Archivio mensile:Gennaio 2020

Curiosando sul blog: foto e storie famose

Complice il trascorrere degli anni, vuoi anche il periodo storico che rendeva difficile quello che ora nel mondo orchidofilo è banale, le ibridazioni dei secoli scorsi sono tutte cariche di mistero e di fascino.


La storia che mi accingo a raccontare è quella di un vecchio ed introvabile ibrido di Vanda, che nella metà del secolo scorso fece storia a Singapore: Vanda Tan Chay Yan – Vanda Tan Chay Yan (V. dearei x V. Josephine van Brero)
Vanda di grandi dimensioni, con foglie semi cilindriche, fiorisce più volte l’anno. Fiori dal colore e dalla forma eccezionali e di lunga durata.
Nella foto in alto si può ammirare la pianta madre giunta nella mia collezione oltre 25 anni or sono.

Note storiche:
La letteratura afferma che l’originale Vanda Tan Chay Yan è frutto di un incrocio fra (Vanda dearei? X Vanda Josephine van Brero).
Il punto interrogativo su Vanda dearei indica diversità di opinioni del mondo orchidofilo sulla sua veridicità.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è vanda_Tan-Chay-Yanfiore.jpg

Questo splendido ibrido oro rosa-albicocca, creato da Tan Hoon Siang, collezionista amatoriale di Singapore, prende il nome Vanda Tan Chay Yan in onore di suo padre: Tan Chay Yan. Tan Chay Yan (Dic. 1871, Malacca – 6 Mar. 1916, Malacca), primo coltivatore di gomma in Malesia, comunemente noto come Chay Tan Yan e conosciuto anche come Chen Quixian, era nipote dell’uomo d’affari e filantropo Tan Tock Seng, originario della provincia cinese del Fujian: in suo ricordo porta il suo nome anche l’ospedale di Singapore “Tan Tock Seng Hospital “

La storia: Robert Tan Hoon Siang feconda un fiore di Vanda dearei con il polline di Vanda Josephine van Brero (ibrido tetraploide) nel 1948. La capsula fecondata viene seminata e coltivata al Singapore Botanic Garden nel 1949. La semina porta il codice ‘SBG 770’, e la prima pianta fiorita viene nel 1952.
La prima apparizione in pubblico di una pianta fiorita proveniente dal lotto ‘SBG 770′ avviene il 25 Maggio 1954. E’ in questa data che la Signora Garcia Lewis espone questo ibrido al Chelsea Flower Show in Inghilterra. Il successo è immediato in tutti gli ambienti del mondo orchidofilo di allora e quel cultivar, nominato Vanda Tan Chay Yan ‘Pride of Malaya’ FCC/RHS 1954 si aggiudica l’ambita certificazione First Class dalla Royal Horticultural Society, soprattutto per il fatto che l’ibrido è stato creato da un coltivatore amatoriale di orchidee. Qualche anno dopo, Vanda Tan Chay Yan, esposta da Mdm. Ong Siew Hong, vince anche un trofeo per la migliore Vanda esposta al 2° World Orchid Conference, (Hawaii 1957).

Dubbi e riserve
Il Professor Eric Holttum, famoso orchidologo del Singapore Botanic Garden, esprime i suoi dubbi sulla progenia di Vanda Tan Chay Yan. A supporto delle sue tesi, evidenzia che Vanda dearei produce infiorescenze esili e corte, con al massimo 4-5 fiori mentre Vanda Tan Chay Yan ha infiorescenze erette, robuste e lunghe, con 8-10 fiori. Vanda Josephine van Brero, il genitore polline tetraploide, contribuisce per i due terzi alla genetica di Vanda Tan Chay Yan, e poiché questo genitore produce lo stesso numero di fiori di Vanda dearei, risulta inspiegabile la rigogliosa e numericamente abbondante fioritura dell’ibrido discendente: Vanda Tan Chay Yan.
Ad ogni buon conto, uesto nuovo ibrido, ampiamente coltivato nei vivai di Singapore nel corso del decennio successivo “1960-’70”, è stato anche candidato a diventare il fiore nazionale di Singapore. Alla fine questo onore è andato ad un ibrido più antico: Vanda Miss Joaquim (registrato nel 1893).

Vanda Josephine van Brero Questa orchidea è un ibrido semi-terete amphidiploid (4n), portato a fioritura dalla sig.ra J. van Brero di Tjipaganti, Bandung, Java (Indie Orientali Olandesi oggi Indonesia) nel 1936. Questo ibrido ha come genitori, Vanda insignis (Isole Molucche) fecondata con il polline di Papilionanthe teres (Myanmar).
La germinazione è avvenuta per puro caso – non essendo allora conosciuta la semina asimbiotica – questo ibrido meraviglioso è germinato e cresciuto dai semi gettati sulle radici dei genitori seme. Questo ibrido di Vanda dalle foglie semi-terete ha dimostrato di essere un vero e proprio campione per i futuri incroci, influenzati per la forma, la consistenza ed il colore rosso- albicocca nella loro progenie.

Polemiche e dubbi
Come capita spesso, quando si tratta di vecchie storie di orchidee, anche questa porta con se, discussioni e misteri, che parlano di baccelli mescolati, di parentela confusa e di registrazione difettosa.
Un vecchio coltivatore di orchidee del posto, usa raccontare che Tan Hoon Siang produsse i suoi nuovi incroci utilizzando, sia V. sanderiana che V. dearei (come genitori seme) con V. Josephine van Brero (come genitore polline).
Ad oggi il mistero rimane ancora insoluto. Pare che – anche se la parentela ufficiale registra l’utilizzo della V. dearei per la semina – sia stato invece usato il genitore seme (V. sanderiana).
Fin dall’inizio, orchidologi illustri quali il professor Eric Holttum (già Direttore del Giardino Botanico di Singapore), hanno messo in dubbio la genealogia del nuovo ibrido di Tan, identificabile con i numeri di codice ‘SBG770’. Holttum non poteva credere che V. dearei x V. Josephine van Brero potesse produrre un ibrido con fiori rotondi, piatti, fiori con bellissimo colore giallo-albicocca su uno spuntone multi-fiorito. Sia V. dearei che V. Josephine van Brero tendono a produrre fiori con petali ricurvi.
Successivamente, un altro coltivatore professionista – T.M.A Orchidee – con le sue ibridazioni ottenne risultati molto simili a Tan Hoon Siang, ma in questo caso, usando V. sanderiana come genitore al posto di V. dearei. Questo nuovo incrocio ha prodotto fiori più grandi e di durata più lunga. Il nuovo ibrido è stato nominato ‘Vanda TMA’… successivamente raffigurato anche in una vecchia banconota di Singapore da 5 $. In ogni caso era troppo tardi per cambiare qualcosa alla Vanda registrata da Tan Hoon Siang con il nome di suo padre, Tan Yan Chay. La possibilità di modificare la nomenclatura non era solo una questione di difficoltà tecnica, ma forse anche una questione di orgoglio e di onore familiare.
Nei primi giorni della polemica, Dato ‘Dr. Yeoh Bok Choon scrisse un articolo (Malayan Orchid Review, Vol. 5, No. 5, 1959) con l’obiettivo di chiarire il problema del nome. Qualche anno più tardi, Tan Hoon Siang si sentì in dovere di diffendere le origini genealogiche del suo ibrido (Malayan Orchid Review, Vol. 7, No. 4, April 1964), sostenendo di aver usato una varietà di V. dearei con petali piatti.
Questa difesa è stata – più tardi – in parte avvallata da un coltivatore di Johor Bahr, quando ha rifatto l’incrocio usando una V.dearei con i petali piatti, ottenendo un cultivar con petali piatti dal nome: V. Tan Yan Chay ‘Katherine Pink’.
Successivamente, il Professor H. Kamemoto dell’Università delle Hawaii ha dimostrato che l’influenza di V. Josephine van Brero è altamente dominante in quasi tutti gli incroci semplicemente perché è tetraploide (4n), e pertanto conferisce alla sua prole un set extra di cromosomi.
Tuttavia, ci sono orchidologi e tassonomi che trovano ancora motivo di discussione sui genitori veri di questo ibrido. Molti ‘revisionisti’ sostengono che la genealogia reale di Vanda Tan Chay Yan dovrebbe essere V. Josephine van Brero x V. sanderiana, in altre parole, V. Chay Tan Yan è V. TMA con un altro nome. Alcuni di questi revisionisti sostengono che la vera discendenza di V. Josephine van Brero x V. dearei tende a produrre fiori più piccoli con più petali ricurvi, sfumature giallo e profumo pronunciato.
Non sapremo mai la verità: i protagonisti di allora non ci sono più, ma poco ci importa… un po’ di mistero dona ancor più fascino a questa Vanda stupenda.
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Note finali: notizie e foto parzialmente tratte da blogspot.it

Amarcord, la mostra di Cattolica

Correva il mese di maggio del 2009 …come quelle piacevoli sensazioni che ti scivolano via mentre le stai vivendo.

Non me la sento di definirla poi tanto piccola quell’esposizione… più di settanta specie esposte e tutte rigorosamente provenienti da serre amatoriali.
Il set espositivo importante – sala conferenze del museo della regina – ed allo stesso tempo intimo, rilassante e molto armonico. Nella sua rappresentazione architettonica, mostrava, anzi, quasi custodiva una sobria e ben articolata coreografia espositiva, buttata lì di getto la sera prima, come si usa fare in un dipinto impressionista, il tutto in poco meno di due ore.

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Il pubblico c’è stato, non le folle oceaniche – nessuno le aspettava – ma un flusso continuo di appassionate ed appassionati orchidofili a godersi le deliziose fioriture di orchidee esotiche inusuali.

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Un grazie grande grande a Roberta e Federico di Cattolica, che hanno dato l’anima a questa mostra: non è facile mettere insieme tutti i tasselli, soprattutto quando si dà la prima! Grazie anche all’AERADO ed ai suoi dirigenti che hanno voluto presenziare a questo evento con piante fiorite, provenienti dall’orchidario della loro Associazione. Lasciatemi immaginare questa collaborazione spontanea come un evento propedeutico alla nascita di una bella manifestazione orchidofila annuale, che abbracci tutta la costa adriatica.

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https://www.orchids.it/2009/05/03/la-mostra-di-cattolica-il-giorno-dopo/#

Orchidee dipinte da Mila
Stanno diventando ormai inseparabili, i dipinti di orchidee proposti dalla nostra pittrice “Mila”.
Le opere di Mila collocate quasi ad abbracciare il set espositivo, donano all’atmosfera delle nostre esposizioni, già di per se felpata, un ulteriore e giusto tocco di classe.
Lorella Castellan in arte “Mila” dipinge con armonia e leggiadria, trasferendo in delicati ed a volte anche decisi acquerelli, emozioni e simbiosi, tra arte figurativa e trasposizione tridimensionale della realtà.
Nella foto in alto si può ammirare uno dei suoi quadri esposti in questa mostra raffigurante dei fiori di Lycaste, sul quale si riflette la mostra… stupendo esempio di spazio metafisico.

Orchidee esposte, piccola rassegna fotografica: iniziamo con questo esemplare di Vanda tricolor var.suavis, vista in tre dimensioni.

La nostra attività
L’esposizione è durata solo un giorno “proprio una bella giornata” forse troppo poca, ma intensa e bella.

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Storie: Efesto, un trono per le orchidee

L’idea del bancale intelligente.
Quel giorno ero intento a costruire in loco i bancali per la nuova serra, quando mio figlio (tecnologico ante litteram), guardandomi con fare compassionevole esordì: “Così non va caro papà! Il bancale dovrebbe essere modulare e componibile, solo così potrà soddisfare tutte le esigenze, in serra saranno usati vari moduli fino a raggiungere le dimensioni di ingombro desiderate” – e concluse – “nelle coltivazioni casalinghe potrà starci il modulo base che non dovrà superare l’ingombro di uno o due metri: IKEA insegna”.

Efesto Vulcano forgia le folgori

E’ così che cominciò a frullare nella mia testa, l’idea del “bancale intelligente”, di poco ingombro, componibile con facilità, resistente e modulare. Quasi ogni giorno il mio pensiero andava a quel vecchio fabbro, conosciuto anni fa in Grecia a Cleo, piccolo paese dell’Isola di Lesbo.

Foto: Vulcano forgia le folgori per Giove Pieter Paul Rubens (Siegen, Vestfalia, 1577 – Anversa 1640)

La sua bottega era poco più che una grotta buia dalle pareti scure, informi, con il pavimento fatto di unti sedimenti polverosi, ma dalle sue mani uscivano dei veri capolavori. Chissà, forse era la reincarnazione di Efesto, nella mitologia greca e Vulcano in quella latina, dio del fuoco e dei fabbri.

Mitologia, fonte di ispirazione
Efesto, divinità greca del fuoco, figlio di Zeus e di Era, nacque zoppo, e per questo la madre lo gettò dall’Olimpo in mare, dove fu raccolto dalle ninfe Eurinome e Tetide. Si racconta che Efesto per vendicarsi della madre le costruì un trono d’oro con dei lacci inestricabili per chi vi si fosse seduto; Era vi rimase avvinta e per scioglierla, Dionisio convinse Efesto a risalire nell’Olimpo per liberarla dai legami che egli solo sapeva districare. Da allora Efesto è il dio dei fabbri ed è a lui che abbiamo chiesto collaborazione per creare: il trono per le tue passioni verdi.


Il bancale intelligente
A dire il vero non è stato proprio Efesto a dar vita al bancale “guido”, ma quello che vedrete in sequenza fotografica è opera di un bravo artigiano modenese, creato su mio progetto commissionato da SerreGiardini, che lo produce e vende.

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Nasce il “Bancale Guido”
Come si può vedere nelle foto, ecco tutto l’occorrente per costruire una unità modulare a tre gradini con alzata di 2 m x 1,5 di lunghezza.
I moduli sono facilmente componibili e sono stati studiati per resistere all’aggressione degli agenti esterni attraverso una verniciatura integrale a caldo. il peso complessivo del colle è di circa 30 Kg.

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Sono sufficenti 6 bulloni – et voilà – l’intera struttura sta in piedi. Questa può essere singola (con tre gradini di lato, vedi foto) e appoggiata a parete, oppure doppia e sistemata nella parte centrale della serra. Il tutto è regolabile in altezza a seconda degli usi e dei luoghi.
L’alzata è stata studiata per ospitare piante sistemate su zattera, ma anche, vista la sua maglia spessa e resistente, può essere attrezzata come giardino pensile dove poter creare gli habitat per alloggiare miniature di varia natura: Orchidee, Tillandsie, Succulente ed altre essenze da collezione.
Sappiamo tutti che le piante su zattera asciugano più velocemente rispetto a quelle in vaso, per questo motivo, sul lato più alto della griglia verticale saranno sistemati gli ugelli dell’impianto nebbia.

Ecco le prime regine sedute sul “trono” di EFESTO, pare si siano trovate bene.
Al netto di piccole ed eventuali modifiche, questo “bancale intelligente” è già disponibile nel mercato delle serre amatoriali: ovviamente è già brevettato. Per informazioni di vario genere ecco il link: http://www.ideaserra.com/228-bancale-guido-alto.html

Maxillaria cucullata

Maxillaria cucullata

Genere: Maxillaria Ruiz. & Pav., 1753 è un ampio genere della famiglia delle Orchidacee. Il nome scientifico deriva dal latino maxilla, che significa “mascella”, forma evocata dalla colonna e dalla base di alcune specie appartenenti a questo genere. Specie: Maxillaria cucullata Lindl. 1840. Il nome di specie trae origine dalla parola latina “cucullus”, che significa cappuccio, in riferimento alla forma avvolgente dei sepali laterali sopra il labello. Sinonimi: Camaridium cucullatum, Maxillaria atrata, Maxillaria galeata, Maxillaria praestans, Maxillaria rubrilabia, Psittacoglossum cucullatum. Questa specie è stata descritta da John Lindley nel 1840.

Descrizione: Maxillaria cucullata è endemica in Messico, nella maggior parte dell’America centrale e nella parte settentrionale del Sud America. Cresce in forma epifita sugli alberi, ma anche sulle rocce e sul terreno. Vive nelle foreste densamente umide, ma anche in aree antropizzate quali le piantagioni di caffè, pascoli e nelle foreste pluviali montane. Si trova ad altitudini di 1500-2300 m, ma anche a quote più basse e/o superiori.
La pianta è di dimensioni ridotte, raggiunge i 50 cm di altezza, con piccoli pseudobulbi da 2,5-9,5 cm di lunghezza, 1-3 cm di larghezza, avvolti quasi completamente da diverse guaine e con una sola foglia che può raggiungere 11-40 cm di lunghezza e 1-5 cm di larghezza. Questa orchidea fiorisce in autunno inizio inverno su infiorescenze solitarie e profumate. I fiori di 4,5 cm. non si aprono completamente. I colori dei fiori possono variare dal giallastro al quasi nero, spesso con strisce e punti rossi o castani. I petali laterali, stretti-lanceolati sono piuttosto affilati e spesso piegati lungo il nervo centrale vicino all’apice, si spostano in avanti da ciascun lato della colonna quasi a formare un cappuccio. Il labello è generalmente a 3 lembi, diritto o a forma di coppa, attaccato alla base della colonna.

CURA E CULTURA
Maxillaria cucullata vive bene con luce filtrata in un habitat continuamente ventilato.
Temperatura:
È un’orchidea con requisiti termici moderati. In estate, la temperatura media diurna è di 21-22 ° C, la notte 12-13 ° C, con uno sbalzo termico di 8-9 ° C. In inverno, le temperature medie giornaliere sono di 19-21 ° C e la notte di 9-10 ° C, con un’ampiezza giornaliera di 9-11 ° C.
Umidità:
75-80% per la maggior parte dell’anno con riduzionee scende al 65% per alcuni mesi di fine inverno e inizio primavera.
Substrato, supporti in crescita e rinvaso:
Maxillaria cucullata può essere coltivata in vasi con buon drenaggio oppure su zattere di sughero o felce. Tale coltivazione richiede, tuttavia, il mantenimento di un’elevata umidità e durante l’estate delle annaffiature quotidiane. Nel periodo di clima estremamente caldo e secco, le piante sistemate su supporti legnosi possono richiedere anche diverse annaffiature durante il giorno.
E’ possibile anche la coltivazione in cestini utilizzando un substrato molto sciolto e ad asciugatura rapida, come pezzi di corteccia di medie dimensioni o fibre di felce tritate. L’aggiunta di pearlite miscelata allo sfagno migliora la struttura del substrato poichè consente di trattenere una certa quantità di umidità. Fertilizzazione: Questa orchidea non richiede eccessive fertilizzazioni, sono sufficenti dei cicli mensili con dosi leggere di concime equilibrato.

Calicanto: fiore d'inverno

Nome botanico: Chimonanthus Lindl., 1819. E’ un genere di piante, appartenente alla famiglia delle Calycanthaceae, originario dell’Asia. Il nome deriva dal greco e significa “fiore d’inverno” con riferimento alla sua fioritura invernale. Calicanto, la pianta che fiorisce in inverno.Il suo nome botanico è Chimonanthus, vegeta e si sviluppa nella stagione estiva e fiorisce in inverno. Pianta ornamentale, resistente al freddo e all’inquinamento delle nostre città; è apprezzato per i fiori odorosissimi, che sbocciano gradualmente a fine inverno; se il clima è mite o la posizione bene esposta i primi fiori tentano di aprirsi già a dicembre o a gennaio, ma si chiudono ben presto nelle notti più fredde; la fioritura avviene sui rami più vecchi. I fiori possono essere isolati o a gruppi; sono formati a coppa con petali esterni più grandi e di colore giallo chiaro e quelli più interni di colore porporino.

Chimonanthus praecox (L.) :pianta.
Chimonanthus praecox (L.) : fiori.
Chimonanthus praecox (L.) : fiori.

Classificazione botanica: Il nome del genere è di matrice greca e significa “fiore d’inverno” proprio in riferimento alla sua fioritura invernale. Le specie di Chimonanthus esistenti in natura sono poche, nei giardini italiani viene coltivata soprattutto Chimonanthus praecox che è caratterizzata da un arbusto disordinato, che possiede  fusti eretti, ben ramificati, dai quali nasce una vegetazione densa ed intricata; le foglie spuntano in primavera.

Principali specie: Chimonanthus praecox (L.); Chimonanthus campanulatus R.H.Chang & C.S.Ding; Chimonanthus grammatus M.C.Liu; Chimonanthus nitens Oliv; Chimonanthus yunnanensis

Per saperne di più: https://ilgiardinodeltempo.altervista.org/tag/chimonanthus-campanulatus/