Racconti di campagna

L’albero parlante. La storia comincia quando lei, giovane acacia nata spontaneamente lungo il rio Parnasso, si trovò a vivere una curiosa avventura. Oggi è una giornata uggiosa, fuori piove e le chiome degli alberi stanno godendosi l’acqua che bagna le loro foglie io cammino lungo la stradina. Quell’acacia ormai vecchia, ma ancora austera, mi chiama: “Ragazzo, ti ricordi come sono giunta da te?” “eee certo che me lo ricordo” risposi all’acacia” … e intanto la mente mi porta indietro negli anni. A quei tempi ero innamorato del portamento dei vecchi alberi, che incontravo sulla strada verso Postumia in territorio carsico. Pur storti dalla bora e dagli anni, erano ancora carichi di fascino e dignità. Erano alberi di Robinia Pseudoacacia ‘Umbraculifera’, un albero ornamentale con un fogliame simile all’Acacia . Mi affascinava la loro forma sferica, la loro chioma densa e globosa, e soprattutto l’assenza di spine.

Preso dalla febbre botanica che porta a desiderare tutto, un giorno decisi di procedere ad un inusuale innesto. Eravamo in primavera quando mi procurai qualche ramoscello di Robinia Pseudoacacia ‘Umbraculifera’, ed iniziai le operazioni canoniche di innesto legnoso. Durante i lavori passò di là Arturo, vecchio contadino di lungo corso. Il vecchio contadino si fermò esterefatto e chiese: “cossa situ drio far”... “incalmar na robina” risposi! Ricordo ancora adesso la faccia di Arturo che borbottava interdetto: “go 80 ani e fasso el contadin da na vita, ma no go mai visto incalmar na robina… mah!” mentre se ne andava ridendo. Son passati quasi 50 anni da allora ed eccolo il capolavoro botanico: la ex giovane acacia nostrana con la testa ombrosa della Robinia Pseudoacacia ‘Umbraculifera’ raccolta lungo la strada istriana, ora vecchio testimone di tempi andati, fra le acque del rio Parnasso ed i gigli di San Luigi. Però non fiorisce la Robinia Pseudoacacia ‘Umbraculifera’, peccato.

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