Archivio mensile:Gennaio 2019

Lycaste Luciani

Lycaste, qualche nota sul genere

Lycaste Luciani G.Sparrow 1972 – (RHS)
Lycaste lasioglossa × Lycaste virginalis
Lycaste Luciani ibrido primario in fioritura nella mia collezione. Gradito omaggio di tanti anni fa dell’indimenticato amico e fine collezionista di orchidee, Enzo Cantagalli, primo Presidente dell’ATAO.
Il valore di un’orchidea non è dato solamente dalla rarità o dalla novità (elementi che prima o poi perdono valore), ma soprattutto dalla sua storia, che il tempo può solamente impreziosire.

Phragmipedium Sedenii o Calurum? Scopriamolo insieme

Collezione Guido De Vidi
Phragmipedium Sedenii

Ibrido primario fra: (Phrag. Schlimii X Phrag. Longifolium)

Qualche notizia
Phragmipedium Sedenii è stato registrato da Veitch nel 1873, ed è uno dei primi ibridi di Phragmipedium.
Successivamente sono stati registrati vari cloni, che hanno dato vita a molte vatrietà: dal bianco quasi puro, al rosa pallido, fino al porpra intenso.
Questo interessante ibrido va coltivato in vaso relativamente piccolo; per ottenere esemplari interessanti, i vasi vanno aumentati di diametro in stretto rapporto con lo sviluppo della pianta, senza molestare eccessivamente le radici, e rinpinguati con miscela indicata per orchidee semi terrestri. Le fertilizzazioni vanno ridotte al minimo e la pianta va tenuta sempre umida; ottima soluzione è quella di mettere a mollo il vaso in un sottovaso con 2 cm. di acqua e lasciar asciugare la pianta fra le bagnature.

Curiosità
Gigantesca orchidea sul canal grande a Venezia.

Nel contesto della 50a Biennale di Venezia e’ stata installata sulla terrazza di Palazzo Venier dei Leoni che da’ sul Canal Grande una nuova scultura dell’artista britannico Marc Quinn. Commissionata da Dornbracht per il progetto di arte contemporanea Statements 7, e realizzata in collaborazione con Meire und Meire Agency e con White Cube, Londra, Il travolgente mondo del desiderio (Phragmipedium Sedenii) e’ un orchidea di acciaio inossidabile dell’altezza di 12 metri. Un modellino dell’opera, dell’altezza di poco piu’ di 30 cm, aveva fatto parte nel 2002 dell’esposizione presso la Collezione Peggy Guggenheim thinking big: idee per la scultura britannica del XXI secolo oranizzzata in collaborazione con Sculture at Goodwood’. Un’altra versione dell’orchidea e’ attulamente esposta, appunto, a Sculpture at Goodwood in Inghilterra.

Notizia e foto tratta dal sito Guggenheim Venezia

Nel primo capitolo di questo post ho volutamente commesso un errore di per se impercettibile, ma il rigore della tassonomia rivendica sempre la precisione: ecco le osservazioni conseguenti.

Le foto a sinistra ripropongono la stessa pianta con la quale è stata introdotta la discussione , ora però con il nome corretto.

Phragmipedium Calurum var. roseum
Nel 1883 la Ditta Veitch & Sons produce questo nuovo incrocio reimpollinando Phragmipedium Sedenii (Phrag. longifolium x Phrag. schlimii) con il Phragmipedium longifolium.

Riepilogando: Phragmipedium Calurum (Veitch 1883) = Phrag. longifolium x Phrag. Sedenii;
Phragmipedium Sedenii (Veitch 1873) = Phrag. longifolium x Phrag. schlimii

La prossima foto un po’ più sotto mostra il vero “Phrag.sedenii”, le differenze sono veramente impercettibili, nel Phrag. Calurum i due sepali laterali sono più lunghi e più bassi; in pratica, un po’ più geni di Phrag. longifolium.
Ho fatto questa comparazione per evidenziare quanto sia difficile riconoscere le piante, se non si è a stretto contatto con la loro coltivazione, soprattutto quando devono essere sottoposte a giudizio.

Phragmipedium Sedenii(Veitch 1873)
Ibrido primario fra: (Phrag. schlimii x Phrag. longifolium)
Sinonimi:
Phragmipedium Porphyreum; Veitch 1878
Phragmipedium Sedenii (var.) Candidulum
Phragmipedium Sedenii (var.) Porphyreum
Phragmipedium Tenellum; P. & M. 1890
Phragmipedium Weidlichianum; Sanders 1890
Etimologia del nome: proposta da Reichenbach. f. in onore di John Seden, un bravo giardiniere della Ditta Veitch & figli.

Qualche notizia
Phragmipedium Sedenii è stato registrato da Veitch nel 1873, ed è uno dei primi ibridi di Phragmipedium.
Successivamente sono stati registrati vari cloni, che hanno dato vita a molte vatrietà: dal bianco quasi puro, al rosa pallido, fino al porpra intenso.
Come si è visto sopra, Phragmipedium Sedenii è stato usato come genitore di vari ibridi:
Phrag. Sedenii
x Phrag. besseae = Phrag. Elizabeth March
x Phrag. boissierianum = Phrag. Brysa
x Phrag. caricinum = Phrag. Raymond Faroult
x Phrag. caudatum = Phrag. Schroederae
x Phrag. caudatum var. wallisii = Phrag. Comicea
x Phrag. caudatum var. warscewiczianum = Phrag. Helmut Röhrl
x Phrag. hartwegii = Phrag. Pink Pearl
x Phrag. klotzscheanum = Phrag. Suave
x Phrag. lindleyanum = Phrag. Perseus
x Phrag. lindleyanum var. sargentianum = Phrag. Mont Fellard
x Phrag. longifolium = Phrag. Calurum
x Phrag. longifolium var. roezlii = Phrag. Ainsworthii
x Phrag. richteri = Phrag. Bernie Huizing
x Phrag. schlimii = Phrag. Cardinale
x Phrag. Beauport = Phrag. La Cotte
x Phrag. Calurum = Phrag. Lemoinierianum
x Phrag. Cardinale = Phrag. Rosy Gem
x Phrag. Conchiferum = Phrag. Coppinianum
x Phrag. Grande = Phrag. Pulchellum
x Phrag. Hanne Popow = Phrag. Randy MacDonald
x Phrag. La Moye = Phrag. Leslie Ee
x Phrag. Longueville = Phrag. Bellozanne
x Phrag. Praying Mantis = Phrag. Clover Field
x Phrag. Sorcerer’s Apprentice = Phrag. Lucille Faust

Masdevallia nidifica gialla o M. ventricosa

Specie di piccole dimensioni, endemica in Costa Rica, Panama, Colombia, Ecuador e Perù. Per scoprirla nel suo habitat bisogna cercarla sui rami bassi delle fresche foreste montane nuvolose e ventose, ad altitudini da 450 a 2500 metri.
Morfologia: sviluppo simpodiale con esili steli avvolti basalmente da 2 a 3 brattee tubolari con un’ unica foglia apicale, ellittico-lanceolata. Fioritura solitaria in vari periodi, da inverno a estate con fiori che spuntano sopra il livello delle foglie.
Nota: M. ventricosa viene spesso indicata come sinonimo di M. nidifica, questa specie si trova solo in Ecuador e si diversifica per il suoi fiori gialli con code sepaline molto più corte e leggermente più spesse.

Sinonimi: Buccella nidifica (Rchb.f.) Luer 2006 Masdevallia cyathogastra Schltr. 1918; Masdevallia tenuicauda Schltr. 1923;

Bark allert! Ovvero problema rinvasi con corteccia di pino.

Improvvisamente, chi prima chi dopo, ci si è accorti che oggi in Italia si fatica a trovare bark a costi compatibili.
Come spesso accade ci si accorge dell’importanza di quel che si usa con normalità, quando viene a mancare.
Ed è così che il collezionismo orchidofilo italiano si trova ad essere orfano dell’unico produttore di “composto” per rinvasi.
Da tre generazioni, l’azienda Verdi di Bocconi, forniva di buona corteccia di pino, sia ad associazioni che a singoli coltivatori di orchidee italiani. Iniziava l’attività negli anni settanta il signor Mario Verdi; produceva corteccia di pino miscelata con spugna e polistirolo sminuzzati in varie pezzature, poi continuarono i loro figli ed infine i loro nipoti. Da tempo Verdi, per problemi ambientali, produceva solamente bark acquistato in Francia, lavorato e selezionato in tre pezzature. L’azienda trovava l’equilibrio economico fornendo prodotto selezionato a produttori, ma anche a piccoli collezionisti a mezzo le loro Associazioni.
L’equilibrio si è rotto quando all’azienda sono venuti a mancare grossi clienti che garantivano continuità alla produzione, problema via via aggravatosi a tal punto da portare con l’inizio del 2019 alla chiusura dell’Azienda.
La corteccia di pino, si sa, è uasata in primis come prodotto da pacciamatura e da anni soprattutto in vari paesi, considerati grossi produttori di orchidee (Olanda in primis), opportunamente selezionato e/o ammendato, quale substrato di coltivazione.
Questa situazione ha di fatto messo in crisi la possibilità di reperimento di corteccia a costi fisiologici (5-10 euro pro sacco da 60 litri come era prima), da parte di medi coltivatori in quanto i vari produttori di substrati mettono in commercio solamente piccole confezioni da pochi litri, più o meno agli stessi costi.

CHE FARE?
Prima azione da attivare è sicuramente quella di unire le forze di tutti i coltivatori italiani, siano essi piccoli o professionali, e non da ultimo avviare una collaborazione con le varie Associazioni amatoriali, allo scopo di individuare nuove opzioni di rifornimento, sia di bark che di altri materiali.
Forse è giunto il momento di sperimentare nuovi substrati, o nuove miscele, ad esempio fibra di cocco sminuzzata, pomice a grana grossa, torba di sfagno ed altro.
In aiuto a noi poveri coltivatori, orfani dello “spacciatore storico”, può venire da produttori italiani di terricci vari, che per motivi di mera esigenza estetica degli architetti paesaggisti, mettono in commercio buona corteccia di pino a variue pezzature.
A titolo personale sto sperimentando i prodotti di un’azienda italiana produttrice all’ingrosso di corteccia, pomice e fibra di cocco.
I risultati sono incoraggianti, ovviamente altre esperienze potranno essere utili alla soluzione del problema.
Ad esempio sarebbe interessante conoscere eventuali nuove tecniche di coltura.

Nelle foto: campione di bark pezzatura media e altro campione di pomice.

Cielo blu, una Cattleya per continuare a sognare

E poi dicono: “Che bello coltivare orchidee!”
Primi giorni del 2019, temperature notturne sotto lo zero termico, la mattinata non promette per niente bene: il ventilatore del generatore d’aria calda n°1 (in totale sono 3), non funziona, non esce aria calda. Triste presagio – forse il motore bruciato, infatti! Da una sommaria verifica, la conferma: avvolgimento fuso!
Che fare? Panico, prima di sera bisogna risolvere il problema, “aiutati che il ciel t’aiuta” mi son detto, passando mentalmente in rassegna le strategie possibili:
1)- estrarre il motore.
2) – sostituirlo.
Sì, logico, ma per estrarre il motore bisogna vivisezionare il generatore, e con il motore in mano bisogna invocare san Michele Zuccarello avvolgimenti per l’improbabile se non impossibile immediata riparazione.
Ed è a questo punto che scatta l’ideona frutto della disperazione: rovistare nei vari pezzi di ricambio accattastati alla rinfusa nella baracca in attesa di futuri utilizzi e sperare di trovare qualche motore simile da adattare con qualche modifica.
Non potendo vivisezionare la stufa per ovvie questioni tempistiche, ho optato per “l’intervento a cuore aperto”, ho effettuato un foro laterale sulla parete esterna, attraverso il quale poter estrarre in poco tempo il motore guasto.
Così è andata, quattro ore di lavoro di seghetto alternativo, cacciavite, pinza, trapano, seghetto, con tanta, tanta fantasia e manualità et voilà, verso le tre del pomeriggio il motore riciclato, seppur con meno potenza era pronto per essere sostituito.
Un ora dopo, giusto, giusto il tempo di accendere e collaudare: operazione conclusa, esito positivo!

E poi dicono: “Che bello coltivare orchidee!”
Infatti, per rilassarmi dopo sì tanto impegno mi son fatto un giretto e mi son goduto le tiepide temperature interne, in contrasto con il freddo fastidioso di questi giorni.
Un delicato profumo muschiato inebriava l’atmosfera umida e calda, era la fragranza di un bellissima Cattleya blu, che vive senza problemi su un tronco di gelso da parecchi anni: C. Dinard ‘Blu Heaven’ AM/AOS.
Lo spettacolo di questa fioritura è stato veramente coinvolgente ed il colore blu- cielo dei suoi fiori ha carpito le mie attenzioni per parecchi minuti….alla fine l’ho fotografata, eccola.
Questo incrocio artificiale è abbastanza datato, ma successivamente, i produttori Hwaiani sono riusciti a selezionare un clone veramente eccezionale: da quello che ho letto, Dinard ha vinto “Best Scent” alla fine degli anni ’90 alla World Orchid Conference.
C. Dinard ‘Blue Heaven’ AM/AOS
Lc. Dinard = Lc. (vedi link più avanti) Saint Gothard x C. Dinah (1930)
Registrata da Charlesworth Ltd.

Note genealogiche.
Lc. Saint Gothard
C. Saint Gothard, precedentemente nota come Laeliocattleya Saint Gothard (1908) perché Cattleya Gottoiana era conosciuta come Laeliocattleya Gottoiana.

Cattleya Dinah