Archivio mensile:Febbraio 2020

Maxillaria densa

Maxillaria densa: fiori

Maxillaria densa, orchidea schiva, umile, si nota difficilmente quando non è in fiore e, se fiorita, l’attrazione principale è il profumo non l’aspetto dei fiori.
L’aroma dei suoi piccoli fiori ricorda abbondantemente il famoso profumo “Djedi”. Djedi è un profumo creato nel 1926 da Jacques Guerlain e riproposto in pochissime confezioni nel 1996; la fragranza dei fiori di Maxillaria densa è sorprendentemente simile.

Maxillaria densa: fiori

Maxillaria densa Lindl. 1885.
Orchidea epifita, endemica in vari paesi del del Centro America e parti del Sud America, dove cresce con generosità nelle foreste di pini. I fiori sono piccoli e bianchi, con tocchi di rosa sul labello. Spuntano a forma di piccoli grappoli densi, al lato degli pseudobulbi, e guardano fuori appoggiati sopra la guaina che li avvolge quasi a simulare il cono di carta della confezione del fioraio.
Questo per quanto riguarda i fiori. La fragranza, invece è molto avvolgente. Profumo ricco e fortemente floreale, speziato di cannella, muschiato e legnoso. Se si dovesse sentire il profumo senza conoscere la sua origine, si direbbe che è un Guerlain.
Ecco spiegata la buona occasione per presentare, oggi, questa orchidea: regala alla tua donna questo profumo, scegli tu se quello dei fiori di Maxillaria densa oppure un Guerlain Djedi originale!

Acianthera aphthosa

Il genere Aciathera

Acianthera Scheidw. —Orchidaceae Juss.— è un genere subordinato alle Pleurothallidinae composto da circa 118–220 specie. La sua endemicità copre regioni tropicali dalle Antille dal Messico all’Argentina e all’Uruguay, con il Brasile principale centro di biodiversità. Le varie specie del genere Acianthera sono generalmente epifite con habitat nelle foreste umide o pluviali dal livello del mare a oltre 2600 m s.l.m. e comprende specie con fiori più o meno carnosi, con sepali conniventi, quelli laterali connaturati, labello articolato con la colonna, che è alata, e due pollinia. (Pridgeon 2005; Luer 1986).
Sono trascorsi quasi due secoli da quando nal 1842 Michael Joseph Scheidweiler descrisse Acianthera. Ma, successivamente Lindley (1859), considerò le specie di questo gruppo come Pleurothallis R.Br. dove rimasero per molti decenni, nel contempo i tassonomi lasciarono nell’oblio il genere Acianthera. Luer (1986) restaurò il nome Acianthera come sottogenere di Pleurothallis con l’obbiettivo di ragruppare specie caratterizzate da fiori leggermente carnosi e con altre somiglianze morfologiche. Tuttavia, recenti studi filogenetici basati sul DNA (Pridgeon & Chase 2001; Pridgeon & al. 2001; Chiron & van den Berg 2012; Chiron & al. 2012; Karremans e al. 2016) hanno fornito elementi tali da considerare Acianthera come gruppo monofiletico con proposta di classificarlo al livello generico.

La specie: Acianthera aphthosa

Acianthera aphthosa: fiori.

Origine del nome di specie in riferimento alla morfologia dei fiori (dal greco aphtha – pustola)

Acianthera aphthosa (Lindl.) Pridgeon & M.W.Chase, Lindleyana 16 (4): 242 (2001); Pleurothallis aphthosa Lindl., Bot di Edwards. Reg. 24 (Misc.): 42–43 (1838); Specklinia aphthosa (Lindl.) F.Barros, Hoehnea 10: 109 (1984). Tipo: s.loc., Giu. 1838, Bateman s.n. [ricevuto dal signor Bateman, che a sua volta lo ricevette dal giardino botanico di Birmingham, senza un nome]. Sinoimi: Pleurothallis macrophyta Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchidea. 1: 19 (1877). Tipo: Brasile, Minas Gerais, Pico de Frade vicino a Caldas, Barbosa s.n. (holo-: B, perso; lecto-, qui indicato: Sprunger 1996: 211 tab. 153B).

Pleurothallis pelioxantha Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchidea. 1: 17 (1877). Tipo: Brasile, Minas Gerais, Carmo do Rio Claro, Barbosa s.n. (holo-: B, perso; lecto-, qui indicato: Sprunger (1996: 230 tab. 172).

Pleurothallis ciliata var. abbreviata C.Schweinf., Bot. Mus. Leafl. 16: 46 (1953). Tipo: Perù, Huánuco, Yanano, ca. 6000 piedi s.l.m., 13 maggio 1923, Macbride 3837 (holo-: AMES!).

Distribuzione. Colombia, Ecuador, Perù (fig. 3), Bolivia e Brasile.

Acianthera aphthosa (Lindl.)Alec Melton Pridgeon & Mark Wayne Chase, Lindleyana 16: 242. (2001).

Acianthera aphthosa: dimensioni pianta.

Endemismo:
endemica in Brasile.

Distribuzione geografica:
Sudeste (Minas Gerais, Rio de Janeiro, São Paulo)
Sul (Paraná, Rio Grande do Sul, Santa Catarina)

Dominio Fitogeografico:
Mata Atlantica.

Tipo di vegetazione:
Foresta sempreverde, foresta semidecidua stagionale, foresta pluviale

Acianthera aphthosa è una specie epifita di piccole dimensioni, endemica in Brasile e altri stati del centro america. Predilige i climi caldi delle foreste montane umide, sempreverdi, ad altitudini tra 250 e 1500. Fiorisce in inverno su un’infiorescenza apicale, corta, da pochi a molti fiori, fascicolati avvolti da 2 a 4, brattee tubolari basali, dall’odore sgradevole.

Coltivazione
E’ consigliabile coltivare questa specie in vasi e/o cestini di legno. Serra calda e ombreggiata. Substrato sempre umido, fetilizzazioni equilibrate.

Cattlianthe Hazel Boyd ex Slc.

Cattlianthe Hazel Boyd è un ibrido originato da Rod McLellan Co. nel 1975.

Cattlianthe, abbreviato Ctt. nel commercio orticolo, è l’orchidea nothogenus per i greges ibridi intergenerici contenenti almeno una specie di antenati di ciascuno dei due generi ancestrali Cattleya Lindl. (1824) e Guarianthe Dressler & W.E. Higgins (2003), e di nessun altro genere. “Slc.” è l’abbreviazione utilizzata per descrivere le orchidee ibride con parentela di tre specie: sophronitis, laelia e cattleya

Ctt. Hazel Boyd ‘Orinda’

Nevio Ogrizovich, ex orchidofilo di Trieste (non coltiva più), diceva sempre: “Guido, quando ti capita tra le mani una Hazel Boyd non lasciartela scappare, ogni cultivar è un campione.”
Aveva ragione da vendere. Forse mi ripeto nel tessere le lodi a questo ibrido intergenerico, ma quando Frank Fordyce e Rod McLellan fecodarono lo stigma della Slc. California Apricot con le masse polliniche dei fiori di una Slc. Jewel Box, ottennero dei risultati eccezionali.

Frank Fordice racconta: un giorno Rod mi disse che Rudy Bapst, della famosa Bapst Blue Ribbon Beer Company, gli aveva regalato un clone superiore di quel bel ibrido rosso, Slc. Jewel Box ‘Beverly’, aveva dato la pianta alla Rod Mclellan Company. “Visto che è in fiore” – aggiunse Rod -, “perché non la ibridiamo”? Così lui e io iniziammo a camminare attraverso la serra, alla ricerca di qualcosa da ibridare. Notai Subito il “cerchio arancione” di Slc California Apricot. Istintivamente suggerii che quell’eccellente ibrido poteva essere interessante per l’ibridazione. Lui acconsentì e così procedemmo, creando in tal modo l’ibrido che alla fine si è rivelato essere il Slc Hazel Boyd.
Qualche anno dopo Rod mi mostrò una pianta in fiore: “questa è la prima fioritura di quella famosa ibridazione, ti ricordi” – disse –  “Ti dispiacerebbe se questo ibrido lo chiamassimo Hazel Boyd, a ricordo di un mio caro amico?”- Che che conoscevo personalmente anch’io.
Ho detto sì ed è stato così chiamato Slc Hazel Boyd.
L’incrocio è stato inserito nel catalogo con il nimero: #9022.

James Frank Fordyce, deceduto il 17 agosto 2011, dopo una breve malattia, all’età di 87 anni. Frank è stato una delle figure più venerate e iconiche del mondo delle orchidee. Sposato con, Virginia “Madge”, Frank e Madge erano innamorati dall’infanzia, si conoscevano da ottant’anni. Nel 1946, ha iniziato la sua carriera nelle orchidee, che lo ha accompagnato per il resto della sua vita, quando è stato assunto dal signor Fred Stewart della Stewart Orchids. Frank ha lavorato presso Stewart dal 1946 al 1960, quando ha aperto la sua attività di orchidee a Oceanside, in California. Nel 1970, ha chiuso la sua attività e ha iniziato una carriera di dieci anni con la Rod McLellan Company. Nel 1980, Frank e Madge, mantennero l’attività di “Orchid Ranch” a Livermore, in California, fino alla sua chiusura nel 2006. Frank Fordyce fu un importante ibridatore di Cattleya e la sua eredità continua a ottenere innumerevoli premi. Rod McLellan: Una delle più antiche e grandi imprese orticole a conduzione familiare d’America, la McLellan Co. Negli ultimi 25 anni, i visitatori sono stati accolti da Marvel Sherrill, direttore del tour della compagnia e storico residente, che accompagna il pubblico regolarmente due volte al giorno alle 10:30 e alle 13:30, sette giorni alla settimana, tranne nelle festività principali.
I visitatori hanno la possibilità di camminare attraverso diverse delle 25 serre del sito, osservando letteralmente milioni di orchidee in varie fasi di sviluppo, dai Paphiopedilum dai colori vivaci ai Cymbidium, una popolare varietà all’aperto.

Ctt. Hazel Boyd ‘Elizabeth’

Fra i tanti cultivar, figli di quel famoso incrocio, Slc Hazel Boyd ‘Orinda’ AM/AOS, che potete ammirare nella foto a sinistra, è il mio preferito.
Come tutte le ibridazioni che annoverano fra i progenitori anche il genere Sophronitis, questo ibrido presenta problemi nella coltivazione. Le difficoltà sono dovute al suo portamento disordinato, ed anche per la sua difficoltà nello sviluppo: la pianta rimane a lungo fiorita e va facilmente in crisi di disidratazione.

Premi assegnati a cultivar di recente realizzazione: Slc. Hazel Boyd ‘Apricot Glow’ (5 premi dal 1985 al 2004) Slc. Hazel Boyd ‘Sunset’ (2 premi dal 1978 al 1994) Slc. Hazel Boyd ‘Mikkabi’ (2 premi dal 1985 al 1993) Slc. Hazel Boyd ‘Isabelle’ (2 premi dal 1982 al 1989) Slc. Hazel Boyd ‘Princess of Orange’ (2 premi dal 1980 al 1983) Slc. Hazel Boyd ‘Flamenco’ (2 premi nel 1978) Slc. Hazel Boyd ‘Ginny’ (1995) Slc. Hazel Boyd ‘Islander’s Gold’ (1994) Slc. Hazel Boyd ‘Picotee’ (1990) Slc. Hazel Boyd ‘Yellow Bird’ (1988) Slc. Hazel Boyd ‘Baja Sunrise’ (1988) Slc. Hazel Boyd ‘Little Mo’ (1986) Slc. Hazel Boyd ‘Orchid Alley Tangerine’ (1985) Slc. Hazel Boyd ‘Irene’ (1985) Slc. Hazel Boyd ‘Torchlight’ (1985) Slc. Hazel Boyd ‘Debi’ (1984) Slc. Hazel Boyd ‘Cathy’ (1984) Slc. Hazel Boyd ‘Florida Skies’ (1984) Slc. Hazel Boyd ‘Glowing Orange’ (1984) Slc. Hazel Boyd ‘Orchid Alley’s Lipstick’ (1983)

Consiglio di coltivarla in vasi piccoli con composto di bark medio, a luce filtrata, temperature 15 -30 gradi centigradi, fertilizzazioni e bagnature regolari (solito rallentamento invernale).
Dopo qualche giorno di completa fioritura è consigliabile recidere i fiori, soprattutto se la pianta da segni di disidratazione…fate un bel mazzetto e regalatelo ad una persona cara: salverete la vostra pianta e farete felice il vostro prossimo.
Se volete approfondire il lungo percorso “genealogico” di questo ibrido contemporaneo, ecco l’intero albero genealogico di Slc. Hazel Boyd:

Slc. Hazel Boyd (1975) = Slc. California Apricot (1964) x Slc. Jewel Box (1962)

Il genitore Slc. California Apricot ha un albero genealogico molto lungo e complicato, tutto inizia con l’incrocio di queste specie :
C. dowiana x C. mendelii e C. warscewiczii x L. purpurata Ecco tutto il percorso a ritroso :

Slc. California Apricot (1964) = Lc. Pacific Sun (1955) x Soph coccinea

Lc. Pacific Sun (1955) = Lc. Golden Charm (1931)x Lc. Medon (1946)

Lc. Golden Charm (1931) = Lc. Orange Blossom (1918) x L. Coronet (1902)
Lc. Medon (1946) = Lc. Mrs Medo (1922) x Lc. Sargarno (1946)

Lc. Orange Blossom (1918) = Lc. Elinor (1908) x Lc. Trimyra (1910)
L. Coronet (1902) = L. cinnabarina x L. harpophylla
Lc. Mrs Medo (1922) = Lc. Luminosa (1901) x C. Venus (1908)
Lc. Sargarno (1946) = Lc. Locarno (1925) x Lc. Sargon (1915)

Lc. Elinor (1908) = C. schroderae x L. Coronet (1902)
Lc. Trimyra (1910) = Lc. Myra (1895) x C. trianaei
Lc. Luminosa (1901) = C. dowiana x L. tenebrosa
C. Venus (1908) = C. dowiana x C. Iris (1901)
Lc. Locarno (1925) = Lc. Soulange (1915) x C. Tityus (1912)
Lc. Sargon (1915) = Lc. Lustre (1907) x C. Hardyana (1856)

L. Coronet (1902) = L. cinnabarina x L. harpophylla
Lc. Myra (1895) = C. trianaei x L. flava
C. Iris (1901) = C. bicolor x C. dowiana
Lc. Soulange (1915) = Lc. Lustre (1907) x C. dowiana
C. Tityus (1912) = C. Enid (1898) x C. Octave Doin (1899)
Lc. Lustre (1907) = Lc. Callistoglossa (1882) x C. lueddemanniana
C. Hardyana (1856) = C. dowiana x C. warscewiczii

Lc. Lustre (1907) = Lc. Callistoglossa (1882) x C. lueddemanniana
C. Enid (1898) = C. mossiae x C. warscewiczii
C. Octave Doin (1899) = C. dowiana x C. mendelii
Lc. Callistoglossa (1882) =C. warscewiczii x L. purpurata

L’altro genitore – Slc. Jewel Box – ha una storia genealogica più semplice:
Slc. Jewel Box (1962) = C. aurantica x Slc. Anzac (1921)

Slc. Anzac (1921) = Slc. Marathon (1908) x Lc. Dominiana (1908)

Slc. Marathon (1908) = C. Empress Frederick (1856) x Sl. Psyche (1902)
Lc. Dominiana (1899) = C. dowiana x L. purpurata

C. Empress Frederick (1856) = C. dowiana x C. mossiae
Sl. Psyche (1902) = L. cinnabarina x Soph. coccinea

Vanda tricolor, anche in cucina.

Stasera mi faccio un buon risotto con i fiori della mia Vanda tricolor

Accanto al nome originario di specie sono stati affiancati vari sinonimi: Vanda tricolor var. suavis – Vanda tricolor var. planilabris – Vanda suavis Lindl. 1848 – Vanda suaveolens Blume 1849 – Limodorum suaveolens Reinw. ex Blume 1849.
Il motivo di questa incertezza è da ricercarsi nella grande variabilità della forma tipo (tricolor, appunto = tre colori: petali e sepali macchiati di viola/marrone con colore giallo di fondo e labello viola).

V. suavis (foto sopra), si distingue per il colore bianco del fondo dei suoi fiori, che è giallo pallido nella V.tricolor
Bot. Eeg. 1847, sub t. 59 ; Bot. Mag. t. 4432, PI. des Serres, 1850, torn. vi. t. 641 ;
Veitchs’ Man. Orch. PI. pt. vii. p. 106.

* Thomas Lobb (1817-1894) è nato in Cornovaglia ed ha vissuto tra Perranarworthal e Egloshayle, vicino Wadebridge. All’età di 13 anni inizia la sua attività nel campo orticolo nella ditta Veitch dove da 3 anni lavorava suo fratello William. Per Thomas Lobb, l’ avventura di cacciatore di orchidee ha inizio verso il 1840 con i suoi primi viaggi ad oriente. Le sue spedizioni si caratterizzano per la massima libertà d’azione conferitagli dalla ditta Veitch e dalle limitate e mirate raccolte di nuove specie e di orchidee. Nei suoi viaggi esplorò l’isola di Giava dove raccolse diverse nuove specie, poi si spostò in India, in Birmania, nel Borneo e poi ancora ad est fino alle Filippine. Fra le tante specie trovate da Thomas Lobb vanno ricordate: Aerides fieldingii, Bulbophyllum lobbi, Calanthe rosea, Coelogyne speciosa, Paphiopedilum barbatum, Paphiopedilum villosum, Pleione maculata, Vanda coerulea e Vanda tricolor

Note botaniche

Vanda tricolor var.suavis

Origine (Laos, Java) è stata descritta con il nome Vanda tricolor nel 1847 da John Lindley: Edwards’s Bot. Reg. 33: t. 59 (1847).
Successivamente (1853) in un lavoro comune fra John Lindley e Joseph Paxton (Paxton’s Flower Garden, Vol. 2) è stata ancora pubblicata con lo stesso nome.

Si ritiene che ci siano oltre 50 forme/varietà diverse ed inoltre questa specie è di facile ibridazione naturale con altre specie di Vanda endemiche negli stessi siti della Vanda tricolor.
Un vecchio coltivatore di cui non ricordo il nome, mi spiegò che il distinguo fra Vanda tricolor tipica e Vanda suavis o var. suavis sta tutto nel colore delle maculature (rosso/marrone nella prima e viola scuro nella seconda), questa osservazione è verosimile però è utile tener conto anche delle caratteristiche seguenti:
Le tante varianti con petali e sepali dei fiori dal fondo colorato (generalmente giallo) posti in verticale rispetto a chi li guarda e ben aperti, sono da considerarsi Vanda tricolor, mentre esemplari con i fiori (fondo bianco di sepali e petali), con maculature tendenti al viola-rosso e con le attaccature dei due petali poste orizzontalmente rispetto a chi le guarda fanno riferimento alla Vanda suavis.
Inoltre nella Vanda suavis la caratteristica forma del labello carenato è più stretta e leggermente rivolta verso il basso rispetto alla Vanda tricolor.
Sintesi: fondo bianco, macchie viola-rosso e labello viola scuro = suavis.

Vanda suavis: stampa tratta dalla rivista “The Garden” 1895.

Curiosità: le orchidee in cucina un ottimo risotto alla “Vanda suavis” è una ricetta esclusiva degna di Nero Wolfe
Tante, ma non tutte le orchidee sono commestibili. Nel periodo della grande febbre per le orchidee, l’Inghilterra annoverava una cucina molto ricca con menu a base di orchidee, poi con il tempo le varie ricette andarono in disuso.
Nel XVII° secolo, intrugli a base di orchidee erano consumati in abbondanza anche nel resto dell’Europa, forse e soprattutto, alcune, solamente per la malcelata convinzione che possedessero virtù afrodisiache…ad onor del vero, mai dimostrate.

Ricette: Le infiorescenze delle orchidee possono essere la base di varie ricette, dal risotto alla Vanda tricolor, oppure tagliatelle alle orchidee, insalata di Dendrobium nobile, fiori di Laelia superbiens caramellati, non da ultima, marmellata di orchidee del Madagascar.
Visti i costi, se le orchidee non sono di vostra produzione è consigliabile lasciar perdere la cena “orchidluculliana”.
Se disponete di qualche Vanda tricolor fiorita, potete spendere qualche fiore per farvi un toast afrodisiaco.
Preparazione:
Tagliare del pane al latte a fette, farlo tostare, imburrarlo, disporre tre fiori di Vanda Suavis sulle fette, aggiungere e qualche scaglia molto sottile di parmigiano, gratinare al forno.
Degustare sorseggiando del buon prosecco… naturalmente!