Archivio mensile:Gennaio 2005

Vanilla planifolia

Vanilla, una strana e misteriosa orchidea dai fiori poco appariscenti ed effimeri, desiderata da tutti, e coltivata con successo da pochi collezionisti

Vanilla planifolia bJacks. ex Andrews 1808
Vanilla planifolia é un’orchidea originaria del Messico.
Dal frutto secco della V. planifolia si estrae la sostanza dotata del tipico sapore ed aroma di “vaniglia”.
Questa orchidea fa parte delle oltre 100 specie del genere Vanilla (sottofamiglia Epidendroideae, tribù Vanillinae), distribuite nella fascia pan-tropicale americana.
V. planifolia è la principale specie del genere, coltivata per la produzione di vanillina ma anche altre possono essere usate con buoni risultati, ad esempio: V. tahitiensis e V. pompona.

La zona di Papantla, nello stato messicano di Vera Cruz, è una delle maggiori località per la coltivazione a scopo industriale della Vanilla.

Le condizioni climatiche sono ovviamente ideali: 100 metri sul livello del mare, temperatura oscillante tra 20° e 40° con una piovosità di circa 1600 millimetri annui.

Vanilla planifolia si sviluppa naturalmente ancora oggi, nella vegetazione locale.
La letteratura riferisce sin dal secolo XVI sulle presenze della Vanilla in america centrale, negli usi della civiltà Atzeca.

Con la scoperta dell’America, gli Spagnoli iniziarono ad usare la Vanilla (flor preta) come aromatizzante addizionato alle bevande, ad esempio nel cacao.
Il baccello verde della Vanilla, che essiccato diventa scuro, era chiamato dai Totonacs: “flor de preta”.
I Totonacs si erano insediati in quei territori, ancora prima del dominio degli Aztechi (1.200-1.500dC) e praticavano l’agricoltura già da vari secoli prima del loro arrivo. Vicino a Papantla dove è stato localizzato il sito archeologico “El Tajin” (300 e 1100 dC), nel tempio delle stagioni è rappresentato un ciclo della vita che evidenzia l’importanza della coltivazione della Vanilla planifolia.

Fra le varie immagini scolpite nelle pareti del tempio, una in particolar modo, si riferisce ad un rituale del culto del cacao e possiamo dire con sufficiente determinazione che l’agricoltura nell’attuale regione di vera Cruz, si praticava già dal 1000 aC e la Vanilla planifolia era da molti secoli, parte integrante dei prodotti coltivati.
Negli ultimi anni, la produzione artigianale dei baccelli di Vanilla per uso commerciale e culinario in Messico è molto cresciuta ed è possibile trovare improvvisate bancarelle di vendita, nelle varie località turistiche.

L’impollinazione dei baccelli è un aspetto molto importante ed in genere, su 12 fiori fecondati saranno mediamente 6 le capsule raccolte ed utilizzate.
Le capsule crescono fino alla maturazione, raggiungendo una lunghezza di 10-12 centimetri e sono raccolte in Dicembre, all’inizio dell’inverno mexicano.
Dopo la raccolta, inizia il periodo di trasformazione che dura almeno 3 mesi durante i quali le capsule subiscono un trattamento particolare che prevede periodi diurni “cottura” ed essiccazione al sole, mentre durante la notte sono raccolte in grandi contenitori coperti, per trattenere la loro trasudazione e mantenerle umide. Con questo procedimento si forma la vanillina e progressivamente il profumo e sapore tipico della vaniglia.
Durante questo periodo, le capsule sono controllate e selezionate minuziosamente.
Per ottenere un chilogrammo di capsule secche servono almeno sette chili di capsule verdi.

La Vanilla planifolia trova la sua fama in altri paesi
Il famoso navigatore Hernan Cortes fu il primo a scoprire e portare la pianta della Vanilla planifolia “vaniglia” in Europa.
La vaniglia è coltivata per la prima volta per usi industriali a metà del diciannovesimo secolo da Edmond Albius. Albius era uno schiavo che ha vissuto sull’isola Francese della Reunion, vicino al Madagascar.
Albius intuì per primo l’esigenza dell’impollinazione artificiale della Vanilla Planifolia, perché al di fuori del Mexico non c’erano gli insetti impollinatori, endemici soltanto in quel paese ed inoltre la manipolazione dell’uomo garantiva in ogni modo un’alta percentuale di fiori fecondati.

Il fiore della vaniglia è auto-fertile, ma incapace d’auto-impollinazione senza il sussidio di un agente esterno che trasferisce il polline dall’antera nello stigma, alzando il rostellum per poter premere l’antera contro lo stigma.
Questa operazione può essere eseguita soltanto una volta, durante la mattinata dell’unico giorno in cui il fiore è aperto: se non avviene l’impollinazione, il fiore si staccherà e cadrà dalla pianta, il giorno seguente.

La Vanilla planifolia, come si è già detto, si sviluppa spontaneamente e si coltiva in Mexico, ma oggi si trova anche in Madagascar, alle Mauritius, alle Seychelles e a Tahiti, a Giava e Ceylon.
Malgrado queste estese coltivazioni, il prezzo della vaniglia è elevato ed è per questo che la chimica è intervenuta sintetizzando in laboratorio il profumo. Certamente, l’aroma delle cosiddette “stecche” di vaniglia, è tutta altra cosa, inoltre, vari ricercatori affermano che gli aromi di sintesi possono essere anche cancerogeni.
Il “bourbon”, dell’isola della Reunion, è ben noto come la varietà più intensa e più equilibrata di vaniglia nel mondo ed il Madagascar è il primo produttore di vaniglia.
La Vanilla planifolia può essere coltivata con successo anche come pianta domestica purché sia protetta dal freddo e sia sistemata vicino a finestre luminose, con buona umidità e costanti fertilizzazioni.

La coltivazione della Vanilla planifolia in serra, richiede buona luminosità filtrata e temperature da serra calda. Le divisioni possono essere fatte tagliando spezzoni del rizoma rampicante che costituisce la struttura vegetativa a carattere monopodiale della pianta.
Prima di compiere le operazioni di rinvaso, si consiglia di lasciar riposare gli spezzoni precedentemente tagliati, per una o due settimane.
Il composto deve essere drenante e costituito da tre parti di torba ed una di sabbia. E’ utile prevedere subito un tutore verticale avvolto da muschio, attorno al quale poter legare uno o più spezzoni di pianta, già sistemati precedentemente nel nuovo vaso.

Della Vaniglia si dice anche questo:
“La vaniglia suscita una sensazione di benessere e di rilassamento, il suo messaggio di buon umore e d’allegria è antidepressivo. Il suo aroma è euforizzante e confortante, attenua la collera e l’irritabilità, allenta le tensioni, lenisce l’insoddisfazione e la frustrazione procurando un senso di appagamento fisico legato alla fase orale della prima infanzia. Per questa ragione il profumo della vaniglia aiuta anche a dominare la fame nervosa, spesso legata ad un vuoto affettivo, facendo risorgere l’emozione primordiale del bebè pienamente soddisfatto dopo la poppata. In effetti, il profumo della vaniglia produce una benefica regressione, risvegliando il bambino interiore.
Le proprietà afrodisiache della vaniglia sono dovute al suo legame nella nostra memoria olfattiva con le emozioni sensuali procurate dai dolci, dolciumi, creme e gelati di cui il dolce aroma è l’anima, ma anche perché ci riporta indietro alla fase puramente fisica in cui il neonato scopre il mondo esclusivamente attraverso le sensazioni che il suo corpo gli procura. In questo senso la vaniglia rassicura e abbatte le inibizioni.
La sensualità della vaniglia ha anche una spiegazione chimica in quanto alcune molecole dell’essenza naturale sono molto affine ai feromoni umani e hanno la proprietà di legarsi chimicamente con essi, fissando e mettendo in risalto l’odore personale come un vestito avvolge il corpo facendo risaltare la bellezza fisica…”

….sperimentatela e tenetemi informato.

Piccoli gioielli delle principianti

Le orchidee di Daniela

ciao Guido,
come sempre complimenti per i tuoi articoli molto interessanti e divertenti. Ti mando le foto delle mie orchidee anche se non sono riuscitissime, ma in questo momento sono sfiorite tutte e quindi non posso farne delle altre.
È da pochissimo tempo che mi sono appassionata a queste piante straordinarie, direi da dicembre scorso, ma ho già comperato 4 piante. La prima è stata la Phalaenopsis “Dvra. Hawaiian Delight ‘Shreveport'” (foto a sinistra) comperata in offertissima da un fiorista all’ingrosso.
È stato amore a prima vista!

Ha seguito poi la Phalaenopsis “Ever spring king lee”.

Ho acquistato poi il Cymbidium “Red beauty roy” (foto a sinistra) e per finire la Beallara “Peggy ruth carpenter”.
(foto sopra).
Ho in mente di allargare la mia modesta collezione con qualche altra pianta in più (magari una laeliocattleya
mari’song CTM 217??). L’unico problema grande per me è lo spazio. Infatti, vivo in un appartamento piccolino
e già quattro piante danno l’impressione di una giungla, direi però che altre 2 o 3 di dimensioni medie possono ancora trovare qualche centimetro.
Spero di non averti annoiato con questo romanzo.
A presto,
Daniela

Complimenti a Daniela…. la Lc Mari ‘Song……sai già dov’è.

Luci e colori in questo giorno buio e freddo


Ascocentrum curvifolium (Lindl.) Schlecter 1913


Dendrobium chrysotoxum Lindley 1847

Pensieri:
Statistiche e studi americani, stabiliscono che la giornata più depressiva e triste dell’anno, cade il 24 Gennaio….ho paura di essere in leggero ritardo perchè oggi proprio non mi vuol girare niente.

Zero gradi fissi anche a mezzogiorno, le stufe in serra a forza otto e le orchidee buie come il cielo, hanno contribuito a farmi coniare questo pensiero: chi coltiva orchidee con amore, prova gioia e dolore.

Per fortuna che il mio archivio fotografico, nei momenti di sbandamento, tira fuori le migliori risorse: la luce ed i colori di due stupendi esemplari della mia collezione….. ora anche loro in riposo.

27 Gennaio… oggi qui da me è arrivato in pò di sole!! Tiriamoci su!!

Anteprima Pordenoneorchidea, edizione 2005

ORTO GIARDINO 2005, ANTEPRIMA.
Post aggiornato al 27.01.05
Per informazioni ed adesioni, c’è la finestra dei commenti, oppure inviate una e-mail a Guido

Villaggio di Primavera – Pordenone Orchidea 2005
Cespuglio di margherite, creato con varie verdure dallo chef Tino Savio.

Oggi, in sede della Pordenone Fiere Spa, ha avuto luogo un incontro operativo per organizzare Pordenone Orchidea 2005, nell’ambito di “ORTOGIARDINO”.
Alla riunione, invitati dalla nuova Direzione e dalla Presidenza della Fiera, hanno partecipato collezionisti di piante, appassionati del verde e lo sponsor, Veneto Banca.
Dalla discussione è emersa la proposta di arricchire l’evento “Pordenone Orchidea” con la presenza d’altre famiglie vegetali ed è nato il “Villaggio di Primavera”.
Il nutritissimo gruppo dei presenti, già al lavoro per la realizzazione del programma, sin d’ora chiede la collaborazione delle amiche ed amici che desiderano far parte della grande famiglia dei fiori di Primavera.
PROPOSTE CREATIVE PER “VILLAGGIO DI PRIMAVERA 2005”
Il modulo, che per comodità chiameremo “FLOVER”, porta in fiera un valore aggiunto, determinato dai suoi contenuti e dalla piacevole coreografia d’insieme, tanto da renderlo, non una semplice esposizione merceologica, bensì un evento.
Penso che una buona novità per la Fiera di Pordenone Spa, con riferimento alla sezione “orto-giardino”, possa essere la valorizzazione del collezionismo “verde” Italiano ed Europeo, con particolare riguardo all’est.
Sostanzialmente si tratta di inserire nella pur proficua atmosfera di fiera strapaesana, un’occasione d’incontro del collezionismo presente in Italia, in misura minore d’altri paesi, quindi da incentivare.
QUADRO D’INSIEME
Il quadro d’insieme, deve tener conto dei seguenti soggetti:
Fiera spa, quale collante di riferimento.
Flover dei fratelli Girelli, per l’allestimento e la coreografia dello stand di vendita.
Sponsor.
L’associazionismo.
Collezionisti espositori.
Coordinamento per l’ottimizzazione.
CREAZIONE DELL’EVENTO
Il modulo “FLOVER”, che propone la vendita self-service accompagnando il visitatore in un contesto coreografico ricercato e rilassante, eleva di tono tutto quello che è proposto all’interno dello stand, quindi, possiamo pensare questi spazi come luoghi di evento.
L’evento si costruisce attraverso una sequenza di proposte al pubblico, rendendolo partecipe delle iniziative.
IDEE NUOVE
Ritengo che la manifestazione Fieristica “ORTO-GIARDINO”, anche per la sua particolare posizione geopolitica, può sicuramente incrementare la propria penetrazione verso quel particolare pubblico “qualificato e sensibile alla cultura, per ora marcatamente di matrice anglosassone, del collezionismo verde”.
Per andare in questo senso bisogna produrre attrazione ed in una parola, oltre alla messa in mostra dei prodotti, bisogna “spettacolarizzare”
SPETTACOLARIZZAZIONE
Partecipazione del pubblico alla premiazione dell’orchidea più bella:
“La più bella sei tu”, sono messe a concorso otto piante fiorite d’orchidea. Il pubblico vota compilando una scheda, che gli consente di partecipare all’estrazione di un premio finale.
Elezione di lady Primavera 2005.
Una giuria, segnala giornalmente una ragazza scelta fra il pubblico femminile presente in fiera.
La selezione finale in programma Domenica 13 Marzo elegge Lady Primavera.
In tale occasione, l’orchidea considerata più bella dal pubblico, sarà battezzata con il nome proprio della ragazza vincitrice del concorso Lady Primavera 2005.
DISCUSSIONE
Nel Villaggio è creato uno spazio centrale, l’“AGORA’”, dedicato alle presentazioni, conferenze, dimostrazioni varie, premiazioni e spettacoli, attrezzato con supporti tecnologici (computer ed accessori per video comunicazioni).
DIVULGAZIONE
Edizione di un opuscolo divulgativo, da distribuire gratuitamente al pubblico.
SPONSORIZZAZIONE
L’articolazione delle idee sopra esposte, si realizza con la sponsorizzazione che ormai storicamente mette a disposizione Veneto Banca e con tutte le contribuzioni volontarie.

COORDINAMENTO
Quanto illustrato, necessità di un “motore” di coordinamento per:
Rapporti con i vari soggetti attivi nello stand.
Ricerca degli espositori
Articolazione degli eventi.
PROGRAMMA FLASH 2005

Esposizione di piante rare: orchidee di collezioni Italiane, Slovene e Croate – le violette di Mirella – le fuchsie di Patrizia – le begonie, specie rare.
Mostra fotografica: le orchidee, fotografate dagli appassionati.
Mercatino nel villaggio: stampe, libri ed oggetti d’antiquario a soggetto floreale.
Villaggio Flover: vendita orchidee ed oggettistica.
Tropeal: vendita piante tropicali ed orchidee esotiche rare.
Consulenze, S. O. S. piante e distribuzione di monografie con notizie, curiosità ed istruzioni sulla coltivazione.

Concorso popolare: il pubblico vota la più bella orchidea esposta.
L’arte dell’intaglio: i fiori con la frutta e verdura, esibizioni dello chef Tino Savio.

Inaugurazione: sabato 05.03.05 ore 10
Musicanti Veneziani, canzoni popolari Veneto- Istriane.
C.T. Teatro Club, colpi di teatro, brevi flash.

Partecipazione dei maggiori creatori di fiori artistici ricavati da frutta e verdura.
Presentazione del libro di Tino Savio: L’arte dell’intaglio.
Le ricette di Nero Wolfe: menù e dolci del famoso investigatore, amante della buona cucina e delle orchidee.
A pranzo con Nero Wolfe, menù rivisitato da donna Malvina, interprete speciale della cucina tradizionale – I dolcetti proposti dal maestro Pasticcere Livio Trevisan.

Commenti
Avrei una domanda, per quel periodo forse avrò la mia Phalenopsis fiorita, mi piacerebbe potarla in mostra, è possibile? Grazie, saluti e buon lavoro. Paolo
Mercoledí 26/01/05 @ 23:27:07

Risposta.
Nel villaggio di Primavera sono organizzati degli spazi attrezzati per esporre le varie piante: lo spazio delle Fuchsie, lo spazio per le Begonie e lo spazio per le Orchidee. In un’apposita aiuola esterna al padiglione della Fiera che ospita il villaggio di Primavera, è allestita l’esposizione di Viole rare, ricercate da tutti i collezionisti.
Le varie esposizioni sono organizzate da un libero gruppo di appassionati, senza alcun vincolo di appartenenza, quindi possono partecipare tutti, associazioni comprese. Per neccessità organizzative, è opportuno mettersi in contatto con Guido che provvederà ad organizzare gli spazi occorrenti.
Ovviamente è gradita anche la Phalaenopsis di Paolo.

Keiki: le orchidee da bambine

Le orchidee si riproducono naturalmente: per impollinazione dei loro fiori, per filiazione e per divisione.

La parola “Keiki” è entrata nell’uso comune per indicare la filiazione delle orchidee.

La parola “keiki” è di origine hawaiana e significa letteralmente: “quello piccolo” o bambino. Con il termine Keiki, si individuano i figli che si sviluppano sui nodi (gemme dormienti) degli steli fiorali o degli pseudobulbi delle orchidee.

Keiki su stelo di Oncidium.
Alcune analisi sul fenomeno della filiazione delle orchidee.
Keiki su stelo di Aerangis biloba.

Stabilita l’origine e conosciuto il significato della parola “keiki”, arrivata a noi dai grandi ibridatori hawaiani di Dendrobium, Yamamoto, e da noi usata con facilità perchè sintetizza bene il concetto della riproduzione delle orchidee per filiazione, cerchiamo ora di capire questo sistema riproduttivo, tipico delle orchidee.
Il sistema vegetativo delle orchidee si divide in due tipologie: monopodiale e simpodiale. L’orchidea a sviluppo monopodiale vegeta in un unico fusto, attorno al quale, a partire dalla sua base, si forma un esteso apparato radicale. L’epiteto deriva dalla composizione di due parole greche, “mono” e “podio”.

Vanda suavis
L’orchidea monopodiale Vanda, (vedi foto a sinsistra), normalmente cresce in altezza senza formare cespi, ma quando la pianta si trova in buone condizioni ambientali decide di emettere delle nuove vegetazioni nodali ai lati del fusto, che si organizzano velocemente con un proprio apparato radicale; questi sono figli e se vogliamo possiamo anche chiamarli keiki.

Brassavola nodosa
Lo sviluppo vegetativo delle orchidee, chiamato simpodiale (vedi foto a sinistra), si sviluppa su più podi e struttura la pianta con unità vitali autosufficienti (pseudobulbi o fusti) lungo un rizoma orizzontale che in certi casi si divide in più direzioni. Le orchidee a sviluppo simpodiale o cespitoso, formano un blocco divisibile in tanti pezzi utosufficienti, ma non siamo in presenza del fenomeno della filiazione, bensì di una semplice riproduzione per divisione.

Keiki su pseudobulbo di Dendrobium.
Questo secondo gruppo di orchidee si è organizzato per generare figli, e lo fa in particolari condizioni, attivando delle unità vitali autosufficienti nelle gemme dormienti degli pseudobulbi (Dendrobium, Cattleya, Cyrtopodium ecc), oppure nei nodi degli steli fiorali di quelle che non possiedono pseudobulbi (Oncidium equitanti, Aerangis ed altri).

La filiazione delle orchidee è particolarmente evidente e comune, nei generi Dendrobium e Phalaenopsis. In alcune specie di Dendrobium, ad esempio Nobile ed ibridi derivanti; purtroppo il fenomeno si manifesta anche involontariamente ed è spesso motivo di delusione degli appassionati.
In precedenza si era affermato che la filiazione avviene in particolari condizioni vegetative e per l’appunto, con i Dendrobium, che richiedono il classico periodo di freddo/secco, se involontariamente si forza o si altera il loro normale ciclo vegetativo, le gemme nodali già pronte per emettere le infiorescenze, decidono che è più semplice ed utile produrre nuove piante.
Questo non avviene solo nelle orchidee, tutti conosciamo Chlorophytum (pianta ragno) che sviluppa comunemente le nuove piante lungo le vegetazioni avventizie.

Phalaenopsis con stelo fiorale secondario.
Il genere Phalaenopsis attiva un trucco simile sui nodi posti lungo gli steli fiorali dove possono svilupparsi nuovi getti laterali. Lungo lo stelo fiorale si possono notare dei piccoli nodi appena pronunciati, in circostanze normali queste piccole brattee rimangono dormienti ed inutilizzate, appena terminata la normale fioritura possono manifestarsi due fenomeni vegetativi: da una o più gemme dormienti ripartono dei nuovi steli fiorali secondari, oppure si formano nuove piantine.
In quest’ultimo caso siamo in presenza del famoso “keiki” e cioè una piccola pianta, che si sviluppa da uno dei nodi lungo il gambo principale. Il motivo di questa specifica induzione vegetativa è determinato da una consistente l’accumulazione di ormoni dello sviluppo, questo processo chimico può essere naturale, oppure indotto con la “colla di keiki”, una soluzione concentrata degli ormoni di sviluppo. Le nuove piante formatesi in questo modo, possono rimanere attaccate alla pianta madre finché non avranno sviluppato un buon apparato radicale: generalmente. dall’induzione al momento della separazione, potranno trascorrere anche sei mesi.
Una volta staccate, le nuove piantine andranno sistemate in vasi oppure supporti di legno duro e ruvido, con le stesse modalità in uso nei normali rinvasi delle piante madri.