Dendrobium chrysotoxum

Il fascino delle orchidee dipinge orizzonti infiniti. Spesso ti accompagna in viaggi misteriosi, ti fa conoscere culture e tradizioni esotiche e mitologiche.
Ecco che, non volendosi fermare alla semplice ammirazione, le orchidee ti raccontano, ti trasportano col pensiero e per qualche fortunato, anche realmente, nei luoghi dei loro regni naturali.
dendrobium_chrysotoxum Stai ammirando la foto alla tua sinistra? Bene, chiudi gli occhi e lasciati liberamente trasportare dalla fantasia. Non occorre conoscere molte cose, basta sapere il suo nome e le sue origini geografiche… il viaggio fantastico può cominciare. L’orchidea che ci accompagnerà in un viaggio fantastico nello Yunnan si chiama Dendrobium chrysotoxum

Dendrobium chrysotoxum Lindley 1847 – Lindley descrive questa specie importata per la prima volta in Inghilterra dai signori Henderson, proveniente dall’India. Per la cronaca, nella letteratura si legge anche che Dendrobium chrysotoxum è stato scoperto in Birmania (ora Myanmar) ed importato in Europa (Inghilterra) da Low&Co. nel 1858
Sinonimi:
Callista chrysotoxa (Lindl.) Kuntze 1891- Callista suavissima Kuntze 1891- Dendrobium suavissimum Rchb.f 1874.
Questa bella orchidea è localmente chiamata “Dai Orchid”, perché nei luoghi di origine (la minoranza Dai rappresenta il 34 per cento della popolazione di Xishuangbanna, forma il più grande dei 25 gruppi etnici nella provincia dello Yunnan, quasi la metà delle minoranze etniche della Cina) fiorisce nel periodo in cui si svolge il “Festival degli spruzzi d’acqua”. In tale occasione i fiori di Dendrobium chrysotoxum sono abbondantemente utilizzati per addobbare i capelli delle ragazze in cerca dell’amore e della felicità. Leggeremo più avanti del Festival, intanto dedichiamoci velocemente all’aspetto “parafarmacologico” di questa orchidea.
L’origine etimologica del nome di specie deriva dalle parole greche “chrysos” = oro, “toxom” = arco, per il colore giallo dorato dei fiori e per la forma arcuata degli steli fiorali.
L’habitat di questa orchidea comprende la Birmania, Laos, Thailandia, Cina ed India.
Questa zona asiatica, al solo annuncio evoca avventure ed avventurieri, paesaggi struggenti e popolazioni misteriose, richiama storie di draghi e diavoli in lotta con le genti di quelle terre.
Nella filosofia medica cinese, gli esseri umani sono sostenuti nello stato di “Yang”. Pertanto, per tutta la vita, le forze più sfuggenti di “Yin” vanno cercate e assunte dalle persone. Quindi, le piante “Yin” tonificanti, sono di massima importanza per la MTC (Medicina Tradizionale Cinese) e sono considerati farmaci di lunga vita.
Inoltre, e questo a noi può interessare di più, i fiori di Dendrobium chrysotoxum essicati, sono la base naturale per realizzare un delicatissimo tè dal sapore di miele. Quando si beve questo tè si ottiene immediatamente l’armonioso ripristino della natura “Yin”: provare per credere… e non chiedermi la ricetta 😉

Tradizioni e leggende
La grande Cina, lontana e misteriosa, raccoglie nel suo grembo un’ infinità di provincie e regioni etnicamente e culturalmente tanto differenti da formare un continente: mi fermerò in una provincia molto famosa anche per le sue rare orchidee: Yunnan.
Ed è nella regione meridionale dello Yunnan che si colloca l’aneddoto legato al Dendrobium chrysotoxum
Il nome Yunnan è l’abbreviazione di Yunlingnan che significa “a sud dei monti Yunling”. La Provincia cinese dello Yunnan è la regione più lontana a sud-ovest del Paese e confina con il Vietnam, il Laos e la Birmania. Lo Yunnan confina anche a est con le provincie del Guizhou e Guangxi Zhuang, a nord con Chongqing Sichuan, e a nord-ovest con la Regione Autonoma del Tibet. Lo Yunnan comprende 394000 chilometri quadrati e ha una popolazione di oltre 42 milioni di persone.
La particolarità dello Yunnan rispetto a tutte le altre province della Cina è la sua popolazione eterogenea. Nella provincia deello Yunnan ci sono 25 minoranze etniche, fra le maggiori troviamo (Yi, Bai, Lisu, Naxi, Dai), quasi la metà del totale di tutta la Cina. Nel nord-ovest della provincia vivono i Deqin e Shangri-La, il territorio di un gruppo di tibetani chiamato Khampas che ha mantenuto le sue tradizioni e la sua storia, tramandata di generazione in generazione con canti e danze popolari, nonché dai loro abiti tradizionali in tinte vivaci, cappotti di lana di yak e cappelli da cowboy. Lijiang è la patria ancestrale delle popolazioni Naxi, famose per la loro religione animista Dongba così come per avere una delle culture che tengono ancora viva l’ultima musica tradizionale in Cina, considerate per questi motivi, un “fossile vivente” della Cina antica. Un altro esempio di antica cultura del Naxi è la loro scrittura pittografica (chiamato anche Dongba) che viene utilizzata per le pratiche religiose, e si ritiene abbia avuto origine in modo indipendente sia della lingua tibetana e cinese scritta.
Nella regione meridionale della provincia al confine con il Myanmar e il Laos, si trova la regione autonoma di Xishuangbanna Dai .dendrobium_chrysotoxum_wate In questa regione, fra le altre, vive anche una minoranza di origine thailandese “Dai” per l’appunto, che vive coltivando riso e ananas. La minoranza Dai è anche nota per l’annuale “Festival degli spruzzi d’acqua”, festa di danze e di tradizioni religiose. Durante la festa le ragazze indossando abiti tradizionali colorati e luminosi, e addobbandosi i capelli con mazzetti di fiori di Dendrobium chrysotoxum, purificano le persone con schizzi d’acqua, di tutti i demoni e dei dolori rispetto all’anno precedente.

Festival degli spruzzi d’acqua
Il festival degli spruzzi d’acqua è la festa più solenne e caratteristica del popolo Dai. In realtà è il Capodanno del calendario Dai. Si chiama Festival degli spruzzi d’acqua perché durante i giorni di festa, la gente si spruzza acqua l’un l’altro per la buona fortuna.
Ogni anno in aprile dal 13 al 15 nella città di Jinghong, la capitale del Xishuangbanna, e nei villaggi vicini si celebra la venuta del Nuovo Anno Dai. Comunemente conosciuto come il ‘Festival degli di schizzi d’acqua’ o il ‘Festival di balneazione del Buddha’, è la festa più importante per il popolo Dai.
Il primo giorno, tutti si portano sulla riva del fiume Lancang (Mekong) per vedere le gare di dragon boat. Ogni barca con 50 vogatori, un altro paio di persone sul timone e un po più sulla parte anteriore della barca, che danza e esibisce giochi di tamburo, c’è una vera atmosfera di carnevale con palchi, spettacoli danzanti e persone che allestiscono i tradizionali barbecue Dai. Ogni tanto si sente il ‘Whoosh’ di razzi di bambù fatti in casa, chiamati Gaosheng, confezionati con polvere da sparo, in fase di lancio in aria. E’ il tempo delle prime arature e delle semine delle piantine di riso. La gente vuole divertirsi ed augurarsi buona fortuna, scaccia l’anno vecchio ed accoglie quello nuovo, prega Sakyamuni di portare buoni raccolti e una popolazione fiorente. La festa dura di solito tre o quattro giorni. Il primo giorno è chiamato “Wanduoshanghan” di Dai, il che significa vigilia di Capodanno.
den_chrysotoxum_In mattinata (come scritto sopra), dopo aver lavato il proprio corpo e cambiato i vestiti, tutte le persone, dai giovani agli anziani, vanno ad assistere alle varie attività sportive: lanci di razzi artigianali e corsa delle barche sul fiume. Il secondo ed il terzo giorno, chiamato “Wannao”, di solito non hanno alcuna attività. L’ultimo giorno è “Wanbawanma”, che significa “il giorno dei giorni è del re”. In quel giorno, la gente si alza presto e porta offerte ai templi buddisti. Ascolta le predicazioni, e porta acqua per il bagno purificatore al Buddha, chiedendo di rendere la salute, il raccolto e la felicità per il prossimo anno. Questo importante rituale si chiama ‘balneari del Buddha’.
Il completamento del ‘bagno rituale del Buddha’ serve come il segnale che incoraggia i comuni mortali a lanciarsi reciprocamente gli spruzzi d’acqua. Di conseguenza, le persone affollano le strade con pentole, padelle, bottiglie, o qualsiasi altra cosa, dove senza inibizioni si spruzzano quasi a voler spegnere l’altro con l’acqua, con lo stesso entusiasmo con cui, da noi ad occidente ci si lanciano le palle di neve.
La cerimonia di schizzi d’acqua, tuttavia, è più di un semplice buon divertimento, ma contiene anche un elemento religioso: l’acqua è considerata dal Dai come un simbolo, da un lato, di purezza religiosa, ma anche di amicizia tra le persone. Pertanto, spruzzi un altro essere umano con l’acqua durante il Festival di schizzi d’acqua, solamente per esprimere desiderio di fortuna e prosperità a questa persona.
den_chrysotoxum_fiori
Successivamente, nel suono di tamburi, per esprimersi gli auguri a vicenda, tutti a spruzzare “acqua, acqua, acqua!” Non è scortese lanciare acqua alle persone anziane, basta che contemporaneamente si formulino gli auguri con parole di benedizione. Le “spruzzate” sono prive di regole tra i giovani. A loro piace giocare con vasche e secchi di tutte le dimensioni, perché gli spruzzi d’acqua sono una sorta di benedizione, e bagnato e schizzato d’acqua e più sei fortunato. C’è un detto popolare Dai: durante “Il festival dell’acqua che schizza” spruzza solamente chi pensi sia degno.
Vi è una bella storia all’origine del Festival di spruzzi d’acqua. Tempo fa, c’era un diavolo nel luogo dove la gente Dai viveva, che faceva ogni sorta di male. Tutta la gente lo odiava, ma non aveva alcun metodo per punirlo a causa della sua potente magia. Poi un giorno nel mese di giugno dal calendario Dai, la sua settima moglie, che era stata rapita nel villaggio, lo ubriacò e lo indusse a svelare i propri punti deboli. A notte fonda, la settima moglie e le altre, decapitarono il diavolo usando i propri capelli. Ma una volta che il capo del diavolo toccò terra, cominciò a bruciare ferocemente. Così le ragazze si precipitarono coraggiosamente a raccogliere la testa e tenerla stretta tra le braccia, ed il fuoco si spense immediatamente. Da allora le sette ragazze si alternarono a tenere la testa, ognuna per un anno. Ogni anno, al momento del cambio turno, la gente lancia spruzzi d’acqua sulla ragazza che ha tenuto la testa durante l’anno che sta finendo, per lavare via il sangue sul suo corpo. Col tempo, questa leggenda si è trasformata in un lieto festival per scacciare l’anno vecchio e accogliere il nuovo.
Nota: questo post lo dedico a chi chiama con malcelato disprezzo, “migranti”, “extracomunitarie”, “clandestine” le genti che vengono da lontano a cercar da vivere da noi in Italia. Possono sembrare un problema, ma se governato bene, la loro cultura può diventare una ricchezza, per noi e per loro… appunto: se governato bene!

6 pensieri su “Dendrobium chrysotoxum

  1. Konstantina

    Bellissimo post! E’ molto interessante vedere quante cose si possono imparare partendo da un fiore…
    Bravo Suoceretto-quasi-perfetto:) Quasi però eh! Non ti montare la testa 😀

    P.S. Chrysotoxum proviene dalle parole ??????-chrysos (oro) e ?????-toxon e vuol dire arco d’oro. Non vedo come la traduzione seme della parola toxon possa essere in qualche modo connessa…
    P.S.S. Ma quanto sei fortunato ad avere la nuora greca, quanto??? 😀

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    1. Guido

      …fortunato ed anche orgoglioso, e poi con una nuora dottoranda-scienziata in pectore: non problem!!
      P.S.) grazie per l’imbeccata, già apportate le dovute correzioni.
      P.P.S.) in bocca al lupo per la tua tesi!
      Un abbraccio grande grande!
      Guido

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  2. fernando

    Grande Guido,
    un post veramente bello e completo, oserei dire quasi coinvolgente. L’esemplare in foto poi è uno spettacolo. Finito di leggere e ammirare le foto viene la voglia di uscire e andarne a cercare uno simile…..
    Grazie
    Fernando

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  3. Vincenzo Ghirardi

    Mi associo ad Alberto, grande lezione di profonda conoscenza di ciò che sta dietro la innegabile bravura
    nella coltivazione; L’esemplare in foto è maestoso.
    Mi associo anche a te Guido nel sostenere che la cultura,
    da qualsiasi parte del mondo venga, è un bene prezioso e
    non dovrebbe andare dispersa a causa della malgestione dei flussi migratori e dalla enorme miopia dei preposti.
    Grazie Guido e molti complimenti per il bellissimo post.
    Cordialmente, sempre.
    Vincenzo.

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