Paphiopedilum bellatulum ‘SCHIO’ BM AIO

Questo post lo dedico a Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace, da anni agli arresti domiciliari a Yangoon, che oggi compie 65 anni. Tanti auguri, nella speranza che sia finalmente liberata dai feroci dittatori, oggi al potere in Myanmar.

Il bello della mostra: piccoli racconti tra cultura scienza e favola.
E’ norma che le orchidee, qualora sono premiate in una mostra, in aggiunta alla nomenclatura tassonomica “binomiale” – in questo caso Paphiopedilum bellatulum – ricevono anche un nome di CULTIVAR che rimarrà per sempre legato a quella pianta.

schio_2010_5 A questa orchidea, premiata all’esposizione di Schio 2010, con medaglia di bronzo è stato dato il nome della Città:
Paphiopedilum bellatulum ‘SCHIO’
Questa pianta di Paphiopedilum bellatulum, esposta per la prima volta a Schio, giunse fortunosamente in Italia dal Myanmar otto anni fa. Questo avvenne in occasione di uno dei primi viaggi in quel Paese, di due miei carissimi amici.

Una bella favola andata a buon fine
La favola comincia al mercato di un piccolo villaggio disegnato lungo la strada che porta a Rangon. In quel mercatino fatto di povere cose c’era anche la piccola bancherella della Signora Aung, c’era di tutto lì, qualche frutto, monili, statuette ed anche un grumo di strane piante strappate dalla foresta. E’ a quel punto che i miei amici si ricordarono della mia passione per le orchidee – vuoi vedere che fra quelle piante ci sono anche orchidee – pensarono fra loro – e, del tutto ignari delle problematiche burocratiche legate a queste piante, decisero di fare qualche acquisto.
Anche le loro conoscenze orchidofile erano nulle, per la scelta si affidarono alla signora Aung (nome dell’esile donna che gestiva la bancherella), gentilissima e visibilmente felice dei “clienti”. Rimase molto sorpresa la signora Aung, quando si accorse che i miei amici pagarono i 10 dollari USA della sua prima richiesta e si allontanarono senza mercanteggiare il prezzo (in quei paesi la trattativa è parte integrante degli acquisti). Come mai questi signori non ribattono il prezzo – avrà pensato l’esile donna… e, mentre i miei amici si stavano allontanando, sentendosi forse in colpa, in un’improbabile inglese gridò – a moment, please! – e con un inequivocabile cenno del braccio richiamò indietro i miei amici per donargli un’altra manciata di piante di varia dimensione e specie. Eravamo nell’estate del 2002 e fu così che questa orchidea, insieme alla manciata di altre piante aggiunte dalla signora Aung, giunse nella mia serra in una anonima borsetta di plastica.

Tutto è bene quel che finisce bene
Se il nostro Paphiopedilum bellatulum fosse rimasto invenduto in quella bancherella, ora non sarebbe più in vita ed invece eccolo più bello che mai, legato per sempre alla Città di Schio.

Paphiopedilum, miti, storie e discussioni
Chissà per quale segno del destino, ancor oggi il genere Paphiopedilum porta con sé, storie di conquista, sotterfugi e contrapposte dissertazioni, sui nomi di vecchie e nuove specie.
Nel passato, gran parte delle avventure collegate alla scoperta di nuove specie di Phapiopedilum, hanno visto protagonisti vari personaggi dell’epoca coloniale Britannica. Il set di queste vicende è stato e continua ad essere ancor oggi il sub continente indiano e la sua propaggine verso nord, che corrisponde all’attuale Myanmar.

La scoperta del Paphiopedilum bellatulum
E’ in questo scenario che Mr. Moore, comandante Inglese di Fort Stedman scoprì e raccolse le prime piante di una nuova specie di Paphiopedilum sulle rive del Lago Inle, per inviarle in Inghilterra al vivaio Low & Co.
Le nuove piante raccolte da Moore furono descritte con il nome di Cypripedium bellatulum, da Reichenbach nel 1888.
Paphiopedilum bellatulum (Rchb.f) Stein 1892
ex Cipripedium bellatulum Reichenbach f. 1888)
Sottogenere: Brachypetalum Haller 1897
Sinonimi: Cordula bellatula Rolfe 1912
Descritto da: Reichenbach fil. In the Gardener’s Chronicle, terza serie, 3: 648 (1888)
Trasferito da: Stein in Stein’s Orchideenbuch, 456 (1892)
Etimologia: deriva dal latino ‘bellus’, bellissimo.

Ecco la sua nota:
Cypripedium bellatulum n.sp.
“This is near to C. godefroyae …. the leaves are blunt, very strong … beautifully marbled with light hieroglyphic spots above, with innumerable brown dots underneath, The immense flower is spotted all over, some of the spots being very large; the colour is white of whitish-yellow”.
Come si può osservare, Reichenbach rimase molto colpito dalla bellezza dei fiori di questa nuova specie, a tal punto da nominarla con l’aggettivo “bellissimo”.
Già allora però, nella sua descrizione Reichenbach notò una certa somiglianza del C. bellatulum con un’altra specie già descritta come C. godefroyae .
A distanza di tanti anni la discussione è ancora aperta, c’è chi sostiene che Paphiopedilum bellatulum sia un ibrido naturale fra P. godefroyae e P.niveum.
Con le prime consistenti importazioni di P. bellatulum, la ditta Low & Co iniziò anche la vendita.
Fra gli appassionati orchidofili dell’epoca, fu subito grande la sensazione scaturita dalla bellezza delle foglie e dei fiori di questa nuova specie, ancor più enfatizzata dal fatto che Low & Co mantennero un rigoroso silenzio sulle origini del nuovo Paphiopedilum, probabilmente per evitare che altri se ne impossessassero.
Pare che il segreto del luogo di endemicità sia rimasto custodito per alcuni decenni: un collezionista tedesco, il dott. Witt, in Orchis (sesta edizione 1912) si poneva ancora la domanda – ma da dove giungono queste piante?
Gli anni passano ma l’incertezza rimase. Phillip Cribb nel suo libro “The Genus Paphiopedilum” seconda edizione 1998, sostiene che “negli ultimi anni la maggior parte delle piante importate proviene dalla Tailandia” mentre Mrs Meta Held, in un articolo apparso in Orchid Digest del Gennaio-Febbraio 1978 dal titolo “The Burmese Paphiopedilum bellatulum “ cita il suo scopritore (Moore) e riporta la sua intensa descrizione dei luoghi dell’originale raccolta: “The whole country is sparsely populated. It is the home of the tiger, the bear, wild boar, leopard and of huge snakes. The collecting of plants is attended with a good deal of danger. The Shans will only go out in parties of about ten, and they take with them gongs, which are beaten to scare away the wild beasts” – sud dello Shan – Lago Inle e la zona a nord di Maymayo – Myanmar. Erano altri tempi, decisamente altri tempi… chissà se la signora Aung dovette diffendersi da tigri, leopardi e serpenti per cercare le sue piante, i segreti stanno tutti in quella delicata piantina premiata alla mostra di Schio.

2 pensieri su “Paphiopedilum bellatulum ‘SCHIO’ BM AIO

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  2. Marina

    Sono molto contenta di questo premio Guido, perchè anche la mia piantina, acquistata nelle medesime condizioni vicino a Rangon 3 anni fa, è fiorita quest’anno per la prima volta e contemporaneamente ha prodotto 3 nuovi getti. Chissà se tra un paio di anni sarà bella e con 3 fiori come la tua!
    Complimenti e cari saluti Marina

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