Paphiopedilum appletonianum: scheda

Paphiopedilum appletonianum, notizie utili

Collezione Guido De Vidi- diritti riservati
Paphiopedilum appletonianum (Gower) Rolfe 1896

Con i Paphiopedilum abbiamo sempre il nostro bel da fare a districarci nella loro organizzazione tassonomica.
Le certezze non ci sono per nessuno, soprattutto con le nuove specie, che di tanto in tanto sono descritte e proposte nel mercato.

L’intero Genere Paphiopedilum è stato oggetto di reiterate revisioni, culminate con la disputa degli anni 80, che ha prodotto due filoni interpretativi sui quali ci confrontiamo quando dobbiamo studiare la sua sistemazine tassonomica.

In un prossimo post, tratteremo approfonditamente tutte le varie tappe della classificazione infragenerica del Genere Paphiopedilum.

A mero scopo illustrativo, in questa occasione ci limitiamo ad enunciare l’escursus storico delle varie classificazioni e revisioni: Pfitzer (1894) – Hailer (1896) – Pfitzer (1903) – Brieger (1973) – Karasawa & Saito (1982) – Atwood (1984) – Braem (1988) – Cribb (1997).
Anche la rivista americana Orchid Digest (Vol 64:4 – Ott.Nov. Dic. 2000) pubblica una dettagliata disamina sulle ultime revisioni del Genere Paphiopedilum.

Attualmente fanno testo le metodologie di classificazione infragenerica più recenti:

1 – Suddivisione e classificazione delle varie specie del genere, in base alle loro differenze morfologiche. I sostenitori di queste teorie sono Karasawa e Saito (1982) e Braem (1988), i quali propongono una strutturazione tassonomica piramidale (genere suddiviso in 6 sottogeneri, ognuno dei quali contiene alcune sezioni, che a loro volta raggruppano varie sottosezioni), tenuta in piedi, come si diceva, da motivazioni morfologiche.

2 – Suddivisione e classificazione del Genere, seguendo percorsi di carattere evolutivo.
I fautori di questo secondo metodo di studio tassonomico sono Atwood (1984) e Cribb (1997).
Il loro schema è molto stringente al vertice (Genere, 3 Sottogeneri e poche Sezioni), e più descrittivo nella fase analitica delle specie.
Quale delle due filosofie è migliore? E’ difficile a dirlo, entrambe poggiano su motivazioni plausibili, conviene conoscerle entrambe.

In questo post presentiamo il Paphiopedilum appletonianum, seguendo l’organizzazione tassonomica illustrata nel punto 1.

Linee generali

Genere: Paphiopedilum

Sottogeneri:
Parvisepalum
Brachypetalum
Polyanta
Cochlopetalum
Paphiopedilum
Sigmatopetalum
Questi Sottogeneri sono a loro volta strutturati in Sezioni e Sottosezioni.

La specie Paphiopedilum appletonianum è raggruppata nel Sottogenere Sigmatopetalum, Sezione Spathopetalum, Sottosezione Spathopetalum.
Bennet, nel suo libro “The tropical Asiatic slipper orchids; genus Paphiopedilum – BENNETT, Keith Stanley”, fa notare che il nome dato alla Sezione Spathopetalum, deriva dal greco ‘spathula’, per la forma a lama dei petali delle specie incluse.

…Secondo la classificazione tassonomica adottata dal Dr. Phillip Cribb, che suddivide il Genere Paphiopedilum in 3 Sottogeneri: Parvisepalum – Brachypetalum – Paphiopedilum, quest’ultimo composto a sua volta da 5 sezioni (Coryopedilum – Pardalopetalum – Cochlopetalum – Paphiopedilum – Barbata), la specie Paphiopedilum appletonianum è collocata nella Sezione Barbata

Finalmente abbiamo messo in luce la nostra specie: Paphiopedilum appletonianum (Gower) Rolfe 1896.

Alcune note storiche su Gower tratte da “the Journal of the Kew Guild 1896”
William Hugh Gower (1835 – 1864), muore il 30 Luglio del 1894 a Tooting.
Per molti anni collabora con il “Kew Garden” impegnato nella ricerca di soggetti orticoli, principalmente orchidee, ed è in questo campo che la sua opera risulta più proficua.
Il sig. Gower, in collaborazione con J. Britten, F.L.S, pubblica un piccolo lavoro dal titolo “Orchids for Amateurs”e partecipa attivamente alla stesura di tutte le pubblicazioni dei Signori B.S. Williams and Sons.
Per molto tempo Gower è responsabile dei reparti “Orchid and Fern Departments a Kew”, incarico che mantiene fino al 1865.
Di Gower è degna di nota anche la sua collezione di esemplari secchi e di immagini di piante d’ogni genere, acquistata dopo la sua morte, da “Kew and the Edinburgh Botanic Garden”

Descrizione della specie
Paphiopedilum appletonianum è una specie di medie dimensioni, terrestre o litofita e vive in substrati di sedimenti vegetali o su rocce ricoperte da muschio.
E’ endemica nel Vietnam del sud, in Tailandia, nel Laos ed in Cambogia e può essere trovata nelle foreste primarie, sotto gli alberi in zone molto ombreggiate degli altopiani a 700 – 2000 metri sul livello del mare.

Questa specie si caratterizza per i suoi lunghi steli fiorali (50 – 60 centimetri), pubescenti, di colore viola – marrone, per il sepalo dorsale dei suoi fiori acuminato e rivolto in avanti e per le foglie color verde scuro con maculature più chiare.

I fiori molto stilizzati, mediamente misurano 8 centimetri in altezza e 12 in larghezza. Il sepalo dorsale è di colore verde più sfumato verso l’apice, con striature scure ed una carenatura verticale al centro. Il synsepalo è verde chiaro. I petali laterali lanceolati, sono di colore verde con sfumature porpora e tonalità apicali rosee: a volte le parti esterne dei petali assumono posizione orizzontale. Il labello è di colore marrone con tonalità più chiare verso la parte apicale bassa.

Questa orchidea è stata descritta per la prima volta nel 1893, quando giunse in Europa insieme con una spedizione di Paphiopedilum hookerae. Fiorì per la prima volta nel 1893 nelle serre del collezionista inglese Appleton ed in suo onore ne porta il nome.
Paphiopedilum appletonianum era originariamente considerato una varietà del Paphiopedilum bullenianum, ma nel 1896 è stato elevato da Rolfe al rango di specie.
Altra incertezza, coinvolge Paphiopedilum appletonianum, e Paphiopedilum wolterianum, quest’ultimo considerato sinonimo del primo, ma ritenuto specie da Fowlie (1966).
Fowlie e tratto in inganno dalla illustrazione fatta da Kraezlin (1896) in Xenia Orchidacea, che ignorava l’esistenza sia del P. appletonianum che del P. bullenianum.
Nella terza edizione di “Handbook of Orchid Nomenclature and Registration” si legge che è Paphiopedilum wolterianum sinonimo di Paphiopedilum appletonianum, e che entrambi i nomi sono accettati nelle nuove registrazioni.

Coltivazione
Il periodo di fioritura di questa specie è abbastanza variabile e va da Gennaio ad Aprile.
In natura il Paphiopedilum appletonianum è sottoposto al clima monsonico, con un periodo secco e fresco, una fase piovosa e temperata ed un picco caldo ed umido.
Questa specie in coltivazione è abbastanza tollerante alla variabilità delle temperature, ma risulta utile riprodurre il più possibile le sue condizioni naturali di vita:
1 – fase dello sviluppo vegetativo (estate), substrato sempre umido, bagnature costanti, temperature alte ( 18 -32 gradi centigradi) con buona ombreggiatura e fertilizzazioni ogni 20 giorni.
2 –fase di riposo, inizio inverno, rallentare le bagnature e procurare temperature basse (10 – 18 gradi centigradi).
3 – fase di pre-fioritura, inverno- primavera, riprendere le bagnature e fertilizzare con concime 10.30.20.
Va posta molta attenzione alla giusta miscelazione del substrato di coltivazione, che deve garantire due condizioni all’apparenza contrastanti: continuo mantenimento dell’umidità e vaporosità.

6 pensieri su “Paphiopedilum appletonianum: scheda

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  2. Guido Autore articolo

    Ciao Ana…che piacere, credevo ti fossi persa nella pamapas!!
    Mi raccomando, aspetto tue notizie.
    Un bacio alla futura nonna e…a presto.
    Guido

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  3. ana zavattaro

    ciaoo guido, come stai tanto tempo, sono stata di nuovo in treviso, e non ho potuto andare a vederti, ma pero, forse questo’anno verro di nuovo perche arrivera un bambino a casa di mio figlio, cosiche, spero di poter conoscerti, ma devo vedere come arrivare da te. mi sono allontanato un po del sito, ma ora mi metto a posto con tutto di nuovo a casa. In pocchi mesi verro a vivere in spagna, se Dio lo vuole, e mi mettero di nuovo in contatto con te, un bacio e saluti da Argentina, a presto,,,,, Ana,,,,,,,,,,,,

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  4. Clà

    A volte i paphiopedilum…. accostano forme e tonalità in maniera cosi strana…. questo pare che si contenga, lì lì…. sul punto di esplodere nel senso del suo potere …. in genere …sembrano solo accennare quello che è la loro essenza…. e lasciano alle loro forme la traccia … e il colore abozza soltanto l’anima acidula…. ed se ci si accosta con silenzo…. quasi li si percepisce fremere…. in tutto il deivenire che trattengono…. per esempio questo…. odora di cioccolato con le sue forme levigate … mentre dall’ interno sporigiona il gusto amaro dell’assenzio…. dun verde criptonite fluorescente che … stordisce gli altri colori ..come le piume più colorate e nascoste di un uccello sul punto di spicacre il volo…. menter scrivo ..mi tornano alal emnte le ali azzurre dei “grilli” di quando ero piccolo e vagavo nei campi arsi dal sole nelle estati di Paestum …quando striscivao i piedi al sulo per vedere come quelle piccole bestioline… spicacvano il volo e da quelle sembianze mimetiche di saggia lanciavono librate scie di color del cielo e rosso pastello…. a descrivere cerchi dal suolo….

    Il tempo passa ..sempre…e alla fine tutto rimane dentro …. non si perde nulla… e gli stati dell’animo…. lo confermano…. le orchidee secondo me sono incredibili ..proprio perchè anche se in maniera diversa per ognuno ..riescono sempre a farci sintonizzare … con parti di noi..che sono …( lì in qualche dove).. a tenere insieme il nostro modo di essere….

    Clà

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