Miniature, piccole orchidee per grandi sogni

Due miniature da orchidarium

La passione per il collezionismo delle orchidee esotiche, trova soddisfazione anche in spazi domestici e soprattutto in terrari/orchidari che dir si voglia.
La grande varietà di specie, molte delle quali vere e proprie miniature, si ambienta facilmente in piccoli spazi, che possono essere attrezzati con poche spese.

Io sono un coltivatore “serraiolo” ante litteram e non ho molta esperienza con le tecniche da “orchidarium, ma sono sicuro che, all’occorrenza, molti lettori del blog potranno illustrare le loro soluzioni pratiche. Come sempre, Orchids.it è la vostra palestra.

Mi limito quindi ad enunciare le condizioni essenziali per ottenere buoni risultati di coltivazione in mini spazi attrezzati, che possono benissimo essere: un acquario dismesso, un terrario, piuttosto che pannellature di vetro e/o materie plastiche.
I tre valori da tenere sotto controllo sono: luce, temperatura ed umidità. La luce supplementare può essere ottenuta con tubi al neon (della serie flora) o, qualora ci siano problemi estetici o di spazio, installando delle batterie di “led” specifici. Entrambe le soluzioni possono essere pilotate da interruttori ad orologio oppure da crepuscolari.

La temperatura può essere garantita da piccoli termoconvettori (nei casi di spazi significativi, due metri cubi ad esempio) o da resistenze elettriche corazzate (piccoli spazi). Il controllo della temperatura si ottiene con un termostato ambiente (possibilmente con due sensori – notte/giorno – per diversificare le temperature diurne e notturne).

Parlando di temperature va anche tenuto conto che le lampade usate per l’illuminazione accessoria, producono calore e può anche essere che sia sufficiente per ottenere le temperature standard desiderate.

L’umidità si ottiene con un umidificatore ad ultrasuoni.
Una volta ottenuto l’equilibrio “luce – temperatura – umidità”, bisogna garantire una leggera ventilazione interna ed uno sporadico ricambio d’aria.

In bocca al lupo a chi sta costruendo e/o intende realizzare l’orchidarium…e per chi invece è già attrezzato, ecco due splendide miniature.

La prima miniatura appartiene al genere Tuberolabium (ex saccolabium) ed è fiorita per la prima volta nella mia serra in questi giorni. E’ giunta dalle Filippine con un nome sbagliato e grazie alla collaborazione di due giovani orchidofili, Elettra e Matteo è stata identificata con ragionevole sicurezza: Tuberolabium quisumbingii

Per la verità, rimane una certa incertezza. Il genere Tuberolabium è composto di poche specie e due (Tuberolabium quisumbingii e Tuberolabium kotaense) sono molto simili al punto da rendere problematica la loro distinzione: unico elemento certo è la provenienza, Filippine – Tuberolabium quisumbingii e Taiwan – Tuberolabium kotaense.
La specie tipo del genere è il Tuberolabium kotaense descritta da Yamamoto nel 1924: il nome del genere si riferisce alla forma del labello.

Schede delle miniature da orchidarium:

Tuberolabium quisumbingii
Collezione Guido De Vidi
Diritti riservati

Tuberolabium quisumbingii (L.O. Williams) Christenson 1992
Ex Saccolabium quisumbingii L. O. Williams 1938

Il nome proprio di questa specie “quisumbingii” è dato in onore del tassonomista Filippinense: Quisumbing Eduardo A.

Il Tuberolabium quisumbingii è una piccola pianta epifita a sviluppo monopodiale, con ceppo corto, frondoso e foglie basali inguainate, vive nelle foreste umide delle pianure Filippine.
Le infiorescenze laterali, inizialmente a portamento verticale, assumono posizione pendente, quando si aprono i piccoli fiori bianchi.

Questa specie richiede temperature intermedie e luminosità velata come per le Phalaenopsis.
Il Tuberolabium quisumbingii può essere coltivato sia in piccoli vasi sia su zattere e la pianta va tenuta sempre umida.

Tuberolabium quisumbingii
particolare del fiore

Gli steli fiorali non superano i 10 centimetri di lunghezza ed i fiori sono minuti, ma la loro struttura bianca e cristallina con il labello spruzzato viola crea un contrasto piacevole ed attraente.
La relativa sensazione di fragilità dei fiori, il colore candido e le ridotte dimensioni, rendono particolarmente ideale questa orchidea per chi desidera risparmiare spazio.

La seconda miniatura è veramente un gioiello delicato.

Leptotes unicolor
Collezioe Guido De Vidi
diritti riservati

Leptotes unicolor Barb.Rodr
Sinonimi: Leptotes paranaensis Rodr. 1882

Il Leptotes unicolor è una miniatura brasiliana affascinante, che produce fiori sproporzionatamente grandi rispetto alle dimensioni complessive della pianta. Le foglie teretiformis misurano solamente (4 cm) ed i fiori possono raggiungere anche i (2,5 cm).
Il colore dei fiori è abbastanza variabile e va dal bianco ceruleo al viola.
Il Leptotes unicolor, richiede temperature intermedie, luce filtrata e bagnature copiose durante la fase vegetativa. Si consiglia la coltivazione su supporti di legno o zattere di sughero.
Questa orchidea in coltivazione fiorisce verso la fine dell’autunno inizio inverno, i fiori soni profumati ed assumono posizione pendula.

8 pensieri su “Miniature, piccole orchidee per grandi sogni

  1. Claudio Patrizio

    Credo che la soluzione di Guido sia ottima per l’ estate, magari con un ventilatore programmato da un temporizzatore durante le ore notturne per fare scendere la temperatura.Nel mio terrarium ho sperimentato ilnebulizzatore ad ultrasuoni con pessimi risultati: la nebbia dal fondo sale con difficolt? ed ilsistema ha poca autonomia.In pratica devo caricare troppo spesso l’ acqua nella vaschetta ed ivapori non riescono asalire fino alle piante che sono poste a circa 10-15 cm dalle lampade.Ho visto in giro un bel sistema che però è molto costoso.Per quanto riguarda laventilazione io ho un ventilatorino da computer che preleva l’ aria dall’esterno, ma penso di trasferirlo all’ interno dell’ orchidario creando quindi un ricircolo d’ aria.
    Ringrazio Guido per gli articoli sulle miniature ,in particolar modo per il Leptotes e la Cattleya Walkeriana , sarebbe bello leggerne uno sulle Laelie di piccola taglia.
    Un saluto a tutti quanti.

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  2. Guido

    Luciano, mi manca l’ispirazione!!! Scherzo! Sto preparando due pezzi: Cattleya walkeriana…miniatura pure questa e ” La saga del Phapiopedilum Kovachii” un racconoto interessante…e poi promesso : le phalaenopsis miniatura.

    Luciano, il terrario è chiuso completamente? Io proverei a fare un mini “coolig” aspirando l’aria interna con un ventilatorino da computer messo magari sul tetto e facendo entrare quella esterna, che si presume più fersca, attraverso una fessura orizzontale alla base del lato opposto. La fessura la ostruirei con un tessuto a maglie larghe, costantemente inzuppato d’acqua di una vaschetta posta internamente appena sopra…..magari con le masdevallia a mollo. Che dici? Ciaoguido

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  3. Luciano

    Belle le miniature, stupende quelle che hai mostrato, forse la prima fa per me, proprio perche intendo andare verso le Phalaenopsis miniatura ………………… Guido …… ma quando ne parli ??????
    Aspetto con trepidazione
    Per Matteo, che spettacolo il ceratochilus, quel fiore sproporzionatamente grande è magnifico.
    Ciao
    Luciano
    PS Umidit? all’interno dell’orchidario (piu terrario che orchidario), nonostante l’umidificatore ad ultrasuoni che butta dentro umidit? ogni 10 minuti per circa 10 minuti, e per tutto il giorno, riesco a mantenere l’umidit? relativa con valori che non scendono mai sotto il 60%, nonostante questo noto che il substrato dove sono montate le piante (tronchetto di acacia piu sfagno), tende ad asciugarsi, e spesso la sera circa un’ora prima dello spegnimento delle lampade sono costretto ad annaffiare per mantenerlo umido. Certo che i neon che sono a contatto con l’ambiente interno e che scaldano un pochino, contribuiscono a tenere un po alta la temperatura, in questi giorni (con riscaldamento di casa acceso) non scende mai sotto i 28-30 C°, però ho il sospetto che una eccessiva ventilazione possa influire proprio ad ascigare il substrato, infatti ventilizzo dopo lo stop dell’umidificatore per circa 10 minuti. Cosa ne pesnate.?????

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