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Phaius flavus abbandonato: rinvaso e coltivazione

Come siamo strani noi collezionisti di orchidee! Sono tante e molto diverse fra loro le varie specie, talmente tante, che ci consentono di vivere periodici “innamoramenti” ed altrettanti periodi di disaffezione con alcuni gruppi della loro grande famiglia.
Capita che per alcuni anni il collezionista straveda, ad esempio per gli Oncidium, poi invece arriva l’innamoramento per le specie miniatura, certamente non mancherà la grande passione per i Paphiopedilum , giungerà anche la grande stagione delle Cattleya, delle Laelie rupicole e così via. In questo modo prendono sostanza la cosiddette “predilezioni temporanee”, per un genere piuttosto che per altri, ma, come nella vita sentimentale, anche con le orchidee qualche volta si trascura e si tradisce chi prima si era desiderato ed amato. Come in amore, anche con le orchidee, la passione sopita rimane latente e a volte ritorna: nella mia serra ci sono varie piante di Phaius flavus e tankervillae, dapprima cercati, ben coltivati ed ammirati, poi abbandonati sotto i bancali al loro destino senza veri motivi. Le piante continuarono a vivere senza chiedere nulla e la scorsa primavera, qualcuna riuscì anche a fiorire, leggi questo post.
Ora sto rinvasandole tutte quelle piante e sicuramente troverò loro degli spazi più opportuni…magari con il tuo aiuto 😀

Vuoi aiutarmi a rinvasare la pianta di Phaius flavus esposta a Pordenoneorchidea 2008? Bene, cominciamo le operazioni.
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Polystachya maculata: facile… anche in casa

Praticamente sempre fiorita tutto l’anno
Non ci credete? E’ proprio così. Vegeta velocemente e quando gli pseudobulbi giovani mostrano le nuove infiorescenze, quelle dei vecchi hanno ancora qualche fiore aperto.


Polystachya maculata P.J.Cribb, Orchidee (Hamburg) 35: 233 (1984).
SEZIONE Cultriformis [Thouars] Sprengel

Una specie per chi coltiva in casa
Specie ideale per le amiche e gli amici coltivatori “casalinghi”, che desiderano arricchire la loro collezione con un’orchidea inusuale, facile e generosa.
Come già scritto nel capoverso introduttivo, i suoi fiori sono di lunga durata, spuntano in progressione e spesso anche più volte all’anno, creando l’effetto della fioritura persistente sia sulle infiorescenze giovani che su quelle vecchie, da cui l’origine del nome di genere “Polystachya”
per l’appunto.
E’ un’orchidea epifita africana endemica nel Burundi. La pianta è di dimensione medio piccola ed i fiori seppur piccoli (1 cm) sono abbastanza vistosi, sia per il colore chiaro del labello e giallo verdino vivo dei petali e dei sepali, che per le evidenti maculature da cui deriva il nome di specie “maculata”.

Coltivazione
Polystachya maculata vive bene a temperature intermedie (tra 18 2e 22°C e quindi in sintonia anche con le medie di appartamento), luce filtrata, buona umidità e circolazione d’aria. Tenere la pianta abbondantemente annaffiata durante la crescita degli pseudobulbi e rallentare le bagnature quando questi sono maturi: fertilizzazioni regolari ogni una o due settimane con concime equilibrato

Il genere
Il genere Polystachya è stato stabilito da Hooker 1824 SOTTOFAMIGLIA Epidendrodeae, TRIBU’ Epidendreae, SOTTOTRIBU’ Adrorhizinae.
Specie tipo: Polystachya luteola Hooker nome illegale 1824 = Epidendrum minutum Aubl. 1775 = Polystachya minuta [Aubl.]Hooker 1845 = Polystachya concreta [Jacq.] Garay & Sweet 1974
Questo genere è trovato a partire dall’Africa tropicale ai Caraibi, alla Florida, nel Messico, nel Brasile e verso l’est attraverso il Pacifico, l’Asia Sud-Orientale e l’Indonesia.
Le varie piante del genere Polystachya sono generalmente abbastanza ” solide” ma è molto difficile generalizzare poiché si incontrano in ambienti assai diversificati (foresta densa, di montagna e di pianura) e su molti continenti. Ci sono quasi 250 specie (su un totale d’ circa 450 sp.) di Polystachya, endemiche in Africa, a volte poco conosciute e poco studiate, la cui classificazione richiederebbe una revisione.

Dendrobium chrysotoxum: scheda

Bagliore giallo

Dendrobium chrysotoxum – Collezione Guido De Vidi – foto 01.06.06 – Diritti riservati


Dendrobium chrysotoxum Lindley 1847
Sezione: Callista
Sinonimi: Callista chrysotoxa (Lindl.) Kuntze 1891- Callista suavissima Kuntze 1891- Dendrobium suavissimum Rchb.f 1874

Specie botanica epifita, con pseudobulbi fusiformi portanti foglie (4-5) apicali, lanceolate. E’ nativa della Birmania, Laos, Tailandia, Cina e India.
Nelle nostre collezioni Europee il Dendrobium chrysotoxum fiorisce in primavera: Aprile-Maggio.

Questo generosissimo Dendrobium è conosciuto anche come “Orchidea di Dai”

Nello Yunnan, Cina del Sud, vive la minoranza culturale “Dai” di religione buddista, che ama molto i fiori. I loro fiori preferiti sono quelli del Dendrobium chrysotoxum , perchè propongono il colore giallo/arancione, lo stesso della loro religione e fioriscono esattamente nel periodo delle feste d’Aprile.

Le popolazioni di quelle terre coltivano con passione, esemplari di Dendrobium chrysotoxum , sistemandoli sui tetti delle loro case e sui rami degli alberi: immaginate che botta di colore e luce.
Questa specie botanica è veramente resistente e molto duttile: può tollerare una vasta gamma di situazioni climatiche e colturali.

I coltivatori smaliziati dicono: “Procurati una pianta di Dendrobium chrysotoxum , per metà anno bagnala a volontà, l’altra metà dell’anno tienila secca, ma sempre in piena luce e vedrai sempre bellissime fioriture, che dureranno quasi un mese intero.”
Proprio così non è…ma poco ci manca: l’esemplare della foto rimane appeso nella parte alta e luminosa della mia serra tutto l’anno con poca acqua durante la fase del semi riposo, più abbondante nei mesi che precedono la fioritura e, poco fertilizzante.

In coltivazione si consiglia di tenere quest’orchidea in vaso: nei luoghi d’origine si sviluppa bene in magri anfratti rocciosi o sugli alberi.

Dendrobium, facili o difficili?

Un genere con oltre 1500 specie, tanto desiderate, temute e poco conosciute.

E’ assai difficile descrivere con semplicità e completezza le orchidee appartenenti al genere Dendrobium.
Questo genere assume il nome Dendrobium nel 1799 con la descrizione del botanico Svedese Olof Swartz (1760-1818), pubblicata su (Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsalensis ser. 2, 6: 82 (1799).
L’appellativo deriva dalla combinazione di due parole greche (dendron = albero e bios = vita) a significare la vocazione epifitica di gran parte delle specie appartenenti a questo genere (vita sugli alberi).

All’inizio erano note poche decine di specie, ora oltre 1500 e questo genere è uno dei più numerosi nella famiglia delle orchidee, la specie tipo è: Dendrobium moniliforme.
Il genere Dendrobium è presente in tutto il Sud Est Asiatico e nel continente Australe. E’ un genere molto complesso, sia per la forma e dimensione delle sue piante, che per esigenze biologiche e vive in habitat molto diversi, dalle pianure basse alle alte foreste umide.

Dendrobium farmeri
Collezione Guido De Vidi

Ci sono specie piccolissime, 5 centimetri ed altre enormi con fusti lunghi anche 4 – 5 metri, alcune hanno foglie caduche piuttosto che teretiformis e molte invece sono sempre verdi, disposte in sequenza distica oppure a foglia singola.
Le infiorescenze dei Dendrobium possono essere laterali, subapicali o apicali, munite di pochi fiori oppure con fitti pannicoli a forma di spazzola.

Questa breve introduzione del genere Dendrobium lascia subito intendere quanto è difficile cimentarsi nella coltivazione e non da ultimo anche nello studio scientifico.
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Paphiopedilum concolor

La ma piccola ed esile piantina di: Paphiopedilum concolor, nascosta fra le altre specie del suo genere, è finalmente fiorita. Il fiore mi lascia un pò perplesso, soprattutto per la concentrazione di puntini a forma stellare, raggruppati sulla parte centrale di petali e sepalo dorsale, attualmente non ho elementi più dettagliati.
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