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Dendrobium speciosum in fiore

Conversazione semi seria con  il Re delle Orchidee.

Dendrobium speciosum, esemplare in fiore collezione rio Parnasso

Capita, sapete, c’è chi non ci crede, ma capita!
E’ la dimensione un po’ metafisica del collezionista di orchidee, quella di trovarsi a dialogare con le piante della sua collezione, e con un po’ di fortuna può succedere pure di conversare con il Re delle orchidee che ti mostra la sua splendida fioritura, con rispetto però… con il rispetto dovuto ai Re!

Ed è così che nel mese di gennaio, chi coltiva qualche esemplare di Dendrobium speciosum si può godere quella maestosa esplosione di fiori bianchi che profumano intensamente;  e con un po’ fantasia, il feeling porta quel fortunato coltivatore di orchidee a immaginare una possibile conversazione con le piante.

“Sua Maestà” – esordisco, con un cenno di inchino – “Si rende conto dell’importanza del suo titolo, lei è Re di un mondo fantastico… quello delle orchidee!”


“Ma dai!”–  risponde la grande pianta “sono gli orchidofili australiani, dove io sono di casa, che mi considerano Re… le genti dei posti in cui vivo mi chiamano anche Giglio delle rocce.”
“A perbacco” – aggiungo incuriosito Racconta, racconta!” – esclamo con interesse –
Caro amico, se andrai a leggere nei libri o magari se navigherai su internet, troverai che la mia sistemazione tassonomica binomiale è Dendrobium speciosum; Dendrobium, per la solita storia che gran parte delle orchidee del mio gruppo vivono sugli alberi… io no sai, a me piace la luce e me ne sto tranquillo al sole, arrampicato sulle pareti di roccia arenaria, lungo il litorale orientale dell’Australia, solo raramente trovo posto sugli alberi.”

Dendrobium speciosum J. E Smith 1804 Il Re si concede una pausa e poi continua… Speciosum è l’epiteto specifico assegnatomi nel 1804 da Sir James Smith per esprimere la bellezza dei miei grandi steli fiorali carichi di molti fiori profumati color crema”

…”Vorrei ben dire” – Aggiungo io, mentre lui, visibilmente pomposo, continua il suo racconto.

  “Da Sir James Smith, giunsi come omaggio del chirurgo J. Whit, che mi raccolse a Port Jackson dove vivevo. Come sai, noi del regno vegetale viviamo molto a lungo, se vorrai vedere il mio vecchio ceppo, lo troverai all’Herbarium di Linn; altre piante mie sorelle furono inviate al Kew Garden da Cunningham nel 1823.
Non ti dico l’interesse dei botanici australiani, Clements, M.A. & Jones
contnua a raccontare il Re, impartendomi anche una lezione di botanica – I miei cari scienziati compaesani stanno studiandomi di dentro e di fuori, per cambiarmi nome. Sai, noi viviamo in un areale molto vasto e con il tempo sono state riscontrate sostanziali variazioni morfologiche all’interno della nostra specie. Questi signori intendono darmi questa nuova sistemazione generica: (Thelychiton)Siamo alle solite – intervengo! “Sì”, afferma il Re, e continua Thelychiton deriva dalla composizione di due parole greche – thely = femmina, chiton = coperto, in riferimento alla colonna dei miei fiori, che in due specie originarie dell’isola della Norfolk, la superficie stigmatica è circondata dal tessuto della colonna (che forma un tubo) con la copertura dell’antera. Per questo motivo tali specie non possono essere impollinate tramite lo scambio di pollinia: sono cleistogame. In queste piante l’impollinazione avviene per autogamia. – “Perbacco!” – Esclamo! – Sia quel che sia – continua il Re –, ora però ti voglio raccontare alcune cose belle di me.

“Caro amico, sono una delle orchidee più grandi che si possano trovare in Australia, e come ti dicevo, a noi piace vivere sulle pareti rocciose di arenaria, ma qualche nostra colonia può essere trovata anche sugli alberi delle foreste vicine alle scogliere dove si formano dei gruppi giganteschi di piante che offrono viste spettacolari. A Gennaio quando siamo in fiore, offriamo uno scenario da favola, e per questo ci chiamano “giglio delle rocce”.
Una delle sensazioni più piacevoli offerte dalle nostre popolazioni in natura è l’aroma dei nostri fiori, che può propagarsi fino a grandi distanze: qualche chilometro.
Concludendo il suo racconto in tono confidenziale, il Re mi da un consiglio:
“Guardati il video, amico mio, anche qua da te dove vivo da diversi anni, se riesci a trattarmi nel giusto modo, ti inebrio  di intenso profumo. A volte tu mi coccoli troppo ed io non trovo il tempo per fiorire; vedi amico, io ho bisogno di soffrire un po’ per poterti regalare delle belle fioriture.”
Grazie, grazie, effettivamente è così – sussurro con discrezione – Mi raccomando però, non fare scherzi caro Re!

Epidendrum denticulatum

Eipdendrum  denticulatum è stato descritto da John Barbosa Rodrigues nel 1882 disponendo di un campione con fiori color lavanda e calli bianchi e gialli trovato in fiore nel mese di marzo su un albero nella foresta vicino a Joinville, Santa Catarina.
Epidendrum denticulatum  è un’orchidea a sviluppo simpodiale con fusti a  canna,  nota con il nome popolare di “orchidea crocifisso”;  nelle collezioni spesso viene  confusa con E. secundum.

Primo piano del fiore. 

I fiori non resupinati, formano pannicoli  all’apice di lunghi ed esili steli fiorali.  Come in tutte le orchidee “crocifisso”, il labello è adiacente alla colonna e porta tre lobi, producendo l’effetto di una croce, da cui deriva il nome popolare “orchidea crocifisso”. Distribuzione:
Epidendrum denticulatum vive nelle foreste  secche della Serra do Mar in Brasile. La specie è endemica in un vasto areale che va dagli stati costieri del Rio Grande do Sul, al Pernambuco e nelle foreste del Minas Gerais, ad altitudini da 500 a 1400  m.  E’ un’orchidea  sia terrestre che epifita, abbastanza comune nel suo habitat ed è facile trovarla ai margini delle strade  tra i cespugli. Descrizione:
Epidendrum denticulatum presenta steli eretti a forma di canna, portanti da 10 a 16 foglie coriacee e spesse. Fiorisce quasi tutto l’anno, dalla fine dell’inverno inoltrato, all’autunno successivo. Questo Epidendrum  mostra un’abitudine pseudo-monomodale:  vegetazioni  in continua crescita fino a produrre la fioritura al loro apice. Troppa ombra porterà alla formazione di una massa aggrovigliata di germogli e radici in alto nella pianta, mentre la piena luce del sole contribuirà a bracchizzare le canne, dando così forma ad una pianta più corta e “più ordinata”. Le sue lunghe e sottili radici sono coperte di velamen spugnoso e si estendono attraverso l’aria nel terreno. L’infiorescenza apicale  può rimanere in fiore fino a un anno. I fiori possono essere bianchi, crema, gialli o arancioni, ma più spesso color lavanda. 
Nota: 
La differenza sostanziale fra  E. denticulatum ed E. secundum è il callo: E. denticulatum ha due piccoli calli vicino alla colonna e una lunga chiglia di unione; E. secundum ha un singolo callo molto più grande posizionato di fronte alla colonna. Secondo Almeida e Figueiredo (2003), E. denticulatum  produce il nettare “sui piccioli di gemme, fiori e frutti”, ma non sui fiori. Secondo Pansarin e Amaral (2008), E. secundum ha un nettario nella parte posteriore del tubicino formato dal labello e dalla colonna del fiore. Ad ulteriore specifica va aggiunto che, E. denticulatum è distinguibile da E. ibaguense e  E. radicans, dai suoi fiori non  resupinati.

Pleurothallis lindenii

Pleurothallis lindenii Lindl.

Pleurothallis lindenii Lindl.
L’origine del nome di specie fa riferimento al suo scopritore e raccoglitore Jules Linden, orchidologo e botanico belga/lussemburghese, del 19esimo secolo.
Sottogenere: Pleurothallis
Sezione: Pleurothallis
Sottosezione: Macrophyllae-Racemosae
Specie ampiamente distribuita in aree che vanno dal Venezuela al Perù ad altitudini che variano da 1.500 a 3.400 metri.

Aneddoto.
La specie presentata in questo post è giunta nella mia collezione oltre 25 anni fa con il nome di Pleurothallis venosa.
Probabilmente a quel tempo, stante la limitatezza delle ricerche librarie, fu confusa con Pleurothallis galeata sin. venosa, abbastanza simile (entrambe dotate di fiori con evidenti striatre color porpora/rosso), ma con l’avvento di internet cominciarono ad affiorire le incertezze sulla correttezza del nome di specie della orchidea in analisi.

Ricerche

1 – Esiste la Pleurothallis venosa Rolfe 1906, chiamata anche Pleurothallis galeata o Stelis galeata.

Pleurothallis lindenii Lindl.


2 – Esiste la Pleurothallis lindenii Lindl. chiamata anche Pleurothallis secunda riportata nella foto sopra.
Queste specie, hanno anche altri sinonimi. Da quello che si può capire, ritengo che la specie in discussione sia P. lindenii oppure secunda, una cosa è certa: nella sottotribù delle Pleurothallidinae e particolarmente nel genere Pleurothallis la confusione regna regina.

Bulbophillum nymphopolitanum

IMG_0409 Bulbophyllum nymphopolitanum Kraenzl. 1916 -Ann. Nat. Hofmus. Wien xxx. 60 (1916).
Origine etimologica del nome di specie: nominato da Kränzlin in onore della città di Nymphenburg (in latino Nymphopolis), sede del Giardino Botanico dell’Università di Monaco (Monaco di Baviera), Germania, dove ha trovato la pianta per la descrizione, originariamente raccolta sulle pendici del vulcano Mayon, nel sud Luzon.

ORIGINE / HABITAT: Filippine. Questa orchidea è stata trovata sull’isola di Panay nelle province di Antique e Capiz; su Luzon nelle province di Rizal, Sorsogon, e Zambales; su Leyte e Sibuyan, nelle foreste a circa 500 – 1000 m di altitudine.
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