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VENTENNALE

Dal 2 al 10 marzo 2019 a Pordenone, nel contesto della grande fiera di primavera ORTOGIARDINO avrà luogo la 20a edizione di PORDENONEORCHIDEA, evento internazionale dell’orchidofilia e orchidologia italiana.

Pordenoneorchidea:  la storia

Pordenoneorchidea è un evento orchidfilo nato per volontà di alcuni soci ATAO (Associazione Triveneta Amatori Orchidee), nel 1999 (venti anni fa), evento inserito nel contesto della fiera pordenonese di primavera “Orto Giardino” La prima edizione si è materializzata con l’appoggio scenografico del Flover di Bussolengo e con la presenza istituzionale dell’AIO (Associazione Italiana di Orchidologia). Nel 2019 ricorre il ventennale di Pordenoneorchidea e l’Ente Fiera di Pordenone ha manifestato il desiderio di dar particolare lustro all’evento.

Il successo della prima edizione stimolò gli organizzatori a trovare risorse atte a proseguire nell’esperienza. Si sperimentò la strada della sponsorizzazione e nel 2000, si riuscì a dar vita ad una fantastica scenografia. Purtroppo la via degli sponsor non durò molto e già nella 4a edizione si optò per la parcellizzazione degli spazi, con l’affitto a espositori (da parte della fiera) di “stand” nel contesto della mostra. In pratica i ricavi degli stand affittati ad espositori garantivano i costi di allestimento a carico della fiera. Di anno in anno c’è sempre stato il coinvolgimento di associazioni legate al mondo delle orchidee, scelta strategica che ha contribuito a far grande l’evento anche sotto l’aspetto culturale e scientifico.

Dove eravamo rimasti? Dalla sidecar del 2018, alla “nobile e ricca orchidea” dei samurai, tema di questa edizione.

Tema 20a Edizione: Fuukiran “nobile e ricca orchidea”

Si racconta che Rustichello da Pisa, negli appunti sui viaggi in Cipango (Giappone) trascritti dalla viva voce di Marco Polo, fosse riportata anche qualche nota di una strana pianta vista dallo stesso Marco Polo in Giappone. Quella pianta era un’orchidea. In Giappone è chiamata Fuuran, abbreviazione del più completo nome “Keiran Ichimei Fuuran”, termine che possiamo tradurre in “orchidea del vento”, nome scientifico:Neofinetia falcata. A tal proposito giova precisare che Fuuran è l’epiteto ancestrale usato per le specie tipo del genere Neofinetia falcata; con il passare del tempo assistiamo ad un’evoluzione, infatti per questa orchidea si inizia ad usare il termine Fuukiran che significa “nobile e ricca orchidea” quale frutto di un lungo processo di riconoscimento valoriale del genere.

Qualche buontempone giura che Marco Polo, insieme ai bachi da seta, abbia portato in Venezia anche una piccola Fuuran, data poi in omaggio alla nobildonna Lucrezia Cornaro, orchidea sapientemente coltivata di generazione in generazione dai giardinieri del palazzo ducale; pare sia ancora presente nelle collezioni italiane di orchidee. Chissà se sarà vero tutto questo, ma tanto basta per portare questa leggenda in fiera a Pordenoneorchidea. La magica atmosfera vivrà in fiera con le Fuuran della più completa collezione italiana curata da Franca Burini e dai racconti giapponesi di Eri Koishi e Giulio Baistrocchi

Pordenoneorchidea, il variegato villaggio primaverile, ospita una piacevole armonia fatta di sapori, sensazioni e armonie offerte da espositori che spaziano dalla degustazione di buoni vini, ai peccati di gola della cioccolata, alle spezie per poi trovarci immersi fra le succulente, i cactus, le tillandsie che fanno da damigielle alle regine: le orchidee, in vendita e in esposizione. Saranno esposte orchidee rare provenienti dalle più importanti collezioni italiane con la collaborazione di singoli collezionisti e dell’associazionismo orchidofilo presente in Italia.

Espositori: non solo orchidee

Collaboratori organizzazione

Anteprima temi di alcune conversazioni in programma.

Progetti futuri dell’orchidologia italiana a cura dell’ Associazione Italiana Orchidee

Il mio Giappone.

Dalle rose antiche, passando per le orchidee, frammenti di vita vissuti con il papà nato in Giappone.

E’ questione di feeling, quella piacevole ossessione a metà fra armonia e quiete, la mia vita in compagnia delle Neofinetie. Fuukiran “nobile e ricca orchidea”

E tu chiamali, se vuoi, Dendrobium.

ATAO, 30 anni da protagonisti

Coltivare le orchidee su zattera

… e questa è solo l’anteprima, seguiranno altre news, compresi dettagli e nomi delle relatrici e dei relatori.

Sala stampa: spazio multimediale destinato a testate giornalistiche, TV, blog, pagine Fb, forum e social accreditati all’evento. Per farsi accreditare basta condividere questo articolo e comunicare il proprio l’indirizzo sulla finestra “Lascia una risposta” in commento al post.

Amarcord: 2012 il galeone naufragato

Laelia tenebrosa: orchidea arcobaleno


Laelia tenebrosa (Rolfe) Rolfe 1893


Laelia tenebrosa (Rolfe) Rolfe descritta in
Orchid Review  1 ( 5 ) : 146    1893.John Rolfe, botanico insignito delle maggiori onorificenze britanniche, fra le quali “Victoria Medal of Honor” e la “Veitch Memorial Medal”, è stato un personaggio molto importante dell’orchidofilia e dell’orchidologia di fine 1800.
Collaborò attivamente come autore e redattore sin dal 1893 in “The Orchid Review” e portò avanti il suo impegno fino al 1921, poco prima della sua morte.
Rolfe ebbe un rapporto molto travagliato con alcune sue affermazioni scientifiche, in particolarmodo con la specie brasiliana: Laelia tenebrosa.

Sbagliare è umano
A differenza di molti suoi “illustri” colleghi del tempo, sempre restii ad ammettere eventuali errori nella classificazione delle orchidee, Rolfe era quasi felice di poter revisionare le sue descrizioni precedenti, quando queste risultavano inadeguate o sbagliate.
Un pomeriggio estivo del 1889, Rolfe iniziò ad analizzare il fiore di un’orchidea speditagli dalla “Liverpool Horticultural Company”, per altro già presentata in “The Gardener’s Chronicle” del 1 giugno 1889 come forma scura e gigantea di Laelia grandis, specie già descritta da Lindley nel 1850 (Paxton’s Flower Garden, pag. 60).

Laelia tenebrosa, esemplare

Storia:  le conclusioni a cui giunse Rolfe nella sua analisi non lasciavano dubbi che si tratasse di una nuova specie, ma preferì continuare a considerarla una “variazione specifica” di Laelia grandis e quindi solamente una sua “varietà”: Laelia grandis var. tenebrosa.
Due anni più tardi, nel 1891, il Signor A.H. Grimaditch di Clapton Square (Liverpool), inviò uno pseudobulbo fiorito a Rolfe, precisando pure che era stato raccolto in zone diverse da quelle già conosciute come endemiche di Laelia grandis. Ciò nonostante, anche in quest’occasione Rolfe descrisse il campione come “Laelia grandis var. tenebrosa”, (Gardener’s Chronicle, 1891, pg. 126) e non rilevò alcuna variazione significativa rispetto alle sue precedenti oservazioni (solamente variazioni geografiche). In tale circostanza Linden pubblicò il disegno del fiore nella sua famosa rivista Lindenia (vol. II, plate ccxc), accompagnato dalle osservazioni di Rolfe.
I fiori di quella nuova pianta erano molto appariscenti nella forma e nel colore bronzeo di sepali e petali. Fu esposta alla “Royal Horticultural Society”, presente Lord Rothschild , in tale esposizione la pianta ricevette il “First Class Certificate”, e fu anche inclusa nel libro Reichenbachia con questa annotazione “many distinct pecularities in growth, form, and colouring and it is quite probable that we shall ultimately regard it as a species”, ma Rolfe continuò a considerarla ancora come ” Laelia grandis var. tenebrosa .”
Solamente nel 1893 su “The Orchid Review” di Maggio, Rolfe, dopo aver visitato varie collezioni ed averne verificato la costanza nel tempo, con puntigliosa descrizione delle diversità di quella pianta dai grandi fiori bronzei con labello rosso-acceso, e con i sepali ed i petali più piani di Laelia grandis, la nominò Laelia tenebrosa.

Note
Tranne un breve periodo verso la fine del 1800, Laelia tenebrosa non è mai stata molto presente nelle collezioni Europee.
Laelia tenebrosa proviene da una piccola zona a sud dello Stato di Espirito Santo (Brasile), dove ora è considerata virtualmente estinta.
Originariamente prosperava sui grandi alberi delle foreste molto fitte, ma oggi le piante disponibili per le collezioni provengono da incroci x self o da meristemi di esemplari già coltivati.

Coltivazione
Questa specie, come si è già detto, vive nelle foreste dense ed ombreggiate ed in coltivazione preferisce zone meno luminose delle altre Laeliae.
Laelia tenebrosa è una speciee molto vigorosa e può essere coltivata alle stesse condizioni delle Cattleyae, comprese le temperature: 29-32 (°C) max e 15-16 (°C). Va bagnata costantemente durante il periodo vegetativo, con un periodo di asciutto dopo la fioritura, fino al nuovo sviluppo.

Nota a piè di pagina:
Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella collezione rio Parnasso.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Contributi dei lettori:
Michelangelo Di Schiena: Credo sia il labello più interessante della triade purpurata-lobata-tenebrosa. Ho un paio di cloni dark che presentano petali e sepali davvero scuri, fantastico il contrasto con i toni del labello. Sono piante davvero robuste, amano essere letteralmente “affogate d’acqua” durante il periodo vegetativo. Infatti per me la gestione temperature, annaffiature della triade è praticamente identica, unica cosa che le differenzia sono le esigenze in termini di luce perché la tenebrosa preferisce più ombreggio. Non ho mai visto una di queste piante marcire, da quando le tengo in sfagno (vivo o a fibra lunga) mantengono un elevato livello di idratazione sui retrobulbi e hanno molto più vigore, riuscendo facilmente ad attivare retrogemme, diramandosi.

Bulbophillum lepidum, ballade


Bulbophyllum lepidum (Blume) JJ Sm. 1905.

Endemicità:  India, Myanmar, Laos, Tailandia, Malesia peninsulare, Cambogia, Vietnam e Indonesia. Habitat: specie epifita di medie dimensioni trovata nelle foreste semi-decidue e sempreverdi su rocce muschiose ed alla base degli alberi a quote da 300 a 1100 metri. Desidera clima caldo con buona escursione termica. Morfologicamente si struttura su  un rizoma, pseudo-legnoso, orizzontale, lungo il quale si formano pesudobulbi di colore verde pallido, angolati e distanziati fra loro  di 1 a 2 cm. All’apice degli pseudobulbi si forma un’ unica foglia eretta, oblunga, brevemente e ottusamente bilobata. Gli steli fiorali, lunghi da 10 a 15 cm, si formano dalla base degli pseudobulbi e al loro apice presentano oltre una decina di fiori di colore bruno rossastro, a formare un ombrello.

Questa specie richiede annaffiature e fertilizzanti regolari, alta umidità e buona circolazione dell’aria.
Facile da far fiorire, i fiori nascono all’apice di infiorescenze che raggiungono lunghezze fino a circa 20 cm, e formano dei ventagli con 6 – 10 fiori.
Periodo di fioritura: luglio-dicembre. Questa specie richiede un ambiente caldo – clima umido e un luogo ombreggiato.

Come tante altre orchidee, anche questa è oggetto di pasticci tassonomici. Mentre alcune fonti accettano il nome Bulbophyllum lepidum, altre lo ritengono solamente un sinonimo di Bulbophyllum flabellum-veneris (J.König) Aver. 2003. Un altro sinonimo è Cirrhopetalum lepidum (Blume) Schltr. 1911.

Bulbophillum nymphopolitanum

IMG_0409 Bulbophyllum nymphopolitanum Kraenzl. 1916 -Ann. Nat. Hofmus. Wien xxx. 60 (1916).
Origine etimologica del nome di specie: nominato da Kränzlin in onore della città di Nymphenburg (in latino Nymphopolis), sede del Giardino Botanico dell’Università di Monaco (Monaco di Baviera), Germania, dove ha trovato la pianta per la descrizione, originariamente raccolta sulle pendici del vulcano Mayon, nel sud Luzon.

ORIGINE / HABITAT: Filippine. Questa orchidea è stata trovata sull’isola di Panay nelle province di Antique e Capiz; su Luzon nelle province di Rizal, Sorsogon, e Zambales; su Leyte e Sibuyan, nelle foreste a circa 500 – 1000 m di altitudine.
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