Archivio mensile:Settembre 2020

Oncostele Wildcat (ex Colmanara Wildcat)

Oncostele Vildcat deve essere tenuto nella parte più fresca dell’area di coltivazione, con buona circolazione d’aria e luminosità simile a quella che si dà alle Phalaenopsis . A differenza di molte altre orchidee, il rinvaso potrebbe essere fatto in inverno e all’inizio della primavera, cosi facendo si approfitta della stagione più fresca per procurare stress, in modo che le piante possano sopportare meglio la calura estiva. La maggior parte delle piante di questo grex può essere coltivata con substrato a base di corteccia di abete.

Storia del grex: Alla fine degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60, l’orchidofila era affascinata dalle pluri ibridazioni con le complesse alleanze “Oncidiacee”. I vari incroci spaziavano fra varietà a condizioni di sviluppo da ambiente caldo ma anche freddo, nella speranza che potessero essere indotti a crescere in una gamma più ampia di condizioni. Una di queste ibridazioni generiche è frutto di impollinazioni fra Oncidium, Miltonopsis e Odontoglossum. L’incrocio fu chiamato Colmanara in onore del famoso coltivatore inglese Sir Jeremiah Coleman registrato nel 1992 da Rod McLellan con genitori (Onc. Rustic Bridge X Onc. Crownborough) e lo chiamò Colmmanara Wildcat. Come la maggior parte degli altri Colmanara, Wildcat ama ambiente da fresco a intermedio. Wildcat è un incrocio complesso, composto da sette o otto specie. I colori dei genitori vanno da gialli chiari nitidi, marroni, mogano e marroni e rossi consistenti e cerosi.
Dalla sua introduzione nel 1992, Wildcat ha ricevuto 49 premi in tutto il mondo.

Coltivazione: Colmmanara Wildcat cresce meglio se coltivato in vasi di plastica o di terracotta in una miscela medio-fine. Va annaffiato accuratamente e quindi lasciato asciugare prima di bagnarlo nuovamente. Non lasciare dovrebb asciugare del tutto il substrato. Fertilizzazioni leggere a cadenza settimanale. Va ricordato che, come gli altri ibridi con genitori Oncidium, i Colmanara hanno radici relativamente sottili, quindi non eccedere con il fertilizzante. Questa specie fiorisce in autunno – inverno. Produce steli fino a 50 fiori con qualche modesta ramificazione delle punte. I fiori durano relativamente a lungo, tre settimane o giù di lì, più a lungo se la temperatura è fresca: Colmanara Wildcat è una pianta relativamente facile da coltivare.

Emozionati

L’ambiente orchidofilo italiano lo conosco bene, ci vivo dentro da molti anni e per quello che ho potuto e che posso, profondo il mio impegno alla sua crescita. Ho vissuto molte soddisfazioni e nel tempo ho avuto modo di relazionarmi con tanti appassionati, con molti dei quali è maturata sincera amicizia. Quello delle orchidee è un mondo che non finisce mai di sorprenderti ed emozionarti.

Oggi, in mattinata ricevo un pacco inatteso, lo apro con emozione: contiene la mia nomina e quella di mia moglie a soci onorari dell’associazione “Dendrobium Fuukiran“. Sia io che mia moglie siamo sinceramente emozionati e onorati di essere diventati soci di questa magica associazione orchidofila italiana. Grazie a tutto lo staff, a partire dal Presidente Marco Tonarelli, a Franca Burini, a Laura Conte, a Marcello Anconetani e a tutti i soci.

Con queste foto che pubblico, spero di condividere le mie emozioni provate aprendo il pacco: la delicata scatola contenente le nomine, le tessere, le originali magliette e il primo numero della rivista associativa, piacevole nella forma grafica e nei contenuti. Grazie, grazie di cuore, con la speranza di contribuire alla crescita della nostra associazione.

Dendrochilum magnum

Dendrochilum magnum noto anche con il sinonimo Acoridium magnum, è una specie descritta da Heinrich Gustav Reichenbach nel 1861. Dendrochilum magnum è originario delle Filippine. Questa orchidea si trova nell’antica provincia di Panay; nelle province di Bataan, Camarines Sur e Rizal sull’isola di Luzon; anche nell’isola di Mondoro. Crescono in foreste muschiose ad altezze di 1630-2000 m. Specie epifita di medie dimensioni, da clima fresco, che può raggiungere un’altezza di 70 cm, con pseudobulbi allungati, a forma di pera, di 25 cm di lunghezza e 1 cm di diametro.
Dendrochilum magnum fiorisce su un’infiorescenza filiforme, eretta e poi pendente, lunga 50 cm, con i fiori profumati che si formano in primavera e in autunno. I fiori sono marrone chiaro, abbastanza grandi per Dendrocilum, producono un profumo gradevole di incenso. I sepali superiori sono eretti, oblungo-lanceolati, appuntiti. Anche i sepali laterali sono oblungo-lanceolati, con punta acuminata. Petali da ovati a lanceolati, appuntiti, con margini seghettati. Labello trilobato concavo, le sue parti laterali triangolari, appuntite, con dentelli lungo i bordi, il lobo medio è arrotondato, con una scanalatura lungo la vena centrale, bordi dentellati con punta apicale.

Coltivazione: Luce: Dendrochilum magnum necessita di un livello di luce filtrata o diffusa. La pianta non deve essere esposta alla luce solare diretta È necessaria una forte ventilazione costante.

Temperatura:  È una specie che ama temperature fresche. La temperatura media del giorno estivo è di 21-22 ° C, quella notturna di 13 ° C. La temperatura media della giornata invernale è di 18 ° C, quella notturna di 12 °. Umidità: Dendrochilum magnum ha bisogno dell’umidità dell’80-85% durante tutto l’anno. Substrato, di coltivazione:  Questa specie non tollera substrati stagnanti, quindi viene spesso coltivata su felce con un cuscino di muschio attorno alle radici. Ma con questo metodo di coltivazione è necessario mantenere un’umidità elevata e in estate annaffiare la pianta almeno una volta al giorno. Durante il clima estremamente caldo e secco, potrebbe essere necessario annaffiare più volte al giorno.
Questa specie cresce molto bene anche coltivata in piccoli vasi o ceste con ottimo drenaggio. Come substrato è meglio usare una miscela di parti uguali di sfagno tagliato e fibre tagliate di una felce arborea, o corteccia di pino. Tuttavia, indipendentemente dal substrato utilizzato, dovrebbe essere ben drenato in modo che le radici si asciughino rapidamente dopo l’irrigazione. Rinvaso:  Dendrochilum magnum non tollera danni alle radici. Se è necessario rinvasare o dividere, è meglio farlo quando crescono nuove radici. Questo permette alle piante di stabilizzarsi nel minor tempo possibile e con il minimo stress. Irrigazione:  Le precipitazioni sono molto abbondanti durante tutto l’anno, con un periodo primaverile breve e leggermente più secco. Il Dendrochilum magnum deve essere costantemente umido e non deve asciugarsi completamente. Fertilizzante: Si può usare sempre fertilizzante bilanciato fatte salvedue varianti: con un alto contenuto di azoto dalla primavera a metà estate, quindi utilizzare un fertilizzante con un alto contenuto di fosforo fino all’autunno.

Nidema boothii

Il Genere Nidema (Lindl.) Schltr è composto da due specie (N. boothii e N. ottonis). Nidema boothii nota anche con il sinonimo Epidendrum boothii, nome a volte ancora presente nelle collezioni. John Lindley descrisse questa specie per la prima volta nel registro botanico nel 1838 come Maxillaria boothii, basato su una pianta raccolta da George Ure Skinner nel Guatemala. Lindley la nominò in onore del suo amico William Beattie Booth che fornì le informazioni su questa specie. Rudolf Schlechter la trasferì nel genere Nidema in Fedde, Repertorium Specierum Novarum, Beihefte nel 1922.

Nidema boothii è diffusa nell’America centrale e nel nord del Sud America, dal Messico a Panama e anche a Cuba e Suriname. I suoi habitat sono le foreste umide tropicali e la macchia fino a 1.500 m di altitudine.

Specie strutturata da pseudobulbi ovoidali, fusiformi, leggermente compressi, lunghi 2,5-6 cm, portati lungo un rizoma strisciante a intervalli di 1-3 cm. Gli pseudobulbi si raggrinziscono con l’età e portano una o due foglie rigide, lineari, lunghe 6-25 cm e larghe 8-15 mm all’apice. In autunno si sviluppano infiorescenze sui nuovi fusti prima che gli pseudobulbi siano completamente maturati.

Ogni racemo, che è lungo fino a 12 cm, porta 2-6 fiori disposti liberamente, fortemente profumati. I sepali e i petali sono di colore da bianco crema a bianco-verdastro e il labello è crema con sfumature gialle alla base.

Coltivazione: per il rinvaso si può usare qualsiasi mezzo purchè garantista un buon drenaggio. Durante i mesi più caldi è utile fornire un’ombreggiatura del 50-70% e molta acqua. Le piante sembrano beneficiare di un riposo più fresco e asciutto durante l’inverno dopo che le crescite sono terminate. Temperature minime invernali 10-12 C° .

Spumante d'Istria

Una storia di amori e di sapori. Amori per una terra meravigliosa, sapori per tutto quello che si scopre visitandola: l’Istria. Diversi anni fa, complice la mia vocazione a scoprire la storia e la cultura i quelle terre, ebbi modo di conoscere Anita Forlani di Dignano, punto di riferimento per tutto quel che rimaneva di italianità. Anita mi regalò un libro in lingua italiana scritto da Romano Farina, nato a Piemonte d’Istria. Lessi più volte quel libro perchè di volta in volta mi portava a spasso per itinerari storico-artistico-naturalistico alla scoperta dei borghi dell’Istria interna, molti dei quali si stanno appena riprendendo dopo l’abbandono del secondo dopoguerra.
Interessante per gli spunti per uscite fuoriporta e molto belle le fotografie che stimolano ad un’ ulteriore scoperta. Romano Farina, ITINERARI ISTRIANI, 2012 – EDIT Fiume (ristampa dell’ediz. 1989)

E fu così che mi capitò di leggere di Vrh (Vetta), un piccolo villaggio dove si produce da secoli un buonissimo vino spumante. Andai alla scoperta di quei luoghi, ma non fu facile trovare quel vino. Vrk conta in tutto poco più di un centinaio di abitanti e trovare la Konoba fu un’ardua impresa. Dopo i primi attimi di smarrimento mi incontrai proprio con il “vignaiolo”che stava andando dritto verso il campanile della chiesa per caricare la molla dell’orologio. Ci chiese di pazientare, si presentò – Anton Grbac – lo seguimmo, pochi metri ed eravamo già all’ingresso del cimitero che abbraccia la chiesa. Anton si fermò davanti alla tomba di sua moglie seppellita qualche anno addietro. Finite le ritualità, scoprimmo che lui era il campanaro, Anton ci accompagnò verso un portone di legno dove a fatica si leggeva la scritta Konoba – Cantina. Questo è stato il primo incontro con lo spumante d’Istria

Ne segiurono molti altri, era ogni volta una bella gita, si andava a comprare qualche bottiglia di quel prezioso spumante. Col passare degli anni il vecchio Anton passò il testimone ai figli Adriano e Mauro, ora sono loro i depositari di una storia e di una cultura vinicola unica. Siamo diventati amici con i fratelli Grbac, abbiamo l’onore di avere una bottiglia firmata in originale da Adriano. Segue un link interessante, di seguito qualche spunto in lingua italiana: https://www.glasistre.hr/gastro/svaka-konoba-u-vrhu-ima-pjenusavo-vino-braca-grbac-jos-su-kao-djeca-radili-pjenusac-s-djedom-614065

Bottiglia di spumante autografata in originale da Adriano Grbac.
Bottiglia di spumante.

Ricordi: Ricordiamo che da bambini facevamo lo spumante con nostro nonno, dicono i fratelli Grbac. Lo faceva secondo la stessa ricetta del bisnonno, ma senza rimuovere i sedimenti, ei primi spumanti, prodotti fino agli anni Cinquanta a Vrh, erano esclusivamente di vino rosso.

Note storiche: A Vrh, non lontano da Buzet, in ogni osteria conoscono la produzione di spumante, tutti coloro che si occupano della produzione di vino con questo metodo producono anche spumante, da cinquanta a cento bottiglie per le loro esigenze. La famiglia Grbac produce tra le 1.500 e le 2.500 bottiglie all’anno, a seconda della stagione. Se stimiamo che l’annata sia stata buona e se abbiamo più uva – perché abbiamo duemila e mezzo mila viti su cui lavoriamo al minimo in modo che diano rese bassissime, ma la qualità delle uve è invidiabile – allora la produzione di spumante è maggiore, aggiunge Adriano. C’è una manifattura nella cantina di Grpcevi prava, Mauro e Adriano hanno persino bottiglie di tappi in coppia su un vecchio tappo del 1963. Anche il miglior spumante ha il suo posto nella gerarchia sociale. – Quando qualcuno a Vrh ti ha invitato in una taverna, e Vrhuvci è socievole, e quando hai detto – andiamo a bere, sapevi esattamente che ti chiamava per vino o bevanda, e quando diceva – andiamo a ena butilija, sapevi esattamente che avresti bevuto spumante e che ti ha trattato più di quanto ti abbia invitato a un vino di dicembre. Gli spumanti si bevevano meno per le feste e di più quando si frequentava un’osteria, dice Mauro. Insieme al fratello Adrian, una trentina di anni fa, ha deciso di intensificare la produzione familiare. Hanno prodotto la prima serie di spumanti con il metodo classico e hanno introdotto una novità: la successiva rimozione dei sedimenti. Il metodo di post-fermentazione è utilizzato dalla maggior parte dei Vrhuvci, ma la successiva rimozione dei sedimenti è praticata solo dai fratelli Adriano e Mauro Grbac.

– Quando mio padre si ritirò nei primi anni ’90, abbiamo deciso di migliorare la produzione di spumante. Siamo partiti alla ricerca di letteratura, indagare, visitare fiere e presto ci siamo resi conto di come lo fanno i francesi. È un metodo leggermente migliorato, non si lascia precipitato ma lo si rimuove, si invecchia il vino. Così nel 1993 abbiamo fatto dello spumante nero di Terrano e nel 1995 lo abbiamo dato a Vinistra dove abbiamo vinto una medaglia d’argento. Per noi è stato un incentivo ad andare avanti. Abbiamo provato con i vini chardonnay e pinot, ma siamo giunti alla conclusione che lavoreremo solo da quello che abbiamo e solo dalle nostre varietà autoctone, Teran e Malvasia. Ora abbiamo tre etichette, champagne bianco a base di Malvasia, nero e Teran rosé. Produciamo Rosé dal succo che maciniamo e solo dal Terrano,e dopo quel teran si fa come sempre classico a macerazione e si ottiene il vino rosso, e da esso si ricava lo spumante rosso, così da produrre due etichette di spumante della stessa uva all’anno, diciamo il Grpcevi.

Tappi di bottiglia doppi su un vecchio tappo del 1963 (Gordana ?ALI? ŠVERKO)

Tomo Vinšcak ha scritto una volta sulla rivista Studia ethnologica Croatica, un annuario di articoli peer-reviewed che contribuiscono allo sviluppo di conoscenze empiriche, metodologiche e teoriche nel campo dell’etnologia e dell’antropologia culturale, che i due fratelli Mauro e Adriano hanno adottato la tecnologia dello champagne francese (methode champenise) e stanno ancora affinando la procedura. Producono spumante scuro della varietà Teran e spumante leggero di Malvasia. Le uve vengono raccolte da 10 a 15 giorni prima della raccolta regolare per mantenerle leggermente acide. In Francia, la regola è che le uve vengono raccolte 100 giorni dopo la fioritura. In Istria, questa regola non si applica a causa di un clima diverso.

Scrivendo del metodo e della storia della produzione di champagne in Francia, Vinšcak afferma che dopo che il succo d’uva nelle botti bollenti ha espulso la schiuma e dopo che il mosto bollente ha ripreso la temperatura normale, il liquido limpido viene versato e lasciato riposare in cantina. Il mosto viene lasciato a se stesso fino a quando non si trasforma in un vino giovane che viene nuovamente travasato e riposa fino a quando tutto il sedimento non è stato completamente rimosso. L’aggiunta di una soluzione, liguer de tirage, ribolle in bottiglia. Questo metodo è stato introdotto per la prima volta da Dominique Perignon e successivamente sviluppato alla perfezione dalle grandi case vinicole di Reims ed Epernay. L’essenza di questo metodo è che la base del vino fermenta nuovamente nella bottiglia stessa. Grazie a questa successiva ebollizione si formano bolle caratteristiche. Per semplificare questo processo, un altro ingegnere francese, Charmat,ha spostato la seconda fermentazione in serbatoi, grandi serbatoi, motivo per cui questo metodo è chiamato charmat o tank, che, scrive Vinšcak, ha permesso prezzi più bassi e una produzione in serie di spumante, che non è in ritardo rispetto al metodo classico in termini di qualità. La base di un buon vino spumante è un’uva sana e di qualità. I vigneti di Grpcevi hanno quattro posizioni situate a 300-400 metri sul livello del mare, su dolci pendii, in pendenza a sud-ovest, senza umidità e dove c’è sempre una leggera brezza. All’inizio, dice Mauro, devi fare un vino con più acidi totali, quindi inizi la vendemmia un po ‘prima. Gli acidi e gli zuccheri vengono monitorati quotidianamente.

Quattro anni: Noi, come tutti i produttori di vino, consideriamo sempre il raccolto come l’inizio della produzione. Lo spumante d’uva della vendemmia 2015 non si beve fino al 2019. Il vino fermenta in botti di acciaio inox, è una fermentazione controllata a temperature più basse. Scorre e riposa fino alla luna piena dopo Pasqua 2016. Quindi le uve vengono vendemmiate a settembre, a marzo o aprile dell’anno successivo il vino viene imbottigliato, vengono aggiunti zucchero e lieviti selezionati e viene tappato con tappo a corona primaria. Le bottiglie vengono poste in una fredda cantina dove fermentano per sei mesi. A fermentazione ultimata il vino imbottigliato affina per un minimo di 36 mesi. Successivamente le bottiglie vengono sollevate, scosse e poste nelle vasche di sedimentazione, nelle quali vengono girate a mano due o tre volte alla settimana e sollevate lentamente, e da un’inclinazione di 65 gradi arrivano a circa 85 gradi. Le bottiglie girano un po ‘a spirale, un ottavo di cerchio ogni giorno,e ciascuno passa per le mani almeno settanta-ottanta volte. Tutto il precipitato finisce nel tappo, che alla fine viene rimosso con un movimento veloce, il precipitato viene scolato, si aggiunge il vino, si aggiunge un po ‘di liquore di spedizione, zucchero e altri ingredienti, la bottiglia viene richiusa con un tappo di sughero e lasciata per altri due o tre mesi. Sono passati quattro anni dalla vendemmia quando si mette in commercio lo spumante, Mauro spiegherà il processo di produzione dello spumante.

Taverna per invecchiamento spumante (Gordana ?ALI? ŠVERKO)

In Istria, dicono i Grpcevi, ci sono settanta produttori che producono vino spumante, la maggior parte con il metodo charmat o tank, che è più veloce, solo sei in questo modo classico. Ogni produttore si mette in quel vino. Come i casari, tutti lavorano allo stesso modo e ottengono formaggi diversi. È la stessa ricetta, ma un gusto diverso. Così è con lo champagne. Il metodo del serbatoio non è male, è solo veloce. Il vino rimane in vasche per tre mesi e fermenta. I serbatoi devono resistere a molta pressione e il cosiddetto riempitrici isobariche che riempiono il vino da un serbatoio a una bottiglia sotto una certa pressione. È una tecnologia costosa e oggi in Istria nessuno ce l’ha ancora, ma i produttori di vino portano il vino in Italia e poi lo imbottigliano lì. Non importa quanto fossero magri, nessuno dei viticoltori istriani osava comprarlo.

Vrhuvska Butilija (Gordana ?ALI? ŠVERKO)
Ettichetatura artigianale, quasi il completamento di un’opera d’arte.

Adriano Grbac.

La ricetta del prete: La storia dello spumante, dice Mauro, ha un segno romantico nel folklore. È collegata a un soldato francese ferito che fu salvato da una ragazza del posto nella valle del fiume Butoniga durante le conquiste napoleoniche. Lo ha curato, si sono innamorati e presto si sono sposati. Si presume che fosse della provincia di Champagne e abbia portato a Vrh la tecnologia della produzione di spumante. È una versione romantica degli inizi della produzione di spumanti a Vrh. Tuttavia, la versione secondo la quale il sacerdote Vrani? è venuto nella parrocchia di Vrh nel 1876 è storicamente convalidata. Poiché Vrh faceva parte della diocesi di Trieste, i sacerdoti furono educati a Trieste o a Trento, una famosa provincia di spumanti in Italia, dove fu educato anche Vrani?. Arrivato al servizio a Vrh, ha visto il potenziale del vino di Vrhva e ha convinto la gente del posto a provare a produrre spumanti, rivelando loro la ricetta. Il nostro defunto bisnonno Ivan faceva il campanaro nella chiesa parrocchiale, così si cimentò nella produzione di spumante.

Adriano Grbac rifinitura estetica
Adriano Grbac racconta la storia della famiglia.
Imbottigliatura artigianale conattrezzi storici.
Vrk, brindisi dei fratelli Grbac

Le origini: È interessante notare che, fino agli anni ’50, venivano prodotti solo vini spumanti neri. È stato fatto in modo semplice e rudimentale. Il problema più grande erano le bottiglie perché erano difficili da trovare. Come prete, probabilmente Vrani? ci riuscì.Oggi usiamo solo bottiglie nuove, ma prima venivano lavate e riutilizzate. Dio non voglia che ti rompa. Il vino sarebbe stato imbottigliato, aggiunto lo zucchero e sigillato. Lo spumante veniva prodotto intorno a Pasqua con la luna piena, e questo vino, poiché le temperature non erano controllate, fermentava a temperature più elevate già dalla fine di maggio, all’inizio di giugno. Sarebbe stato consumato immediatamente e per il nuovo anno non c’era praticamente più champagne. In Vrh, è stato a lungo utilizzato esclusivamente per esigenze personali.

Per quanto sia stato prodotto, immagino sia stato un bene per loro, così tanto è stato speso. Questa è l’essenza dell’intera storia, dice Mauro Grbac poiché le temperature non erano controllate, fermentava a temperature più elevate già a fine maggio, inizio giugno. Sarebbe stato consumato immediatamente e per il nuovo anno non c’era praticamente più champagne. In Vrh, è stato a lungo utilizzato esclusivamente per esigenze personali. Per quanto sia stato prodotto, immagino sia stato un bene per loro, così tanto è stato speso. Questa è l’essenza dell’intera storia, dice Mauro Grbac.

Vrhuvska Butilija (Eduard STRENJA)