Archivio mensile:Dicembre 2013

Magico “Gipango” nella nuova serra ORCHIDEA

Amiche di Orchids.it

Eri Eri Koishi… stregata dalle orchidee, anche un po’ per mia colpa. Si era scusata, il giorno dell’inaugurazione della nuova serra ORCHIDEA, per non poterci essere. Si era anche ripromessa di venirmi a far visita, per respirare profondamente quella dimensione felpata che aleggia nella giungla – usa dire lei – dove vivono le orchidee della mia collezione.
E finalmente Eri è arrivata, un pomeriggio, corto e buio, di fine Novembre… non poteva mancare una foto per testimoniare quel tocco di magico “Gipango”.
Un bel pomeriggio a parlar di orchidee, a filosofare di vita, di amici cari, e di amicizie finite… forse mai nate: C’est la vie! Grazie Eri!

11 years after… Phragmipedium kovachii , fiorito in casa

Foto Hacke 2013 riproduzione vietata
DSC00325Phragmipedium kovachii.(J.T.Atwood, Dalström & R.Fernández G. 2002)

Eravamo nel 2002, quando in Perù fu scoperta questa nuova specie del genere Phragmipedium, ed ora cominciamo a vedere le prime fioriture “casalinghe”.
Per la verità, la soddisfazione immensa, l’ha avuta il nostro amico Hacke Kabouya di Pordenone che ringraziamo per averci inviato alcune foto in redazione per la loro pubblicazione in questo post.

Grazie infinite per la condivisione e complimentissimi per la sofferta prima fioritura, giunta dopo l’aborto della scorsa stagione.

Nella mail, Hacke ha scritto … “Comunque vederlo dal vivo e uno spettacolo” , e come non crederci!
Seppur stupende, le foto non potranno mai trasmettere le sensazioni della realtà, ma noi siamo ugualmente felici di dare notizia all’ intera platea degli orchidofili.
DSC00253DSC00312
DSC00340 Pianta coltivata in casa
La sequenza delle foto, ci mostra le varie fasi di crescita dello stelo fiorale, dai boccioli appena formati alla pianta fiorita.
Azzardare consigli di coltivazione del Phragmipedium kovachii è impresa ardua. Si hanno scarse notizie del suo habitat ed è relativamente poco tempo che questa nuova specie è in coltivazione nelle varie collezioni.
Per poter stabilire dei canoni di coltivazione standard è utile attendere ancora qualche ciclo vegetativo.

Un elemento di novità è dato proprio dalla pianta coltivata in casa da Hacke, ma sarà lui ad illustrarci i suoi segreti… se di segreti si può “parlare”. Certo è una buona notizia per la “Signora Maria” che coltiva le sue amate orchidee in casa: questa specie può essere coltivata anche in casa.

Esperienze
L’esperienza personale – coltivo alcune piante acquistate in beute all’EOC di Padova 2006, che ora sono potenzialmente forza fiore – mi autorizza a consigliare la coltivazione di questa specie nella parte fresca della serra intermedia, in vasi con composto drenante, tenuto sempre umido. Le radici sono molto estese, ma sottili e diramate al punto che una minima disidratazione le può compromettere.

Fascino, stupore e tristezza.
Davanti ad una pianta di Phragmipedium kovachii si rimane indubbiamente affascinati e stupiti. Nelle collezioni si cominciano a vedere anche ibridi fioriti, figli di Phragmipedium kovachii, ma mai come in questo caso è giusto dire: lasciamo in pace questa specie! Non “sporchiamola” per la brama del mercato!

La tristezza si incunea in questo mio raccontare, quando la mia mente va ai due personaggi che hanno impresso indissolubilmente i loro nomi a questa nuova orchidea: Dr. Eric Christenson e James Michael Kovach, entrambi scomparsi a 57 anni, il primo l’11 Aprile del 2011 ed il secondo il 26 Agosto del 2012.
Una storia lunga e piena di colpi di scena raccontata nel libro: “ORCHIDEA, la passione diventa serra”, della quale possiamo leggerne un breve stralcio.

Capitolo 4-1 – Kovach e il Santo Graal delle orchidee
“Fiumi di inchiostro sono stati consumati per raccontare le storie ed i personaggi che hanno contribuito alla mitizzazione delle orchidee.
La più recente, e per certi aspetti anche la più controversa, è legata alla scoperta di una nuova orchidea peruviana.
Ormai sono trascorsi oltre 10 anni dal primo ritrovamento di una nuova specie di Phragmipedium che porta il nome del suo scopritore, o meglio, il nome di chi la importò (illegalmente) negli USA: James Michael Kovach.
L’inesorabile legge del tempo ha già fatto il suo corso; Dr. Eric Christenson e James Michael Kovach che tanto fecero sussultare l’orchidofilia mondiale agli inizi del 21° secolo, sono scomparsi prematuramente, entrambi a 57 anni di età.
Il Dr. Eric Christenson (1954-2011) è morto l’11 Aprile 2011.
Una morte nella solitudine. Da tempo soffriva di diabete ed il suo stile di vita non spezzava alcuna lancia in favore del controllo della malattia. A darne la notizia è stato, il suo amico Roy Finley annunciando che il corpo di Eric è stato trovato esanime nella sua casa a Bradenton, in Florida, giovedi 11 Aprile, forse già morto da circa una settimana.
Il postino si accorse che non ritirava più la posta da alcuni giorni e ne parlò con un suo vicino di casa che bussò alla sua porta, parzialmente aperta. Non ricevendo risposta entrò e trovò il corpo senza vita di Eric.
eric cristensenDr. Eric Christenson (secondo a destra) era sempre cordiale e un vero gentiluomo. In molti consideravano pericoloso il suo stile di vita, un grande gourmand con un amore per le buone libagioni, ma dotato di un talento immenso. Quasi l’impersonificazione di Nero Wolfe.
Non solo era un tassonomo di tutto rispetto, ma era una persona molto interessante. Ha abbracciato la vita con un’esuberanza infinita. Amava cucinare e amava mangiare.
Il suo amore per la buona cucina lo portava spesso a dare buoni consigli e qualche ricetta: “Se una ricetta richiede uno spicchio d’aglio, utilizzare tutta una testa d’aglio. Per rendere delizioso alla vostra bocca un buon petto di tacchino, metterlo in una pentola pesante sul vostro piano cottura, soffocarla con un sacco di soffritto di aglio e cipolla, versare un’intera bottiglia di vino rosso sul tacchino, coprire e stufare il tacchino a fuoco bassissimo fino a quando tutto il vino viene assorbito o evaporato.”

Il Dr. Eric Christenson è stato uno stimato tassonomo e amante delle orchidee. Di lui si racconta che fosse dotato di una memoria fuori del comune, tanto che dopo aver letto un libro riusciva a ricordare tutti i dettagli. Eric Christenson ha dato molto al mondo delle orchidee. Il suo lavoro sul campo ha abbracciato vaste aree del Sud America collaborando a stretto contatto con David Bennett di Lima, in Perù per produrre l’inventario delle orchidee peruviane. Con questo studio sono state scoperte e catalogate oltre 100 nuove specie. Prolifico autore di oltre 400 pubblicazioni, era conosciuto anche per il suo obiettivo di colmare il divario tra la tassonomia e la coltivazione, forte sostenitore per la conservazione – tra cui la conservazione ex situ.

020_01_MichaelKovachJames Michael Kovach è scomparso, Domenica 26 agosto 2012, a Goldvein, Virginia; aveva 57 anni.
Nacque il 18 marzo 1955, a Fairbanks, Alaska ma trascorse la sua infanzia in Francia e Germania, dove sviluppò l’amore per i viaggi e la botanica.
James Michael Kovach, botanico autodidatta, si avvicinò al mondo delle orchidee, diventandone un buon esperto. Con la moglie Barbara, creò SOUTHWIND ORCHIDEE, che lo portò ad esplorare gli habitat di orchidee autoctone di tutto il mondo. Una specie peruviana, Phragmipedium kovachii, porta il suo nome.
Phrag. kovachii è stato scoperto da Faustino Medina Bautista nel Moyobamba Chachapoyas, nel nord del Perù. Questa nuova specie apparve per la prima volta in pubblico “illegalmente” il 17-19 maggio 2002 al Redland International Orchid Festival di Miami (Florida), nello stand di un espositore peruviano: prezzo di vendita, 10.000 $ a pianta.

La scoperta di questa orchidea, una storia intrisa di ego e corruzione.
Sì perché sono loro, le maliarde, la possibilità di averle per se, di dar loro il proprio nome e di entrare nella storia del loro mondo stregato, a catturare totalmente collezionisti e scienziati.
Il collezionista vuole possederle, domarle, e per ottenere ciò è disposto a compiere qualsiasi azione. Il suo portafoglio si dilata ed il valore delle orchidee tanto desiderate diventa accessorio, ininfluente. Lo studioso invece le cerca, le descrive, le battezza con il proprio nome e per raggiungere questi obiettivi compie azioni al limite, e qualche volta anche oltre, la legalità.
E’ in questo mondo fatto di tanti milioni di euro che “navigano” cercatori di orchidee, raccoglitori e commercianti.
Molti scrittori hanno speso fiumi di parole per dare una ragione al fatto che, persone altrimenti razionali, siano portate a tali estremi dalle orchidee.
Quando un uomo si innamora delle orchidee, egli farà di tutto per possedere quelle che vuole. Nel 1939 Norman McDonald nel suo libro “I CACCIATORI DI ORCHIDEE”, scrisse: «è come inseguire una donna dagli occhi verdi o prendere la cocaina, è una sorta di follia».
Le orchidee non sono solamente un’ossessione botanica, ma anche un’industria di oltre 2 miliardi di euro l’anno, cioè, il business di fiori più redditizio in tutto il mondo.
Questo è solo l’aspetto legale del business. Nessuno sa quanti soldi ci sono nel commercio illegale.
Da sempre, le figure che ruotano attorno a quella sottile linea che divide la legalità dall’illegalità, danno vita a storie fantastiche e misteriose, qualche volta anche delle vere e proprie saghe.
Questi misteri sono ben descritti nel libro di Eric Hansen “ORCHID FEVER”, un racconto ben strutturato di amore, di lussuria e di follia, il cui filo conduttore è appunto la corsa spasmodica alla caccia di orchidee rare.
In ogni epoca, la scoperta di nuove orchidee ha scatenato passioni e rancori.
Sono state devastate foreste e sterminate piante nel loro ambiente naturale. Immutabilmente gli uomini hanno fatto follie per possedere un’orchidea e gli scienziati si sono scontrati per darle un nome.
Ancor oggi accadono storie fatte di rancore e di lotta per il potere fra personaggi del mondo orchidofilo.

La saga del Phragmipedium kovachii

La storia che segue racconta di una “battaglia contemporanea” maturata all’insegna dell’ego e della corruzione, una storia degna di essere menzionata in un eventuale tomo 2 del libro “ORCHID FEVER” di Eric Hansen. La storia purtroppo comincia quando questa nuova orchidea è già seriamente in pericolo di estinzione in sito.
La saga, che vede involontaria protagonista una nuova specie di orchidea, ha inizio nel maggio 2002. E’ in quel tempo che il contadino peruviano Faustino Medina, forse preoccupato dai clamori che la mostra di Miami ha suscitato con la sua orchidea dai magnifici fiori color violetto, si precipita a comunicare la sua scoperta a dei botanici peruviani. Questi rimasero visibilmente entusiasti, e convinti di trovarsi davanti alla più grande scoperta botanica degli ultimi 100 anni, si attivano per avviare le procedure di registrazione della nuova specie.

Appare chiaro sin da subito, che per dare risonanza alla scoperta (pubblicazione su giornali scientifici di livello internazionale), bisogna che la nuova pianta sia descritta da studiosi riconosciuti dall’orchidologia mondiale, che sono in tutto 23, e nessuno è del Perù. Quindi, la nuova orchidea dovrà essere descritta da specialisti stranieri, e si pensa di inviarla al tassonomista americano Eric Christenson, ma l’idea si dimostra impraticabile; ci sono problemi con il CITES ed inoltre, la pianta da classificare, non avendo ancora un nome, non può essere esportata legalmente fuori del Perù.
I botanici peruviani risolvono il problema inviando foto e descrizioni della pianta a Eric Christenson negli Stati Uniti. Descrizioni e materiale fotografico avrebbero consentito a Christenson di curare la presentazione ufficiale della nuova pianta nella rivista “ORCHIDS” (mensile dell’American Orchid Society). Il nome da assegnare sarebbe stato Phragmipedium peruviano e la pubblicazione sarebbe uscita il 27 giugno 2002.

Altri “cacciatori” fiutano la “preda”
Lee Moore, “vecchio” cacciatore di orchidee, un quarto di secolo speso a camminare in giro per le giungle del Sud America a raccogliere di tutto, comprese nuove specie di orchidee, alcune a lui nominate e sua moglie Chady, di origini peruviane, vivono nei dintorni di Miami (USA), ma si recano spesso in Perù, vicino alla città di Moyobamba, dove possiedono un grande vivaio nominato LEE & CHADy MOORE, VIVERO NUEVO DESTINO.
Moyobamba, città arroccata sulle Ande, è conosciuta come “La Città delle Orchidee”, per via del gran numero di specie che crescono spontaneamente nelle campagne circostanti. Moore conobbe Kovach nel 1996. Cominciarono a parlare di orchidee e fra i due sbocciò presto l’amicizia. Del suo amico Kovach, Moore ricorda una sua frase ricorrente: «Lee, tu sei famoso perché hai un sacco di piante che portano il tuo nome, anch’io vorrei una nuova specie di orchidea a me intitolata».
Già nel 2001, Kovach, in uno dei suoi viaggi in Perù a caccia di nuove orchidee, ebbe modo di vederne alcune inusuali, ma non erano in fiore, e non le acquistò. Un anno dopo, nella primavera del 2002, Moore e Kovach si accordarono per ritornare insieme in Perù. Sull’aereo, oltre a Moore e Kovach, c’erano la moglie di Kovach, Barbara Ellison, ed un fotografo professionista. Pare che in quell’occasione l’obiettivo comune fosse quello di avviare un grande vivaio in società.

Gli effetti della mostra di Miami
Sono passati solo pochi giorni dal Redland International Orchid Festival di Miami, e quella strana orchidea esposta nello stand peruviano ha già scatenato la curiosità di tanti “cacciatori di orchidee”, tra i quali anche quella di Kovach, che già accarezzava l’idea di trovarla in sito, lui sapeva dove cercarla!
Ed è così che il 26 maggio 2002, Kovach torna nuovamente in Perù. Questa volta è da solo. Giunto sul posto cerca Jose Mendoza, metà taxista e metà avventuriero, per andare a caccia di orchidee. Kovach propone di recarsi in una strada di montagna a lui nota, dove abitudinariamente gli abitanti della zona vendono orchidee ai bordi dei sentieri. Strada facendo, Jose Mendoza, racconta a Kovach di aver visto, in certi luoghi, delle piante di orchidea mai viste prima.
Kovach, che non è l’ultimo arrivato nel mondo delle orchidee, si fa accompagnare subito in quel posto, per altro a lui già noto. Sono le 3:30 del pomeriggio, quando giungono a destinazione: un parcheggio per camion chiamato El Progresso, dove si radunano i contadini della zona per vendere poche cose ai passanti. Kovach butta l’occhio in giro e sul ciglio della strada scorge lo stesso “stand” visitato l’anno prima. Non vede gran che di interessante, e con scarso entusiasmo sceglie un un paio di orchidee sistemate sopra il tavolo gestito da due giovani locali (fratello e sorella). La donna, forse ricordandosi di aver già conosciuto Kovach, lo invita a pazientare e si allontana di qualche metro. Torna poco dopo con tre piante – questa volta fiorite – dai grandi petali color rosa scuro. Kovach rimane incantato: «I fiori sembrano appartenere a qualche specie di Phragmipedium» – esclama Kovach! – «non ho mai visto nulla di simile prima d’ora, troppo grandi e troppo colorati sono i petali» – sussurra Kovach fra sé e sé. «3,60 dollari a pianta» – più di sette volte quello delle normali piante esposte nella bancherella – «prendere o lasciare!!!» – esclama con tono perentorio la donna, convinta di fare un gran affare. Kovach le acquistò tutte e tre a prezzo intero. Al suo rientro alla base, Kovach andò subito a trovare il suo mentore ed amico Lee Moore.
Quando gli mostrò le piante, Moore rimase stordito… il collezionista veterano si ricordò che Kovach bramava di avere un’orchidea con il suo nome ed esclamò: «Questa è la tua occasione… hai trovato la tua grande pepita d’oro, il Santo Graal delle orchidee»
… continua.

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A Compendium of Miniature Orchid Species Volume 1 + 2

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A buon intenditore poche parole, dai! Facciamoci un bel regalo!

A Compendium of Miniature Orchid Species Volume 1 + 2

Restrepia metae

Con la visita mattutina alla nuova serra “ORCHIDEA”, ho colto in fiore questa bella specie. Oltre ad essere bella e rara, ha anche una sua storia da raccontare.

001015 Restrepia metae C. Luer 1996.
Specie molto rara e difficile da trovare nelle collezioni. Raccolta dal Dr. Jan Renz, il 15 Settembre 1937, ma come tante altre specie del genere Restrepia, è rimasta nel limbo del nome “antennifera” fino al 1996, quando il Dr. Caryle Luer la descrive e la nomina con il nome della località in cui è stata trovata; Meta, dipartimento dell’Amazzonia colombiana dove fu scoperta la specie.
restrepia_ metae_herbarium Trovata nel dipartimento di Meta (Colombia): Quebrada Cristalina, tra Rio Humadea e Rio Ariari, alt. 550 m, il 15 Settembre 1937, da J. Renz 3610 (Olotipo:. Herb J. Renz), C. Luer illustr. 17733.

Dr. Jany Renz
Il vasto mondo dell’orchidologia, annovera molti personaggi famosi; botanici, studiosi, e cercatori di orchidee. Chi, per passione o per studio, si trova ad approfondire le mille sfaccettature dell’orchidologia, spesso si imbatte in nomi di personaggi dedicati a specie o generi di orchidee, oppure rimane stupito dalla grande passione dedicata alle orchidee, da parte di tante e importanti figure della botanica.
Ed ecco che, leggendo la fredda sequenza dei dati con i quali è stata descritta la specie che stiamo analizzando, scopro la grande statura scientifica e botanica del Dr. Jani Renz (1907-1999) che nella sua vita, fra le tante branche della scienza che lo hanno visto partecipe, ha creato con meticolosa bravura, un erbario di circa 20.000 specie di orchidee.

Le descrizioni
La foto a sinistra, fonte SOF, evidenzia la “tavola” contenente il campione raccolto da Renz nel 1937, con le sue note descrittive che facevano riferimento alla prima descrizione – Restrepia antennifera Kunth: KUNTH, Karl Sigismund: Nova Genera et Species Plantarum quas in peregrinatione ad plagam aequinoctialem orbis novi collegenerunt, descripserunt, partim adumbraverunt Amat.Bonpland et Alex.de Humboldt (1816) – a latere si può notare l’aggiunta di Luer – Restrepia metae Luer: LUER, Carlyle A.: New species of Restrepia (1996).

Ma perché mai, Luer, nel suo riordino delle Pleurothallidinae, ha sentito il bisogno ed ha trovato sufficenti motivi per rinominare la nostra bella specie? Per darci la risposta ci conviene scomodare qualche notizia del tempo.

La rivista della n° 20 (2) 1996, della “Sociedad Colombiana de Orquideologia”, a pag. 159-162 da notizia di questa nuova specie con le descrizioni dettagliate di Luer.
Secondo i canoni della botanica, la presentazione è fatta in latino “Planta mediocris, flore mediocri, sepali dorsalis et petaliumque apicibus minime clavellatis, synsepalo punctato anguste elliptico, labello oblongo truncato microscopice verrucoso-denticulato distinguitur.” seguita da una più particolareggiata, in lingua inglese.
Di seguito si commenta con questo tono: “Questo taxon ha ben poche caratteristiche che lo supportano a livello specifico, ma nessuna altra specie è nota nella bassa quota della foresta Amazzonica colombiana. E’ stata raccolta lì nel 1937 dal Dott. Jany Renz.”….. “Restrepia metae indistinguibile vegetativamente da altre specie di medie dimensioni ed i fiori sono di media grandezza. Il sinsepalo è strettamente ellittico e diffusamente coperto da puntini minuti. La caratteristica più distintiva sono gli apici, marcatamente clavato, quello del sepalo dorsale, e solo leggermente ispessiti quelli dei petali. Tranne per le dimensioni più piccole, il sinisepalo stretto ed il labello oblungo sono simili a quelli di R. guttulata”.

Penso di poter capire che l’unico motivo che ha indotto Luer ad assegnare un nuovo nome a questa specie, al di la delle piccole varianti morfologiche, sia la sua vita in “solitudine” nelle basse quote della foresta Amazzonica della Colombia. Un po’ poco, ma tant è: ubi major minor cessat.

Ancora sul genere Restrepia

Cattleya walkeriana

Cattleya walkeriana è l’unica specie del genere Cattleya, a potersi fregiare di un’Associazione nata esclusivamente in suo onore.
L’Associazione raggruppa studiosi ed orchidofili del Brasile, paese originario della specie, e del Giappone, che conta numerosi coltivatori trapiantati in terra brasiliana.
DSCF3048 Le motivazioni di tanto successo sono molteplici, una per tutte è la gran varietà di forme e colori, che non trovano riscontro in altre specie dello stesso genere.
Oltre alle molteplici varietà riscontrabili in questa specie, a complicarci la vita, ci si mettono anche le caratteristiche morfologiche similari, fra specie affini: le cosidette “coppie critiche”.

Nella foto a sinistra: Cattleya walkeriana var. coerulea, ma potrebbe anche essere Cattleya nobilor.
Alla Cattleya walkeriana sono stati dedicati libri e recensioni in molte riviste scientifiche, ma ciò nonostante è difficile trovare testi corredati di fotografie a testimonianza di tutte le varietà esistenti.
Questo lavoro lo potranno fare soprattutto i collezionisti brasiliani in quanto fortunati abitatori dei siti endemici di questa orchidea, e sarà molto utile all’intera comunità degli appassionati orchidofili di tutto il mondo.

Scheda
Cattleya walkeriana Gardner 1843 Subgen Rhizantha
Sinonimi: Cattleya bulbosa Lindley 1847- Cattleya gardneriana Rchb.f 1870; Cattleya princeps B.Rod. 1877 – Cattleya schroederiana Rchb. f. 1883 – Cattleya walkeriana var. bulbosa (Lindl.) Fowlie 1977 – Cattleya walkeriana var. princeps
Orchidea epifita a sviluppo simpodiale originaria del Brasile, vive sugli alberi lungo i fiumi a circa 2000 metri di altitudine.

Cenni storici
Eravamo a cavallo degli anni 1839 e 1840 quando George Gardner, nella zona diamantifera brasiliana Minas de Gerais, scoprì una piccola orchidea, abbarbicata sui rami degli alberi che delimitavano i margini di piccoli affluenti del Rio das Velhas e Sao Francisco.

George Gardner (botanico).
George Gardner (1810 Ardentinny – 1849 Kandy), naturalista scozzese con particolare interesse per la botanica.
Fa impressione leggere la biografia di questo personaggio, soprattutto per la gran mole di lavoro dedicato allo studio, alle spedizioni botaniche e alla medicina, in così pochi anni di vita. Nonostante abbia scoperto e catalogato migliaia di nuovi generi, animali e vegetali, l’unico che prende il nome George Gardner è: Gardnerodoxa Sandwith [BIGNONIACEAE].
La grande occasione per Gardner arriva dal V° duca di Bedford, che, impressionato del suo lavoro botanico, lo sponsorizza nella spedizione in Brasile, ed è così che nell’estate del 1836 Gardner salpa da Liverpool per Rio de Janeiro a raccogliere piante, minerali, conchiglie fossili, pelli conservate di uccelli, mammiferi, pesci e altri campioni di storia naturale nel Nord del Brasile.
Fra le varie piante scoperte, Gardner raccoglie anche quella piccola orchidea, che poi dedicherà al suo assistente e compagno di viaggi: Edward Walker.
La descrizione scientifica di questa nuova specie fu pubblicata in “London Journal of Botany 2: 662”, nel 1843.
Successivamente, nel 1847, Lindley inviò al registro botanico, la descrizione di una specie botanica similare, nominandola però: Cattleya bulbosa. Quella descrizione non ottenne molti consensi ed ora Cattleya bulbosa. è ampiamente accettata come sinonimo della Cattleya walkeriana.L’epiteto bulbosa è usato per identificare una sottospecie con pseudobulbi più piccoli e più rotondi della specie tipo.

Ancora più tardi, nel 1877, Rodriguez Barbosa in “generi et specie Orchidearum Novarum” descrive come nuova specie, un’orchidea molto simile alla C. walkeriana, con il nome Cattleya princeps, ora relegata pure questa a sottospecie. A supporto della tesi di Barbosa va detto però, che quella descritta da lui vive in areali differenti e fiorisce in epoca diversa rispetto all’esemplare tipo.

Particolarità morfologiche della Cattleya walkeriana.

Cattleya walkeriana, insieme alla Cattleya nobilior, entrambe appartenenti al gruppo “C. walkeriana”, sono le uniche specie a produrre anche infiorescenze basali (vedi foto sopra). In certi casi, dalla base dell’ultimo pseudobulbo maturo spunta una nuova vegetazione, che non si struttura a forma di pseudobulbo con foglia/e apicali, ma produce un peduncolo con uno o più fiori.
Questa particolarità si evidenzia nelle varietà “bulbosa e princeps”, mentre la specie tipo forma gli steli fiorali in piccole guaine apicali dei giovani pseudobulbi maturi.
La maggior parte delle varietà fiorisce nel periodo estivo, mentre la“princeps” a fine autunno, inizio inverno del nostro emisfero.

Struttura
La pianta presenta pseudobulbi relativamente corti (5 – 10 centimetri d’altezza), cilindrici, fusiformi, molto vicini l’uno all’altro e posti in modo disordinato.
Ogni pseudobulbo forma foglie elicoidali, coriacee, rigide e di colore verde intenso: una o due secondo la varietà.
I fiori, da uno a tre per ogni guaina e/o stelo basale, possono raggiungere anche 10 centimetri di larghezza. La specie tipo produce fiori di colore lilla scuro, vivo e brillante, deliziosamente profumati e di lunga durata.

008Le varietà e/o sottospecie, variano forma e colore dei fiori: alba (sepali, petali e labello totalmente bianchi), semi-alba (sepali e petali bianchi e labello tutto colorito o solamente bordato di lilla), cerulea (fiori azzurrognoli d’intensità variabile), concolor (tutto il fiore dello stesso colore).

A riguardo delle varianti cromatiche, i collezionisti Brasiliani d’orchidee, noti per la loro pignoleria nella collezione di Cattleya e Laelia, suddividono ancor più dettagliatamente le varietà, mi limito ad elencarle:
Alba – Albescens – Amoena – Aquinii -Coerulea – Coerulens – Concolor – Fantasia –Flamea – Lilacina – Perola – Rosada – Rubra – Semialba – Striata – Vinicolor.

Coltivazione
Cattleya walkeriana preferisce temperature da serra intermedia e buona luce, ma soffre eccessi luminosi e periodi d’ombra prolungata (gli pseudobulbi tendono ad allungarsi e si pregiudica la fioritura).
007Per le varietà d’altura, tipo C. walkeriana ‘Jungle Queen'(vedi foto a sinistra) è utile coltivarle in zone fresche della serra e lasciare le radici in libertà, condizioni indispensabili per ottenere buone fioriture.
In generale, la coltivazione su supporti di legno duro, zattere e pezzi di fibra “xaxim”, garantisce ottimi risultati, comunque ottenibili anche in vasi piccoli con composto di bark ben drenato: va tenuto conto che Cattleya walkeriana non tollera eccessiva umidità ed è quindi consigliabile sistemarla in una posizione alta della serra, avendo cura di far asciugare le radici fra le bagnature.