Archivio mensile:Dicembre 2018

Laelia anceps ‘trilabello var. vestalis’

Esclusivo
Foto a sinistra: Laelia anceps ‘trilabello var. vestalis’ – collezione rio Parnasso.

E’ regolarmente fiorita anche quest’anno la mia misteriosa Laelia anceps. Ecco un primo piano del fiore.
Qualche anno fa ho posto il problema sul blog, ma la discussione è rimasta aperta e senza risposte definitive.
A suo tempo, una lettrice individuò una fonte su internet che ora ci aiuta nella discussione… sicuramente siamo in presenza di un clone molto prezioso.
Ecco i link:
Notizia della nuova varietà di Laelia anceps apparsa a pag. 136 – The Gardeners’ Chronicle, 31 Gennaio 1880.
Laelia anceps var. vestalis Rchb. f.
Laelia anceps var. vestalis foto.

Storia:
Riprendo il filo di quel post: l’orchidea in questione proviene dalla ex collezione A&F di Padenghe, cartellinata come Laelia anceps forma alba, gli anni son trascorsi, l’azienda in questione non c’è più; quell’orchidea fiorisce da qualche anno e ad ogni fioritura, come si può notare, la forma e il colore dei suoi fiori pongono molti punti interrogativi sulla sua esatta classificazione.

La serietà dell’azienda A&F (Alessanrdini e Franguelli) è fuori discussione, ma entrambi i suoi fondatori non ci sono più e quel che rimaneva della loro azienda è stato prelevato da un vivaio francese.
Per cercare il bandolo della matassa proveremo a metterla un po’ più sullo scientifico.
laelia_anceps_masse_poll_20 La prima domanda alla quale cercheremo di dare una risposta è la seguente:
Siamo sicuri del genere? Laelia, Cattleya o ibrido?
Su questo versante la risposta è inequivocabile: trattasi di Laelia e la prova scientifica sta tutta nel numero delle masse polliniche dei suoi fiori: nel genere Laelia sono 8 a gruppi di 2, e la foto a sinistra conferma il genere. Nell’ipotesi di ibridazioni, queste possono essere state fatte esclusivamente all’interno del genere Laelia.

laelia_anceps_fiore_20020 Dimensioni del fiore:
Capsula seminale (antera) – 7 cm.
Fiore – 11 cm.
Sepali bianchi – 1,5 x 6 cm.
Petali bianchi con punte leggermente spruzzate di colore rosa pallido – 3 x 5,5 cm.
Labello trilobato aperto con una vistosa carenatura centrale posta orizzontalmente, bianco con leggere sfumature laterali color rosa – 4 x 5 cm.
Colonna con striature scure orizzontali – 0,7 x 2 cm.

laelia_anceps_pianta_2002 Morfologia della pianta
Pseudobulbi oblunghi, turgidi, bifoliati a volte unifoliati – 10-15cm.
Foglie apicali carnose lanceolate, oblunghe – 15-20 cm.
La foto a sinistra evidenzia che la pianta ancora giovane produce pseudobulbi unifoliati, che tendono a diventare bifogliati con la maturità.
Questa caratteristica, posto che Laelia anceps produce raramente pseudobulbi bifoliati (verificate anche voi questa peculiarità morfologica), induce a pensare ad una possibile ibridazione con un’altra specie bifioliata.

laelia_anceps_stelo_20020 Vista d’insieme della pianta
Lo stelo fiorale, molto strutturato e rigido non supera i 70 cm. di lunghezza.
Le infiorescenze sono a gruppi di 2 – 5 fiori avvolti da membrane appiccicose che racchiudono i fiori in bocciolo.
A conclusione di questa discussione, emerge con chiara evidenza la strana forma del labello che assomiglia ad un petalo allargato, tanto da poter considerare il fiore a forma (tripetala): la funzione naturale del labello è quella di indirizzare l’insetto pronubo verso il nettario, quasi obbligandolo ad introdursi in un percorso stretto, e non è certo il nostro caso.
Le incertezze rimangono, la bella Laelia continua a fiorire indisturbata e puntuale a fine dicembre inizio gennaio di ogni anno, e noi ci concediamo la licenza di nominarla in onore delle vergini Vestali, le sacerdotesse romane al servizio della dea Vesta e non solo… forse anche a numa Pompilio.
Vista la rarità, o forse ancor meglio, stante l’unicità di questo clone e posto che nessuno ce lo vieta, potremmo anche nominarla: Laelia anceps ‘trilabello var vestalis’

Orchidofilia: non c’è futuro senza storia

L’anno vecchio sta finendo, qualche riflessione per quello che verrà.
La storia, già, la storia è importante conoscerla per poter valutare con compiutezza il tempo attuale e gli eventi che viviamo oggi.
L’ambito a cui mi riferisco è l’orchidofilia e/o l’orchidologia italiana. Chi sono io per potermi arrogare il diritto di pontificare, nessuno, non ho cariche di alcun tipo, non sono partigiano di nessuna fazione, ma sono semplicemente un appassionato coltivatore amatoriale di orchidee; sì proprio quelle strane piante che hanno fatto e fanno ancora sognare e per certi aspetti entrare in conflitto con la ragione e la razionalità. Nero Wolfe amava dire: “Nella vita tutto, tranne la coltura delle orchidee, deve avere uno scopo.”
Ecco, appunto, nell’ambito amatoriale nessun scopo se non quello del piacere struggente di coltivarle e non da ultimo, di condividerlo con altri.
Condivisione, associazionismo, epiteti che non sempre si coniugano con quanto avviene in realtà, ed è così che spesso al posto di comportamenti spassionati hanno il sopravvento le divisioni, le beghe da osteria, le gelosie spasmodiche di primi della classe, il tutto a discapito della passione pura.
Pur di raggiungere effimeri ed improbabili punti di acme, si passa volentieri sopra la storia e quello che essa ha disegnato.
Nascono gruppi, a volte semplicemente dei manipoli locali con la malsana ambizione di rappresentare il mondo, che evocano il nuovo con epiteti altisonanti, per altro senza corrispondenza con la realtà: Federazione senza federati, dilettanti allo sbaraglio, figure anti storiche e irriverenti alla pluriennale storia orchidofila italiana. Tutto questo semplicemente per dimostrare superiorità.
Non ci potrà essere futuro nell’orchidofilia italiana se noi tutti non daremo il giusto valore agli insegnamenti della nostra storia, e la storia è fatta da tante Associazioni locali unite per loro scelta in un unica rappresentanza nazionale; la qualità della rappresentanza dipende e dipenderà dal comportamento di tutti noi appassionati, con o senza tessera.

Stelis excelsia

Stelis excelsia fiorita dicembre 2018 nella collezione rio Parnasso

Qualche nota sul genere Stelis

Specie tipo: Stelis ophioglossoides (Jacq.) Sw. (1799) ex Epidendrum ophioglossoides Jacq. (1760). Il genere Stelis raggruppa un grande numero di orchidee, circa 500 specie. Il suo nome generico trae origine dalla  parola greca “vischio”, quasi a voler evidenziare l’ambito epifita di queste specie. Questo genere, prevalentemente epifita (raramente litofitita) è ampiamente distribuito in gran parte del Sud America, America Centrale, Messico, Indie Occidentali e Florida. Gran parte delle specie scoperte sono state nominate ed incluse nel genere Pleurothallis, da Lindley, Ruiz & Pavon e Reichenbach, mentre le più recenti sono state nominate dal Dr. C. Luer.

Descrizione

Il genere Stelis è costituito  da piante a sviluppo simpodiale con foglie singole, oblanceolate che si formno fra  strette escrescenze coriacee all’apice di  steli eretti. La maggior parte delle specie produce racemi di piccoli fiori nelle diverse tonalità del bianco. Altri colori sono rari. Peculiarità dei fiori di questo genere è la loro fotosensibilità: si aprono solo alla luce del sole, alcuni rimangono completamente chiusi di notte. Guardando i fiori si può notare la delicata simmetria dei tre sepali  che vanno a formare un triangolo con una piccola struttura centrale che raggruppa, colonna, piccoli petali e un  minuscolo labello. Va altresì precisato che questa caratteristica morfologica non è evidente in tutte le  specie, da ciò la neccessità di elevarne alcune a nuovo genere (Dr. Luer 2004). La ricerca cladica (di A. Pridgeon, R. Solano e M. Chase) ha dimostrato che il genere Stelis è monofiletico. E’ comunque evidente la sua affinità con il massiccio delle altre Pleurotallidinae: Apatostelis Garay, Dialissa Lindl., Humboldtia Ruiz e Pav. e Steliopsis Brieger, sono generalmente inclusi in Stelis.

Curiosità.

Forse fu proprio una Stelis, la prima orchidea americana portata in Europa. Un esemplare fu dipinto nel 1591 nel libro di erbe di Tabernaemontanus.


‘Vischio indiano’ prima rappresentazione pubblica di orchidee Stelis (1625) in Herbal Book di Johannes Theodorus Tabernaemontanus
Alcune specie del genere Stelis sono state incluse in un nuovo genere.


Elongatia (Luer) Luer , 2004
Il genere Elongatia comprende circa 10 specie di orchidee provenienti dal sud america precedentemente classificate nel sottogenere Elongatia del genere Pleurothallis (rif: Icones Pleurothallidinae XI, Icones Pleurothallidinae XXVI).
Questo genere era parte integrante di Stelis e, dalla sua pubblicazione nel 2004, fa riferimento ad alcune specie,  seppur non ancora accettato da tutta la comunità scientifica. Morfologicamente, le specie del genere sono di varie dimensioni, alcune piccole, altre decisamente grandi, tutte dotate di foglie picciolate o sessili. Le infiorescenze producono molti fiori abbastanza grandi, con un sepalo dorsale libero non terminato alla coda e 2 sepali laterali uniti in un sinisepalo concavo. I petali e il labello sono piuttosto lunghi e larghi. Luoghi di endemicità: Colombia ed Ecuador.

Le specie.

Epidendrum cooperianum

Epidendrum cooperianum Bateman, Bot. Mag. 93: t. 5654 (1867).
Sinonimo: Epidendrum longispathum Barb Rodr. 1877

Epiteto di specie in onore di Thomas Cooper (sec. XIX), esploratore e botanico inglese. Specie epifita di grandi dimensioni, endemica in Brasile nella Mata Atlantica, Minas Gerais, Espirito Santo e Rio de Janeiro.

Epidendrum cooperianum: fiori

Epidendrum cooperianum produce steli eretti, robusti, che portano foglie distiche, coriacee, rigide, ligulate, ad apice acuto. Produce infiorescenze apicali, racemose, lunghe più di 10 centimetri, pendula, con molti fiori. Generalmente fiorisce in inverno – primavera. I fiori misurano circa 3 centimetri, i petali ed i sepali danno l’idea di piccole clavedi colore verde – marrone; il labello è molto appariscente, imbutiforme e trilobato, di colore rosa intenso con la parte centrale bianca.

Coltivazione
Stante la dimensione della pianta (adulta può raggiungere 70-80 cm. di altezza), e la sua facilità di sviluppo, conviene coltivare questa specie in vasi capienti con substrato grossolano misto a torba di sfagno. E. cooperianum desidera clima mite tutte le stagioni con un leggero riposo fresco dopo la fioritura, poca luce, bagnature e fertilizzazioni costanti.