Quel tenero orgoglio, e la grande fortuna di essere nonni

Racconti e favole: le storie del nonno.

E tu vallo a dire ai tuoi nipoti – quando ti chiedono, nonno raccontami una storia – che ai nostri tempi da bambini si andava a fare la “popò e la pipì” nel “cesso” vicino alla concimaia del letame, fuori al freddo, stando attenti a mirare il buco che dava nella vasca per la raccolta dei “liquidi reflui, e spesso senza porta, a proposito della privacy – si direbbe adesso.
nonnoSì perché, quando Leonardo, il più grande dei miei tre nipoti mi chiede: – “dai nonno raccontami una storia” – dopo aver catturato la sua attenzione, inizio sempre il racconto di fantasia con questa premessa: – “sai Leonardo, una volta eravamo molto poveri, non avevamo tutti quei giocattoli che avete voi adesso”.
Poi faccio una pausa strategica per verificare il gradimento e subito mio nipote interviene –“dai nonno, ancora” – ed allora capisco che l’atmosfera fantastica è stata creata. “Vedi Leonardo” – continuo – “ai nostri tempi non c’era la televisione” “non c’era la televisionee!” interviene stupito Leonardo – “e non c’era nemmeno peppa – pig, ai miei tempi c’erano i maiali che abitavano nelle loro casetta in legno, vicino a quella delle galline e delle mucche” – preciso – “Davverooo” – ribatte Leonardo – “Ma cosa ci facevano tutti quegli animali nella tua casa!” – esclama!.
Rifletto un attimo e subito capisco di essermi ficcato in un vicolo cieco: e tu vallo a dire che i salami, le salsicce, il prosciutto ed anche un buon dolce (almeno per noi bimbi di 60-70 fa, si facevano e si fanno con il maiale, e che le galline servivano e servono per preparare i buoni brodini e gli arrosti per nutrirci.
Il “politically correct terms” mi impedisce di andare oltre, mi sento addosso le ire funeste dei vegetariani, dei vegani, e di tutti gli esperti in pedagogia contemporanea.
Devo virare nel discorso, sperando di riuscirci, ed allora mi rifugio nel mio pezzo forte: LA CASA DEL LAGO BLU, che poi, siccome una sola storia non basta, la rimodulo per tutti i colori: lago verde, lago rosso, lago marrone ecc, cercando sempre un filo conduttore.
Per portare la fantasia di Leonardo nel nuovo racconto, riparto dalla povertà dei nostri tempi, esclusa l’allora abbondanza dell’acqua pura dei nostri ruscelli.
“Vedi Leonardo, quando ero bambino, i miei genitori e i miei nonni avevano due mucche”: “Due mucche!” – esclama divertito -“Sì,” – continuo io – “e ogni mattina e sera le accompagnavo a bere l’acqua del Rio Parnasso, là, vedi?” E con l’indice della mano indico il ” passo” ancora esistente. Lui guarda incuriosito ed io capisco di averlo in “pugno”; ora posso iniziare la favola del lago blu. “Leonardo, tu sai che l’acqua che scorre lungo il Rio, va a finire in un grande lago, dove c’è un bellissimo castello abitato dal conte Ulisse. Però in quel paese dal grande lago c’è un problema da risolvere: ogni mattina l’acqua del lago diventa sempre di colore blu”… il resto fatevelo racconare da mio nipote, questa storia l’ha ascoltata tantissime volte e sono convinto che ormai se la ricorda a memoria.

Ciao! Che ne pensi?