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Laelia purpurata var. russelliana

Una bella specie, contesa fra vari tassonomi, divertiamoci a seguirli nel loro continuo modificare i nomi delle orchidee.

La storia infinita della tassonomia ti porta sovente a spasso fra i nomi, vecchi e nuovi, al punto che finita la tua dissertazione scientifica, corri il rischio di essere già superato da nuove follie dei tassonomi.

In questo articolo era mia intenzione presentare una bella fioritura di un cultivar della mia collezione….pensavo si tratasse di Laelia purpurata var. russelliana f. pallida:
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Laelia albida… usi, tradizioni e note botaniche

Una specie molto popolare in Messico, conosciuta anche con il nome di monjita blanca (suora bianca)
Il genere
Laelia Lindley… leggi anche questo post
Gen.Sp.Orchid.Pl. 96,115(1831).
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Laelininae
Etimologia del nome: orchidea dedicata a Laelia (mitologia romana) una delle sei Vestali che alimentavano il fuoco sacro del tempio di Vesta (dea del focolare) – nella mitologia greca Hestia, figlia di Crono e Rea. Laelia è anche il nome dato alle femmine della famiglia romana dei Laelius.
Specie tipo: Laelia grandiflora
Basionimo: Bletia speciosa Kunth
Sinonimo: Laelia speciosa (Kunth) Schlechter

… la monjita blanca

laelia_albidaLaelia albida Bateman ex Lindl. 1839
Sottogenere: Laelia
Sezione: Podolaelia Schlechter
Sinonimi: Amalia albida (Bateman ex Lindl.) Heynh. 1846; Bletia albida Rchb.f 1862; Cattleya albida Beer 1854; Laelia candida Lodd. ex W.Baxter 1850 Laelia discolor A. Rich. & Gal. 1845

Laelia albida Bateman ex Lindl. descritta in “Botanical Register” (1839). L’epiteto di specie deriva dal latino albidus nel senso di “biancastra”.
Questa specie è stata scoperta nel 1832 dal conte Karwinski nello Stato di Oaxaca (Mesico). La scoperta è stata facilitata grazie all’evidente differenza di colore rispetto alle altre specie a quel tempo conosciute.
James Bateman scelse il nome ‘albida’per evidenziare il colore bianco del fiore di questa nuova specie. Al momento della pubblicazione era un’assoluta novità: tutte le specie di Laelia allora conosciute, avevano i fiori di colore rosa o lilla.
Laelia albida è quasi sempre epifita, raramente litofita. La pianta produce gruppi di pseudobulbi di 3-4 cm di lunghezza (piante in sito), 5-8 cm (piante in coltivazione), allungati, ovoidali, che diventano rugosi quando sono vecchi. All’apice degli pseudobulbi crescono 2 o 3 foglie lineari, lanceolate, rigide come il cuoio, di colore verde scuro, lunghe 10-20 cm.
L’infiorescenza è arcuata e può raggiungere anche i 40-60 cm di lunghezza, portando al suo apice da 5 a12 fiori. I fiori misurano da 3 a 5 cm ed emanano un forte profumo dal sapore di miele. I sepali ed i petali sono di colore bianco o crema, a volte le punte si tingono di rosa. Il labello è bianco, rosa pallido e rosa al profondo centro con tre striature parallele centrali di colore giallo. La base del labello può essere rivestita di macchie rosso-porpora.
L. albida è nativa in Messico, dove è relativamente comune su una vasta area negli stati di Sinaloa, Durango, Nayarit, Jalisco, Michoacán, Guerrero, Oaxaca e Puebla. Cresce ad altitudini da 1300 a 2600 metri nelle foreste asciutte, miste di pini ed alberi decidui, soprattutto su querce sempreverdi, talvolta su yuccas, più raramente su rocce. Le piante native nella parte nord-occidentale del Messico producono brevi infiorescenze che difficilmente superano la lunghezza delle foglie ed i fiori sono di piccole dimensioni. Le piante della regione di Oaxaca hanno una grande variazione del colore dei fiori, con il labello che varia dal bianco, rosa o rosa scuro. In certe località crescono delle varietà con i fiori completamente rosa (fma. rosea) con il labello colore rosa scuro, esiste anche una forma salmonea con sepali e petali color roseo.
Laelia albida è da considerarsi pianta di difficile riproduzione e coltivazione. La raccolta di questa specie è protetta e regolamentata da una precisa normativa (NOM-005-RECNAT-1997), che stabilisce procedimenti, criteri e relative specifiche per poter ottenere legalmente delle piante.

Coltivazione
Laelia albida in coltivazione assume dimensioni e caratteristiche morfologiche diverse rispetto a quelle “in sito”. I motivi principali sono imputabili alla alimentazione più ricca ed alle modificate condizioni di luce sia in termini di intensità che di durata.
Una divisione di Laelia albida giunta nella mia collezione a metà degli anni 80, proveniente dal Vivaio “Orquideas Mexicanas” si distinse subito per l’enorme crescita dei nuovi pseudobulbi (sicuramente più del doppio di quelli sviluppatisi in sito) e per una relativa facilità di sviluppo.
Sin dal suo arrivo è stata sistemata su zattera e posta sulla parte alta della serra a temperatura intermedia (15 gradi minimi e 30 massimi).
Dopo un periodo di buon sviluppo iniziò a manifestare i primi sintomi di quella che spesso definisco “crisi dell’esemplare”, e anno dopo anno iniziò la sua fase regressiva, fino a bloccare lo sviluppo.
La cosiddetta “crisi dell’esemplare” aggredisce le piante quando raggiungono la loro massima possibilità vegetativa.
Mentre in natura, trovano nuovi spazi e magari si dividono, dando vita a nuove colonie, in coltivazione sono obbligate a svilupparsi su se stesse e non tutte le specie accettano questa situazione. Il problema è quello di stabilire il momento improcrastinabile della “divisione”… facile a dirsi!
Quella volta intervenni con un’energica divisione degli pseudobulbi. Durante le operazioni di divisione della pianta potei notare che le radici non riuscivano più a svilupparsi in modo efficace (questo era il motivo della crisi). I periodi critici per la Laelia albida sono essenzialmente due: un periodo di riposo semi secco dopo la fioritura ed una fase di controllo delle bagnature durante il primo periodo della crescita dei nuovi pseudobulbi (l’acqua che rimane fra le guaine basali dei nuovi germogli è pericolosa), onde evitare marciumi letali. Conviene non concimare durante la fase di semi riposo.

Note storico scientifiche
Laelia albida, conosciuta con il nome popolare di “monjita blanca”, nei luoghi di endemicità è molto comune ed è utilizzata per ornamenti floreali nelle feste e nelle ricorrenze religiose. Le colonie presenti nella valle de Zapotitlan e nella Valle de Salinas, che fanno parte della “Riserva della Biosfera Tehuacán-Cuicatlán”, la monjita blanca ha ancora un uso tradizionale nella festività di tutti i Santi.
In passato è stata usata anche per scopi medicinali. Gli usi tradizionali, sia ornamentali che medicinali, fanno sì che questa, ed anche altre specie di Laelia di origine messicana, siano da tempo raccolte per essere coltivate nei giardini ed in ogni altro posto abitato. Questo fenomeno è stato oggetto di uno studio scientifico e le ricerche evidenziarono una marcata divergenza biologica fra le varie popolazioni di Laelia albida, ; da sito a sito, ma anche rispetto a quelle coltivate nei luoghi antropizzati. Purtroppo, probabilmente a causa della raccolta incontrollata, lo studio rilevò una progressiva recessione delle colonie in sito.
Per questo motivo si cercò di individuare una strategia comune per conservare la specie, sia in sito che nei luoghi di coltivazione. Il principale obbiettivo degli studiosi fu quello di divulgare i risultati della ricerca allo scopo di sensibilizzare le popolazioni locali, sulla necessità di salvaguardare l’habitat naturale di questa orchidea e nello stesso tempo di approfondire le conoscenze botaniche e biologiche utili alla coltivazione ed alla propagazione estensiva.
I risultati di questa iniziativa, che ha visto protagoniste due associazioni locali, si potranno apprezzare nel prossimo futuro.

Riferimenti:
Illustrated Dictionary of ORCHID GENERA – The Marie Selby botanical Garden
Bechtel, H., Cribb, P. & E. Launert. (1992).
Halbinger, F. (1993). Laelias de Messico . Asociación Mexicana de Orquideologia, Messico.

Sophronitis jongheana

DISCUSSIONE

laelia_jongheana_2Torno volentieri a citare questa bellissima specie brasiliana, già presente in un vecchio post di questo blog, con il nome di genere “Laelia.
La pianta è in fiore in questi giorni nella mia collezione e come potete vedere dalle foto, il fiore ha colori tenui ed una portanza alquanto strana. Questo è uno dei due motivi per i quali torno su questo argomento, il secondo è strettamente tassonomico: il nome corretto del genere è Laelia, Sophronitis od altro??
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Laelia purpurata (gracile x delicata)

E’ fiorito in questi giorni un bel cultivar di Laelia purpurta (gracile x delicata).
Se non ricordo male è una divisione di un esemplare proveniente dalla – purtroppo – “ex collezione” Sergio Buda di Udine. La sua collezione di orchidee – quando era in auge – era una delle migliori in assoluto… ora non esiste più, ma per fortuna molte divisioni continuano a vivere da me. La specie descritta in questo post ne è la prova.

laelia_-purpurata_gracxdel_laelia_purpurata_gracxdel_f Laelia purpurata Lindley & Paxton 1852-3
Sottogenere: Crispae, sezione Crispae Pfitzer
Sinonimi: Bletia Casperiana Rchb. f. 1862 – Bletia Purpurata Rchb.f 1861 – Lemaire 1852 – Cattleya Casperiana Rchb.f 1854 – Cattleya purpurataLaelia Casperiana Rchb.f 1859; Laelia Wyattiana Rchb.f 1883 – Sophronitis Purpurata (Lindl. & Paxton) C. Berg & M.w. Chase 2000

Laelia purpurata è inclusa nella sezione Cattleyodes.
E’ una specie epifita di grande dimensione a sviluppo simpodiale (può raggiungere anche 60 cm), produce pseudobulbi snelli, unifoliati, foglie oblunghe, erette (30 cm.) e vive nelle zone costiere di Rio de Janeiro, Sao Paulo, Santa Catarina e Rio Grande do Sul.
Laelia purpurata fiorisce a tarda primavera. I fiori misurano generalmente 10 – 12 cm, ma possono essere anche più grandi. Ogni infiorescenza produce solitamente 4-5 fiori di colore notevolmente variabile.
Questa specie non è molto esigente e può essere coltivata come le Cattleya, sia su zattera che in vaso. Predilige temperature da serra intermedia con buona luce ed ambiente ventilato; bagnature e fertilizzazioni regolari nella fase vegetativa, substrato moderatamente secco d’inverno.
Laelia purpurata ha suscitato e continua a suscitare sempre grande interesse, il motivo principale è forse l’enorme variazione di colore dei fiori all’interno della specie.
Sono note oltre 100 varietà, ad esempio: lavanda, concolor, semi -alba, bianca, vinicolor, delicata, forme blu e varie tonalità dei labelli.
Anche se tutte queste varianti sono solamente “cultivar” della stessa specie, molti orchidofili trovano motivi sufficenti per creare collezioni esclusive ed Associazioni specifiche.
Sulla Laelia purpurata si può scrivere un libro intero, tante sono le cose da raccontare da quando è stata scoperta (Francois Devos 1847), a partire dal nome Laelia, che molti orchidofili vorrebbero mettere in discussione.

Note storiche
La specie fu scoperta da Francois Devos nel 1847, lungo il litorale interno della provincia di Santa Catarina, in occasione di una grande raccolta di orchidee da esportare in Europa per conto di M. Verschaffelt.
Le prime orchidee raccolte in quella occasione, giunsero in Inghilterra ed in Belgio; fiorirono per la prima volta nelle serre di Backhouse (Inghilterra Contea di York), 5 anni più tardi.
Fu presentata una pianta fiorita nel Luglio del 1852 alla Royal Horticultural Society di Londra per essere classificata e descritta dal botanico e tassonomista Lindley, che la denominò appunto, Laelia purpurata.
Nota: sai elencare quante e quali varietà di Laelia purpurata sono presenti nelle fornitissime collezioni brasiliane?