Archivio mensile:Aprile 2005

Cattleya iricolor

Una Cattleya inusuale che prima di farsi vedere si fa sentire per la fragranza dei suoi fiori.

Collezione Guido De Vidi – Foto 13-04-05.
Diritti riservati.
Cattleya iricolor Rchb. f. 1874 Sottogenere Stellata Withner 1988
Il nome si riferisce ai colori dell’arcobaleno.

Nella miriade delle specie d’orchidea, le Cattleya sono sicuramente famose per la fragranza dei loro fiori.
I collezionisti sostengono che fra le più profumate c’è la Cattleya dowiana ma se in una collezione si può ammirare anche la Cattleya iricolor in fiore, non c’è ombra di dubbio che il premio fragranza, va a quest’ultima.

La struttura della Cattleya iricolor non si discosta dalle normali Cattleye unifoliate, se non per gli pseudobulbi esili (20 centimetri), foglie (30 centimetri) leggermente sproporzionate in rapporto alla dimensione degli pseudobulbi.
Fatta salva questa lieve particolarità, la Cattleya iricolor senza fiori, passa sicuramente inosservata fra le altre piante della serra, ma quando fiorisce è impossibile ignorarla, tanto è intenso il suo profumo.

I fiori della C. iricolor sono inusuali al punto che possono essere scambiati per infiorescenze d’altri generi di orchidee.
Analizzando a grandi linee la struttura del fiore della C. iricolor, si può rilevare una somiglianza del labello (appuntito) con quello della C. aurantiaca, ma l’aspetto più indicativo di questa specie rispetto a tante altre del genere è l’impercettibile differenza fra piante di zone diverse.

Il colore dei sepali e dei petali di quest’orchidea, va dal colore giallo pallido paglierino al bianco panna. Il labello ha la gola gialla luminosa macchiata di porpora sulla parte interna dei lobi oppure con delle linee viola davanti la gola. L’estremità a forma di ‘V’ del labello è di colore grigiastro e la colonna relativamente corta ha i lati colorati di porpora. I petali sono stretti come i sepali e questa è una rara caratteristica per le Cattleya. In qualche caso, la gola del labello è appena soffusa di giallo, forse sono forme albine.
La Cattleya iricolor è originaria dell’Equador e del Perù dove può essere trovata sui tronchi degli alberi ad alto fusto a 1000 – 1200 metri d’altitudine.

La Cattleya iricolor è di facile coltivazione e rientra nelle normali condizioni delle Cattleye: temperature (14-16 gradi di notte e 29-30 durante il giorno), buona umidità e luce leggermente filtrata, si sviluppa bene sia in vaso che su zattere di sughero o legno poroso e resistente.

La Cattleya iricolor inizia la sua fase vegetativa in autunno ed in primavera spuntano le infiorescenze costituite da grappoli di 5 – 10 fiori che profumano e si mantengono freschi per molti giorni.

Questa Cattleya ha una storia singolare e per molto tempo è stata considerata estinta in natura. È stata descritta come nuova specie dal botanico H.g. Reichenbach nel 1874 ma per molti anni non si sono trovate altre piante e quindi gli esemplari esistenti nelle collezioni europee, Veitch, Schroeder, ed altre, derivavano probabilmente dalla prima pianta descritta.
Questa situazione durò fino agli anni 60 e precisamente fino al 1962 quando Padre Andretta, un missionario Italiano d’origine Friulana appassionato e scopritore di moltissime nuove specie d’orchidee, la riscoprì nella valle di Upano in Equador. La Cattleya iricolor è ancora considerata rara.

Bulbophyllum gracillimum: sensazioni leggiadre

Quasi non l’ho vista stamattina, poi sono stato attratto da uno strano ciuffetto di fiori color viola – mattone che aleggiava sopra un batuffolo di piccoli pseudobulbi e foglie ovali, eccolo:

Collezione Guido De Vidi – Foto 12.04.05 – Diritti riservati
Bulbophyllum gracillimum (Rolfe)Rolfe 1912 SEZIONE Cirrhopetaloides Garay, Hamer & Siegerist 1994

Sinonimi: Bulbophyllum leratii (Schltr.) J.J.Sm. 1912 – Bulbophyllum psittacoides J.J. Sm. 1911 – Cirrhopetalum gracillimum Rolfe 1895 – Cirrhopetalum leratii Schltr. 1911 – Cirrhopetalum psittacoides Ridley 1927 – Cirrhopetalum warianum Schlecter 1913

…Strane danzatrici nell’aria, figure delicate gracili e graziose che si muovono con un minimo alito di vento… anche queste sono orchidee!!

Il Bulbophillum gracillimum è una specie originaria della Tailandia, Birmania, Malesia ed isole Solomon. Questa orchidea epifita di piccole dimensioni, preferisce temperature moderate, buona umidità, ambiente ventilato e può essere coltivata sia su zattere di fibra che in vaso.
Le infiorescenze di quest’orchidea si formano a gruppi di 6 – 10 fiori, all’apice di un lungo ed esile stelo fiorale e sono delicatamente profumati.

Fog novità

Finalmente nel mercato italiano, una soluzione promettente per umidificare serre di piccole e medie dimensioni.

Stranamente non è proposto per umidificazioni di serre, ma si può trovarlo quale accessorio rinfrescante nelle piscine, saune ed altri spazi del benessere.

L’impianto in questione l’ho visto in funzione alla Fiera di Pordenone ed ho notato subito che poteva rappresentare la soluzione dei problemi del collezionismo in serra. La riserva è ovviamente ancora d’obbligo e per questo motivo faccio solamente un lancio flash.

Il primo aspetto interessante di quest’impianto è che può essere acquistato in ‘KIT’ completo.
L’installazione è modulare e di una semplicità tale da poter essere auto-effettuata senza l’ausilio di particolari conoscenze.
Il tutto consiste in una pompa da 70 bar molto compatta e dai consumi contenuti, da una serie di nodi porta ugelli (la semplicità d’applicazione è veramente interessante, ed inoltre possono essere installati all’occorrenza tappi e/o valvola di sfogo anti goccia), snodi a L-T-X per i collegamenti della tubatura, da un filtro dell’acqua da installare ad un normale rubinetto, dalla tubatura di materiale plastico necessaria per effettuare la distribuzione.
Il tutto e collegato attraverso comodi e semplici innesti a ‘morso’ della tubatura.

Da oltre un mese ho installato nella mia serra, un prototipo composto da 18 ugelli ed i risultati sono veramente incoraggianti: l’effetto nebbia è ottimo e per il momento non si notano intasamenti degli ugelli.

Consigli: domande e risposte

La Phalaenopsis ed i suoi problemi

Caro Guido,
navigavo nel web alla ricerca di qualche consiglio per la mia orchidea e mi sono imbattuta nelle tue risposte.. Spero tu possa avere il tempo di rispondere anche a me!

Innanzitutto premetto di essere molto inesperta nel coltivare orchidee.
Mi è stata regalata ad inizio novembre una phalaenopsis, con due rami fioriferi e fiori di color violaceo.
La fioritura è terminata a metà dicembre, ed io ho staccato i fiori secchi (come avevo letto da qualche parte..non conoscevo ancora questo sito!).
Tutto sembrava procedere bene, quando circa tre settimane fa i rami hanno iniziato ad ingiallirsi dall’apice, e si sono seccati pian piano. L’altro giorno mi sono trovata costretta a tagliarli, uno dalla base, e l’altro poco più su, ma comunque al di sotto dell’ultimo nodo.

Conservo la mia orchidea in un appartamento di Torino, quindi acqua, smog e umidità non giocano a nostro favore.
E’ posizionata in alto, in una stanza che guarda a sud, molto luminosa, ma non sotto la luce diretta del sole (alle finestre ci sono tende bianche).
La bagno ogni 7-10 giorni, possibilmente avendo fatto decantare l’acqua per una notte con un liquido per orchidee che mi hanno donato (che dovrebbe contenere concime e aiuterebbe a diminuire la concentrazione di cloro e di calcare -che si deposita sul fondo del barattolo-), facendo attenzione affinché tutta l’acqua in eccesso scivoli via.
Il vaso è lo stesso che aveva dall’inizio, piccolo, in plastica, con dei fori.
L’appartamento è molto riscaldato e secco, perciò ho cercato di ovviare al problema circondando il termosifone con contenitori d’acqua (ne ho messo uno anche accanto al vaso), e ciò ha fatto sì che io venga continuamente derisa dalle mie coinquiline..
Le foglie sono di un verde intenso, piuttosto turgide, insomma..hanno mantenuto il loro aspetto iniziale.

Cosa posso fare?
E da cosa può dipendere questo malore che mi manifesta la mia orchidea?
Confido nella tua passione e nella tua conoscenza in questo bel settore, e spero tu possa trovare qualche minuto per aiutarmi.

Grazie!
Marta
————————————————
Ciao Marta, quello che sta succedendo alla tua Phalaenopsis è nella norma. Non sempre e non in tutte le Phalaenopsis, gli steli fiorali rifioriscono, dipende dallo stato di forza della pianta dalla stagione e dal ciclo vegetativo della pianta stessa (tu sai che le orchidee hanno un ciclo vegetativo annuale, crescono sviluppano radici nuove e questa fase si nota dal diverso colore delle punte di quelle esistenti, poi decidono di fiorire e poi ancora, si prendono un periodo di riposo per ricominciare).
A quanto pare, la tua pianta ha deciso di non continuare a sforzarsi con la fioritura, ora si prenderà le ferie e poi vedrai che comincerà a germogliare una nuova foglia al centro superiore del colletto (attenta che non ristagni acqua nella parte superiore, marcirebbero le foglie), le radici esterne ti mostreranno le punte verdi o d’altro colore, forse nel tuo caso essendo viola il colore dei fiori, saranno più scure.

Di quello che racconti dell’ambiente Torinese, l’unico problema è il cloro nell’acqua che puoi appunto ovviare decantandola per qualche giorno. L’umidità è utilissima, ma con la tua soluzione non ottieni grandi risultati ( le tue coinquiline sono “invidiosette” e per questo ti sfottono), piuttosto conviene che tu la spruzzi sulle foglie anche più volte il giorno ( per capire se la pianta ha sete, basta che tu verifichi quanto tempo rimangono bagnate le sue foglie dopo la spruzzata….se asciugano subito significa che è disidratata e quindi puoi spruzzarla ancora).

Le Phalaenopsis non amano tanta luce, da quel che mi scrivi, la tenda non basta se arriva il sole diretto, in ogni caso un pò di luce in più non pregiudica lo sviluppo, se ti accorgi che le foglie si scottano, mettila in posizione più ombreggiata.
Bagnature: il composto deve essere sempre umido, mai secco e mai bagnato fradicio, e quindi le bagnature del vaso vanno regolate in funzione della stagione e dalle temperature ambientali.
Fertilizzante: cerca un fertilizzante solubile in acqua con le seguenti composizioni – N.P.K. 20.20.20 e lo sciogli in acqua, 1/2 cucchiaino da caffé ogni 20gg….in bocca al lupo!!! Se le cose andranno per il meglio, in tarda estate rispunteranno nuovi steli fiorali… tieni conto che la tua pianta, quando ti è stata regalata era appena uscita da l’ambiente protetto e super alimentato di una serra commerciale e quindi ci vorrà un pò di tempo perchè si ambienti nella tua casa. Ciao a presto.

———————————————-
Oncidium, tanti e diversi

Buongiorno a tutti
Sono contenta di aver trovato questo prezioso sito che sto consultando da quando mi sono stati regalati alcuni esemplari di orchidea che mi hanno attaccato la febbre di Nero Wolfe.
Sono a chiedere indicazioni su una bellissima oncidium, che tengo in casa da febbraio e che mi allieta con una cascata di “ballerine gialle” (forse del genere tigrato). Ora i fiori stanno appassendo e ho letto che la pianta ci metterà circa 8/10 mesi per riprodurli. Quale l’ambiente in cui far riposare la pianta e cosa farla per aiutare a farla rifiorire?
Grazie e complimenti
Paola

Collezione Guido de Vidi – foto Igor – mostra di Gorizia 03.04.05
Diritti riservati
Oncidium equitante ibrido H&R
Ciao Paola, grazie per i complimenti e speriamo vivamente che la “febbre” ti salga ulteriormente ed il nuovo Club appena costituito a Gorizia, ti aiuterà a mantenerla!
Il tuo oncidium potrebbe essere un ibrido e magari anche intergenerico, cioè figlio di generi diversi (ad esempio con Odontoglossum).
Intanto possiamo subito rilevare che il ciclo vegetativo delle orchidee è annuale, alcune riposano prima di ricominciare, mentre altre, vegetano in progressione al punto che possono anche presentare più fioriture durante l’anno.
Il genere degli oncidium, specie più specie meno, ne raggruppa oltre un migliaio che richiede condizioni ambientali molto diverse da specie e specie.
Su questo blog troverai un post che inizia il racconto sulla grande Famiglia degli oncidium, presto mi dedicherò al suo completamento.
Tornando al tuo Oncidium, appena i fiori sono tutti appassiti e gli steli cominciano a seccare, puoi tagliarli con una forbice sterilizzata sulla fiamma del gas. Poniamo che gli pseudobulbi siano ancora turgidi, in questo caso puoi dare un po’ più di luce alla pianta e puoi iniziare a fertilizzarla con concime solubile una volta ogni 15gg. 05 grammi sciolti in un litro d’acqua: tieni sempre conto che il composto del vaso deve essere sempre umido. Puoi anche spruzzare le foglie, attenta che non rimane acqua nei nuovi germogli tra i vecchi pseudobulbi.
Nel caso la tua pianta, finita la fioritura, sia stressata e presenti gli pseudobulbi raggrinziti, per farla riprendere è bene che tu la tenga spruzzata ed in ambiente fresco ed umido.
Appena il tuo Oncidium mette nuovi germogli e mostra le giovani radici, puoi aumentare le fertilizzazioni le bagnature e l’esposizione alla luce finché i nuovi pseudobulbi non saranno maturi.
Per non farti più confusione del dovuto, possiamo affermare che la tua pianta non ha bisogno di grandi periodi di riposo, puoi anche tenerla all’aperto per tutta l’estate, purché non sia esposta alla luce diretta e purché tu la segua con il cibo e con l’acqua, ciao a presto.