Archivio mensile:Ottobre 2019

Polystachya zambesiaca

Nella foto in evidenza: Polystachya zambesiaca in fiore nella collezione rio Parnasso di Guido De Vidi

Il genere Polystachya stato fondato da Sir William Hooker nel 1825. Il nome deriva dalle parole greche Poly (molti) e Stachys (spiga di grano), facendo riferimento sia alla presenza di molti steli fiorali, caratteristica della maggior parte delle specie, o alla struttura di una infiorescenza in boccio.

Polystachya zambesiaca Rolfe 1895
Sinonimi: Polystachya hislopii Rolfe 1914; Polystachya lawrenceana var. hislopii (Rolfe) Kraenzl. 1926; Polystachya phiriae Fibeck 1999

Specie epifita a volte litofita, endemica in diversi paesi africani: Malawi, Mozambico, Sud Africa, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.
Habitat preferito su affioramenti rocciosi ad altitudini che vanno dai 900 ai 2000 metri nelle foreste caratterizzate dalla presenza di Brachystegia (specie predominanti delle foreste di miombo dell’Africa centrale e meridionale).
Pianta di piccole dimensioni – quasi miniatura – con pseudobulbi ovoidali oblunghi che formano 2-3 foglie lanceolate, leggermente piegate, di colore verde spento.

Produce infiorescenze pubescenti con tanti piccoli fiori non resupinati di colore giallo verde smeraldo.
Fioritra autunnale; coltivazione in piccoli vasi, temperatura intermedia, ambiente umido con un leggero riposo invernale più secco più fresco.

I fiori pubescenti, a volte emanano un forte profumo di cioccolato, sepali e petali di colore giallo verdolino, giallo limone, labello bianco con venature viola sui lobi laterali e una macchia marrone alla base del piede della colonna.

Nei luoghi di endemicità le temperature dei giorni invernali sono in media 18-19 ° C e le notti in media 7-8 ° C, con un intervallo diurno di 10-11 ° C. In coltivazione le bagnature dovrebbero essere ridotte dalla fine dell’autunno alla primavera successiva, ma non dovrebbero rimanere completamente senza acqua per lunghi periodi. Occasionali nebulizzazionii mattutine tra le annaffiature poco frequenti forniranno umidità sufficiente nella maggior parte delle aree in crescita. L’acqua dovrebbe essere aumentata se gli pseudobulbi si restringono eccessivamente. Il fertilizzante deve essere eliminato fino a quando non inizia una nuova crescita e in primavera si riprende un’irrigazione più pesante.

Liparis latifolia

Foto di copertina: Liparis latifolia: collezione rio Parnasso.

Leggi il post di inizio contenente la descrizione del Genere.
Riassunto:
Liparis  L.C.Richard 1817 è un genere complesso, vicino alle Malaxis, composto da 350 specie riconosciute a fronte delle quasi 700 descritte. Fu descritto nel 1817 da Louis Claude Marie Richard. Le varie specie vivono in zone temperate e tropicali in tutto il mondo.

Liparis latifolia Lindl. (1830)

Liparis latifolia


Sottofamiglia: Epidendroideae Tribù: Malaxideae, Genere: Liparis, Specie: Liparis latifolia Lindl. (1830)
Come molte altre orchidee, questa specie ha vari sinonimi, ad esempio, Leptorkis latifolia, Stichorkis latifolia, Liparis fulgens, Liparis robusta o Liparis scortechinii, ed altri.
Significato del nome di specie: ad evidenziale le foglie larghe di cui è dotata.
Nome popolare in Cina: Kuan Ye Yang Er Suan
Liparis latifolia è endemica in Cina, Indonesia, Malesia, Nuova Guinea, Filippine e Tailandia ad altitudini da 200 a 1700 metri. L’infiorescenza, delicatamente arquata, può crescere fino a 25 cm di lunghezza. Forma tra 10 e 80 fiori di un cm, distribuiti in forma distica fra loro e distanziati di circa 1 cm l’uno dall’altro.
Nel Borneo questa specie cresce come epifita in zone ombrose delle foreste vicino ai corsi d’acqua. I fiori non sono profumati.
Si tratta di un’orchidea di medie dimensioni, con pseudobulbi unifoliati, dotati di foglie lunghe e lanceolate, tendenti ad assumere una colorazione arancione – rossastra, in sintonia con il colore dei fiori: petali giallo-arancio, labello piatto e bordi leggermente arrotondati frestagliati. Fiorisce in estate/autunno; fiori per diverse settimane.
Coltivazione
Evitare la luce solare diretta, desidera ambiente semi-ombreggiato e umido. Temperature calde, minime 12-15 gradi centigradi. Tenere la pianta sempre leggermente umida con fertilizzazioni settimanali nel periodo del suo sviluppo. Nella stagione fredda ridurre le bagnature al minimo, avendo cura di non disidratare la pianta che non richiede riposo invernale. Sistemazione consigliata, in vaso con substrato drenante (bark, torba di sfagno).

Acianthera luteola BM/ AIO

Ex Pleurothallis luteola, per qualcuno Specklinia luteola, per WCSP Acianthera luteola

Non so a quanti orchidofili potrà interessare questa analisi, l’ennesima analisi delle continue revisioni tassonomiche delle orchidee.
Ci sono alcuni gruppi, e quello delle Pleurothallidinae è sicuramente fra questi, che inevitabilmente si prestano a continui rimescolamenti tassonomici, non sempre condivisi da tutta la comunità scientifica. .

Prima descrizione: Autore John Lindley
Pleurothallis luteola Lindl. 1841
Pubblicazione in: Edwards’s Botanical Register 27: Misc. 1. 1841
L’esemplare in foto appartiene alla collezione rio Parnasso di Guido De Vidi ed è stato premiato con medaglia di bronzo dai giudici AIO.


Note generali sulla revisine tassonomica della Sottotribù Pleurothallidinae
La sottotribù Pleurothallidinae, nonostante sia stata scientificamente trascurata per lungo tempo, diventando di fatto il ricettacolo di tutto quanto non si sapeva o voleva inserire in altri generi, è oggi uno dei gruppi di orchidee, scientificamente più conosciuti.
La base morfologica della riorganizzazione tassonomica delle Pleurothallidinae nasce con Luer nel suo lavoro “Icones Pleurothallidinarum”, supportato da più di un decennio di approfondite indagini preliminari, dalle quali è nato un sistema tassonomico molto dettagliato di questo gruppo (Luer 1986a), poi ulteriormente riordinato nel 1986 (Luer 1986b). Negli anni successivi questo sistema è stato sottoposto soltanto a cambiamenti minori o aggiunte dell’autore. Luer ha prodotto un dettagliato database delle descrizioni con informazioni morfologiche, corologiche e tassonomiche su ogni sua recensione di taxon. I dati morfologici sono stati successivamente completati da caratteri anatomici esaminati da Pridgeon & al. (2001) – Morphology vs. DNA.
Mentre la classificazione di Luer si muove strettamente su base morfologica, concentrandosi soprattutto sulla forma, il livello di connotazione, la posizione degli organi riproduttivi, tipi di infiorescenza, e il numero di masse polliniche, altri studiosi, fra i quali Pridgeon & al. si concentrano sul DNA.
Pridgeon & al. (2001) ha pubblicato una analisi filogenetica basata su un’insieme di tre gene-dati.
Questo nuovo approccio alla scienza della tassonomia ha provocato la più devastante “tempesta tassonomica”, con più di 500 trasferimenti e nuove creazioni (Pridgeon & Chase 2001) . Non sorprende che questa radicale riclassificazione del sistema Luer abbia in un primo tempo provocato una confutazione netta (Luer 2002) di Pridgeon e Chase, in un secondo momento, le due vie per la classificazione tassonomica hanno trovato un punto d’incontro, dimostrandosi entrambe valide ed utili alla scienza.

Per capire fino in fondo la dimensione dello sconvolgimento tassonomico portato dallo studio del DNA delle varie specie appartenenti al vecchio genere Pleurothallis, varrebbe la pena di leggersi tutta la letteratura disponibile.

Fra tutte le considerazioni, una emerge chiara: lo studio sul completo riassetto tassonomico delle Pleurothallidinae non è certo completato; in futuro saranno indispensabili, sia la metodologia (Luer), sia quella basata sulle sequenze DNA.

Generi come Acianthera, Lepanthes, Octomeria, Masdevallia, Pleurothallis, Specklinia e Stelis ed altri, nati dalla divisione in clade del vecchio genere Pleurothallis, sono già troppo grandi e morfologicamente eterogenei, in modo che, forse, una ulteriore classificazione infragenerica sarà neccessaria per loro.

Ricompare il genere Specklinia
E’ in questa incertezza tassonomica che ora si trova la nostra Pleurothallis luteola, successivamente inclusa nel genere Specklinia, ristabilito da Pridgeon & Chase (2001), riesumandolo dal vecchio Specklinia Lindl. — Gen. et Sp. Orch. 8 (1830)ed inserendovi inizialmente 86 specie, in seguito, Barros (2004, 2005, 2006) e Luer (2004, 2007) hanno proposto nuovi trasferimenti di specie.
Va precisato che la prima ricomparsa del genere Specklinia (Lindley) va ascritta a Fabio de BARROS in Flora fanerogamica da reserva do parque Estadul das Fontes do Ipiranga (Sao Paulo, Brasil) (1983): Specklinia luteola (Lindl.) F.Barros, Hoehnea 10: 110 (1983 publ. 1984).

Acianthera (Scheidw.) riesumato da Luer
Non finisce qui l’incertezza perchè Alec Melton Pridgeon & Mark Wayne Chase, Lindleyana 16:244. (2001) includono Pleurothallis luteola nel genere Acianthera.
Questo nome di genere ricompare quando iniziò lo studio sistematico della sottotribù Pleurothallidinae, Carl A. Luer propose un sottogenere di Pleurothallis nominato Acianthera, vagamente basato sulle caratteristiche di Acianthera recurva: Acianthera (Scheidw.) Luer, Monogr. Syst. Bot. Missouri Bot. Gard. 20: 12 (1986).

Ad oggi, la sistemazione scientifica accettata da WCSP è:
Sottotribù: Pleurothallidinae
Genere: Acianthera
Specie: A. luteola
Nome binomiale: Acianthera luteola (Lindl.) Pridgeon & M.W. Chase (2001)
Sinonimi:
* Pleurothallis luteola Lindl. (1841) (Basionimo)
* Pleurothallis fragilis Lindl. (1841)
* Pleurothallis caespitosa Barb.Rodr. (1877)
* Pleurothallis caespitosa var. chrysantha Barb.Rodr. (1877)
* Humboldtia fragilis (Lindl.) Kuntze (1891)
* Pleurothallis caespitosa var. monantha Barb.Rodr. (1896)
* Pleurothallis subcordifolia Cogn. (1906)
* Specklinia luteola (Lindl.) F. Barros (1983)

Distribuzione geografica: sud-est e sud del Brasile.

E’ una specie epifita, che si sviluppa in luoghi umidi e ombreggiati, di solito in aree riparate vicino a corsi d’acqua. E’ endemica solo all’interno della Grande Foresta.
In coltivazione riprodurre il più fedelmente possibile le condizioni di vita in endemicità. Sistemazione preferibile su zattera, ma può essere coltivata anche in piccoli vasi.

Pleurothallis phalangifera ‘Dark Form’

Il fascino discreto delle Pleurothallidinae non finisce mai di stupire.

La specie che rappresento in questo post porta il nome botanico “phalangifera” che può tradursi come “portatatrice di falange”, quasi a voler significare che l’orchidea stia trasportando un piccola falange di soldati. Un’immagine da sogno con centinaia di elfi con i loro archi sulle spalle, che schieravano le loro forze, preparandosi per la battaglia. E in effetti l’orchidea sembra ricordare quell’immagine simile a Tolkien. Questa orchidea, con i suoi fiori dalle tinte fosche, porta i nostri pensieri sulla minaccia a volte rappresentata da forze oscure.

Pleurothallis phalangifera ‘Dark Form’