Orchidee, regole e importanza dei nomi.

Quando capita sotto gli occhi un cartellino scritto in questa maniera sorgono spontanee alcune domande: chi è l’autore? Saranno giusti i nomi?
La tassonomia e la nomenclatura delle forme viventi richiedono regole condivise che devono essere rispettate, pena la totale anarchia.
Il cartellino in questione è un’ottima occasione per stigmatizzare gli errori madornali che spesso leggiamo sui dati identificativi delle orchidee che acquistiamo.
Primo errore: la scrittura in caratteri a stampatello.
Secondo errore: il nome di specie.
Sarà un banale errore di scrittura manuale e nulla di più, ho pensato, ma digitando su Google i due epiteti scritti sul cartellino è uscita una sfilza di link con il nome di specie inesatto “cremulata”, ragion per cui l’errore gira già su internet e non può essere imputabile solamente alla imperizia dell’autore del cartellino.
Aggravante: l’errore parte dal catalogo di vendita di un’azienda ligure di orchidee, errore riportato sucessivamente dagli acquirenti su vari forum italiani, esportando ed espandendo in tal modo la storpiatura di cui sopra.
Vedete come è facile propagare errori sui nomi delle orchidee.
Siamo tutti indotti a diffondere errori, vuoi per ingnoranza, oppure per meri errori di trascrizione, e magari anche per le diverse regole della grammatica di varie culture. Fatto sta che con i nomi hanno contribuito anche vari botanici a creare confusione. Emblematico è l’esempio di Cattleya aclandiae. In questo caso il nome di specie è stato dato a ricordo di Lady Lydia Elizabeth Acland, ma la pronuncia “anglofona” porta a scrivere Ackland, tanto da indurre ad errore anche un insigne botanico quale Jules Émile Planchon al punto da “istituzionalizzare” un sinonimo eterotipico Cattleya acklandiae.

Forse giova a tutti un piccolo ripasso sulle regole della nomenclatura delle forme viventi.
015Quando leggiamo il nome di un’orchidea, il primo aiuto logico ci viene dal significato del nome stesso, nel caso in esame, Liparis, deriva dalla parola greca “unto” o “grasso”, in riferimento alle superfici lucide quasi unte delle foglie di molte specie appartenenti a questo genere. Il nome di specie “cremulata” non significa nulla, mentre “crenulata” deriva dal termine latino crenulatus, crena = denti a punta acuminata, con chiaro riferimento all sua struttura morfologica.

Le regole della tassonomia
A tutte le forme viventi è dato un nome scientifico costituito da due parole (sistema binomiale). Gli epiteti universalmente usati sono di origine latina o greca.
La prima parola individua il genere, sostantivo scritto in corsivo con la lettera iniziale maiuscola e le rimanenti minuscole, es: Liparis.
La seconda parola è l’epiteto che individua la specie. Si tratta di un aggettivo scritto in corsivo e con tutte le lettere minuscole es: crenulata

Sottospecie e varietà.
A volte il binomio di base può essere integrato con altre parole in rigoroso ordine gerarchico di rango: epiteto sottospecifico (sottosp.) epiteto varietale (var.) e epiteto di forma (f.).
Ad esempio, Trichoglottis philippinensis var. brachiata è un nome varietale costituito dal nome generico (Trichoglottis), l’epiteto specifico (philippinensis) e l’epiteto varietale (brachiata).
Questi epiteti sono scritti con lettere minuscole in corsivo, mentre il rimanente (sottosp., var. e f.) in caratteri minuscoli non in corsivo.

Sinonimi
Un sinonimo è un nome di specie invalido poiché successivo ad uno già esistente, oppure a segiuto di una riclassificazione della pianta, ad esempio, Dendrobium jonesii (Sin. Dendrobium ruppianum)

Ibridi
E’ definito ibrido il frutto di una fecondazione, generalmente artificiale, cioè ad opera dell’uomo, ma anche naturale tra piante con diversi sistemi genetici.

Ibridi naturali
Sono definiti ibridi naturali, quelli esistenti in natura senza l’intervento degli esseri umani.

Quando sono fecondate due diverse specie dello stesso genere, trattasi di ibridi interspecifici.
Scrittura: nomi di entrambi i genitori con una croce in mezzo, esempio, Cattleya bowringiana x Cattleya aurantiaca oppure viene assegnato un nome collettivo preceduto da “x”, ad esempio Cattleya x guatemalensis.

Nel caso di ibridi intergenerici, la progenie di un increocio tra due piante di generi diversi assume un nuovo nome, esempio Aerides x Vanda = Aeridovanda

Ibridi artificiali
Gli ibridi artificiali sono incroci frutto dell’impollinazione fatta da esseri umani. In coltivazione, la progenie delle ibridazioni porta il nome di entrambi i genitori legati da “x” tra il genitore capsula (femmina), che viene scritto prima, seguito dal nome del genitore (maschio) che ha dato le masse polliniche.
In caso di registrazione di una pianta discendente da una ibridazione artificiale, viene dato ad essa un nome di “grex” (grex significa branco o gregge), costituito dal nome generico (anche semplificato) e l’epiteto di grex. Tutte le progenie di accoppiamenti futuri fra i genitori che hanno dato vita al Grex saranno conosciuti con questo nome, indipendentemente dalla scelta del genitore padre.
Gli epiteti che identificano il Grex non vanno scritti in corsivo, possono raggruppare più di una parola (massimo di tre) sono scritti in lettere minuscole con l’iniziale maiuscola: il nome del Grex deve essere registrato presso la “Intrnational Registration Authority” per gli ibridi di Orchidea.
Nel caso di ibridi intergenerici il nuovo nome identificativo è la sommatoria dei nomi generici dei genitori: ad esempio Sophronitis x Laelia o Laelia x Sophronitis diventa Sophrolaelia.

Nel 1950 è stato deciso a livello internazionale che gli ibridi fra tre o più generi prendono denominazioni generiche che finiscono in-ara, ad esempio Potinara = Brassavola x Cattleya x Laelia x Sophronitis

Cultivar
Cultivar è l’abbreviazione di una varietà in coltivazione. Se un coltivatore di orchidee produce da semina, una specie, un ibrido naturale o artificiale e lo ritiene degno di superiorità può dare alla pianta un epiteto “cultivar”. Un epiteto di Cultivar può essere dato anche ad una pianta che riceve un premio
L’epiteto Cultivar non identifica una varietà (un nome di varietà può essere assegnato solamente ad una specie) e nemmeno un “clone”). Il nome di Cultivar non va scritto in corsivo, può comprendere più di una parola e va scritto in lettere minuscole con la lettera maiuscola iniziale. L’epiteto di Cultivar è racchiuso tra virgolette singole, esempio: ‘Guido’.

Tutte le propagazioni vegetative (cloni) di questa pianta hanno diritto a fregiarsi del nome di Cultivar assegnato, escluse eventuali propagazioni da semina con gli stessi genitori.

I cloni o cultivar?
Quando un orchidea è propagata per via meristematica, i propaguli (pezzi) ottenuti sono (teoricamente) geneticamente identici, tutti questi propaguli, compresa la pianta originale, sono definiti cloni.

In appendice a questa lunga disanima sulla nomenclatura, auspico che tutti gli orchidofili ne diano giusta importanza, soprattutto chi le produce e le vende, oltre che essere un obbligo dettato dalla scienza tassonomica… è questione anche di immagine.

Nota:

Spunti tratti da
Journal Number 89
December 2003 AUSTRALIAN NOTES

Understanding Orchid Names
By Brian Richards
From Kalhari, “The Message Stick” of A.N.O.S. (Qld) Kabi Group Inc.

Referenze:
Debenham C., The language of botany, S.G.A.P.
Jacobs H (1993) A name can mean so much, Orchids Australia, December, 1993 A.O.C.
Morrison G. C. (1988) The orchid growers manual, Kangaroo Press, Kenthurst NSW
Morrison G. C. (1988) Growing orchids in Australia and New Zealand, Kangaroo Press, Kenthurst NSW
Pantzopoulos K. (1995) How to write plant names, Plant form and identification handout, Advanced certificate of horticulture Gordon Technical College, Geelong.

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