Maxillaria fraudulenta, confusa, tiaraensis? Una storia, tante storie

Foto in evidenza: Maxillaria sp. collezione rio Parnasso

Meliora sunt vulnera diligentis, quam fraudulenta oscula odientis.
“Sono migliori le ferite da chi ama, che i falsi baci di chi odia”. (Antico Testam. Prov. 27,6).
Un vero rapporto di amicizia, fatto anche di discussioni animate, vale mille rapporti in cui l’amicizia è solo di facciata.


Ma guarda un po’ dove ti porta un’orchidea.

bHo semplicemente cercato di approfondire la correttezza tassonomica di un nome di specie, e mi son trovato a incrociare personaggi e storie, senza per altro raggiungere la certezza di aver trovato il giusto nome alla mia profumatissima “Maxillaria bianca”.
Una storia che merita di essere raccontata. Non aspettatevi una recensione scientifica e lasciatemi ondivagare fra il sacro ed il profano, così come si usa fare quando ci si inoltra immeritatamente nei “campi” dei dotti e dei tassonomi.

La storia inizia nel mese di novembre del 2001.
Sono a passeggiare fra i sentieri della serra delle orchidee e ad un certo momento, un’aroma intenso, fresco come gli odori dei prati coperti di rugiada, quasi a far sentire il sapore delle mandorle, mi avvolge e attira la mia attenzione. Eccola, è questa, esclamo stupito per quei fiori bianchi, delicati e leggiadri, che all’improvviso si materializzano davanti ai miei occhi. Era la prima fioritura di una piccola orchidea, ma non riuscivo a ricordare la sua provenienza. Come si usa fare quando la memoria ti tradisce, guardo il cartellino, una piccola eticchetta con su scritto nome di genere Maxillaria, seguito da un altro epiteto leggibile a fatica, che allora interpretai come “tiaraensis”.
Cercai, ma trovai poco su internet, quasi nulla se non questi dati: Maxillaria tiaraensis Carnevali & G.A.Romero in G.A.Romero & G.Carnevali, Orchids Venezuela, ed. 2: 1140 (2001).
Nessuna fotografia, e nella bibliografia consultabile, niente descrizioni di riferimento. Tanto erano affascinanti quei delicati fiori bianchi, quanto misteriosi e nemmeno il quiz apparso su orchids.it riuscì a risolvere l’enigma.
Analizzando le foto disponibili su internet, le specie che potevano confondersi con l’orchidea misteriosa scovata in serra, erano: Maxillaria splendens, oppure Maxillaria ocroleuca, ed anche Maxillaria confusa.
Già il nome di quest’ultima specie è tutto un programma, ma in definitiva, mancando una foto di comparazione con la fantomatica “Maxillaria tiaraensis,”tutto rimase in sospeso… forse mi piaceva quel nome e quello che evocava: probabilmente il nome di specie “tiaraensis” fa riferimento al suo luogo di endemicità “TIARA Venezuela”.Ma la scienza tassonomica non va dove ti porta il cuore, esige dati certi e verificati.

Nel novembre del 2013, riproposi il quesito con questo post e in quell’occasione giunse un aiuto, che subito non presi in considerazione ed anche allora la “dama bianca” rimase nel limbo della tassonomia.

Mostra di Treviso
Ed è così che arriviamo ai giorni nostri e precisamente al 6 di novembre 2015 in occasione della preparazione della mostra orchidofila di Treviso. La fase di cernita delle piante da portare in esposizione è sempre caotica e faticosa. E’ mio costume tirar fuori dalla serra tutte le piante in fiore, ed eccola lei, bella fiorita, per la verità non del tutto, ma già carica di fiori aperti, tanto da guadagnarsi il suo bel posticino nel set espositivo.

I premi
Il programma della mostra prevedeva anche il giudizio AIO al tavolo. Nelle esposizioni orchidofile è a pagamento e su presentazione – al tavolo per l’appunto – delle piante da mettere a giudizio.
Senza avere in mente tutta la storia della bella Maxillaria bianca, la presentai per il giudizio: era così bella ai miei occhi che non pensai alle sue incertezze tassonomiche. Ricevette anche un premio, ma il dubbio sulla sua genealogia aleggiava nell’aria, e rimase anche a mostra terminata.

aPovera lei, il premio se l’è meritato tutto, ma quel tarlo non risolto del nome, mi consigliò di riprendere le ricerche e di chiedere ai giudici di togliere la pianta dalla lista dei premi, in attesa di trovare la sua giusta sistemazione tassonomica.

Le nuove ricerche
Ripresi in esame la “pista” venezuelana di Tiara, che si dimostrò subito non foriera di risposte: non ci sono foto e quindi la abbandonai definitivamente.
Rifeci la comparazione con M. confusa, M. splendens, M. ocroleuca ed altre similari, ma il colore pallido del labello dei fiori della mia pianta, le mise subito fuori del gioco. Ed è a questo punto che presi in considerazione il link che Alberto Grossi mi indicò quella volta nel 2013.

Eric A. Christenson
Siamo nel mese di Maggio del 2010 quando Eric Christenson nella sua ultima visita alla serra di Patricia A. Harding, Michael McIllmurray, ebbe modo di osservare una Maxillaria fiorita, a suo avviso da considerarsi nuova specie.

Il personaggio


Alston Eric Christenson nasce nel 1956 a Westport (Connecticut) e muore nel mese di aprile del 2011. E’ stato un botanico specializzato nello studio e nella coltivazione delle orchidee. Nel 1986 ottiene il dottorato in Filosofia all’Università del Connecticut, discutendo la tesi dal titolo “Una revisione tassonomica del genere Aerides Lour.
E’ opinione diffusa che Eric Christenson avesse una super memoria, dote che gli consentiva di poter relazionare su fatti ed eventi, senza bisogno di consultazioni.
Questa sua capacità di classificare, e di ricordare ha aiutato Christenson a diventare un botanico di fama mondiale: a lui vanno ascritte le prime descrizioni di centinaia di nuove specie di fiori, in particolare orchidee.

Christenson è morto nella sua casa di Bradenton per cause sconosciute. Aveva 57 anni e soffriva di diabete.
Era già una delle autorità più importanti sulle orchidee, ma la sua notorietà è aumentata a dismisura dopo la famosa disputa con gli scienziati del Marie Selby Botanical Gardens nel 2002.
Christenson e Selby erano entrambi in corsa per diventare il primo a descrivere una nuova specie, considerata il “Santo Graal” del mondo delle orchidee: il famoso Phragmipedium peruviano dai fiori colore pesca e-viola.
La storia è nota e a distanza di anni, i fatti di allora suonano come cose andate: entrambi i protagonisti sono morti.
“Egli era ben conosciuto prima di allora, ma l’incidente “kovachii” lo ha reso famoso in tutto il mondo”, ha detto Marni Turkel, un coltivatore di orchidee dalla California e suo amico di lunga data.
Christenson non ha mai perdonato i funzionari Selby, e denunciava pubblicamente il loro comportamento. A onor del vero va anche rilevato che la sua riluttanza a perdonare e dimenticare, faceva parte del suo carattere e della sua continua ansia a denominare nuovi fiori: “Il carattere dell’uomo è il suo demone”. (Eraclito)
Questo suo carattere lo ha reso abbastanza solo negli ultimi anni della sua vita.
“Come tassonomista, era favoloso, assolutamente brillante”, ha detto Turkel. .. “Ma lui non ammetteva mai di sbagliare… il suo demone, per l’appunto.

Ed è in questo quadro che prende sostanza l’ipotesi che la descrizione di Christenson, fatta prendendo in esame la Maxillaria dei signori Patricia A. Harding, Michael McIllmurray, per molti aspetti può risultare utile per confrontare le caratteristiche morfologiche della bella Maxillaria bianca, reduce dalla mostra di Treviso.
La descrizione appare su Orchideen Journal del 18 settembre 2012, a cura della “Vereinigung Deutscher Orchideenfreunde”.
Christenson descrive una nuova specie di Maxillaria – quella che ha avuto in esame nella serra di cui sopra – e la denomina: Maxillaria fraudulenta.
Anche in questo caso, il nome assegnato da Christenson alla nuova specie è tutto un programma: lui motiva l’epiteto latino “fraudulenta”, per evidenziare la propensione della stessa a mascherarsi rispetto alle altre sorelle similari.

Testo integrale
“A new species of Maxillaria (Orchidaceae) from Ecuador and Peru
Eric A. Christenson †
Abstract: Maxillaria fraudulenta, a new species from Ecuador and Peru is described.
Key Words: Maxillaria fraudulenta, Orchidaceae, Ecuador, Peru.
Published: 18.09.2012; 22:00h (MEZ) OrchideenJournal ISSN Number 1864-9459
A beautiful white-flowered species of Maxillaria from Ecuador and northern Peru has been consistently misidentified as M. confusa Ames & C. Schweinf., M. grayi Dods., and M. jucunda Lehm. & Kraenzl. It is described here as a new species, M. fraudulenta Christenson. In addition to distinct floral features, M. fraudulenta is immediately sepaated from those species by its very different, short-petiolate leaves.
Maxillaria fraudulenta Christenson, spec. nov.
TYPE: ECUADOR. Commercially exported without locality data, flowered in cultivation in England, M. McIllmurray E-29 (holotype: K).
Species haec Maxillaria grayi Dods. similis sed brevipetiolaris, sepalis lateralibus nondecurvatis in medio differt.
Caespitose epiphytes or terrestrials. Pseudobulbs ovoid-ellipsoid, compressed, 4.5 x 2.7 cm, with an additional neck 2.5 x 0.7 cm, subtended by 1-2 foliaceous bracts, the bracts subsimilar to but smaller than the leaves. Leaves one, elliptic, petiolate, acute, the petioles strongly bilaterally compressed, 5-6 cm long, the blades 29-30.5 x 5.7 cm. Inflorescences a flush of several erect scapes produced from mature pseudobulbs with the onset of new growth, the peduncles 5.8-9.5 cm long, the floral bracts elliptic, acute, subequal to slightly longer than the ovaries, to 2.2 cm long. Flowers fragrant (“strong grassy scent” according to McIllmurray), white, the junction of the column foot and lip pale orange, the lip pale lemon yellow. Dorsal sepal oblong-elliptic, obtuse, arching, with revolute lateral margins, keeled at the apex, 2.4-2.9 x 0.6-1 cm, the lateral sepals oblong-ovate, obtuse, strongly divergent, spreading, with revolute lateral margins, 2.5-2.9 x 1-1.1 cm. Petals obliquely lanceolate, acute, inflexed, 2-2.5 x 0.6 cm. Lip unlobed, ovate, obtuse, arching, 1.7 x 0.8 cm, the disk covered with pale lemon yellow farinaceous trichomes, the callus ligulate, obtuse-rounded, shallowly sulcate, from the base of the lip to slightly above the middle. Column arching, 1.1 cm long, the clinandrium minutely irregular, the column foot 0.8 cm long. Pedicel and ovary 6-sulcate, 1.7 cm long.
Etymology: From the Latin fraudulent, referring to its masquerading as different species in botany and horticulture.
Paratypes: ECUADOR: Napo, km 15, Cotundo to Hollin, 1100 m, 17 June 1983, C. H. Dodson et al. 14013, SEL; Pastaza, 2.5 km N of Mera on the Banos-Puya road, Hacienda San Antonío Baron von Humboldt, 1050-1300 m, 14 Mar 1985, C. H. Dodson & L. M. Bermeo 15680, MO! 1
Maxillaria fraudulenta was first illustrated by Dodson and Dodson (1989) as M. jucunda Lehm. & Kraenzl. It is clearly not M. jucunda (TYPE: ECUADOR. Near Cuchibamba, Andes east of Cuenca, 1000-1050 m, F. C. Lehmann 6554, holotype: B, destroyed; isotypes: K). The petioles of M. fraudulenta are 5-6 cm long in contrast to those of M. jucunda which are 11-12 cm long. In addition, the lip of M. jucunda was described as brown spotted (“fusco-maculatum”) and I have not seen any material of M. fraudulenta with any anthocyanin pigments on the lip.
ma_confusaMaxillaria confusa is known from Belize to Colombia. It differs from M. fraudulenta by having cupped flowers with the sepals and petals subparallel, like your fingers when you hold a ball with your fingertips. The lateral sepals of M. confusa have flat margins unlike the characteristically revolute margins seen in M. fraudulenta. The lip of M. confusa is nearly straight and has just a few scattered trichomes unlike the conspicuously arching lip of M. fraudulenta covered with lemon yellow farinaceous trichomes. Finally, the undersurface of the lip of M. confusa is variously marked with reddish purple in contrast to the unmarked lip of M. fraudulenta.
Foto : Michael McIllmurray , holder of the British National Plant Collection of Maxillaria Species.
max_tiarI considered the first few plants of M. fraudulenta I examined to be a simple variant of M. grayi, differing mostly in the attitude of the lateral sepals. As more samples became available, however, it became clear that there were other consistent differences. The lateral sepals of M. grayi in addition to twisting above the middle, are held at a downward angle at the point of insertion. In contrast, the lateral sepals of M. fraudulenta are strongly divergent and held at to each other. But more significantly, the petiole3 length separates the species. Maxillaria fraudulenta has petioles 5-6 cm long in contrast to the elongate petioles of M. grayi which range 2
from 14-25 cm long. The type description of M. grayi cites shorter petioles as well but these are from the foliaceous bracts subtending the pseudobulbs and not the true leaves terminating the pseudobulbs.
Finally, M. fraudulenta is also similar to M. dalessandroi Dods. But that species has a very differently shaped flower, a 3-lobed lip, and an emarginated (notched) lip apex.”

Questa pubblicazione non validò subito la nuova specie, si dovrà aspettare il 2013 con la pubblicazione della momografia sulla revisione del Genere Maxillaria.

Osservazioni
Seppur dettagliata, la descrizione di Christenson risolve solo in parte i raffronti morfologici, ad esempio:
1) – nella relazione, quale elemento dirimente si evidenzia la presenza e/o la lunghezza dei piccioli (manici delle foglie) nelle varie specie in esame. In questo caso siamo vicini alla M. fraudolenta (unghezza del picciolo 5 cm.)
fiore_max2) – Maxillaria confusa si differenzia da M. fraudulenta avendo fiori a coppa con sepali e petali subparalleli, come quando si tiene una palla con la punta delle dita. I sepali laterali di M. confusa hanno margini piatti a differenza dei margini tipicamente revoluti in M. fraudulenta. Il labello di M. confusa è quasi dritto e ha pochi peli sparsi a differenza del labello vistosamente inarcato di M. fraudulenta. Infine, la superficie inferiore del labello di M. confusa è variamente contrassegnato con rosso porpora in contrasto con il labello di M. fraudulenta.
3) – nel raffronto con M. splendens, seppur a prima vista la struttura del fiore sia abbastanza simile – non corrisponde la forma ed il colore del labello, inoltre le foglie non evidenziano la picciolatura.

Conclusione
Con qualche ragionevole dubbio, siamo molto vicini alla Maxillaria di Christenson, ma per il verdetto finale sarà bene attendere una foto della M. tiaraensis.

Nota a margine: consiglio chiunque intenda condividere e copiare il testo di questo post, di attendere alcuni giorni prima di scaricarlo, è mia prassi, rileggere ripetutamente ed eventualmente apportare eventuali correzioni. Normalmente il testo si “assesta” dopo qualche giorno. Grazie e buona lettura.

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