Archivio mensile:Dicembre 2019

Lepanthes gargoyla

Lepanthes gargoyla, una strana orchidea che evoca miti e leggende d’altri tempi.

Lepanthes gargoyla: fiore.

Classificazione
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Pleurothallidinae
Genere: Lepanthes
Specie: gargoyla

Il genere
Il Genere Lepanthes appartiene ad un grande gruppo di orchidee; conosciamo oltre 850 specie. La dimensione delle piante del genere varia da specie a specie (da 2 a 45 cm), i fiori sono molto piccoli e di una complessità estrema, coriacei e con colori luminosi. Le specie del genere Lepanthes sono incluse nella sottotribù delle Pleurothalldinae, dove troviamo anche generi più conosciuti, quali Masdevallia, Dracula e Restrepia.
Questo genere è caratterizzato da gambi esili “Lepanthiformi “, lunghi 7 -10 cm, portanti foglie apicali ovali e ruvide, dimensione 3×5 cm. Il gambo è avvolto da una serie di foderi a forma di imbuto prolungato. Le estremità dell’imbuto, od ostia, sono coperte spesso di peluria o di noduli molto piccoli.

La specie
Lepanthes gargoyla Luer & Hirtz 1988
Il nome specifico “gargoyla”, si riferisce probabilmente alla forma dei fiori, che assomigliano vagamente ai Gargoyle , statue di pietra simili a mostri con dei grandi becchi, in uso nell’archittettura medioevale, i primi Gargoyle appaiono nel 1220 a Parigi, per far defluire l’acqua corrosiva della pioggia, lontano dalle fondamenta e dai tetti delle chiese.

Fiori
I fiori sono effimeri e fragili, durano soltanto alcuni giorni, ma si aprono in successione su un racemo congestionato e corto. Ciò fa sembrare la pianta continuamente in fioritura. I petali sono solitamente molto più colorati dei sepali. Il labello è composto da lobi e altri artifici complicati, la colonna è cilindrica senza piede: caratteristica che distingue questo genere rispetto ad altri.

Attorno ai Gargoyle sono nati miti e leggende
La mitologia medievale Franco/Tedesca è ricca di storie e leggende di ogni genere. Si narra infatti, che chiunque avesse commesso gravi e ripetuti peccati nei confronti di persone vicine, durante la vita terrena, nell’aldilà sarebbe stato condannato a rivivere per l’eternità dentro statue di pietra dalle fattezze mostruose.
Le paure ancestrali popolane hanno dato vita a racconti di visioni notturne nella quali queste statue riprendono vita compiendo efferatezze d’ogni genere.
Ancora oggi è possibile osservare queste statue sulle facciate delle cattedrali gotiche e su costruzioni di epoca similare, particolarmente in Francia e Germania.

…Una paura ancestrale mi avvolge nella bruma malsana della landa desolata dove mi trovo…continuo a camminare verso la mia meta ed il mio essere è sempre più cosciente di non essere solo in quel luogo dimenticato dagli Dei…all’improvviso, come un’apparizione demoniaca, come un fuoco fatuo che esce da una tomba, la statua di pietra che ho di fronte si scuote e ritorna a vita propria. L’adrenalina scorre incontrollata, e quando realizzo che non si tratta di uno scherzo della mia vista, scivolo nel più profondo terrore, mentre il Gargoyle mi fissa con occhi che niente hanno di umano…”
(Howard Phillis Lovecraft, I RACCONTI DI CHTULHU)

Lepanthes gargoyla: pianta.

Lepanthes gargoyla Luer & Hirtz 1988
Paese d’origine Ecuador. E’ una miniatura epifita che ama vivere lungo i pendii delle foreste ad altitudini di 1000 – 1300 metri, con clima fresco. Le foreste dove vive questa orchidea sono ventilate e percorse da nuvole nebbiose. E’ una pianta a struttura simpodiale con ramificazioni costituite da esilissimi gambi ricadenti (pseudobuli), avvolti da foderi a forma d’imbuto lunghi 7 -10 cm, portanti foglie apicali ovali e ruvide, larghe 3 cm e lunghe 7 cm.
Nell’attaccatura centrale superiore della foglia si formano piccole ramificazioni con fiori apicali molto coriacei di colore porpora/marrone a forma ovale con le punte dei sepali acute e ricurve. Misura del fiore: 0.5 x 0.7 cm.
Come tante Pleurothallidinae, all’apice del gambo dove si formano le infiorescenze crescono anche nuove vegetazioni (keiki), che consentono il salvataggio della pianta in caso di errori di coltivazione.

Scheda

Coltivazione.
Lepanthes gargoyla va coltivato in supporti di legno duro e poroso, oppure di fibra o di sughero.
Tenuto conto che quest’orchidea vive in climi freschi, umidi e percorsi da brezza, va sistemata in una parte ventilata e fresca della serra. Disponendo di sufficiente luminosità ai piani bassi della serra, (30 – 40 cm.) a quei livelli si possono trovare habitat ideali a condizione che siano ventilati. Somministrare discrete e rare fertilizzazioni ed assicurarsi che il ceppo d’attecchimento al tronchetto, sia sempre umido: a tal proposito la formazione di muschio attorno alle radici è un segnale di condizioni ottimali di vita, 10/ 22 gradi di temperatura e 60/90% d’umidità relativa.
Questa specie di Lepanthes è da considerarsi abbastanza duttile, in quanto si adegua con meno sofferenza di altre, a condizioni limite. Il colore delle foglie e la dimensione della pianta variano in rapporto alla luminosità dell’ambiente: dal verde bottiglia scuro, la porpora intenso – blu cobalto. Questa orchidea va inclusa fra le piante quasi impossibili da coltivare…però mai dire mai, gli esemplari delle foto ne sono la prova.

Pot. Little Toshie ‘Gold Country’

Potinara Little Toshie ‘Gold Country’

Quel fascino discreto delle miniature

Pot. Little Toshie ‘Gold Country’ AM/AOS (Lc. Toshie Aoki x Sc. Beaufort)
Ibrido realizzato da Orchid Center e registrato da Nuuanu Orch. il 12/5/1994.

Notizie varie
La maggior parte degli ibridi sono più facili da far fiorire rispetto ai loro progenitori specie, e di solito il fiore è più consistente. Potinara Little Toshie ‘Gold Country’ è figlia di (Cattleya luteola x L. pumila). I progenitori sono entrambi facili da coltivare, ma la maggior parte delle persone cercano di farle crescere in ambiente troppo luminoso. La luce sembra essere il numero uno dei motivi delle scarse fioriture di queste miniature.
Nelle coltivazioni casalinghe, le piante devono essere sistemate il più vicino possibile alla finestra, avendo la precauzione di non far scaldare eccessivamente le foglie. E’ preferibile scegliere una finestra posta a sud-est della casa. Sotto la luce artificiale è provvidenziale la prova “tocco” ovvero spostare progressivamente la pianta verso la fonte di luce, finché le foglie rimangono fresche al tatto; sarà la pianta ad indicare quando è in una luce ideale, la criticità si manifesta quando le foglie cominceranno a sentire caldo e non saranno più in grado di consumare acqua per raffreddarsi. Quando le Cattleya miniatura stanno ricevendo troppa luce, molte diventano rosse per eccesso di pigmenti antociani nelle foglie. Ad ogni buon conto la luce da dare alle piante è direttamente proporzionale all’umidità ambientale, per mantenere alta l’umidità è consigliabile l’uso dei cosiddetti “vassoi di umidità” sopra i quali sistemare le piante. Se queste miniature sono coltivate in serra si possono nebulizzare nella prima metà della giornata in modo che si asciughino prima di sera. Mai tenere le Cattleya con i piedi bagnati. Durezza dell’acqua: per risolvere il problema della durezza dell’acqua, che procura stress alle piante causa eccessivo accumulo di sali, è utile una decisa e prolungata bagnatura (azione nota come liscivia di bagnatura), tanto più lunga e frequente quanto pià dura è l’acqua, 40/45 minuti ogni mese circa. Infine il movimento dell’aria è un fattore importante per la crescita sana delle piante.

Pleurothallis titan

Pleurothallis titan Luer 1977.
Sottogenere Pleurothallis Sezione Macrophyllae-Fasciculatae Lindl 1859.
Sinonimi: Acronia titan [Luer]Luer 2005; Zosterophyllanthos titan (Luer) Szlach. & Kulak 2006

Pleurothallis titan, fiore.

Descrizione originaria:
Habitu et flore P. cardiothallidis Rchb. f. similis, sed statura multimajore floris et margine labelli glabro differt.

Pianta grande, epifita, radici snelle, flessuose. Steli sottili, terete, unifoliati, lunghi 12-20 cm, con una guaina tubolare Foglie ovate, acuminate, acute, tridenticulate, la base profondamente cordata, sessile, lunga 10-20 cm, 4-7 cm di larghezza. Infiorescenza fascicolata, i fiori singoli, enormi e ampiamente diffusi si formano in successione da una spata lunga circa 2 cm nell’asse della foglia. Fioriscono in inverno – primavera.
ETIMOLOGIA: nominato titan in riferimento alla sua grande mole così come il mito Titano della mitologia greca, noto per la sua immensa grandezza.
La specie tipo è stata trovata a PANAMA: CHIRIQUI: epifita nella foresta pluviale sopra “De Fortuna Forest Reserve”, campeggio della diga, alt. 1000 m, agosto 1976, R. L. Dressler.

VIDEO DI ROBERTO MARTINUS

DISTRIBUZIONE: Colombia, Panama.
Il fiore di questa specie assomiglia a un gigantesco fiore di Pleurothallis cardiothallis Rchb. Le piante delle due specie sono molto simili, ma le dimensioni dell’enorme fiore piatto di Pleurothallis titan, superano più di due o tre volte quelli di P. cardiothallis.
In coltivazione è consigliabile un substrato drenante, ma anche soffice per consentire alle fitte radici di mantenersi sempre umide. In serra va cercata la parte più fresca (nelle parti basse con luce più filtrata), buona circolazione d’aria garantisce salute alla pianta. Il colore dei fiori potrebbe non essere molto invitante, ma le loro dimensioni garantiscono fascino e stupore.

Epidendrum vesicatum

Il genere Epidendrum

Stampa antica scelta da Internet: Epidendrum paniculatum Ruiz and Pavon 1798

Il genere Epidendrum, che attualmente è composto da circa 1000 specie, era molto più grande prima che venisse suddiviso in nuovi generi, come Encyclia, Prostechea, Anacheilium, Panarica e Auliza ad esso già subordinati.
Il genere Epidendrum è stato creato nel 1763 da Carl Nilson Linnaeus (1707-1778), biologo, botanico, zoologo e medico svedese, considerato il “padre della tassonomia moderna”.
Linneo è stato uno dei fondatori della Royal Swedish Academy of Sciences, ha partecipato a importanti progetti scientifici in tutto il mondo, ha scritto oltre 70 libri e pubblicato oltre 300 testi scientifici ed è stato anche responsabile della creazione della scala Celsius.
Il nome Epidendrum deriva dalla latinizzazione di due parole greche: epi, che significa “sopra”, “sopra”; e dendron, che significa “albero”; in riferimento al modo in cui vive la maggior parte delle specie di questo genere, cioè in forma epifita.
La principale caratteristica che distingue questo genere dagli altri è il labello fisso alla colonna per tutta la sua lunghezza, formando un tubo.
Le specie del genere, siano esse piante epifite, rupicole o terrestri provengono dalle Americhe, dall’emisfero nord (USA) all’emisfero sud (Argentina).
Inoltre, questo genere è moto diversificato nella sua morfologia; si va dalla miniatura di due centimetri di altezza a piante di due metri. Ci sono specie sospese sugli alberi, altre striscianti o verticali, altre ancora dotate di pseudobulbi, alcune formano un lungo gambo con foglie distali, altre solo fusti corti fiancheggiati da foglie carnose.

Descrizione di una specie.

Epidendrum vesicatum, descritto nel 1838 dal botanico inglese John Lindley (1799-1865).

Epidendrum vesicatum pianta e fiori.

Sinonimi: Epidendrum vesicatum var. roseum Barb.Rodr. 1882

È una pianta originaria dell’ampia fascia del Brasile che si estende dal sud della Bahia fino al confine e Santa Catarina con Rio Grande do Sul, ad altitudini che vanno dal livello del mare a 1300 metri. Inoltre è possibile trovare piante a Serra do Mar, Serra da Mantiqueira e Serra dos Órgãos.
Il nome della specie, vesicatum, deriva da vesica, dal latino e significa a forma di vescica, dalla curiosa forma delle foglie.

Epidendrum vesicatum; particolare
Video tratto da you tube: Epidendrum vesicatum; in natura.

È una pianta a crescita monopodiale, molto diversa dagli standard canonici del genere. Epidendrum vesicatum forma un lungo fusto provvisto di foglie distali alternate, di colore verde grigiastro, sovrapposte e con quelle terminali basali molto più grandi. Queste foglie non si aprono completamente e “nascondono” le brevi infiorescenze, tanto da dover stare attenti a che la fioritura non passi inosservata.

Epidendrum vesicatum ; fiori.

Gli steli floreali supportano fino a 15 piccoli fiori di circa 1,2 cm. di diametro. Sono leggermente profumati e di aspetto ceroso. Il colore predominante è un bianco leggermente verdastro, che in alcuni casi è macchiato di piccole macchie rosse.
È un’orchidea facile da coltivare.
Può essere coltivata su zattere o tronchi d’albero, oppure in vasi di plastica o cassettine di legno, in ambiente con buona ventilazione.
Nel caso di colivazione in vaso il substrato sarà drenante e composto da parti uguali di corteccia di pino, carbone e ghiaia, aggiungendo un po’ di sfagno.
Si consiglia ombreggiatura 60% e temperature tra 10 e 35 gradi centigradi.
Di solito questa specie fiorisce più di una volta all’anno, in primavera e in autunno, con fiori che rimangono in forma per circa 20 giorni.

Pleurothallis rowleei

Prologo
La grande famiglia delle Pleurothallidinae (oltre 2000 specie), non finisce mai di stupire e di accompagnarti in viaggi ideali pieni di incertezze; ogni volta che ci si trova ad approfondire le conoscenze su qualche specie riconducibile alla sottotribù, rimane il dubbio sulla sua giusta collocazione tassonomica. Ed è così che ogni fioritura di qualche Pleurothallidinae è una nuova occasione per entrare in un mondo evanescente, sia per la reiterata evoluzione della sua sistemazione tassonomica, ma anche per le continue scoperte di nuove specie e/o varietà.
Negli ultimi decenni, vari tassonomi e studiosi della botanica, a più riprese hanno proposto modelli riorganizzativi dell’intera sottotribù, partendo dalle indicazioni di Lindley ed avvalendosi delle nuove opportunità che offrono gli studi sul DNA. A tal proposito, chi di voi ha voglia e tempo per approfondire la conoscenza sulle Pleurothallidinae troverà molto utile questo lavoro pubblicato su “American Journal of Bottany”del 15 Marzo 2001 a cura di Alec M. Pridgeon, Rodolfo Solano e Mark W. Chase.

Pleurothallis rowleei, pianta fiorita.

Pleurothallis rowleei Ames.
Il preambolo introduttivo, con richiamo alla letteratura scientifica è utile per costruire la cornice entro la quale collocare la descrizione di una singola specie, magari andando oltre alla fredda dissertazione botanica, ma nel contempo foriera di notizie utili all’amatorialità.

Pleurothallis rowleei, fiori.

Con l’aiuto delle bibliografia globale, che internet ci mette a disposizione, scopriamo i primi elementi tassonomici di Pleurothallis rowleei Ames, Schedul. Orch. 1: 11-12. 1922.

https://photos.google.com/photo/AF1QipNk-rHQXUc7gt_POluuR379d-r4CvDPlgLPshzg

Olotipo
Osservando l’olotipo (esemplare utilizzato per descrivere per la prima volta una specie, e che è considerato suo rappresentante), conservato nell’erbario OAKES AMES, si scopre il luogo di raccolta (La Palma Costa Rica), data (8.7.1918), dati salienti della Compagnia organizzatrice della esplorazione nel Centro America (AMERICAN BALSA COMPANY INC.), durante la quale è stato raccolto il campione, e non da ultimo appaiono anche i nomi dei raccoglitori, probabilmente guidati da H. E. Rowlee, in onore del quale, Ames, il primo giorno di novembre del 1922, nomina la specie.

Osservzioni: non finiscono qui le vicende della nostra bella orchidea, nonostante gli approfondimenti e la passione con la quale ci siamo letti l’articolo su “American Journal of Botany”, corriamo il rischio di perderci fra i meandri dei vari “CLADE”, o “SOTTOCLADE” o meglio ancora, nelle varie suddivisioni in sottogruppi o sezioni nei quali LUER ha ficcato le specie omotipiche.
Ad esempio leggiamo che nel 2005, Luer sistema Pleurothallis rowleei nella sottosezione Acronia.
Che dire, anche in questo caso l’eccessiva enfatizzazione di minime differenze, porta a inflazioni tassonomiche non sempre condivise da tutti e con l’unico risultato di creare confusione al povero collezionista che al momento di acquistare nuove specie non sa più che pesci pigliare. Esempio di incertezza è sicuramente Pleurothallis phalangifera.

Pleurothallis phalangifera, pianta.

Ovviamente questo è il mondo con il quale dobbiamo fare i conti: continua evoluzione non sempre motivata, se non nell’ego dei tassonomi-botanici.

Pleurothallis rowleei, pianta.

Descrizione e coltivazione
Pleurothallis rowleei è una specie epifita, endemica in Costa Rica, Panama, Colombia ed Ecuador.
Miniatura che desidera clima da serra intermedia, in natura ha colonizzato vari aerali, da 350 a 1.800 m slm. L’habitat ideale di Pleurothallis rowleei è costituito da zone collinari e foreste montane, pluviali sempreverdi e boschi di querce caducifoglie.
Fra le varie specie della sottotribù delle Pleurothallidinae,Pleurothallis rowleei è molto generosa, sia nelle sue abbondanti fioriture autunnale e invernali, che nel facile incespimento delle piante in coltivazione.
Questa specie ama ambienti con spiccata umidità e luce soffusa, non ha periodo di riposo e conviene coltivarla in vasi con substrato drenante, misto a bark, torba e perlite. Fertilizzazione blanda con concime equilibrato 20.20.20, avendo la preoccupazione di aggiungere saltuariamente, magnesio solubile ogni mese.