Paphiopedilum armeniacum

Paphiopedilum armeniacum S.C.Chen & F.Y.Liu, 1982

Descritto da S.C. Chen e Liu in Acta Botanica Yunnanica, 4 (2): 163 (1982)
005 La sua prima descrizione è stata fatta su piante raccolte da AL Zhang nel 1979 a Bijiang, provincia dello Yunnan, Cina.
La specie è endemica nella provincia cinese dello Yunnan, dove cresce terricola, dal livello del mare fino a 2000 metri di quota

(Cribb & Tang 1983) inizialmente sostennero che Paph. armeniacum potesse essere una variante di colore di Paph. delenatii, ma con le osservazioni di più campioni, convenirono che fosse una specie assestante.
Paph. armeniacum è sicuramente la specie più famosa fra quelle appartenenti al gruppo parvisepalum. Innumerevoli sono i premi assegnati dalle giurie di tutto il mondo, di cui 7 FCC dal AOS in pochi anni.
Seppur molto appariscente, è sorprendente che questa specie sia rimasta sconosciuta per tanto tempo.

006Etimologia
Il nome deriva dal Prunus armeniaca (albicocco), così chiamato a causa della sua presunta origine armena.

E’ stato scelto il nome armeniacum per il colore (albicocca) dei suoi fiori, all’evidenza erroneamente descritto. Tutti gli esemplari conosciuti sono gialli con qualche variante albina.

Descrizione
È un’orchidea terricola, di dimensioni contenute che cresce nelle accumulazioni di humus formatesi tra le spaccature delle rocce. La sua morfologia è caratterizzata da ceppi di foglie oblunghe (da 5 fino a 7), con l’apice acuto oppure ottuso, di colore verde scuro con screziature bianche nella pagina superiore e con macchie viola in quella inferiore.

Fiorisce da fine inverno fino ad inizio primavera. Produce un unico fiore che cresce su uno stelo eretto, pubescente, di colore verde tendente al viola, alto fino a 20-25 centimetri. Il fiore può raggiungere 7-8 centimetri di grandezza, assomiglia ad un palloncino di carta finemente tramato e di colore completamente giallo.

009Coltivazione
Questa specie va coltivata in composto di torba mista a bark e materiale calcareo. Può essere coltivata in vaso, ma vista la sua propensione a produrre lunghi rizomi, si è dimostrato funzionale l’utilizzo di “coppi” in cotto, così come si può osservare nella foto a sinistra.

Nota: 24 febbraio 2015 fiore quasi completamente aperto – collezione Guido.

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