Prima c'era la SIO, poi venne la carta di Soave

Per i più giovani orchidofili italiani, che cercano di capire come funziona l’associazionismo in Italia, questo articolo porterà un contributo storico sul mondo italiano delle orchidee. Nell’era di internet e dei social, il confine fra reale e virtuale è abbastanza labile. Internet è pieno di gruppi e/o associazioni che svolgono la loro attività amatoriale quasi esclusivamente sul web: Facebook, Istagram, Linkedln, Twitter, WhatsApp e così via dicendo. Inoltre via web si compra e si vende di tutto, orchidee comprese. Su internet nascono e muoino eventi, navigando un po’ si ha l’impressione di trovarci in una realtà forse più strutturata di quel che effettivamente è. Ma alla fine, quel vechio modo di stare insieme, fatto di associazioni tradizionali rimane pur sempre lo strumento che aggrega realmente gli appassionati.

Ma come sta di salute l’orchidofilia e l’orchidologia in Italia? Rispetto agli anni 80 – 90 del secolo scorso il panorama non è che sia cresciuto, sia in termini di qualità piuttosto che di numeri.

Le grandi collezioni, pur presenti in Italia in quegli anni, oggi non si vedono; né private né tantomeno pubbliche (orti botanici e/o garden di prestigio internazionale), per converso la realtà amatoriale italiana è frastagliata e di dimensioni minime. L’associazionismo italiano, non ha saputo far tesoro di quel fermento che aleggiava sul finire degli anni ottanta in varie realtà italiane, forse per inezia magari per quella maledetta convinzione che con le orchidee si fanno soldi o si acquisisce prestigio, spesso effimero se non supportato da vera spassionata disponibilità e spessore scientifico. Ed è così che si materializzano gli arrampicatori, o nati dirigenti che emrgono dal nulla. Il risultato è sotto glio occhi di tutti.

Ma quando e come prende forma l’associazionismo orchidofilo in Italia. Per mia sfortuna mi son travato ad averlo attraversato tutto sin dagli inzi.

Tutto inizia con la SIO (Società Italiana Orchidee) fondata da un commandante dell’Alitalia con la passione per le orchidee. Non è che succedessero tante cose, la SIO vivacchiava finchè non divenne preda degli appetiti di quella convinzione citata poco sopra. Negli anni 70 eravamo in piena crisi della siderurgia, e molti imprenditori si son dovuti reinventare la vita. Per trovare l’equilibrio psicofisico, a qualcuno, il psicologo suggerì di mettersi con le orchidee. La SIO era l’approdo obbligato, e così capitò che quell’ex imprenditore del tondino si trovò a diventare il suo Presidente oltre che a mettere su bottega con una azienda di vendita orchidee.

Come si evince dall’estratto di una missiva di quei giorni, iniziarono gli scontri fra vecchia e nuova scuola che culminarono con un lento sfacelo della SIO, la quale passò di mano in mano di vari commercianti finchè entrò in uno stato di dormienza pluriennale: ciò nonostante la SIO rimase riferimento per l’orchidologia Italiana.

Ed è così che un gruppetto di intelletuali romani provò a raccogliere l’eredità infranta, cercando di rilanciarne l’attività; si venne a creare una sorta di limbo che non mancò di iniettare un certo dinamismo nell’orchidofilia italiana, che culminò con la partecipazione come “ITALIA” all’evento europeo EOC in Germania ad Hannover, eravamo nel febbraio del 1994: ricordo che in quell’occasione vinsi diversi premi.

L’insperato successo del’Italia in terra teutonica, ringalluzzì un po’ tutti, al punto di ritentare l’avventura tre anni più avanti (1997), in Svizzera (Ginevra), e fu ancora un’apoteosi: quel nostro piccolo stand conteneva a stento le medaglie conquistate quasi tutte dalle mie orchidee (vedi foto). Il triennio (94 – 97) fu foriero di eventi propedeutici; esposizioni un po’ ovunque, alcuni ancora con il marchio SIO, ed altri, ad esempio quella di Treviso in villa Franchetti che vide i fasti della Contessa Isabella, con la nuova Associazione AIO.

E’ stato questo clima unitario e propositivo che gettò le basi sulle quali rinacque una nuova Associazione. Si iniziò a pensare ad un futuro organizzato su scala nazionale, nel pieno rispetto dell’associazionismo locale, con la vocazione e l’auspicio di produrre anche utili lavori scientifici: con questo spirito nacque la Carta di Soave.

Il racconto storiografico si ferma volutamente con la presentazione integrale della Carta di Soave, nata appunto a Soave (VR) in occasione di un’esposizione curata dalla allora giovane ATAO. Cosa si è fatto in questi anni per promuovere quegli auspici, poco, forse l’associazionismo è stato usato spesso per ambizioni personali, sicuramente antitetici a quanto sottoscritto in quel magico momento..

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