sono così marcate come in altri ibridi.
Questo grex è stato registrato alla RHS nel 2009, da J.Van Haute (J.Van Haute registratore e anche creatore dell’incrocio), con il nome: Paphiopedilum Little Alexander
Sorpresa e grande gioia per i nonni: stesso nome del mio nipotino Alessandro!
Dedico il nome di questo cultivar al mio “pulaki” Alessandro, che insieme a Lydia, e Leonardo, veterano dei miei nipotini, illuminano di felicità, le giornate della nostra famiglia.

Si usa dire: un bambino ti cambia la vita ed è vero, ma tre nipoti, dolci ed affettuosi la dipingono tutta d’oro e la caricano di sublimi emozioni.

Nota: “pulaki” in greco significa pulcino 🙂

Rlc. Green Dragoon ‘Lenette’ AM/AOS… sweet dream

Buona notte… a chi sa sognare, a chi vuole amare, a chi vuol dimenticare, a chi non può dormire, a chi soffre nel corpo e nell’anima… un po’ di buona musica e qualche notizia per fantasticare.

Verde Milonga, verde orchidea
…”Quelle piccole piantine di orchidea, acquistate ancora in beuta…quante notizie sarebbe utile conoscere di loro al momento dell’acquisto!
La prima e la più importante, perché a cascata richiede tante altre informazioni è quella di sapere se è un ibrido o una specie, poi se la riproduzione è meristematica o sessuale.
Avere tutte le notizie è molto importante per saper interpretare il valore di ogni futura fioritura.

Rhyncholaeliocattelya Green Dragoon ‘Lenette’ AM/AOS
Se vi va, facciamo un piccolo viaggio tassonomico, che ci permetterà di conoscere la storia ed il valore dei nomi assegnati a questo stupendo ibrido verde.

L’avventura si materializza con l’atto sessuale
Questo processo inizia con la collocazione di masse polliniche sulla superficie stigmatica della colonna di un fiore: un atto chiamato impollinazione.
Se compatibili, le masse polliniche iniziano un percorso di assimilazione nella colonna, dallo stigma all’ovario. Qui la fusione di materiale genetico maschile (polline) e femminile (ovulo) da luogo all’evento chiamato fecondazione, questo evento si verifica alcuni mesi dopo l’impollinazione. Ciascuno degli innumerevoli semi formatisi, ha il proprio set di geni particolari. Con la successiva germinazione, crescita e fioritura, questi geni caratterizzano in esclusiva le forme vegetative e floreali di ogni singola pianta.
I coltivatori riconoscono come geneticamente distinte, le diverse orchidee nate da seme, sia in natura che in laboratorio. Le orchidee prodotte sessualmente sono chiamate ‘cultivar’.
Ai cultivar che danno fioriture considerate eccezionali, o a quelli che devono essere propagati in due o più piante, deve essere dato un nome; questo viene fatto per dare un’identità certa a ciascun cultivar, una distinzione indispensabile per il proseguo della scienza tassonomica.

A tal proposito, vediamo insieme, il percorso tassonomico dell’incrocio rappresentato nella foto sopra:

Rhyncholaeliocattelya Green Dragoon ‘Lenette’ AM/AOS

In origine sono state prodotte un certo numero di nuove piantine incrociando il cultivar Rhyncholaeliocattleya Harriet Moseley (Rlc. Deesse X Cattleya bicolor) con un cultivar particolare della specie Cattleya bicolor.
La prima pianta fiorita, dalla semina di questo incrocio, è stata registrata alla Royal Horticultural Society di Londra, Inghilterra, con il nome: Rhyncholaeliocattleya Green Dragoon.
Questo nome è stato pubblicato su The Orchid Review del mese di giugno 1978, con progenitori (Rlc. Harriet Moseley X C. bicolor), e coltivatore dichiarante Carter and Holmes Orchids.
Il nome è stato poi pubblicato in “New Orchid Hybrids” BOLLETTINO di Agosto 1978.
Chi è interessato alla dinamica tassonomica degli ibridi lo può trovare anche in “1976-1980 Addendum to the Sander’s List of Orchid Hybrids”.
Tutte le piante derivanti dall’incrocio originale (Rlc. Harriet Moseley X C. bicolor), porteranno il nome: Rhyncholaeliocattleya Green Dragoon (Rlc. Green Dragoon)

Qualche cultivar di questo incrocio ha dimostrato qualità eccezionali. Uno di questi è stato presentato ad un giudizio dell’A.O.S. in occasione del “Regional Monthly Judging in Atlanta, Georgia 14 Gennaio 1978″, da Lenette Greenhouses, la cui descrizione appare nel TRIMESTRALE AWARDS, Volume 10, Numero 4.
La pianta presentata in giudizio, ha ricevuto il suo Award of Merit, con il nome distintivo di cultivar ‘Lenette’, che lo identificherà per sempre, dagli altri cultivar originati dalla stessa impollinazione e semina.

Nota: Il cultivar presentato è conosciuto anche con il sinonimo: Brassocattleya Green Dragoon (Bc. Green Dragoon)