Archivio mensile:Dicembre 2018

Umidificazione

Umidificazione per serre: alla ricerca di proposte funzionali per le collezioni amatoriali di orchidee

Le serre intese come ambienti protetti, necessitano di accorgimenti utili ad organizzare forme di vita al loro interno; i valori da gestire sono umidità, temperatura e luce. Soprattutto nelle serre amatoriali pensate e costruite per coltivare essenze vegetali od arboree esotiche il problema principe è l’umidità ambientale.

Umidificare le serre è una pratica spesso necessaria e non sempre semplice da attuare. In ragione della conformazione e della tipologia delle colture e delle loro peculiari esigenze, si deve valutare come i vari sistemi possano fornire la soglia di umidità desiderata. Oggi il mercato propone sistemi che possono essere riassunti nelle seguenti famiglie:

Tipologie

Umidificatori ad ultrasuoni; adeguati per ambienti di piccole immissioni, hanno costo contenuto ma richiedono una manutenzione accurata e frequente, che porta a maggiore usura dei componenti

Umidificatori ad alta pressione; adeguati a tutti i volumi permettono una nebulizzazione molto fina e di facile gestione. Molto precisi ed efficaci possono essere variamente sofisticati e dal costo variabile.

Umidificatori a bassa pressione; producono uno spray con gocce di grande dimensione e tendono ad inumidire le superfici. Poco precisi e adeguati per ampie superfici hanno costi non elevati

Umidificatori a pacco evaporativo; sfruttano l’evaporazione di filtri imbevuti, efficaci ma poco precisi, utili in grandi ambienti. Necessitano di circolazione aria forzata e pulizia frequente per la salubrità dell’aria

Delle tipologie sopra menzionate quella che permette maggiore flessibilità di impiego e la giusta precisione con autonomia operativa è quella ad alta pressione. Il sistema ad alta pressione può fungere sia da umidificatore che da riduttore della temperatura ambiente. Vi sono numerose realtà che producono sistemi di nebulizzazione tra cui un’azienda italiana,  la Neo Tech, che potete trovare su http://www.fresconaturale.com con la quale Orchids.it sta collaborando al fine di proporre ai tanti coltivatori di orchidee, soluzioni professionali per l’umidificazione. La Neo Tech è una azienda che produce sistemi di nebulizzazione per molteplici applicazioni ivi incluse le serre per orchidee.

Seguiranno altri articoli di approfondimento sul tema. Alla prossima esposizione di  Pordenoneorchidea sarà messa in funzione una unità di nebulizzazione per soluzioni amatoriali: seguiteci anche su https://www.facebook.com/pordenoneorchidea/

Bc. Pastoral: a volte poco “Innocente”

Bc Pastoral ‘Innocence’ AM/AOS: Collezione rio Parnasso
(C. Mademoiselle Louise Pauwels x Bc. Deese)
Bc. Pastroal ‘Innocence’ 1961 AM/AOS, CCM/AOS-JOS, BM/JOGA, PC/JOS BM/JOGA
Ottimo risultato di un incrocio fra (C. Mademoiselle Louise Pauwels x Bc.Deesse ) ottenuto nel 1961 da Rolf Altenbur di Floralia. La genelogia parte dall’incrocio iniziale C. labiata Alba x C. dowiana.
Questa ibridazione ha prodotto diversi cloni famosi (‘White’ Orb, ‘Monica’, ‘Ave Maria’, ‘Ariel Carnier’, ‘Pink Pearl’), ma forse il più noto è ‘Innocence’, caratterizzato dallo “spot” color magenta sul labello, al quale è stato assegnato un AM/AOS nel 1979.
Famosissimo ibrido degli anni passati, desiderato e coltivato ancor oggi da molti coltivatori di tutte le parti del mondo.
Pianta di grosse dimensioni, che produce grandi fiori bianchi e fragranti, con il labello frangiato e la gola color giallo luminoso. Caratteristica inconfondibile di questo clone è l’impercettibile macchia magenta sul bordo del labello, come una goccia di sangue, da cui il nome clonale “innocenza”. Però i fiori non sempre manifestano la loro innocenza, a volte capita che quella inconfondibile goccia di sangue sul labello non compaia, chissà, forse a causa della verginità perduta?
Ad ogni buon conto la pianta si sviluppa facilmente e fiorisce regolarmente fra Natale e fine anno.
Può essere coltivata con successo anche su grandi zattere di legno duro. In tal modo la pianta riceve più luce e produce fioriture più grandi.

Storie di orchidee: Pinalia

Pinalia (ex Eria): floribunda e multiflora, due specie molto simili

Pinalia floribunda
Pinalia multiflora

Spesso guardi con occhio distratto le orchidee della tua collezone senza osservare più di tanto le differenze fra specie appartenenti allo stesso genere.  Poi capita che decidi di approfondire l’esattezza dei nomi e  di due specie affini del genere ex Eria, ora Pinalia, ed ecco che inizia una nuova storia.
Molti anni fa, sicuramente ante CITES, una amica orchidofila in vacanza nell’Isola di Bali, mi recapitò alcune orchidee senza nomi, col trascorrere delle stagioni e con le prime fioriture riuscii a classificarle quasi tutte.
Una però, oltre a classificarla nel genere (Eria), rimase nel limbo dell’incertezza come specie. La bella fioritura di questi giorni mi convince a dedicarle un po’ di tempo.
Coltivo diverse specie di Eria, molte si assomigliano sia per i fiori che per la loro morfologia, ma due, fatta salva la dimensione degli pseudobulbi, sono praticamente uguali: Eria floribunda ed Eria multiflora.

Ricerca

Le due specie di Eria oggetto delle ricerche sono: Eria floribunda ed Eria multiflora
Ma arriva subito la sorpresa che il nome di genere attualmente accettato, non è più Eria, bensì Pinalia.
Recenti studi sul DNA dimostrano che Eria è polifiletico poiché comprende specie derivate da diversi antenati. Sulla base di questi studi, Phillip Cribb e Yan Peng Ng, in Genera Orchidacearum, Volume 4 nel 2005, riconoscono Pinalia come nome di genere valido per molte ex Eria, ivi compresa anche Eria multiflora.
La letteratura offre poche argomentazioni a riguardo della somiglianza fra le due specie.
A dipanare il problema è stato di molto aiuto l’Edwards’s Botanical Register con questa provvidenziale annotazione:
“Una rara piccola pianta per la quale siamo in debito con il signor Van Houtte, di Gand, che ha ricevuto da Java. È piccola con i fiori ricoperti di una fine satinatura, l’unica parte colorata è la colonna, che è viola intenso. In abitudine assomiglia ad un piccolo esemplare di Eria floribunda.
Questa nota evidenzia che sono le dimensioni delle piante a fare la differenza, ma possono tornare utili anche questi disegni in :Johannes Jacobus Smith – Die Orchideen von Java – Figuren-Atlas – Viertes Heft (1911).

Pinalia floribunda – fiori

Pinalia floribunda (Lindl.) Kuntze fu descritta per la prima volta da John Lindley come Eria floribunda nel registro botanico nel 1844. L’epiteto specifico deriva dal latino floribundus (abbondantemente fiorito) per le numerose infiorescenze a molti fiori. Carl Kuntze trasferì questo taxon a Pinalia nel Revisio Generum Plantarum nel 1891.
La specie è originaria di Bali, Java e Sumatra dove cresce sugli alberi delle foreste umide tra 500 e 2200 m di altitudine. Pianta a sviluppo simpodiale con pseudobulbi eretti, staminali, strettamente ellissoidali portati da 2 a 5 foglie morbide, apicali, lineari-lanceolate ed ellittiche, i fiori producono nettare dolce dalla base del labello e hanno un profumo salmastro.
I fiori bianchi violacei si formano su infiorescenze che escono dagli pseudobulbi allungati a forma di fusto e dopo la caduta lasciano segni sul tronco, come fossero dei buchi. Le piccole radici sono di colore marrone e sottili come dei fili.
Le infiorescenze sono spighe compatte, lunghe 10-15 cm, prodotte ai nodi superiori e opposte alle foglie, con tantissimi e minuscoli fiori, di circa 0,5 cm di diametro, color bianco-rosato, pubescente esternamente, con labello rosa violaceo e colonna, fragrante.
Specie florifera che produce diverse infiorescenze su ogni pseudobulbo, quasi a compensare la vita piuttosto breve e le dimensioni minime dei singoli fiori. Richiede ombreggiatura parziale, temperature intermedie, 18-32° C, con valori invernali inferiori a 15° C, umidità costantemente alta, 70-85%, e una posizione ben aerata. Innaffiature regolari e abbondanti, lasciando asciugare parzialmente il substrato prima di ridare acqua, utilizzando acqua piovana, demineralizzata o con osmosi inversa.
Sinonimi: Dendrolirium micranthum Blume (1825); Dendrolirium multiflorum Blume (1825); Octomeria racemosa Breda (1829); Eria micrantha (Blume) Lindl. (1830); Eria multiflora (Blume) Lindl. (1830); Pinalia micrantha (Blume) Kuntze (1891); Urostachya multiflora (Blume) Rauschert (1983).

Pinalia floribunda – pianta
Pinalia multiflora

Pinalia multiflora (Blume) Kuntze.
La specie è originaria di Bali, Giava e Sumatra dove vive sugli alberi delle foreste umide tra 800 e 2200 m di altitudine.
Pinalia multiflora (Blume) Kuntze, Revis. Gen. Pl. 2: 678 (1891).
Basionimo: Dendrolirium multiflorum Blume, Bijdr. Fl. Ned. Ind.: 349 (1825).
Sinonimo: Eria multiflora (Blume) Lindl., Gen. Sp. Orchid. Pl.: 68 (1830).
E’ una specie epifita morfologicamente simile a Pinalia floribunda che forma densi cespi con rizoma strisciante e pseudobulbi, distanziati tra loro di circa 1 cm, clavato-cilindrici, leggermente compressi lateralmente, di 10-20 cm di altezza e 0,4-0,6 cm di diametro.
Gli pseudobulbi sono provvisti lungo la parte superiore di 2-5 foglie lineari-lanceolate con apice da acuto a ottuso, lunghe 10-22 cm e larghe 1,5-2,6 cm.