Archivio mensile:Agosto 2017

Bulbophyllum gracillimum

Visioni.
Passava quasi inosservata, stamattina, poi sono stato attratto da uno strano ciuffetto di fiori color viola – mattone che aleggiava sopra un batuffolo di piccoli pseudobulbi e foglie ovali…

Bulbophyllum gracillimum (Rolfe)Rolfe 1912 SEZIONE Cirrhopetaloides Garay, Hamer & Siegerist 1994

Sinonimi:
Bulbophyllum leratii (Schltr.) J.J.Sm. 1912 – Bulbophyllum psittacoides J.J. Sm. 1911 – Cirrhopetalum gracillimum Rolfe 1895 – Cirrhopetalum leratii Schltr. 1911 – Cirrhopetalum psittacoides Ridley 1927 – Cirrhopetalum warianum Schlecter 1913.

La fantasia di un poeta le chiamerebbe strane danzatrici nell’aria, figure delicate gracili e graziose che si muovono con un minimo alito di vento… piacevoli visioni.
Bulbophillum gracillimum è una specie originaria della Tailandia, Birmania, Malesia ed isole Solomon. Questa orchidea epifita di piccole dimensioni, preferisce temperature moderate, buona umidità, ambiente ventilato e può essere coltivata sia su zattere di fibra che in vaso.
Le infiorescenze si formano all’apice di un lungo ed esile stelo fiorale a gruppi di 6 – 10 fiori, e sono delicatamente profumati.

Oncidium ornithorhynchum… storie di nomi sbagliati

Foto in evidenza: Oncidium Twinkle (cheirophorum x ornithorhyrtchum) in fiore nella collezione rio Parnasso.

Oncidium Ornithoryncum, UNA ESPECIE MAL INTERPRETATA E UN NUOVO NOME PER UNA VECCHIA SPECIE: ONCIDIUM SOTOANUM

img_0359Oncidium sotoanum ex ornithorhynchum ‘Dunkel’.
E tu vallo a dire ai coltivatori di lungo corso, che quell’Oncidium che ti cresceva fra le mani, con quel “profumo” forte e non a tutti piacevole, per quasi 2 secoli l’abbiamo chiamato Oncidium ornithorhynchum ed invece era altro; questo proprio non ci voleva.

Mi riferisco al nostro amato Oncidium ornithorhynchum. Chi non ce l’ha? Tutti lo coltiviamo da anni, inoltre nel tempo è stato abbondantemente utilizzato come genitore nelle ibridazioni ed ora vai a scoprire che la pianta descritta nel 1836 da Kunt era un’altra e non quella che noi tutti siamo abituati a riconoscere con quel nome.

L’errore.
Tutto ha origine con le spedizioni in Europa di Theodor Hartweg e precisamente con le piante raccolte a Oaxaca, in Messico, inviate a Loddiges nel 1836. Nello stesso periodo anche Ure Skinner invia piante del Guatemala a James Bateman, che troviamo illustrate nella sua famosa “The Orchidaceae of Mexico and Guatemala” con il nome Oncidium ornithorhyncum. Alla descrizione, Bateman allega una nota con riferimento al lavoro di Kunth, ripresa più tardi anche da Lindley (1840). Bateman scrive: “ci sono copie di isotipi colorati a mano, dove i fiori di questa specie sono dipinti di colore giallo, ma probabilmente ciò è dovuto al fatto che il disegno si basa su un campione essiccato. Secondo Stafleu & Cowan (1979), queste copie sono in U-BM-Bloomsbury e nella Biblioteca Nazionale di Parigi.
Nel primo numero di “The Orchidaceae del Messico e del Guatemala (1837)” – specie di Messico e America Centrale, è apparsa l’illustrazione di “O. ornithorhynchum “. E’ probabile che nella nuova pubblicazione di (Lindley 1840), la tavola sia stata disegnata con riferimento alla pianta di Bateman.
Forse l’attenzione si è concentrata sull’identificazione del fiore, senza molta attenzione all’architettura della infiorescenza e il numero di queste per ogni pseudobulbo. Sta di fatto che dopo Bateman, tutti gli autori, botanici e tassonomi fecero fede alla sua opera, dando per acquisito il nome O. ornithorhynchum.

La sorpresa
Finalmente nel 1990 Miguel Angel Soto, ha avuto la possibilità di vedere, nell’erbario di Parigi, un campione tipo di Oncidium Ornithorhynchum e si rese conto che la specie messicana, sorprendentemente, non corrispondeva a quella copia. Purtroppo in quell’occasione non è riuscito ad analizzare alcuna traccia del materiale: foto ed altro. Tuttavia, l’anomalia rimase scolpita nella sua memoria ed anche resa pubblica in varie occasioni. Solamente nel 1997, il botanico messicano Adolfo Espejo, otenne dall’erbario di Parigi una fotografia del campione tipo di O. ornithorhynchum quale documento della sua indagine sulle tipologie di monocotiledoni messicani (Espejo et al. 1998), che poi, gentilmente fornì agli autori della revisione (Rolando Jiménez Machorro & Eric Hágsater – apparsa su LANKESTERIANA 9(3), Gennaio 2010 a pagina 411).dal titolo: ONCIDIUM ORNITHORHYNCHUM, UNA ESPECIE MAL INTERPRETADA Y UN NOMBRE PARA UNA VIEJA ESPECIE: ONCIDIUM SOTOANUM.

Il resto della vicenda lo potete leggere nel link della pubblicazione.
016In buona sostanza il vecchio Oncidium ornithorhynchum risulta rinominato Oncidium sotoanum il 23 Marzo del 2012, così si legge su The Plant List , con l’approvazione anche del Kew garden e del Missouri Botanical Garden: se lo approvano loro c’è da crederci.
Etimologia: la nuova specie è stata dedicata al botanico messicano, Miguel Angel Soto Arenas, recentemente scomparso, partner e maestro degli autori del lavoro di revisione, per la sua dedizione alla conoscenza della biodiversità, in particolare delle orchidee del Messico.

Qualche perplessità, a dire il vero mi rimane, come può essere che per così tanto tempo sia sfuggito agli occhi di ibridatori, collezionisti ed anche botanici, questo equivoco. Ora aspettiamoci di assistere ad una vera invasione del neo O. ornithorhynchum giallo e non più rosa pallido o scuro a seconda delle forme, ad esempio: O. ornithorhynchum ‘Majus’ e O. ornithorhynchum ‘Dunkel’.

img_0366 Oncidium Twinkle (cheirophorum x ornithorhyrtchum): ibrido registrato oltre 50 anni fa da W. W. Goodale Moir, pioniere hawaiiano delle ibridazioni di Oncidium.
Non ci resta che abituarci all’idea, ma con le ibridazioni come la mettiamo? Nuovo lavoro per botanici e tassonomi!
A mio modesto avviso trattasi di cloni differenti nella tonalità del colore… ma, mai dire mai: chi possiede una forma gialla potrebbe svelare l’arcano.

Epidendrum lanipes

Foto in evidenza: Epidendrum lanipes, collezione Rio Parnasso, coltivatore Guido De Vidi.

IMG_1283 Epidendrum lanipes Lindl. 1853.
Pubblicazione: Fol. Orchid. ILD. 91 1853 (IPT S.2: 0064).

Distribuzione: Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia.

Epidendrum lanipes è un’orchidea epifita a sviluppo simpodiale con pseudobulbi a forma di canna. La specie è endemica nelle foreste pluviali tropicali montane di Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, ad altitudini che vanno da 800 a 1400 metri.
Nome di specie fa riferimento alla struttura lanosa della colonna del fiore.

Descrizione:
IMG_1281 Epidendrum lanipes è stato incluso nel sottog. Epidendrum sezione Paniculata in riferimento alla sua morfologia esile, multifoliata, dotata di pseudobulbi a canna leggermente rigonfi con infiorescenze sprovviste di guaine e spate. Le foglie piatte e variabili assomigliano a spade o lingue elittiche e lanceolate, a volte bilobate nella parte finale. Le inifiorescenze paniculate formano steli ampiamente separati, ciascuno con molti fiori su racemi di 10 cm. I fiori di colore bianco hanno un ovaio lanoso (da cui deriva il nome di specie), sepali lineari-oblunghi leggermente mucronati, petali filiformi lineari-oblanceolati. Il labello è marcatamente trilobato. I lobi laterali sono semi-ovali e acuti, il lobo centrale mostra tre punte arrotondate alla fine. Pure il callo è trilobato.

Il numero cromosomico diploide di E. lanipes è stato determinato come 2n = 40.

Due belle Schomburgkia, ora rinominate Laelia

Nota: le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Il dilemma dei collezionisti: Schomburgkia, Laelia o Cattleya?

Descrivo queste due specie botaniche con il nome “Schomburgkia”, ma devo dire che fra appassionati preferiamo chiamarle “Laelia“: come si può notare, anche in un genere relativamente piccolo, Laelinae, i tassonomi ed i botanici sono riusciti a creare qualche problema.

Ad ogni buon conto, la regola ‘aurea’ per dare il giusto nome di specie a tutte le Schomburgkia, giova ricordare che ora, il nome di genere Schomburgkia rimane tale solamente per quelle che hanno gli pseudobulbi vuoti al loro interno ( le cosiddette orchidee mirmecofile).


Schomburgkia superbiens (Lindl.) Rolfe 1917.

Sinonimi: Bletia superbiens (Lindl.) Rchb. f. 1862 – Cattleya superbiens (Lindl.) Beer 1854 – Laelia superbiens Lindl. 1840

Il basionimo di genere di questa specie è stato dato in onore di Richard Schomburgk, botanico tedesco (1800>, scopritore di orchidee ed esploratore della Guiana Britannica.
In Guatemala viene anche chiamata: Vera De Senor San Jose (Il bastone di San Giuseppe, probabilmente per il lungo stelo fiorale, solido e curvo all’apice).
Schomburgkia superbiens è endemica nelle ampie foreste umide e piovose del Messico, Guatemala, Honduras e Nicaragua.
E’ una specie epifita/litofita e vive aggrappata ai rami degli alberi oppure su pareti rocciose ad altitudini tra 800/2000 metri.

Schomburgkia superbiens è un’ orchidea di grandi dimensioni, si sviluppa in modo simpodiale, formando grossi gruppi di pseudobulbi oblunghi fusiformi, un po’appiattiti, con una o due foglie lanceolate ed un esteso apparato radicale carico di lunghe e solide radici.
All’apice degli pseudobulbi crescono gli steli fiorali (lunghi 100 – 130 cm.) con molti boccioli avvolti da brattee acuminate che aprendosi, mostrano grandi fiori color rosa, oppure bianchi nella forma alba. I fiori appaiono a Gennaio e sono profumati.

Schomburgkia fimbriata (Vell) Hoehne 1952.

Sinonimi: Bletia crispina Rchb. f. 1862 – Bletia gloriosa (Rchb.f) Rchb.f 1862 – Laelia gloriosa (Rchb.f) L.O.Wms. 1941 – Schomburgkia crispa Lindley 1844 – Schomburgkia gloriosa Rchb. f. 1860 – Schomburgkia marginata Hkr. 1840 – Schomburgkia marginata var immarginata Hkr. 1840

I luoghi d’origine di questa specie sono, Venezuela, Guyana, Surinam, Colombia ed Ecuador, vive come pianta epifita da clima caldo, a 200 – 800 metri d’altitudine.
La Schomburgkia fimbriata si sviluppa in modo simpodiale e forma pseudobulbi turgidi caratterizzati da vari nodi ai cui apici crescono 2 – 3 foglie strette, oblunghe, coriacee e leggermente ottuse.
I fiori misurano (5 – 6 cm.). I loro sepali e petali sono crespati, di colore giallo senape, e labello cereo maculato di rosa. Spuntano numerosi nel mese di gennaio (10 – 15) sulla parte terminale di lunghi steli (100 – 120 cm.).

In coltivazione si consiglia di sistemare questa specie in zona calda, luminosa, spaziosa e ventilata. Può essere coltivata in vasi, ma si ottengono buoni risultati anche appendendo 4 – 5 pseudobulbi adulti a radice nuda, su sostegni verticali.
L’esteso apparato radicale e la solida morfologia di questa specie le consentono di sopportare condizioni di caldo e secco senza particolari problemi.
Durante la stagione calda, questa specie va fertilizzata ogni 10 – 15 giorni ed è utile concedere una breve asciugatura fra le bagnature.
Giova ricordare che durante il naturale riposo vegetativo, verificabile dal colore uniforme delle radici (assenza di pseudo-trasparenza sulle loro punte) e dallo status dormiente delle gemme vegetative, è bene moderare le fertilizzazioni e le bagnature.

Nageliella purpurea

Nageliella purpurea [Lindley]L.O.Williams 1940.

Sinonimi: Domingoa purpurea (Lindl.) Van den Berg & Soto Arenas 2007; Hartwegia comosa Lindley ex Pfitz. ?; Hartwegia purpurea Lindley 1837.

Specie epifita di piccole dimensioni, proveniente da Messico, Guatemala, El Salvador e Honduras dai livelli del mare fino a 1500 metri. Vive sui rami orizzontali e muschiosi di alberi sulle colline rocciose. Fiorisce nei mesi estivi; i fiori si aprono successivamente per mesi e continuano a formarsi dai vecchi steli. Quindi, non vanno tagliati alla fine della stagione di fioritura, perché i vecchi steli rifioriranno anche l’anno prossimo.
Bella anche come vegetazione dal fogliame maculato! Questa specie è da clima intermedio caldo ma è altamente tollerante e resistente alle temperature, presenta foglie molto belle e rigide. I piccoli, leggiadri fiori rosa-viola fioriscono a mazzetto sulla parte apicale di uno stelo sottile lungo fino a 50-60 cm. Questa pianta è ricercata dai collezionisti di orchidee per la sua qualità unica di lunga durata delle fioriture in successione, anche sui suoi vecchi steli, anno dopo anno.
Si consiglia la coltivazione su zattere di sughero o felce di albero, oppure su cestini di legno con umidità moderata, leggera tutto l’anno.