Conoscere e coltivare i Paphiopedilum 2

Continua il viaggio sul pianeta dei Paphiopedilum

Sono molto felice per l’interesse che sta riscuotendo questo tema, i vostri quesiti serviranno da traccia, via via che cominceremo a trattare i temi specifici della coltivazione.

Collezione Guido De Vidi – foto del 15.11.04 – diritti riservati

Paphiopedilum wardii Summerhayes 1932
Primi passi

I maggiori timori dei neofiti che si accingono alla coltivazione dei Phapiopedilum, derivano soprattutto dalla lentezza con la quale si sviluppa questo genere di orchidee.
Effettivamente i Paphiopedilum si sviluppano lentamente, tuttavia, se possiamo fornirgli condizioni climatiche buone, riusciranno a svilupparsi, anche se non si notano radici nuove in formazione.

Fornire condizioni climatiche buone, significa dar loro, temperatura, umidità e luminosità ideali.
Normalmente, per percepire la regolarità dello sviluppo delle orchidee, basta verificare il buono stato vegetativo del loro apparato radicale, ma con i Phapiopedilum, l’equazione non è sempre funzionante perché appunto, nella loro crescita, s’inseriscono varianti dovute all’andamento stagionale, alla loro particolare caratterizzazione biologica ed al loro bagaglio genealogico.
In certi casi le radici dei Phapiopedilum smettono di crescere anche per un anno intero mentre il ceppo vegetativo prospera regolarmente e non sarà certamente possibile controllare continuamente il substrato per capire la salute delle piante.
Possiamo quindi sostenere, che coltivare Paphiopedilum non è un’impresa difficile basta tenere sempre presente che abbisognano di continue ed amorevoli cure.

Alcuni principianti desiderano avere subito specie rare. A mio avviso non è consigliabile partire con piante costose ed anche difficili da coltivare, per tanti motivi conviene dedicare le prime attenzioni e cure alle povere piante orfanelle, che rimangono invendute nei vari Garden ed in ogni caso, scegliere varietà poco esigenti.

Altro errore da non commettere quando si cominciano a frequentare coltivatori esperti è quello di copiare le loro soluzioni tecniche.
E’ pur vero che le condizioni ideali di coltura vanno percepite con l’occhio, ma nello stesso tempo non si può non tener conto delle inevitabili differenze dei vari ambienti e soprattutto dell’esperienza accumulata dal vostro occasionale maestro che gli consente di interpretare in maniera più spregiudicata l’esigenza colturale delle sue piante.
Detto questo, è fuori dubbio che nelle fasi iniziali del vostro approccio con i Paphiopedilum è assai utile la possibilità di attingere esperienze dal bagaglio dei coltivatori esperti.

Giova però ricordare che non sono né le tecniche né i prodotti chimici magici a risolvere i problemi della crescita delle vostre piante è altresì l’esperienza e la sensibilità accumulate nel tempo a portarvi al successo. Dovete credere nelle vostre possibilità e non farvi prendere dal panico con i primi errori. Gli errori aprono le porte ai successi.

Cominciamo a conoscerli da vicino.
La coltivazione dei Phapiopedilum è talmente popolare nel mondo, che in diversi Paesi – Giappone, Inghilterra, USA ecc – molti collezionisti d’orchidee fanno capo ad attivissime Associazioni monogeneriche esclusivamente dei Paphiopedilum.
Questo racconto non vuole essere un trattato scientifico e quindi nelle sue esposizioni seguirà la via della semplicità e dell’immediatezza. Ciò nonostante, per cogliere appieno l’importanza di questo genere d’orchidee è utile scomodare per qualche istante la sua classificazione tassonomica.

Provenienza: Sottofamiglia Cypripedioideae che include: Cypripedium, Paphiopedilum, Phragmipedium e Selenipedium.

Un breve cenno è d’obbligo alla nostra Cypripedium calceolus ( scarpetta di Venere) anch’essa collocata nella grande Sottofamiglia delle Cypripedoideae: simboleggia l’origine del nome composto Greco.

Nome scientifico: Paphiopedilum Pfitz. Sottofamiglia Cypripedoideae
E’ un’orchidea a sviluppo simpodiale, non possiede pseudobulbi, ma ceppi fogliari posti a ventaglio ed ancorati ad un rizoma basale molto compatto dal quale si snoda un esteso apparato radicale caratterizzato da peluria.
I Paphiopedilum producono un’infiorescenza rigida ed a volte pelosa che può avere uno o più fiori che si aprono nello stesso momento o in sequenza.
La maggior parte delle specie di Paphiopedilum conosciute, vivono nelle pianure asiatiche, alcune si sviluppano in zone elevate: Himalaya.

Le oltre 50 specie oggi conosciute e provenienti dall’India del sud, Nuova Guinea e le Filippine, sostanzialmente si collocano in un certo numero di gruppi basati sui loro requisiti colturali:

Gruppo 1
Vegetazione con foglie verdi a fiore singolo. Le specie e gli ibridi appartenenti a questo gruppo, ad esempio: Paphiopedilum insigne, Paphiopedilum spicerianum, Paphiopedilum leeanum possono essere coltivati con temperature relativamente fresche e quindi molto adatte per i nuovi coltivatori che hanno limitate disponibilità di mezzi e di spazi.

Gruppo 2
Vegetazione con foglie chiazzate e generalmente a fiore singolo. Le specie e gli ibridi che s’identificano in questo gruppo, ad esempio: Paphiopedilum concolor, Paphiopedilum bellatulum e Paphiopedilum Maudiae, necessitano di temperature più elevate (per avere un riferimento ormai in uso, vanno coltivate in ambiente da serra intermedia per le Cattleya).
Nel gruppo delle piante a foglie chiazzate, il Paphiopedilum venustum che in natura vive a quote elevate, richiede la sua brava eccezione e può essere incluso tranquillamente nelle esigenze colturali del primo gruppo.

Gruppo 3
Piante di grande dimensione con foglie verdi e fiori multipli a fioritura simultanea o in successione. Le specie e gli ibridi che rientrano in questo gruppo, ad esempio: Paphiopedilum stonei, Paphiopedilum rothschildianum, richiedono temperature ancora più elevate di quelle appartenti agli altri gruppi.

Paphiopedilum venustum [Wall. ex Sims] Pfitz.

Fortunatamente quindi, guardando le foglie della maggior parte delle piante, possiamo capire facilmente i loro requisiti di temperatura. Ovviamente ci sono sempre le eccezioni, ad esempio per gli ibridi intergenerici evoluti, le distinzioni non sono di coltivazione non sono chiare e nette.

Paphiopedilum rothschildianum (Rchb.f.) Stein, Orchideenbuch 482 (1892). Distribuzione: Borneo (Mt. Kinabalu).

Alcune specie di Paphiopedilum sono epifite, altre semiterricole, la maggior parte però sono terricole e vivono in spessi strati di sedimenti composti da humus, muschio e foglie.
Qualche altra specie di Paphiopedilum si sviluppa anche su sedimenti rocciosi, la maggior parte dei loro habitat è a livelli di umidità abbastanza elevata tutto l’anno.
Con la coltivazione dei Paphiopedilum, assume importanza rilevante l’ossigenazione delle loro radici, poiché, pur richiedendo abbondanza di umidità, il loro substrato non deve essere stagnante e soffocante. Per questo motivo la giusta composizione del substrato di coltura di queste orchidee è essenziale.
Inoltre la mancanza di pseudobulbi, naturali riserve d’acqua per le piante che li possiedono, obbliga al mantenimento di una costante umidità delle piante, durante tutto l’arco dell’anno.
Continua.

2 pensieri su “Conoscere e coltivare i Paphiopedilum 2

  1. Andrea

    Ciao Guido,
    sono rimasto un po\’ \”sconvolto\” quando ho letto che i paph rotschildianum richiedono temperature da phalaenopsis. ho sempre saputo il contrario. che devo fare? mi interessa perchè ho un rotschildianum hybrid.

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  2. Sara

    Ciao Guido, ma è vero che i Paphio amano l\’acqua leggermente calcarea? devo averlo letto sul libro di Halina Heitz,e mi è sembrata una cosa quanto meno singolare dato che in genere le orchidee mal sopportano il calcare…Sara

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