Archivio mensile:Novembre 2018

Vent’anni fa.

Cominciava più o meno così, l’avventura delle orchidee in fiera a Pordenone, quella di primavera nota con il nome “Ortogiardino”.

La scintilla che diede inizio ad un “format” che segnò, direttamente e indirettamente, l’evoluzione dell’ orchidofilia italiana e non solo, scattò in occasione dell’edizione del 98, con l’esposizione in fiera, di un grande esemplare di Coelogyne cristata , messo in mostra dal giardiniere del conte Brandolini di Vistorta, su interesse di Testa, allora direttore della fiera. L’ATAO, sul finire del ventesimo secolo, cominciava ad organizzarsi e soprattutto ad organizzare mostre di orchidee a scopo divulgativo.  L’idea di organizzare una mostra in fiera, si dimostrò sin da subito un occasione da non perdere e fu così che, con il benestare dell’allora Presidente ATAO, Dr. Cantagalli di Pieris, riuscimmo nell’impresa. Nel marzo del 1999, l’ATAO con la collaborazione organizzativa del FLOVER di Bussolengo, propose al numeroso pubblico italiano ed anche dei Paesi confinanti, la prima edizione di PORDENONEORCHIDEA. In quell’occasione l’orchidofilia del Triveneto, ospitò anche l’Associazione Italiana di Orchidologia (AIO), con la presenza, fra gli altri, del suo Presidente Prof. Franco Bruno: memorabile e storica fu la sua conferenza sul Velamen.

Molta acqua è passata sotto i ponti dell’orchidologia italiana, in occasione del ventennale di quel primo appuntamento, l’Ente Fiera di Pordenone intende dare particolare importanza all’edizione del 2019. A tal proposito sono molto onorato di aver ricevuto l’incarico dalla Fiera ad organizzare l’intero format legato alle orchidee. Ritengo che ATAO e AIO, allora precursori di nuovo interesse per la condivisione di una passione, debbano essere i protagonisti della ventesima edizione, che di fatto ormai si inserisce nel più ampio set degli spazi commerciali di Pordenone Fiere. E’ questo un mio sogno, farò di tutto perché questa edizione sia  la festa delle Associazioni e di quanti  coltivano ed amano le orchidee. Sarà mia cura invitare formalmente  tutti i soggetti, siano essi singole persone, ma anche Associazioni locali, con l’obiettivo comune di dar vita ad un grande evento amatoriale.

Laelia tenebrosa: orchidea arcobaleno


Laelia tenebrosa (Rolfe) Rolfe 1893


Laelia tenebrosa (Rolfe) Rolfe descritta in
Orchid Review  1 ( 5 ) : 146    1893.John Rolfe, botanico insignito delle maggiori onorificenze britanniche, fra le quali “Victoria Medal of Honor” e la “Veitch Memorial Medal”, è stato un personaggio molto importante dell’orchidofilia e dell’orchidologia di fine 1800.
Collaborò attivamente come autore e redattore sin dal 1893 in “The Orchid Review” e portò avanti il suo impegno fino al 1921, poco prima della sua morte.
Rolfe ebbe un rapporto molto travagliato con alcune sue affermazioni scientifiche, in particolarmodo con la specie brasiliana: Laelia tenebrosa.

Sbagliare è umano
A differenza di molti suoi “illustri” colleghi del tempo, sempre restii ad ammettere eventuali errori nella classificazione delle orchidee, Rolfe era quasi felice di poter revisionare le sue descrizioni precedenti, quando queste risultavano inadeguate o sbagliate.
Un pomeriggio estivo del 1889, Rolfe iniziò ad analizzare il fiore di un’orchidea speditagli dalla “Liverpool Horticultural Company”, per altro già presentata in “The Gardener’s Chronicle” del 1 giugno 1889 come forma scura e gigantea di Laelia grandis, specie già descritta da Lindley nel 1850 (Paxton’s Flower Garden, pag. 60).

Laelia tenebrosa, esemplare

Storia:  le conclusioni a cui giunse Rolfe nella sua analisi non lasciavano dubbi che si tratasse di una nuova specie, ma preferì continuare a considerarla una “variazione specifica” di Laelia grandis e quindi solamente una sua “varietà”: Laelia grandis var. tenebrosa.
Due anni più tardi, nel 1891, il Signor A.H. Grimaditch di Clapton Square (Liverpool), inviò uno pseudobulbo fiorito a Rolfe, precisando pure che era stato raccolto in zone diverse da quelle già conosciute come endemiche di Laelia grandis. Ciò nonostante, anche in quest’occasione Rolfe descrisse il campione come “Laelia grandis var. tenebrosa”, (Gardener’s Chronicle, 1891, pg. 126) e non rilevò alcuna variazione significativa rispetto alle sue precedenti oservazioni (solamente variazioni geografiche). In tale circostanza Linden pubblicò il disegno del fiore nella sua famosa rivista Lindenia (vol. II, plate ccxc), accompagnato dalle osservazioni di Rolfe.
I fiori di quella nuova pianta erano molto appariscenti nella forma e nel colore bronzeo di sepali e petali. Fu esposta alla “Royal Horticultural Society”, presente Lord Rothschild , in tale esposizione la pianta ricevette il “First Class Certificate”, e fu anche inclusa nel libro Reichenbachia con questa annotazione “many distinct pecularities in growth, form, and colouring and it is quite probable that we shall ultimately regard it as a species”, ma Rolfe continuò a considerarla ancora come ” Laelia grandis var. tenebrosa .”
Solamente nel 1893 su “The Orchid Review” di Maggio, Rolfe, dopo aver visitato varie collezioni ed averne verificato la costanza nel tempo, con puntigliosa descrizione delle diversità di quella pianta dai grandi fiori bronzei con labello rosso-acceso, e con i sepali ed i petali più piani di Laelia grandis, la nominò Laelia tenebrosa.

Note
Tranne un breve periodo verso la fine del 1800, Laelia tenebrosa non è mai stata molto presente nelle collezioni Europee.
Laelia tenebrosa proviene da una piccola zona a sud dello Stato di Espirito Santo (Brasile), dove ora è considerata virtualmente estinta.
Originariamente prosperava sui grandi alberi delle foreste molto fitte, ma oggi le piante disponibili per le collezioni provengono da incroci x self o da meristemi di esemplari già coltivati.

Coltivazione
Questa specie, come si è già detto, vive nelle foreste dense ed ombreggiate ed in coltivazione preferisce zone meno luminose delle altre Laeliae.
Laelia tenebrosa è una speciee molto vigorosa e può essere coltivata alle stesse condizioni delle Cattleyae, comprese le temperature: 29-32 (°C) max e 15-16 (°C). Va bagnata costantemente durante il periodo vegetativo, con un periodo di asciutto dopo la fioritura, fino al nuovo sviluppo.

Nota a piè di pagina:
Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella collezione rio Parnasso.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Contributi dei lettori:
Michelangelo Di Schiena: Credo sia il labello più interessante della triade purpurata-lobata-tenebrosa. Ho un paio di cloni dark che presentano petali e sepali davvero scuri, fantastico il contrasto con i toni del labello. Sono piante davvero robuste, amano essere letteralmente “affogate d’acqua” durante il periodo vegetativo. Infatti per me la gestione temperature, annaffiature della triade è praticamente identica, unica cosa che le differenzia sono le esigenze in termini di luce perché la tenebrosa preferisce più ombreggio. Non ho mai visto una di queste piante marcire, da quando le tengo in sfagno (vivo o a fibra lunga) mantengono un elevato livello di idratazione sui retrobulbi e hanno molto più vigore, riuscendo facilmente ad attivare retrogemme, diramandosi.

Blc. Adam Hausermann ‘MAGICLAND’


Quando il clone di un incrocio è più raro di una specie

Da Wikipedia: “Il termine clone deriva dal greco (klön, ramoscello), e può assumere diversi significati a seconda del contesto in cui è utilizzato.
In genetica, il clone è un insieme di organismi o di cellule che originano da un fondatore per riproduzione agamica o da una cellula fondatrice per mitosi. I membri di un clone sono quindi geneticamente identici.”

Chi da anni si interessa delle orchidee, conosce certamente, per fama e per serietà, la ditta americana Hausermann, una delle maggiori aziende produttrici di orchidee.
“Fondatore Carl Hausermann, 1920 – coltivazione di piselli dolci, rose e gardenie da fiore reciso. La coltivazione di orchidee da fiore reciso inizia con il figlio Edwin Hausermann, nel 1935 – la produzione di fiori recisi raggiunge le 400.000 unità annue. Nel 1959 l’azienda comincia a vendere anche piante di orchidee, nel 1970 prende corpo “ORCHIDS BY HAUSERMANN, INC.” che da allora invia orchidee (specie botaniche ed ibridi) ad hobbisti e commercianti di tutto il mondo.”
Come potete vedere sul loro sito, la gamma di produzione è immensa: si va dalle specie botaniche di vari generi, alla miriade di clonazioni e di ibridazioni famosi.

Storie andate
Molti anni fa, dopo aver presa visione  di un catalogo cartaceo a colori di Hausermann (internet ancora non esisteva e tutto funzionava via fax e/o via telefono), in collaborazione con il mio amico Nevio di Trieste, decidemmo di effettuare un ordine di orchidee, nello specifico di Cattleya (cloni di incroci premiati e/o scelti dalle foto del catalogo).
Giunte puntualmente all’aereoporto di Ronchi (TS), la qualità delle piante si dimostrò ottima, così pure i costi (cambio del dollaro, allora molto favorevole), e col tempo anche le fioriture.
A distanza di anni le piante sono diventate adulte, molte sono state divise e distribuite a vari collezionisti, tutto normale si dirà, ma la sorpresa interessante è che ora, molte di quelle piante sono già fuori catalogo e quindi da considerarsi pezzi da collezione numerata. Uno di questi è sicuramente  Blc. Adam Hausermann ‘MAGICLAND’?

Questoclone è  uno dei vari figli dell’incrocio fra (Blc. Mem. Roselyin Reisman x Lc. Mattie Shave), molto bello, sia per forma che per colore e consistenza.


Da ricerche fatte non risulta che questo cultivar abbia ricevuto permi  AOS od altri di spessore mondiale, chissà, magari questo è il motivo della sua repentina scomparsa dai cataloghi dei commercianti di orchidee.
La foto non rende tutta la bellezza e nemmeno la deliziosa ed intensa fragranza dei fiori di questo ibrido; con questo post desidero spezzare una lancia in favore di una sua futura premiazione, invitando tutti i collezionisti che coltivano questa Blc. a presentarla in qualche concorso, lo merita davvero.

Bulbophillum lepidum, ballade


Bulbophyllum lepidum (Blume) JJ Sm. 1905.

Endemicità:  India, Myanmar, Laos, Tailandia, Malesia peninsulare, Cambogia, Vietnam e Indonesia. Habitat: specie epifita di medie dimensioni trovata nelle foreste semi-decidue e sempreverdi su rocce muschiose ed alla base degli alberi a quote da 300 a 1100 metri. Desidera clima caldo con buona escursione termica. Morfologicamente si struttura su  un rizoma, pseudo-legnoso, orizzontale, lungo il quale si formano pesudobulbi di colore verde pallido, angolati e distanziati fra loro  di 1 a 2 cm. All’apice degli pseudobulbi si forma un’ unica foglia eretta, oblunga, brevemente e ottusamente bilobata. Gli steli fiorali, lunghi da 10 a 15 cm, si formano dalla base degli pseudobulbi e al loro apice presentano oltre una decina di fiori di colore bruno rossastro, a formare un ombrello.

Questa specie richiede annaffiature e fertilizzanti regolari, alta umidità e buona circolazione dell’aria.
Facile da far fiorire, i fiori nascono all’apice di infiorescenze che raggiungono lunghezze fino a circa 20 cm, e formano dei ventagli con 6 – 10 fiori.
Periodo di fioritura: luglio-dicembre. Questa specie richiede un ambiente caldo – clima umido e un luogo ombreggiato.

Come tante altre orchidee, anche questa è oggetto di pasticci tassonomici. Mentre alcune fonti accettano il nome Bulbophyllum lepidum, altre lo ritengono solamente un sinonimo di Bulbophyllum flabellum-veneris (J.König) Aver. 2003. Un altro sinonimo è Cirrhopetalum lepidum (Blume) Schltr. 1911.