Aspettando il libro di Lance A. Birk

Sale la febbre in Orchids Club per l’attesa del libro “Paphiopedilum Growers Manual” di Lance A. Birk

Soprattutto l’amico Graziano sta facendo incetta di Aspirina e Tachipirina per tenere sotto controllo la sua “febbre da Paphiopedilum” ed aspetta con ansia l’arrivo del (Manuale del coltivatore di Phapiopedilum)…dobbiamo chiedere all’autore di fargli una dedica molto particolare.
Scherzi a parte, il genere Paphiopedilum continua ad affascinare moltissimi appassionati di orchidee e li tiene in continua tensione per le sue ricorrenti modificazioni ed implementazioni.

Questo post coglie il pretesto dell’incertezza tassonomica di una nuova specie (Paphiopedilum anitum) per avviare un dialogo (senza pretese scientifiche) conoscitivo sulle diversità e su come sono evidenziate dai tassonomi.


Quadratura tassonomica

Si parte ovviamente dalla grande famiglia:Orchidaceae
Sottofamiglia: Cypripedioideae
Generi: Cypripedium, Mexipedium, Paphiopedilum, Phragmipedium e Selenipedium

Tassonomia del genere Paphiopedilum secondo il dott. Guido Braem ed il dott. Guy Chiron
Questi due tassonomi e botanici organizzano il genere Paphiopedilum in 6 sottogeneri, 13 sezioni, 5 sottosezioni, 16 complessi, circa 90 specie con relative varietà e forme.
La scaletta tassonomica per certi sottogeneri è corta (sottogenere – specie) in altri invece è più lunga (sottogenere – sezione – specie) in altri ancora segue tutta la sequenza ( sottogenere – sezione – sottosezione – complesso – specie – varietà o forma).

Come si può capire, chiunque intende mettere ordine tra le varie specie, deve applicare criteri condivisi dalla comunità scientifica internazionale ed esprimere poi le proprie convinzioni, dimostrandole e supportandole da opportune ed appropriate relazioni.

Nel mondo vegetale, la linea di demarcazione fra specie, varietà, oppure ibridi (naturali) è molto incerta e tiene conto di molti fattori: zona geografica di provenienza, periodo di fioritura, morfologia, e da qualche tempo a questa parte anche del suo patrimonio genetico DNA.

A differenza della forzata manipolazione ibridatrice artificiale per opera dell’uomo, il processo evolutivo della natura è lento, direi lentissimo e procede per piccoli passi impercettibili, ma alla lunga molto significativi.

Il fenomeno della protezione della specie si oppone alla possibile e continua interferenza, nelle orchidee ad esempio, spesso i fiori sono strutturati per essere impollinati da uno specifico insetto presente solamente in zone circoscritte, e questa chiave protettiva impedisce o rallenta la contaminazione generica ed intergenerica, seppur biologicamente possibile.
Altro elemento caratterizzante la specie è l’ambiente, che modella e configura forme e colori specifici non riscontrabili nelle stesse piante cresciute in zone diverse.

Tornando ai nostri Paphiopedilum ed alla sistemazione tassonomica di Braem e Chiron, possiamo cominciare a navigare all’interno delle suddivisioni da loro proposte.

Mi riprometto di affrontare l’intero genere e le sue specie, nel proseguo del nostro viaggio fra i Paphiopedilum, in quest’occasione desidero focalizzare l’attualità delle dissertazioni internazionali del mondo scientifico su qualche nuova specie di Paphiopedilum e specificatamente: Paphiopedilum anitum

Vediamo ad esempio, che il Paphiopedilum anitum appartiene al sottogenere Polyantha, sezione Mastigopetalum, complesso adductum, specie adductum – anitum

Questa sistemazione tassonomica colloca in un unico complesso sia il P. anitum che l’adductum e quindi già si coglie, che possono esserci delle caratteristiche comuni.
Non coltivo queste orchidee e quindi non posso far altro, che rilevare alcune annotazioni presenti nella letteratura e riferite a queste specie relativamente nuove.

Per le istruzioni di coltivazione attendiamo il libro di Lance A. Birk e …magari anche qualche sua osservazione aggiuntiva per questo blog.

Paphiopedilum adductum
Sottogenere: Polyantha
Sezione: Mastigopetalum
Descritto: Asher, The Orchid Digest, 47(6): 213-236 (1983)
Scoperto: Warne, 1933
Sinonimi: Paphiopedilum elliottianum

Etimologia: Chiamato “adductum” per la particolare struttura e posizione dello staminode.
Distribuzione: nord dell’sola di Mindanao, Filippine

Descrizione: questa specie è caratterizzata da un labello molto sporgente ed inclinato verso il basso, di colore marrone/rosso chiaro quasi giallo.
Il sepalo dorsale molto espanso è caratterizzato da evidenti striature verticali scure su fondo chiaro. I petali pendenti sono maculati con sfumature sempre più scure verso le punte apicali.
La struttura delle piante è consistente e le fioriture si formano sui getti degli anni precedenti con 2-4 fiori.
Le foglie sono molto lunghe, 20 – 30 centimetri color verde pallido con lievi tessellature più scure.

Paphiopedilum anitum collezione Graziano Grando – diritti riservati

Paphiopedilum anitum
Sottogenere: Polyantha
Sezione: Mastigopetalum
Complesso: adductum

Descritto: Golamco, Waling Waling Review 1998

Scoperto: Villamor Usita

Sinonimi: P. adductum var. anitum
Etimologia: deriva dalla parola filippina “anito„ (idolo nero con le armi deposte verso il basso).

Distribuzione: Isola di Mindanao, Filippine

Descrizione: Molto simile all’adductum. Il sepalo dorsale è molto ampio, rigido ed avvolgente, generalmente molto scuro, spesso totalmente nero, con l’attaccatura basale verde anziché gialla come nel sepalo dell’adductum.
I petali sono generalmente più larghi di quelli dell’adductum, color rosso carico, molto lunghi e cadenti. Il labello color rosso, ma molto più intenso dell’adductum.
Il lungo stelo color rosso-cupo presenta da 1 a 4 fiori.

Caratteristiche del fogliame: è stato notato che in natura le foglie del Paphiopedilum anitum sono molto più grandi di quelle delle piante a propagazione artificiale.
Le foglie chiare, sono di colore verde oliva, rigide e fragili con leggere pigmentazioni marrone rossiccio: possono raggiungere oltre i 40 centimetri di lunghezza.

Il Paphiopedilum anitum è stato trovato a 800 metri d’altezza dal signor A.S.Golamco, altre piante crescono in una fascia che va dai 200 ai 1000 metri sul livello del mare: dalle popolazioni locali è considerata l’Orchidea Nera.

Considerazione: siamo in presenza di specie assestanti e ben definite, oppure ci troviamo nella classica situazione confusa?

Lance A. Birk, interpellato in diretta da Elettra sostiene che “l’anitum è solo una forma/variante scura dell’adductum, ma la sua opinione è basata sulle foto della pianta e del fiore, non ha mai visto la pianta dal vivo, nulla esclude che possa cambiare opinione vedendone ancora”

Ogni vostra opinione e ben gradita, il tema è di quelli tosti!

2 pensieri su “Aspettando il libro di Lance A. Birk

  1. Gianni

    Rieccomi,
    le ricerche non le ho ancora finite ma piu`info ricevo piu`difficile diventa la situazione.
    i due dottori citati da Guido non sono veramente delle capacita` universalmente riconosciute anche se hanno scritto alcuni libri.
    il nostro autore del libro attuale e`da quando ha scritto la prima edizione che non fa piu`viaggi di ricerca e percio`le sue informazioni si basano solo
    su foto e bibliografia, il suo libro e`ugualmente eccellente e informativo come la prima edizione.
    Stasera ho fatto una telefonata con Olaf Gruß, esperto tedesco che mi ha
    dato alcune informazioni, secondo lui il P. anitum e una specie sovrana e non una varieta` dell’ adductum, anche perche la forma e il colorito (piu`scuro) delle foglie dell anitum sono diverse dall’ adductum.
    pero`una parola di chiarificazione puo`darla a sua opinione solo CRIBB,
    e qui`sarebbe utile chiedere alle nostre tortorelle ( Patty & Sten ) se per caso a Kew ci fosse il Dr. Cribb e se con lui potessero chiarire la situazione.
    saluti a tutti
    Gianni

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