Paphiopedilum wardii.

La storia del Paphiopedilum wardii

La storia incredibile di un Paphiopedilum, scoperto e raccolto per la prima volta nel 1922 in Birmania (ora Myanmar) durante una spedizione del botanico inglese F. Kingdon-Ward, perso durante il viaggio di ritorno, ritrovato in piccole quantità all’inizio degli anni 30 ed ancora cercato nel 1979 dal botanico Fred Thien Pe dell’università di Yangon (Rangoon). Forse non è nemmeno certo che sia una specie (alcuni botanici lo considerano un ibrido naturale fra P. venustum e P. sukhakulii), ad ogni modo questa orchidea si è conquistata lo stesso il mito del “tesoro più ambito tra gli appassionati di Paphiopedilum”.

Prefazione
18 Dicembre 2010, il giorno dopo la nevicata che ha messo in ginocchio l’Italia e non solo.
Anche la Marca Trevigiana è imbiancata e fredda. Qualche auto transita lentamente lungo la strada davanti casa mia e di tanto in tanto si vedono i bagliori gialli che segnalano la presenza degli spazzaneve e spargi sale.
La nottata ha visto la colonnina di mercurio toccare – 5, poi nelle prime ore del mattino ha tentato di tornare in su, verso lo zero termico. Freddo, freddo comunque, freddo e buio. Tutti ingredienti che alimentano tristezza e scoramento.
Fuori è tutto avvolto da un manto candido, forse non sono caduti più di 20 centimetri di neve. Mi incappuccio per bene e metto fuori la testa con l’idea di raggiungere la serra, però per farlo devo spalare un bel po’ di neve, poi finalmente fra le orchidee. Anche loro tristi ed infreddolite.
Guadagno il viottolo che porta alla serra, sento il tipico rumore delle stufe in azione e mi tranquillizzo.
Nel frattempo, il sole, filtrando quel poco di celo limpido che c’è, tenta di illuminare le cose che incontra, orchidee comprese.
Orchidee… certo! Loro chiedono altri ambienti per poterti dare soddisfazioni, sono piante tropicali … e quindi bisogna garantire loro, condizioni di vita dignitose. I picchi di caldo estivo e la stagione fredda invernale fanno salire i costi di mantenimento di questa nostra passione, croce e delizia di noi orchidofili.
Questi sono momenti nei quali ti viene voglia di scaraventarti addosso parole cupe – chi te lo fa fare! – 1000 litri di gasolio caricati a fine novembre, già se ne sono andati!! Vale poco cercare pensieri consolatori del tipo – tanto non fumo – … facciamo finta di fumare due pacchetti di sigarette al giorno, alla fine spendi gli stessi soldi e ci guadagni in salute!!

Le emozioni

La passione, già la passione, entri nella serra e la musica cambia. Il mondo attorno a te diventa ovattato e nella mente prende posto quel viaggio fantastico, che solamente loro riescono a proporti.
Ogni pianta che incontri in serra ha qualche cosa da dirti, magari qualche problema, oppure vuole mostrarti i suoi fiori, aperti e belli nonostante tutto.
Il fascino della collezione amatoriale, cresciuta insieme a te fra passioni e delusioni, ti trasporta anche oltre la mera percezione dei sensi, spesso ti regala anche un valore aggiunto: il mito.
La foto a sinistra, mostra una pianta di Paphiopedilum wardii. Se vuoi puoi limitarti ad una fugace ammirazione per la sua bellezza, ma lei ha molte cose da raccontare, basta starla ad ascoltare.
Chi segue da tempo i miei racconti, avrà già colto la mia vocazione ad andare oltre al mero aspetto botanico e scientifico dell’orchidologia: mi intriga la storia, i miti, le follie, che hanno avvolto il magico mondo delle orchidee.
I Paphiopedilum contengono una miniera di aneddoti e di miti. Girovagando in serra ho ascoltato la storia di una piccola pianta fiorita… eccola.


Paphiopedilum wardii Summerhayes 1932

Sinonimi: Cypripedium vernayi F.K.Ward 1938; Cypripedium wardianum Cooper 1951; Cypripedium wardii [Summerhayes] Curtis 1933; Paphiopedilum brevilabium Liu & Zhang 2001; Paphiopedilum burmanicum J.Yong Zhang & Z.J.Liu 2001; Paphiopedilum microchilum Liu & Chen 2001; Paphiopedilum multifolium Liu & Zhang 2001; Paphiopedilum wardii f. alboviride (O.Gruss & Roeth) Braem 1998; Paphiopedilum wardii var. alboviride O.Gruss & Roeth 1998
Karasawa & Saito collocano questa specie nel Sottogenere Sigmatopetalum – Sezione Planipetalum
Cribb dispone questa specie nel Sottogenere Paphiopedilum – Sezione Barbata
Il nome è stato dato in onore del botanico inglese Francis Kingdon-Ward, famoso per le sue spedizioni in tutte le parti del mondo e scopritore della specie.

La lunga avventura.
Eravamo sul finire del 1922 quando Francis Kingdon-Ward detto Frank, di ritorno dalla sua famosa e poco fortunata spedizione in Cina, mentre stava attraversando una regione montagnosa della Birmania del Nord (ora Myanmar), raccolse un’unica pianta di Paphiopedilum in fiore. La prima di questa nuova specie.
Il colore del fiore, abbastanza scuro, per la verità tendente al cioccolato, evoca già la scoperta dell’orchidea “nera” e nella spedizione si respira aria di soddisfazione “questa nuova pianta avrebbe suscitato scalpore ed interesse fra i coltivatori inglesi di orchidee, sempre avidi di novità”, ma la nuova orchidea non giungerà mai in Europa e di quella scoperta rimarrà solo un vivo ricordo e qualche vaga annotazione del luogo di ritrovamento.
Nel 1926 Ward ritenta ancora, ma nonostante le sue puntigliose ricerche lungo i pendii della zona montagnosa attraversata anni prima, non trova traccia di questa orchidea.
Negli anni successivi Francis Kingdon-Ward ricerca il Paphiopedilum perso, ogni volta che attraversa quella regione e finalmente, nel mese di Novembre del 1931 (periodo di fioritura) s’imbatte in una piccola colonia di quel Paphiopedilum tanto agognato.
Estende le ricerche in una zona più ampia ed un mese più tardi, durante il viaggio di ritorno, raccoglie diverse piante in procinto di fioritura, che spedirà in Inghilterra, dove alcune fioriranno nel 1932.
Nell’occasione, la nuova orchidea è registrata con il nome Paphiopedilum wardii
Le avventure di questa specie non finiscono, in quanto l’esiguo numero di piante giunte in Europa rende il Paphiopedilum wardii molto raro nelle collezioni. Il particolare clima politico determinatosi nel paese dove è endemico, impedisce di fatto per molti anni qualsiasi possibilità di nuove spedizioni.
Trascorrono molti decenni ed il mito dell’orchidea nera nascosta nel lontano nord est asiatico, acquista sempre più i connotati di mistero e di passione.
Finalmente sul finire degli anni 70 e precisamente nel dicembre del 1979, un bravissimo botanico ed appassionato orchidofilo, Fred Thien Pe, dell’Università di Yangon (Rangoon), decide di organizzare una spedizione nel Kachin (Birmania del nord) alla ricerca del Paphiopedilum wardii, che definisce: “still the most coveted treasure among paphiopedilum lovers” (The Orchid Digest, 1981, 98-103).
Trovare le risorse economiche per la spedizione non è cosa facile perchè la zona prescelta è impervia, infestata dalla malaria, per certi aspetti quasi inaccessibile e da molti decenni inesplorata da botanici. La sua passione e qualche contributo economico fanno decollare la spedizione, che raggiunge il versante cinese del Kachin.
Fred Thien Pe descrive incisivamente le difficoltà incontrate durante la scalata della zona montagnosa ad ovest verso la Cina “dura e terribile” e racconta di defezioni, privazioni e malattie che riducono all’osso il contingente iniziale della spedizione.
Molti sono stati i tentativi e finalmente dopo aver guadato fiumi le cui rapide incutevano terrore, ed aver attraversato terreni perfidi, Fred Thien Pe ha la fortuna di scoprire una nutrita colonia di Paphiopedilum wardii, in germoglio o già fiorite.
Dopo quattro settimane di “caccia”, Fred Thien Pe raccoglie una buona scorta di piante, pronte per essere inviate alle varie collezioni europee ed americane; finalmente può tornare felicemente a casa con una bella collezione di piante per la sua dolce moglie, sua figlia Vanda e suo figlio Dendro: sì, questi sono i veri nomi dei suoi due figli…. a tanto arrivava il suo amore per le orchidee.

Intanto Francis Kingdon-Ward, lo scopritore del Paphiopedilum wardii era già morto da oltre due decenni e riposava tranquillamente nel cimitero del piccolo villaggio di Grantchester, vicino a Cambridge accanto ad una pianta di Berberis calliantha.
Ward è stato un botanico e cercatore a tutto tondo; durante la sua avventurosissima vita, ha scoperto e studiato moltissime specie vegetali fra le quali il famoso Papavero azzurro, per la verità segnalato molti anni prima (1886) dal missionario cattolico Pere Delavay: Meconopsis betonicifolia

Note
Cribb è incerto nel considerare il Paphiopedilum wardii specie e si riserva di deciderlo dopo aver potuto studiare più a fondo le piante (forse un modo per lavarsi le mani): lui lo ritiene molto vicino al P. sukkakulii ed al P. venustum.
Birk lo considera nativo del Tamal River Valley e montagne contigue della Birmania del nord, posizioni ombreggiate della foresta in terreni molto drenanti fra i cumuli di foglie vicino agli alberi.
Birk nota ancora che le piante si sviluppano con le radici sistemate per il 75% sopra l’humus delle scogliere e sulle rocce coperte di muschio. E’ trovato a circa 1200-1500 metri di altezza e non desidera luce intensa.
Questo Paphipedilum in natura vive regolato dal clima monsonico che procura due distinte stagioni: il monsone del nord est da metà marzo ad ottobre con alta umidità, nebbia e continue nuvolosità che portano poca pioggia, il monsone d’estate, che comincia da metà novembre fino ad aprile con molta pioggia.

Temperature
Inverno: 17 – 4.5 gradi centigradi.
Estate: 31 – 17 gradi centigradi.

Conclusioni:
Pianta terricola da coltivare in substrati molto drenanti con temperature da serra fredda-intermedia, poca luce e buona umidità pressochè costante durante tutto l’anno.

2 pensieri su “Paphiopedilum wardii.

  1. Massimo

    Complimenti a Guido per l’affascinante racconto, è bello leggere la storia che si nasconde dietro ad ogni pianta. In questi giorni freddi e grigi in cui le piccole serre amatoriali, non automatizzate, faticano (e non sempre ci riescono!) a tenere le temperature adatte alle piante che contengono, ogni più piccola fioritura è stimolo per l’appassionato a proseguire nonostante le difficoltà.
    A tutti un cordiale saluto ed un Augurio sincero per le prossime festività.
    Massimo

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