Archivi autore: Guido

Brassavola nodosa

SOS coltivazione…consigli flash.

Emilio chiede:
….a proposito di consigli. Ho una Brassavola nodosa, e da quattro anni emette radici ed ad un certo punto, 5/6 mm diventano nere in punta e non crescono più. Ho cambiato condizioni di coltura: su sughero, all’ombra a mezz’ombra, su bark ma il risultato e’ sempre lo stesso.
Cosa devo fare??? grazie Continua a leggere

Verso l’EOC 2006 a Padova

EOC 2006 a Padova, questo sconosciuto

A pochi mesi dall’atteso appuntamento, le notizie reperibili continuano ad essere veramente poche. Il sito internet istituzionale dell’AIO, fatte salve le informazioni per così dire “di servizio” ovvero: relatori accreditati, espositori, venditori ecc. rimane fermo ad annunci primaverili e del notiziario nazionale AIO “Il GAzzettInO” si legge solamente il titolo del numero”0″.
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Problemi di coltivazione

Apriamo la categoria della COLTIVAZIONE

Care amiche ed amici del blog, ricevo spesso vostre richieste d’aiuto per la coltivazione delle nostre orchidee.
Le richieste arrivano via e-mail oppure con messaggi privati dai forum ai quali sono iscritto.
Continuerò la mia collaborazione in tutte le sedi, ma trovo utile anche aprire una nuova categoria di discussione“COLTIVAZIONE” nel nostro blog, nella quale potremo scambiarci domande e risposte.
La nuova veste dei commenti facilita anche uno scambio complessivo d’impressioni sui vari temi che emergeranno: chiunque può commentare tipo “forum” postando le proprie esperienze come risposta ai vari quesiti che arriveranno.

Inizio questo post raccontando un grave fenomeno chimico manifestatosi nella mia serra nei giorni scorsi.

IL FENOMENO
Nel giro di pochi giorni, 2 0 3 al massimo sono appassite tutte le fioriture presenti in serra….e vi assicuro che erano numerose.
Lo spettacolo è stato angosciante: i fiori dell’Angraecum eichlerianum accartocciati e trasparenti, quelli delle Cattleya Laelia Phalaenopsis liofilizzati e cadenti, e tanti altri nelle stesse condizioni. Continua a leggere

Arriva Novembre

Quattro passi fra le orchidee, idee a confronto.

In questo periodo le giornate si accorciano sensibilmente e le orchidee, tutte, frenano la loro progressione biologica.
Quelle che si trovano in fase vegetativa continuano il loro sviluppo più lentamente, mentre le piante che si stanno avviando verso il loro periodo di riposo se la spasseranno alla grande senza bisogno di mangiare e di bere.

Dobbiamo ricordarci anche delle orchidee che in questa stagione di notti fredde spingono con vigore i getti fiorali perché fra pochi giorni cominceranno a mostrare i primi boccioli.
Questa è la stagione nella quale gli appassionati che collezionano e coltivano orchidee si fanno prendere dal panico: arrivano i primi freddi e bisogna far rientrare le piante che hanno trascorso l’estate all’aperto, aumenta l’umidità in serra oppure gli spazi casalinghi interni sono troppo secchi e non da ultimo le malattie. Sì perché maneggiando da vicino le nostre piante, si ha anche più tempo per guardarle e si scoprono difetti, insetti indesiderati e strane macchie.

Le orchidee delle nostre collezioni Europee, che genericamente sono definite (orchidee esotiche) per distinguerle dalle (spontanee o indigene), devono vivere in condizioni diverse da quelle del loro habitat originario.
La coltivazione in serre riscaldate risolve solamente in parte il problema, poiché consente di intervenire con sufficiente tranquillità (costi a parte) in due dei tre parametri originari e precisamente:

>> temperatura con fonti di riscaldamento o di refrigerazione ( cooling).
>> umidità con impianti di nebulizzazione.
>> la luce, può essere corretta con l’illuminazione supplementare, ma generalmente non si ritiene indispensabile intervenire.

Ritengo importante quest’osservazione per due ordini di motivi:

>> sostanziale differenza dell’acclimatazione luminosa tra le orchidee esotiche coltivate nella fascia sud Europea rispetto a quelle della fascia nord Europea, con le varianti mediane.
>> stress supplementare per le orchidee in arrivo dai paesi d’origine nelle due fascie stagionali critiche: solstizio d’estate (tantissime ore di luce) e solstizio invernale (buio profondo).

Si può ben capire percò, che i periodi migliori per importazioni o per spostamenti tra le due fasce Europee sono sostanzialmente la primavera oppure l’ autunno.

Altro argomento di continuo confronto tra orchidofili con serra è quello della scelta estiva:

>> tutte fuori fino ad Autunno inoltrato.

I sostenitori di “tutte fuori” enfatizzano la loro scelta mentre i collezionisti canonici per i quali la serra non si tocca se non per le piante che richiedono la luce ed il ciclo del freddo (leggi Cymbidium) ritengono che il “tutto fuori” produca un inutile stress alle piante.

Chi ha ragione? Penso che sia difficile stabilirlo con assolutezza perché può essere che un anno piovoso ed umido piuttosto che zone con ambiente favorevole, contribuiscano ad avvalorare la prima scelta ed invece climi secchi e zone dell’Europa meridionale consiglino di non spostare le piante. Il problema a mio avviso rimane senza risposte definitive.
L’unica certezza operativa, rimane quella del trattamento estivo dei Cymbidium che devono essere sistemati in ambienti esterni per tutta la stagione estiva ed autunnale.

I Cymbidium in questo periodo, possono rimanere ancora fuori, per pochi giorni però! La regola per certi aspetti ovvia è quella di portarli dentro prima che arrivi la prima brina, semplice!
Naturalmente questo ragionamento va fatto per le piante già acclimatate con il nostro metodo di coltivazione “casalingo”. Non trovo altri aggettivi per porre una distinzione fra le piante appena acquistate e quelle che sì son gia fatte una stagione con noi.
Perchè? Perchè quelle appena uscite dalle coltivazioni intensive e magari forzate (per far fiorire i Cymbidium in agosto/settembre, sono sottoposti anticipatamente “frigo” a notti fredde) una volta catapultate in ambiente normale, ne passano di cotte e di crude!!
Le nostre piante di Cymbidium, che dovrebbero già aver segnato i getti fiorali, vanno riportate in ambienti interni, luminosi e freschi. La temperatura massima noturna non deve superare i 10/12 gradi, pena la caduta repentina di tutti i boccioli ancora chiusi.
Prima di riportare i Cymbidium all’interno è utile fargli fare una bella mangiatina di 10-30-20, anche 20-20-20 va bene, mescolare anche una dose leggera di fungicida rameico con il secondo eventuale trattamento di insetticida sistemico (Confidor va bene).
Raccomandazione importante, l’unica per la verità: finché i fiori non si saranno aperti, le notti devono essere fresche, massimo 10- 12 gradi. Le piante di Cymbidium in piena fioritura possono essere tranquillamente godute anche a temperature e/o condizioni diverse….anche in casa.

Plectrelminthus caudatus

Osservazioni sulla prima fioritura di una interessante orchidea africana

Scheda:
Plectrelminthus Raf 1838
Sottofamiglia: Epidendroideae.
Tribù: Vandeae .
Sottotribù: Aerangidinae.

Questo genere composto di una sola specie è stato separato dagli Angraecum ed Aerangis per la particolarità della colonna e della complessa struttura pollinica dei suoi fiori.
Il nome si riferisce allo “sperone contenente il nettare”, costituito da un lungo tubicino (25 centimetri) attorcigliato come una vite senza fine.

La specie:

Plectrelminthus caudatus (Lindl.) Summerh. 1949
Tribù: Vandeae
Sottotribù:
Aerangidinae
Sinonimi: Angraecum caudatum ( Lindl. 1936) Plectrelminthus bicolor (Rafinesque)

Questa orchidea epifita a sviluppo monopodiale, vive nelle foreste piovose della fascia centrale Africana: Sierra Leone, Congo, Gabon, Camerun e Zaire ad altezze che oscillano fra i 5-600 metri.

Questa interessantissima specie prospera sui rami bassi degli alberi secolari esposti al sole.
Le sue foglie distiche, fronteggianti e dure come il cuoio misurano mediamente 15 centimetri. Dalle loro ascelle escono uno o due racemi fiorali arcuati (40-60 centimetri di lunghezza) portanti da 4 a 10 grandi fiori profumati.
La fioritura avviene nel tardo autunno/inizio inverno, i petali ed i sepali dei fiori sono verdi ed il grande labello bianco è rivolto verso l’alto.

Coltivazione:
Le radici del Plectrelminthus caudatus, seguendo la caratteristica morfologica di molte specie delle Angraecoidi sono grosse e si attaccano con particolare facilità ai supporti legnosi e ruvidi, pertanto possono essere coltivate sia su zattera che in comodi cestini con substrato di bark grosso come si usa fare con le Vandaceae.
Le condizioni ambientali di questa orchidea sono simili a quelle delle Vanda: caldo, buona luce, umido, bagnature e fertilizzazioni durante tutto l’anno.

Racconto
Come spesso capita a noi collezionisti di orchidee, arrivano dei momenti di particolare soddisfazione, quando non te l’aspetti e Continua a leggere